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PONGINE

HOMININAE GORILLINI

HOMININI

HOMO PAN scimpanzè 8

L’uomo è un mammifero placentare antropoide. Gli antropoidi erano divisi, all’inizio

dell’Oligocene (35 milioni di anni fa) in due forme, stanziate su due continenti divisi dall’Oceano

Atlantico: la Platirrine, o scimmie del Nuovo Mondo, e le Catarrine, o scimmie del Vecchio-Mondo.

All’inizio del Miocele, e solamente in Africa le Catarrine diedero vita ad altri tre gruppi, i quali si

estesero anche in Asia ed Europa grazie alla congiunzione delle zolle afro-araba ed euroasiatica.

Gli hominini sono la tribù che racchiude, quindi, il genere Homo e gli scimpanzè, mentre gli

hominidi sono la famiglia estesa di primati come Homo, scimpanzè, gorilla e oranghi, in una

visione basata sulla somiglianza del patrimonio genetico.

Le numerose specie hanno posture e movimenti differenti, come il bipedismo. Il bipedismo è una

postura che riorganizza in maniera importante tutta l’anatomia e costa un’instabilità maggiore,

l’esposizione degli organi vitali, il restringimento del canale del parto femminile e una maggior

difficoltà da parte dei cuccioli, al pro di una liberazione delle mani, della presenza di pollici

opponibili più lunghi che permettono movimenti di precisione e della corsa su lunghe distanze. La

sua funzione iniziale nasce però come adattamento a un ambiente non più ideale: circa dieci

milioni di anni fa si forma la Great Rift Valley, una lunga fossa tettonica che parte dal Mar Rosso ed

è in parte colmata da ceneri vulcaniche depositate, le quali hanno sigillato ambienti e sedimenti,

conservando le tracce degli ambienti passati, come anche fossili di animali e ominidi, e che

ostacola le perturbazioni atlantiche, frammentando la foresta pluviale per trasformarla in praterie e

savane, ricche di grandi animali, tra cui predatori. Così una visione dall’alto e la possibilità di

ridurre la superficie corporea esposta al sole tropicale sono opzioni migliori per le specie

dell’epoca.

L’Ardipithecus ramidus, o Ardi, è un antenato antichissimo, che si trova in Etiopia tra i 6 e i 4,4

milioni di anni fa. Egli è vicino al momento evolutivo in cui la linea evolutiva si ramificò tra uomo e

scimpanzè e perciò presenta tratti scimmieschi e un bipediso avanzato: la capacità cranica è di

poco superiore a quella degli scimpanzè, gli altri superiori sono lunghi e gli alluci sono divaricati e

prensili, i canini però solo ridotti e vi sono i tratti tipici del bipedismo, ma adatto ad un ambiente

ibrido, può adattarsi all’ambiente.

In seguito, tra i 4 e i 2 milioni di anni fa, abbiamo la diffusione di un altro tipo di ominide:

l’Australopiteco. I paleontologi ritengono vi siano quattro grandi specie all’interno del genere

Australopithecus:

Australopithecus Aferensis. E’ la specie più antica, databile tra i 3,7 e i 2,7 milioni di anni fa.

• Si tratta di una specie di piccola taglia e di peso scarso, con un’altezza massima di 1,10 m e

una testa piccola (450 cm3). Il volto era fortemente proteso in avanti e i denti anteriori erano

modesti, ricoperti di uno smalto spesso. Le membra anteriori sono lunghe, mentre quelle

inferiori provano una locomozione bipede, anche se lo studio delle articolazioni e degli innesti

muscolari dimostra che l’Aferensis era anche in grado di arrampicarsi sugli alberi

Fa parte di questo australopiteco, Lucy. Si tratta dello scheletro semi completo di una giovane

di sesso femminile rinvenuto in Hadar.

Australopithecus africanus. Databile tra i 3 e i 2 milioni di anni fa, è anch’esso di piccola

• taglia, il più gracile. Nonostante ciò il suo cervello è maggiormente sviluppato. Il suo apparato

masticatorio è possente e vede un accrescimento dei denti anteriori che indica

un’alimentazione onnivora.

Australopithecus robustus. E’, insieme alla seguente, la specie più robusta degli

• australopitechi. I suoi resti fossili risalgono ai 2,5-1,5 milioni di anni fa. La sua morfologia

cranica è interessante, in quanto mostra una cresta sagittale marcata che dimostra la

presenza di possenti muscoli masticatori, che insieme ai grandi molari e ai piccoli incisivi e

canini fanno pensare a una dieta pressoché unicamente vegetariana. Gli si attribuisce poi

un’altezza di 1,50 m e un peso di 40-60 kg.

Australopithecus boisei.

I primi rappresentanti del nostro genere, l’Homo, nascono però intorno ai 2,5 milioni di anni fa, col

Paleolitico. 9

Paleolitico inferiore (2,5 milioni-300 000 anni fa)

- Olduvaiano, 2 500 000-750 000 anni fa circa

- Acheuleano, 750 000-120 000 anni fa circa

Il primo Homo di cui abbiamo conoscenza fino ad ora è l’Homo Habilis, il quale fa la sua

comparsa tra i 2,5 e 1,5 milioni di anni fa, nell’Omo, nel Turkana orientale.

Le ipotesi sull’evoluzione in Homo Habilis sono due:

l’Australopithecus Aferensis si è evoluto prima in Africanus e poi in Homo Habilis;

• l’Australopithecus Aferensis si è evoluto direttamente in due rami: l’Africanus e l’Homo Habilis.

