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2) STAR BENE NELLA RELAZIONE CON GLI ALTRI
- Se sai amare e tener conto degli altri
- Se hai relazioni personali buone e durevoli
- Se ti piace la gente, ti fidi delle persone e senti di piacere e di ispirare fiducia agli altri
- Se sai rispettare le persone per come sono, con le loro diversità
- Se non approfitti degli altri e non lasci che gli altri si approfittino di te
- Se senti di appartenere ad un gruppo
- Se ti senti responsabile degli altri esseri umani. Alcuni esempi:
- Capacità di CAPIRE gli altri – di rispettarli per le loro diversità, particolarità.
- Sempre in un contesto reciproco. Possiamo trovare persone invasive, che tentano di
imporre il loro modo di essere, di pensare - Ovviamente chi riesce bene nel primo punto, star bene
con sé stessi, sarà molto facilitato in questo secondo. Ha a che fare con la dignità, il rispetto di sé.
- Essere in grado di non mettersi in situazioni umilianti
- Cercare la cooperazione e non la competizione.
- Capacità di RAFFORZARE relazioni già buone – Non accontentarsi di una buona
relazione, ma nutrirla, farla diventare ancora più buona, più lunga.
- Tutte quelle che vediamo sono cose che richiedono Riflessione, Impegno.
3) STAR BENE CON I PROBLEMI DELLA QUOTIDIANITÀ
- Se fai fronte ai problemi man mano che si manifestano
- Se sai prenderti le tue responsabilità
- Se sai influire sull’ambiente quando possibile o adattarti se non si può far altro
- Se sai programmare senza paura il tuo futuro
- Se ti piace affrontare esperienze nuove
- Se ti poni mete realistiche
- Se sai prendere le tue decisioni
- Se ti piace impegnarti in quello che fai. Esempi:
- Capacità di assumersi le proprie RESPONSABILITÀ – Quando ci si assumono le
responsabilità delle proprie azioni poi non ci si sente in colpa. Non ci si incastra in situazioni dove
ci si nasconde, si cerca la colpa, la si dà ad altri o a sé stessi. Si risponde di ciò che si fa, e questo
dà senso a ciò che ho fatto. Altrimenti si toglie il senso alle cose.
- Capacità di esprimere il proprio disagio - Esprimersi con i propri amici o altri, per
farsi un’idea meno soggettiva e più oggettiva dei propri problemi, non tenerli per sé.
- Saper valutare il punto di vista di un’altra persona di cui ci si fida - Evitare per quanto
possibile le fughe nelle sostanze chimiche - Nei disagi più gravi, ricorrere a incontri più strutturati,
il medico di famiglia, il centro di salute mentale dalle 8 alle 24, ecc.
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CLINICA: PROCESSI, REAZIONI, DISAGIO, DISTURBO, SINDROME E MALATTIA
LA CLINICA
LE SEI PAROLE CHIAVE
1) PROCESSO – Noi abbiamo a che fare con compiti, funzioni, dinamiche, problemi che
dobbiamo risolvere. Emozioni negative, Stress, Famiglia, Scuola, Lavoro, i Cambiamenti.
- Per trovare benessere cerchiamo di “funzionare” bene, all’interno di un PROCESSO in
cui facciamo i conti con la realtà e l’affrontiamo nel migliore dei modi possibile
- Più siamo in grado di misurarci con i problemi più ci arricchiamo, ci alleniamo, mettiamo
a prova le nostre capacità, miglioriamo nella loro soluzione, ampliamo la nostra coscienza.
- Più ci limitiamo nel misurarci, più siamo poveri di risorse, meno esperienza facciamo.
- Ci sono persone che si misurano nel processo per provare Benessere, ma sempre più
persone che si ritirano, rifiutano la sfida, si isolano per assicurarsi la loro isola di Benessere.
- Ci sono due situazioni che sperimentiamo come Benessere, una basata sul Piacere, una sul
Desiderio, due valenze, due modalità diverse di affrontare la vita.
- Piacere - provare piacere nel fare le cose. Tende alla stabilità, all’equilibrio.
- Desiderio - non accontentarsi del piacere, accettare la sfida di misurarsi con le cose che si
desiderano e che non si conoscono, esplorare. Una scelta il cui esito è sconosciuto, una rottura
dell’equilibrio della tranquillità del Piacere, facilmente amministrabile, il cui esito è conosciuto.
2) REAZIONE – La Risposta a uno stimolo interno (endogeno) o esterno (esogeno). Anche
un pensiero può farmi reagire (ma anche quel pensiero non è una reazione a qualcos’altro?).
- La capacità di mettersi in contatto con un evento dando all’evento un significato e quindi
cambiando un atteggiamento o un comportamento.
3) DISAGIO - Una condizione esistenziale scomoda, di solito di fronte a un’alternativa.
L’obbligo di una scelta tra due strade che hanno entrambe vantaggi e svantaggi - Il non riuscire a
scegliere, non avere criteri, parametri, strumenti di valutazione, mette in una condizione di
imbarazzo, incapacità, che può essere definita Disagio. Da non confondere con il Disturbo.
Bisogna poi saper distinguere fra tre concetti: importantissimo. Nella Semeiotica
Psichiatrica non si parla di Malattia ma di Disturbi e Sindromi.
4) MALATTIA - In Psichiatria non usiamo questo termine, perché non conosciamo gli
elementi necessari perché si possa definire Malattia, che sono quattro:
- La Causa (etiologia, eziologia)
- Le Alterazioni prodotte, il processo psicopatologico (Patogenesi)
- I Sintomi (Sintomatologia)
- La Prognosi
5) DISTURBO - La Causa non è nota quindi, non sappiamo le vere Alterazioni, i
Sintomi non sono sempre gli stessi, c’è una variabilità anche della Prognosi - Il termine che si usa
più spesso in Psichiatria Psicodinamica è quindi Disturbo, una disfunzione emozionale,
mentale e comportamentale.
