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FORMULAZIONE DEL CASO
La diagnosi psichiatrica è fondata su un'accurata e approfondita osservazione e rilevazione di segni
e sintomi, i disturbi psichici sono descritti come sindromi, raggruppate in entità nosografiche.
La formulazione del caso ha una grande rilevanza, è il tentativo di bypassare la dicotomia tra
diagnosi descrittive e interpretative, i creatori del DSM sostengono l'ignoranza patogenesi ed
eziologia dei disturbi mentali, cause sia psicologiche che biologiche, inoltre per formulare un
trattamento efficace → ottenere più informazioni possibili, oltre a quelle richieste per fare diagnosi
con DSM. Non è sempre scritta, può essere orale, l'importante è il ragionamento. Con la parola
report non si intende solo una relazione scritta, ma il significato letterale è “relazione”.
Punti in comune tra i diversi approcci:
-riassumere nucleo problematico del paziente
-mostrare come le difficoltà emerse siano correlate tra loro attraverso principi e teorie psicologiche
-spiegare, su base teorica, perchè il soggetto ha sviluppato queste difficoltà, in quale momento e in
quella situazione
-dare origine ad un piano d'intervento che sia basato sul funzionamento psicologico e i principi già
identificati.
Punti di differenza tra i diversi approcci:
-fattore più rilevante (pensieri, sentimenti, comportamenti, circostanze sociali)
-concetti esplicativi che guidano l'interpretazione (schemi, inconscio, eloquio)
-posizione in relazione alla diagnosi psichiatrica
Utilità:
-facilitazione della comunicazione e illumina il trattamento. Contenitore concettuale, elemento di
confronto e punto di riferimento (clinica)
-organizza il pensiero e il campione (ricerca)
-condiziona l'assegnazione delle risorse (politiche sociali)
→ centrale è il lavoro\comprensione della soggettività
La formulazione del caso nasce intorno al 1996: tailoring the treatment, difficult to treat population,
treatment planning\goals.
-tailoring the treatment: trattamenti su misura, nasce dalle considerazioni che uno dei fattori causa
del drop out (primo rischio antiterapeutico) è la rigidità delle condizioni dei trattamenti stessi, infatti
in questi anni essi sono sempre più manualizzati, questo ha dei vantaggi e degli svantaggi, tra cui le
operazioni che portano il clinico a perseguire in modo acritico le regole dettate dal manuale di
trattamento, senza osservare la reazione\esigenza del paziente; alcuni terapeuti sembrano incapaci di
essere flessibili, e sono “devoti” alle proprie teorie e tecniche.
Questo approccio è sbagliato, Horwitz sostiene che è il terapeuta che deve adattare il trattamento al
paziente, nonostante ci sia un'etichetta che faciliti l'aderenza. Nella statistica vale il principio della
significatività, mentre nella clinica ci si concentra anche sulla parte che prevede l'insuccesso del
trattamento.
Un secondo rischio antiterapeutico è quello in cui il paziente assume una posizione deferente
(assetto deferenziale): indipendentemente dai suoi bisogni si adegua a tutto ciò che il terapeuta
propone, sembra il paziente perfetto, cerca di individuare gusti\desideri\debolezze del terapeuta e si
preoccupa di adeguarsi a questa immagine idealizzata per poter vedere la sua soddisfazione. Questo
approccio non è funzionale poiché il paziente non mette in discussione i suoi punti critici. Il
comportamento di questi paziente non è solo legato alla rigidità del trattamento, spesso è legato a
tratti già presenti (es: se si sostiene che gli altri siano migliori accetto in modo acritico qualsiasi
proposta terapeutica). Si dovrebbe effettuare un follow up per comprendere se il trattamento è stato
efficace o meno. Fare una psicoterapia su misura = sintonizzazione sulla persona che si ha davanti,
rimanda al concetto di formulazione del caso per comprendere su cosa posso costruire il
trattamento.
Non si può stabilire se esiste un modello superiore ad un altro, non è il modello che genera
l'efficacia del trattamento, ma è il terapeuta come persona: bisogna identificare gli errori compiuti
dal terapeuta, uno è quello di non comprendere il paziente prima di lavorarci; è un invito alla
flessibilità mentale e tecnica, ovvero non rinunciare ai propri metodi tecnici, ma riuscire a
modificarle e adattarle al paziente, cioè non bisogna considerare le proprie teorie come
immodificabili e perfette in ogni situazione.
Roth e Fonagy sottolineano che bisogna fare una scelta del percorso terapeutico orientata alle reali
necessità dei pazienti, ovvero individuare una strategia individualizzata, con l'obiettivo di stabilire
cosa serve a cosa, in quali circostanze e per quali persone.
-treatment goals\planning: l'obiettivo di trattamento è stabilito con la comprensione del paziente
(attraverso la formulazione del caso) che permetta di descrivere la struttura di personalità, risorse e
fragilità, che poi permette di decidere cosa fare con il paziente, ovvero non impongo a priori un
modello manualizzato (prognosi e pianificazione trattamento).
In base a come il paziente è stato compreso nella formulazione del caso si struttura la diagnosi e il
trattamento = ponte tra processo diagnostico e terapia. La conoscenza delle caratteristiche
psicologiche del paziente, delle sue risorse e carenze, della motivazione, dei desideri e del contesto
in cui vive, permette al clinico di pianificare un intervento adeguato e plasmato sulle esigenze e
obiettivi del singolo paziente, aumentando possibilità di outcome positivo.
