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Dalla Moravia proviene una statuetta femminile con il volto con incisioni che potrebbero indicare
gli occhi: le figurine di Dolni Vestonice sono state prodotte con l’argilla e l’osso triturato, quindi
una sorta di uso primitivo dell’argilla, fatto non riscontrato altrove. Diversi frammenti di statuette
animali e umane sono fatte con questo materiale eccezionale. Altrove le statuette sono in pietra,
osso, avorio, corna, etc., mentre in quest’area le statuette di argilla si ricollegano al caso unico della
presenza di forni per la cottura.
In una statuetta da Kostenki, in Russia, le notazioni anatomiche sono più accurate rispetto
all’occidente e la testa è staccata dal corpo. Da Kostienki vengono molte statuette con le stesse
caratteristiche. Una di queste ha dimensioni maggiori alle altre e raggiunge un’altezza cospicua,
fino a 80 cm minimo secondo la ricostruzione dei frammenti. Queste statue appartengono al così
detto gravettiano orientale, che corrisponde al medio-tardo gravettiano occidentale.
Due statuette trovate sepolte contrapposte per la schiena, reciprocamente capovolte, presentano
quindi una disposizione particolare.
Con l’avanzare del tempo i profili di molte incisioni si fanno più stilizzati, come accade anche per le
figure mobiliari. Ma ci sono eccezioni come la rappresentazione di due donne che paiono sdraiate e
sono descritte più accuratamente su una parete mal conservata nel Riparo de La Magdelene, del
magdaleniano medio-recente, fase a cui appartengono altre incisioni realistiche.
Le rappresentazioni maschili sono poche e nell’arte parietale sono rarissime e ridotte a
rappresentazioni di stregoni metà uomo metà animale. Statuette maschili sono poche ma più diffuse,
come una statuetta in avorio in Moravia, a Brno, formata da più parti assemblate con perni, di cui è
rimasto poco: una sorta di bambola primitiva identificata in un corredo e chiaramente maschile per
la rappresentazione conservata del fallo. Nella sepoltura vi erano ossa di mammut e di rinoceronte
lanoso: si pensa che il personaggio fosse uno sciamano, perché il bagaglio di oggetti è tipico della
sua carica. Il defunto ritrovato aveva una forma grave di periostite agli arti: spesso gli sciamani
erano personaggi problematici e la malattia si collegava alle visioni religiose.
Da Dolni Vestonice proviene un testina in avorio fuori contesto, chiaramente maschile e di cui si è
dimostrata l’autenticità: la si è attribuita al gravettiano orientale. I tratti fisiognomici sono ben
delineati e naturalistici.
Una figura maschile è stata interpretata su un blocco di Laussel, che rappresenta un profilo di
cacciatore probabilmente, dotato di cintura. Le tracce di ocra rossa dimostrano la colorazione
scomparsa. Un altro blocco della stessa località mostra una figura maschile identificata dalla
presenza del fallo.
Lo stile IV è il meglio datato, tra 15000 e 11000 anni BP, verso la fine del Paleolitico superiore, in
età tardo glaciale, nel magdaleniano medio e superiore. La caratteristica fondamentale di questo
stile, detto classico, è il naturalismo nella resa delle figure, proporzionate e anatomicamente precise,
con prospettiva corretta e movimento realistico. Leroi-Gourhan lo ha definito figurativismo
analitico ad elementi concatenati, perché il tracciato delle figure è continuo e non presenta cesure:
tutte le parti formano una figura realistica, che sia realizzata a contorno nero o che sia policroma.
Altamira è la località più importante per la scoperta di questo stile: l’artista paleolitico è entrato fino
in fondo a questa grotta, nonostante le basse dimensioni. Vi è una fase più antica e una più recente:
la più antica risale allo stile III.
Il rilievo del soffitto dipinto è un affollarsi di figure animali, alcune più antiche, altre più recenti,
come una serie di segni claviformi di stile IV, interpretati come profili femminili molto stilizzati.
I bisonti di stile IV sono realistici e assumono posizioni diverse, sono incisi oltre che dipinti, forse
per una prima preparazione ma anche per una più precisa resa dei dettagli. La tecnica dello sfumato
è assolutamente innovativa e tipica di questo stile, come già era stato riscontrato a Chauvet. Le
corna sono infine in prospettiva assolutamente corretta.
La cerbiatta in posizione laterale si inserisce tra le molte figure di bisonti, insieme a quello che può
essere interpretato come un cinghiale.
Le maschere, parti della roccia che sembravano evocare l’idea della testa di un animale con pochi
tratti di colore nero, sono definite in alcuni esempi da due occhi e dall’arcata sopraccigliare, dalle
narici e da altri dettagli che sfruttano la forma naturale della parete. 09/04/14
Ad Altamira, sotto uno strato di crollo, c’è uno strato magdaleniano, seguito da un crollo riferibile a
una fase glaciale, da uno strato solutreano, da un crollo ancora e da uno strato musteriano: i livelli
antropici non sono solamente di frequentazione sporadica, ma di lunghi intervalli di frequentazione,
che hanno restituito carboni, ossa, placchette incise. Le date radiocarboniche ottenute sono di 18540
BP per il solutreano, ma la frequentazione può essere avvenuta anche prima. Mentre i complessi
aurignaciani e gravettiani sono presenti in tutta Europa, con il passaggio al solutreano si riscontra
una diffusione differenziata: manca in Europa orientale e in Italia. Il magdaleniano è invece
presente in modo più diffuso, ma manca nella fascia mediterranea e nell’Europa orientale, poiché si
diffonde una corrente di gravettiano detta epigravettiano. Nel campo della preistoria è frequente il
confine culturale che separa l’Italia dal resto d’Europa, quindi l’Italia si trova sempre in condizioni
particolari, come l’epigravettiano.