6) SINDROME – Come nel Disturbo non si conosce la Causa, ma nella Sindrome c’è un
insieme caratteristico di Sintomi, che si presentano in un certo quadro psicopatologico.
- In questi ultimi due casi l’individuazione è fenomenica, la cura si basa sempre all’inizio
sulle evidenze dei fatti, sul “basta che funzioni”, senza sapere bene perché e come funziona.
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SEMEIOTICA - IL COLLOQUIO CLINICO
- Semiotica, Semiologia. Il termine più giusto è Semeiotica. La prima valutazione, lo
studio dei Segni e dei Sintomi, che noi dobbiamo rilevare e interpretare in un colloquio, per
cominciare a raccogliere informazioni su cui costruire l’ipotesi diagnostica.
- Segno e Sintomo sono Indicatori che ci inviano a qualcosa, ci segnalano qualcosa,
rappresentano un disagio. Possono arrivare dalla dimensione fisica, emotiva, psichica, verbale, ecc.
- Il Segno è un segnale, indicatore che rimanda a un Referente, una Causa, un Significato.
- Il Sintomo è un’Emozione, Pensiero o Comportamento, percepiti soggettivamente dal
soggetto o anche oggettivamente dal medico (in questo caso corrisponde a un segno), che
evidenziano una possibile alterazione, funzionale o strutturale. Noi dobbiamo capire se è un segnale
di un malfunzionamento di una struttura sana o se la struttura stessa è compromessa.
- Sia il Segno sia il Sintomo sono letti diversamente secondo il Modello che usiamo.
1) Modello Medico
2) Modello Psichiatrico Clinico
3) Modello Psichiatrico Psicodinamico
1) Col MODELLO MEDICO, Segni e Sintomi sono indicatori di una Malattia.
- Quello che conta è l’organo colpito, non la persona.
- Le domande sono sui segni e sintomi, si cercano elementi oggettivi per fare una diagnosi,
non ci si interessa agli elementi soggettivi, non si considera il vissuto del paziente, Transfert,
Controtransfert, Resistenze, Diatesi-Stress. Solo Dati Oggettivi.
- C’è l’Anamnesi e l’Esame Obiettivo - Poi ci sono esami strumentali, radiologici, ecc.
per acquisire Segni e Sintomi anche con i riscontri obiettivi, una Semeiotica Indiretta con esami,
analisi, ecc - Si vuole subito la Diagnosi per cominciare subito la Cura, la Terapia.
- L’obiettivo è la Guarigione.
2) COL MODELLO PSICHIATRICO CLINICO Segni e Sintomi sono indicatori di
Disturbi o Sindromi, o Malattie. Quello che conta è capire se il segno ci indica qualche
Disturbo, o Sindrome o Malattia (poi vedremo queste tre parole importanti).
- Non si cercano solo Dati Oggettivi, ma la storia. Più che malattia o malato, termini non
usati, interessa la Persona, l’esperienza soggettiva.
- C’è ovviamente un minimo di Anamnesi, ma la Semeiotica è diretta, attraverso il
Colloquio. Non si vuole subito la Diagnosi, si cerca un Orientamento Diagnostico, prima della
Cura si cerca di ottenere un’Alleanza Terapeutica per poi cominciare un trattamento.
- L’obiettivo è il Cambiamento e miglioramento delle Funzioni, non la guarigione.
COL MODELLO PSICHIATRICO PSICODINAMICO
3) Segni e Sintomi
sono indicatori di Processi che possono evolvere in disturbo. Quello che conta è il Processo,
cioè il Vissuto della Persona, i segni fanno parte di un Processo che può portare a salute o
disagio, dobbiamo capire come funziona il processo, cosa sta avvenendo nel mondo di quella
persona, come si è arrivati a quel sintomo oggettivo, per capire i meccanismi, ipotizzare le cause.
- Con la Semeiotica Diretta si ricercano i segni con il colloquio, e poi con alleanza,
resistenza, transfert e controtransfert - In Psichiatria Psicodinamica non c’è un termometro, si
analizzano non Dati o Stati ma Processi, come si sono intersecati i fatti, integrati, producendo una
situazione di malessere, un Nodo - Bisogna cercare di scogliere nodi.
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- Le SOMIGLIANZE tra Approccio Psichiatrico Clinico e Psicodinamico
- Entrambi usano il Colloquio ed esaminano il Processo.
- Importante quindi analizzare il Colloquio, la comunicazione e anche il silenzio, la
comunicazione non verbale, il contesto socio-culturale in cui si verifica, il rispetto delle modalità
con cui si esprimono le persone, il dialetto per esempio.
- Quello che succede in un colloquio è unico, non si ripeterà più, è difficile da recuperare,
partendo dalla prima telefonata. La persona ci porta il suo Vissuto, quello che dobbiamo dare è
Accoglienza, a tutti i livelli, anche architettonico, è importante anche la Riservatezza.
- Questo sempre per facilitare l’Alleanza Terapeutica.
- Le DIFFERENZE tra Approccio Psichiatrico Clinico e Psicodinamico
- Il Modello Psichiatrico Clinico
- Usa il Colloquio per l’Osservazione, non una vera relazione
- Con l’Osservazione cerca il Segno-Sintomo per capire se indica Disturbi.
- Si rifà al DSM, fa rientrare i disturbi in certe categorie - Ha un Approccio Categoriale.
- Fa la Diagnosi e subito dopo la Terapia.
- Il Modello Psicodinamico
- introduce concetti molto differenti. I due principali sono:
- Capacità di Insight - cercare contatto con la persona per vedere se è in grado di capire
cosa le s