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Estratto del documento

II­ III III B 2

Este III III antico III C

III medio III D 1

III tardo III D 2

Peroni e i suoi allievi hanno fatto un'analisi sistematica dal punto di vista tipologico sulla base del

materiale edito; poi hanno fatto lo studio delle associazioni di questi tipi nei contesti chiusi (tombe)

e hanno definito una serie di fasi cronologiche su questa base e gli orizzonti cronologici individuati

sono più numerosi rispetto quelli della cronologia Fogolari­ Frey.

Mentre nella cronologia Fogolari­ Frey il cambiamento da Este II a Este III, già individuato dal

Prosdocimi viene rispettato, invece, nel cambiamento terminologico di Muller Karpe e Peroni esso

corrisponde all'età di passaggio dal villanoviano all’orientalizzante (è l’Etruria a sud che da a

Muller Karpe gli agganci cronologici anche per il nord); ma nella documentazione più antica il

passaggio da Este II a Este III vede un cambiamento così significativo come nel passaggio dal

villanoviano all’orientalizzante, quindi si tratta della cronologia che mal si presta. 22

Le fasi individuate da Peroni corrispondono alla cronologia Fogolari­ Frey, tranne che per Este II

antico, dove si individuano tre orizzonti cronologici e dobbiamo dire che Frey non ha studiato bene

questa fase cronologica perché gli interessava l'arte delle situle che non è molto sviluppata nell’VIII

sec.

Il sistema di Peroni, che segue Muller Karpe, è stato concepito in considerazione dello svolgimento

culturale dell'Italia centrale e mette particolarmente in rilievo il cambiamento che si nota tra la

prima età del ferro dell'VIII secolo e la fase orientalizzante nel secolo successivo; il sistema del

Prosdocimi, al contrario, mette più l'accento sullo svolgimento culturale di Este stessa, si adatta

bene perciò ad un confronto con lo sviluppo culturale nell'area alpina, nell'ambito della cultura

halstattiana e mette in evidenza il cambiamento che si ha tra il periodo di Halstatt più antico e

quello più recente.

Due aspetti della cronologia Peroni sono controproducenti: essa non è di facile memorizzazione e la

cronologia Frey e rispetta la cronologia interna di Este, mentre quella del Peroni no; in più ci sono

anche gli abitati che in genere sono poco scavati e sono conosciuti da raccolte di superficie e per gli

abitati la cronologia del Peroni è improponibile; nonostante questo tutti i ricercatori dei paleoveneti

hanno adottato la cronologia del Peroni.

Anche per la cronologia assoluta il lavoro di Frey è fondamentale:

II antico VIII sec

Este II II medio inizi del VII sec

II tardo pieno VII sec

II­ III 600 a.C.

III antico VI sec

Este III III medio dal 530/20 a.C. al 490/80 a.C.

III tardo pieno V sec – inizi del IV sec

Il passaggio tra il III tardo e il IV deve ancora essere analizzato.

Superata, anche se non certo conclusa, la fase di ordinamento tipologico e cronologico dei materiali,

a partire dagli anni 70 gli studi di protostoria in Italia si sono incentrati su ricerche di altro genere;

tra i nuovi indirizzi di ricerca, un ruolo di primo piano ha subito assunto la cosiddetta archeologia

della morte.

Per quanto riguarda il Veneto tali tematiche hanno trovato una prima organica formulazione del

1981 nel volume Necropoli e usi funerari nell'età del ferro, curato da R. Peroni, nel quale ampio

spazio è riservato alle necropoli di Este. Ma questo tipo di indagini ha subito evidenziato un po'

dovunque una fondamentale lacuna: la mancanza di edizioni integrali e sistematiche non sono dei

materiali, ma anche di tutti dati raccolti dagli studiosi e dai primi scavatori e conservati negli

archivi.

Di qui la necessità di programmare una serie di studi sistematici zona per zona, secondo

metodologie il più possibile omogenee, rivolte non solo alla presentazione e sistemazione crono­

tipologica dei materiali, ma particolarmente accurate nella registrazione di tutti i dati relativi alla

composizione del corredo, alle modalità di deposizione dei singoli oggetti, alla distinzione tra

corredi femminili e maschili.

Questo capillare lavoro di revisione ha portato nel 1985 ad un primo volume relativo ad un settore

delle necropoli di Este (Este I); in seguito è uscito anche Este II; contemporaneamente venivano

avviati il riordino e l'edizione sistematica dei materiali provenienti dai luoghi di culto, per affrontare

anche in ambito veneto le nuove tematiche di archeologia del culto.

Tra i problemi che necessitano ancora di approfondimento, oltreché bianchi e programmate ricerche

di scavo e revisione dei materiali già acquisiti, sono senza dubbio le fasi iniziali e finali, tematica

ampiamente sofferte non sono nel Veneto ma anche negli altri ambienti culturali italiani; nello

23

specifico i problemi riguardano la fase di formazione della civiltà veneta, cioè il periodo tra la fine

dell'età del bronzo e l'inizio dell'età del ferro (XI­IX sec), la determinazione se si tratti di frattura o

di continuità con gli aspetti precedenti, nonché la fase di romanizzazione (II­ I sec).

Analogamente problemi di inizio­fine investono anche gli studi linguistici nei quali particolare

interesse rivestono due filoni di ricerca, uno rivolto ai tempi e modi di adozione/insegnamento della

scrittura da parte dei veneti, l'altra incentrata sul passaggio dall'uso del venetico a quello del latino.