Il magdaleniano è stato di durata abbastanza breve, con un clima inizialmente secco seguito da una
fase temperata e infine una fase di freddo, come testimoniano i più recenti ritrovamenti
archeologici. Lo stile IV si diffonde all’incirca durante la fase temperata del magdaleniano medio.
Osservando il grande soffitto va considerata la posizione di alcuni bisonti accovacciati, tra le varie
posizioni che assumono in diversi dipinti: uno dei bisonti sembra mostrare i segni del sesso
femminile, mentre un altro è sicuramente femmina, nell’atto della fase prima della riproduzione,
con la testa alta e la coda sollevata. Ancora una volta siamo ricondotti al tema della stagione degli
amori, il tema già di Lascaux.
Le immagini dello stile III in molte parti della grotta si trovano anche nella grotta del cavallo. Lo
stile IV è presente anche nelle incisioni, come una figura di renna nella sala I, in perfetto stile
naturalistico. Altre incisioni presentano una tecnica molto caratteristica, cioè i tratti multipli sia nel
contorno che nella campitura: è uno stile tipico della regione cantabrica soprattutto; è ben evidente
nella rappresentazione di una cerbiatta e nelle teste di capridi.
Studiando le sovrapposizioni nella grotta si può osservare che la fase più antica comprende le figure
rosse e i segni claviformi, ma anche le figure a tratto nero; le incisioni a tratti molteplici si
sovrappongono talvolta alle figure nere, mentre in altri casi le pitture policrome sono posteriori.
Insomma le frasi sono 3: la sequenza è importante perché negli scavi sono state trovate figure di
cerbiatte a tratti multipli su ossa del magdaleniano, datate con il radiocarbonio. La datazione di una
ha dato 14280 BP circa, ma abbiamo altri casi di oggetti d’arte come questi da altre caverne della
regione cantabrica che sono risalenti a 14480, 15400, etc. Ad Altamira le datazioni sono state
dirette, perché sulla base del carbone di legna, e le date ricadono nel magdaleniano antico. Sono
stati datati molti dei segni e anche alcuni bisonti, tutti concentrati in un ristretto ambito cronologico,
nell’ambito del magdaleniano medio. Le datazioni sono comunque state discordanti e Breuil era
arrivato a contemplare 9 fasi di istoriazioni.
Le date radiocarboniche tendono a scartare le datazioni dell’abate e quelle di Beltrami, mentre
rimangono in campo quelle di Leroi-Gourhan e di Paul Bahn.
Altamira è stata la prima scoperta, ma è ancora priva di una pubblicazione critica esaustiva.
Un’altra grotta è esemplificativa dello stile classico: nel dipartimento di La Riege, vicino ai Pirenei,
c’è la Grotta di Niaux, collegata all’esterno da un lungo corridoio creato artificialmente che porta
nella galleria iniziale, mentre l’ingresso originale è molto più stretto e di difficile accesso. La grotta
è di 1300 metri, la galleria 600, e non c’è nulla se non dei segni in prossimità del grande incrocio:
sulla destra si apre poi una sala che termina in una sala più piccola, riccamente istoriata; sull’altro
lato una diramazione presenta pochissime istoriazioni. Ancora sulla destra, la galleria profonda di
270 m presenta vari segni, fino a un punto in cui c’è un secondo incrocio: a sinistra si prosegue
nella galleria del marmo, andando dritto si prosegue verso il fondo. La galleria è collegata con
laghi, anche piuttosto profondi e difficilmente superabili. Nella parte in cui la galleria piega da est
verso ovest oltre il lago della galleria Resoclast ci sono segni di frequentazione: è probabile che ci
fosse un’altra entrata ora mascherata da blocchi e incrostazioni, perché non è possibile che in
epoche passate abbiano attraversato il lago.
La caverna è stata scoperta nel 1906, ma la frequentazione risale anche al Seicento o Settecento, per
la frequentazione delle vicine località termali: gli scopritori del Seicento non erano in grado di
comprendere il significato di queste pitture, quindi solo nel XX secolo la grotta è stata analizzata
scientificamente. Si è osservata la totale assenza di Paleolitico all’ingresso della grotta, mentre sono
presenti resti del Neolitico.
Il Salon Noir presenta una serie di pannelli, anche in alcune nicchie: i primi due pannelli a destra
hanno poche figure, mentre il terzo comincia ad arricchirsi e il quarto è una vera e propria cappella
ricca di figure, ma il quinto e il sesto possiedono il numero più alto di figure. Nel terzo pannello c’è
una delle due figure di cervo, le uniche presenti in tutta la grotta, mentre nel quarto, molto più ricco,
ci sono oltre ai bisonti alcuni segni che sembrano essere frecce. Piccole figure di stambecco si
affiancano a una figura di cavallo, esemplare di uno stile totalmente diverso da Lascaux, con i
dettagli anatomici realistici, il pelame, gli zoccoli, la coda, il tipo di cavallo tipico del Pleistocene,
più piccolo rispetto alle razze attuali.
Tut