Nella terapia si discute degli argomenti proposti dal paziente come centrali, piuttosto che quelli
proposti dalle proprie linee guida; questo dovrebbe aiutare ad una maggior sintonizzazione (>
empatia) e ad anticipare possibili rotture nell'alleanza terapeutica (paziente si sente incompreso se
non vengono compresi e affrontati i suoi problemi che sente come centrali). Nel trattamento si
discute di argomenti che sono già stati condivisi alla fine del processo diagnostico nella
formulazione del caso, in questo senso la formulazione serve come progetto-guida al trattamento e
indicatore di cambiamento.
Attraverso la formulazione del caso pianifico un trattamento in cui mi pongo degli obiettivi, che
siano congrui con un lavoro diagnostico tagliato su misura del paziente. Il tema degli obiettivi
incontra obiezioni e criticità anche dalle comunità senza manuale (di solito psicodinamici o
psicoanalisti) → il trattamento non si pianifica aprioristicamente sulle mie idee, ma lo taglio sul
paziente, anche se questo comporterà una modifica all'interno della discussione degli argomenti fino
al cambiamento degli obiettivi. Tutto dipende dalla relazione, non sono sufficienti i manuali con
indicate delle regole da seguire in modo rigido e schematico (aderenza rigida)!
La pianificazione degli obiettivi e dei trattamenti è lo step precedente alla manualizzazione, il
vantaggio di questo lavoro = operazionalizzare dei concetti: traduzione della teoria in
comportamenti osservabili, vengono semplificati i concetti, resi leggibili a tutti [traduzione in
comportamenti di quello che il terapeuta deve fare, operazionalizzare il lavoro del clinico]. Es se
individuo dei punti di debolezza i manuali indicano come lavorarci.
La pianificazione è più facile nel caso di psicoterapie cognitivo-comportamentali, dato che le
variabili sono più facilmente operazionalizzabili; nel caso di psicoterapie psicodinamiche i risultati
sono collegati all'esperienza soggettiva e ad aspetti intrapsichici.
La formulazione degli obiettivi è una parte importante della pianificazione del trattamento e può
essere preparata riassumendo le informazioni più rilevanti dell'assessment, risultate dai diversi test
somministrati.
-difficult to treat population: popolazioni che non rispondono ai trattamenti tradizionali, come i
ragazzini antisociali, i gravi disturbi della personalità, grave compromissione esame di realtà. In
questi casi i trattamenti richiedono l'integrazione di diverse tecniche.
Critica alla pianificazione del trattamento:
gli psicoanalisti sono tra i primi, Ticho invece nella clinica Menninger Foundation ha enfatizzato il
valore degli obiettivi, notando che gli psicoanalisti con esperienza non differenziano tra obiettivi di
vita e di trattamento; questo avviene soprattutto se si lavora nell'ambito pubblico, in cui si deve
rendere conto del proprio lavoro ad un'istituzione, in termini di efficacia, mentre nel privato solo ai
pazienti.
→ queste discussioni sugli obiettivi del trattamento hanno portato alle modifiche di alcune tecniche
utilizzate dai diversi approcci.
Gli step del processo diagnostico (colloquio, anamnesi, test, visite..) permettono di integrare le
informazioni e pianificare gli obiettivi; a volte invece vengono stabiliti per step (es dopo un test),
ovvero riassumendo i risultati dell'assessment con i test: The Millon Clinical Multiaxial Inventory -
III (MCMI-III) [autovalutazione della modalità di funzionamento chiedendo di individuare le
proprie difficoltà] e Test di Rorschach secondo sistema comprensivo di Exner.
Uno dei primi problemi fu la non corrispondenza tra i risultati di due diversi test, che possono
mostrare due disturbi diversi → si devono integrare, poiché i risultati dipendono da ciò che viene
richiesto.
• MCMI – III (Millon Clinical Multiaxial Inventory)
questionario self-report, 175 items, tipologia item v\f, dai 18 anni (licenza media inf), 30 minuti
Il base rate = 60 indica normalità (valore medio atteso), nei seguenti casi si prende in
considerazione la scala:
>74 = presenza di tratto\stile personalità\sindrome clinica
>84 = disturbo
Viene precisata la quantità poiché è quella che stabilisce le differenze.
Struttura direttamente correlata a quella multiassiale del DSM-IV e rimanda ai suoi criteri e
terminologia; le scale sono raggruppate in modo da riflettere la distinzione fatta dal DSM tra Asse I
e II.
Pattern clinici di personalità (11 scale Asse II):
-1 schizoide
-2a evitante
-2b depressiva
-3 dipendente
-4 istrionica
-5 narcisistica
-6a antisociale
-6b sadica (aggressiva)
-7 ossessivo compulsiva
-8a negativistica (passivo-aggressiva)
-8b masochistica (autofrustrante)
Sindromi cliniche (Asse I):
-A Ansia
-H Somatizzazione
-N Bipolare: Mania
-D Distimia
-B Dipendenza da alcol
-T Dipendenza da droghe
-R Disturbo post traumatico da stress
Sindromi cliniche gravi (Asse I) funzionamento sul versante psicotico (no esame di realtà):
-SS disturbo del pensiero
-CC depressione maggiore
-PP disturbo delirante
Gravi patologie di personalità (Asse II):