Un chiaro processo di formazione del gruppo etnico culturale che identifichiamo con i veneti

peromani è apprezzabile solo tra la fine dell'età del bronzo e l'inizio dell'età del ferro; è infatti

attorno al 1600 a.C. che il tratto di pianura tra Adda e Oglio diventa un preciso confine culturale

destinato a rimanere praticamente immutato fino a nostri giorni.

Nell’antica età del bronzo (tra la fine del III millennio e il XVII secolo a.C.) tutta l'Italia

settentrionale appare invece uniformemente interessata dalla cultura di Polada; è stato più volte

sottolineato non solo che tale facies è indizio di una nuova stabilizzazione delle forme di

insediamento, ma che gli abitati palafitticoli sono indubbio riflesso di comunità che, oltre ad aver

acquisito un notevole bagaglio di conoscenze tecnologiche, erano anche arrivate a darsi

un'organizzazione interna in gruppi specializzati tra loro coordinati nell'ambito di una struttura

gerarchica ben precisa.

Alla stabilizzazione degli insediamenti si accompagna il notevole livello raggiunto dall'agricoltura,

grazie alla diffusione dell'aratro, e dall'allevamento, con la comparsa del cavallo come animale

domestico da traino; di notevole peso è anche il fatto che proprio nell'antichità del bronzo sono

documentate le prime forme di accumulazione di ricchezza sotto specie di metallo, evidenti nei

numerosi ripostigli.

È il ruolo attivo assunto dalla metallurgia che alla fine dell'antica età del bronzo,

contemporaneamente al disgregarsi dell'unità culturale di Polada, porta alla creazione di aspetti a

carattere locale, tra i quali il fenomeno più vistoso è dato dalla crescente integrazione tra area

padana ed ambiente centro europeo.

Con la media del bronzo (XVI­XIV sec) numerosi insediamenti palafitticoli cessano di esistere,

mentre ne sorgono parecchi di nuovi; è questo il momento in cui tutti gli strumenti sono fatti in

metallo, segnando il decadere della produzione litica.

Le presenze micenee, che nel corso del XIV sec si infittiscono notevolmente risalendo dall'Italia

meridionale alla centrale, documentano che durante questo periodo doveva esistere uno stretto

collegamento tra mondo miceneo ed Italia continentale.

Alla fine del bronzo medio, e soprattutto nel bronzo recente (XIII­ prima metà del XII sec), via di

transito commerciale vengono a coinvolgere anche il vento centrorientale: più che di veri e propri

centri di scambio, data l'assenza di significativi insediamenti, doveva trattarsi di una zona di

passaggio, senza escludere la possibilità di aree polarizzanti di culti.

Uno degli aspetti più rilevanti del bronzo recente è il formarsi di una vasta koinè metallurgica

caratterizzata dalla presenza di tipi simili; è questo il periodo che vede anche il costituirsi di

un'unità culturale estesa dall'Italia centro­meridionale all'area transpadana orientale: nella bassa

Lombardia orientale e nel Veneto si afferma una facies di tipo subappenninico affine a quella

romagnola, mentre il processo sembra lasciar fuori la Lombardia occidentale, il Piemonte la

Liguria.

Alla base di tale bipolarità sarebbe il rapporto con il mondo miceneo che nell'Italia peninsulare e

nella penisola balcanica trova i tramiti principali, così come ad un progressivo rapporto di osmosi

culturale tra nord e centro sud è stata imputata la precoce comparsa della pratica funeraria

crematoria. 24

Per quanto riguarda il popolamento, il XIII secolo segna il momento di massima occupazione

territoriale del Veneto, con una graduale espansione verso le colline; una precisa progettualità

sembra stare alla base della scelta delle aree da destinare a necropoli, quasi tutte collocate a nord­

ovest dei rispettivi abitati e a questi collegate da un corso d'acqua.

Ad una fase di massima occupazione segue, nel corso del XII sec, un periodo di brusca contrazione

territoriale, e probabilmente demografica, che segna in primo luogo la scomparsa di quasi tutti gli

insediamenti collinari e di molti di quelli di pianura.

A giustificazione di questa crisi e di questa nuova dinamica territoriale sono state addotte varie

cause, in primo luogo il deterioramento climatico che, tra la fine del sub­boreale e l’inizio del sub­

atlantico, avrebbe determinato l'innalzamento del livello dei laghi e lo sconvolgimento del sistema

idrografico locale; una concausa deve essere senza dubbio vista dagli sconvolgimenti etnico politico

economici che interessarono l'intero bacino del Mediterraneo allo scorcio del II millennio, ed

anzitutto nel crollo dei potentati micenei e del sistema economico da essi attivato.

Che i rapporti tra Egeo ed Italia non siano comunque venuti del tutto a cessare, ma si siano piuttosto

trasformati in rotte e modalità diverse, è stato ben sottolineato.

Il bronzo finale

bronzo finale

Il è il periodo formativo delle culture della prima età del ferro, quindi in questo caso

la cultura è detta protoveneta; nella media e nella recente età del bronzo (fino al XIII sec) il nord

dell'Italia è spaccato in due, nell'Italia nord­occidentale abbiamo il mondo culturale delle palafitte

che è diverso dalle terramare (sono due ambiti culturali poco comunicanti e la divisione tra questi

due è lungo il corso de

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
111 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/01 Preistoria e protostoria

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher veroavalon84 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Protostoria europea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof De Marinis Raffaele Carlo.