Dall’analisi dei resti cranici si è compreso che la capacità cranica del primo Homo poteva arrivare a

750 cm3, ancora scarsa ma nettamente superiore all’Australopiteco gracile. Il prognatismo facciale

è ora ridotto e la cresta sagittale scompare, mentre i denti anteriori occupano più spazio e lo

spessore dello smalto diminuisce, ad indicare un’alimentazione onnivora. La stazione è poi

decisamente eretta.

Lo strumento in pietra fa la sua comparsa proprio con l’Homo Habilis: vi sono strette connessioni

fra lo sviluppo del cervello, del linguaggio, dell’organizzazione sociale e dell’attività tecnica. I primi

utensili furono molto semplici, come schegge e blocchetti sagomanti attraverso altre schegge

usate come martelli. Si trattava di gesti semplici che permettevano di ottenere da un oggetto

elementare uno strumento.

Si ritiene che, però, anche l’australopiteco gracile sia stato un tagliatore di pietra, oltre che un

fruitore di strumenti occasionali. Di ciò però non si ha alcuna prova certa. Tutti sono concordi però

nel ritenere che egli fu la vittima dell’Homo Habilis.

Intorno al 1,9 milioni di anni fa fa la sua comparsa anche l’Homo Ergaster, evoluto in Homo

Erectus a seguito della diaspora verso l’Asia e l’Europa.

Si tratta di un ominino più slanciato, con ossa più leggere, pienamente bipede e con una capacità

cranica tra i 600 e gli 800 cm3. La faccia è lunga e i denti sono grandi. Abbiamo così un Homo con

un raffreddamento corporeo più efficiente, maggiori abilità manuali, un’alimentazione mista fatta di

apporti di carne ottenuta dalle carcasse, e la capacita di coprire grandi distanze.

Sul lago Turkana è stato rinvenuto lo scheletro di un Homo Ergaster di circa 9-10 anni, risalente a

1,6 milioni di anni fa. Era alto già un 1,60 m, con la previsione del raggiungimento del metro e

ottanta in età adulta e la sua capacità cranica era di 880 cm3. Questa specie aveva certamente

una fase infantile e adolescenziale più lunga rispetto a quella della australopitechine. Nella sua

evoluzione i tratti del viso appaiono ancora primitivi nonostante tutto.

E’ con l’Homo Ergaster che abbiamo la Prima Out of Africa: egli inizia ad espandere i propri

insediamenti spostandosi in piccoli gruppi di una trentina di individui tra le vallate e gli altopiani

dell’Africa, fino alla Georgia, al Medio Oriente, lungo le coste dell’Asia e del Pakistan, per

raggiungere poi la Cina circa 1,5 milioni di anni fa (dove diviene appunto Homo Erectus). I punti di

passaggio per questa diaspora sono stati il corridoio del Levante e la penisola arabica. di certo i

cambiamenti continentali e climatici/ambientali hanno avuto un ruolo fondamentale in tutti i

passaggi della storia umana più antica, tanto che gli spostamenti delle popolazioni di Homo dentro

e fuori dall’Africa sono si devono in particolare alla fasi secche ed umide degli odierni deserti del

Sahara e del Sahel: questi territori erano, a volte, distese verdi e fertili con corsi d’acqua, le quali

attiravano a se gli ominini delle aree circosanti, mentre nelle fasi di desertificazione li respingevano

in altre direzioni. Questa oscillazione era a sua volta dovuta ai mutamenti climatici prodotti dai

cambiamenti di intensità delle correnti atlantiche, dovute agli spostamenti delle placche e in

particolare a quello dell’Istmo di Panama.

Un’importane ritrovamento di Homo è avvenuto a Dmanisi, in Georgia, nel Caucaso, sul confine

con l’Armenia. Si tratta del più antico sito Paleolitico d’Europa e del più importante della Georgia.

Quando il sito fu abitato, circa 1,8 milioni di anni fa, era situato lungo le sponde di una zona

lacustre, ora scomparsa, in quanto la regione era circondata da un grande bacino formato dal Mar

Caspio e dal Mar Nero, al tempo uniti. I primi ritrovamenti paleolitici sono stati effettuati da

archeologi medievisti alla ricerca dell’abitato medievale. Vi erano tracce di fauna del Pleistocele e

frammenti di ossa di ominidi, in particolare di Homo Erectus: si tratta di crani pressoché integri, 5

10

mandibole, 12 denti isolati e altri reperti. Vi erano inoltre più di mille manufatti. I caratteri di questa

popolazione erano riconducibili a tratti all’Homo Habilis, ad altri all’Homo Erectus ed Ergaster,

perciò gli scopritori proposero una nuova specie: l’Homo Georgicus.

I più antichi insediamenti umani in Europa risalgono a 1,2 milioni di anni fa e sono attribuibili a una

specie discendente dall’Homo Ergaster: l’Homo Antecessor. Si tratta probabilmente di

popolazioni spintesi fin qui dal Medio Oriente, in più riprese, nelle prime epoche di espansione

dell’Homo. Grande scoperta in questo senso è la Gran Dolina, appunto una Dolina calcarea ricca

di fossili, scoperta durante la creazione di una ferrovia. Le datazioni hanno permesso di capire che

si riferisce a 200000 anni fa e i resti vengono classificati come Homo Antecessor, e sono parecchi,

riferibili a più individui. Durante il loro studio sono state trovate tracce di incisioni e frantumazioni

artificiali, mescolate a resti di fauna. Si tratta di resti di consumazioni di pasto viste le tracce di

macellazione e quindi si parla di cannibalismo, Questo non si può riferire a un cannibalismo

sistematico, ma neanche ritualistico, bensì gastronomico, cioè una volta rinvenuta una carcassa

essa veniva consumata come ogni carcassa di animale ritrovata.

Nel frattempo l’Homo Ergaster resta anche in Africa fino a un milione di anni fa.

L’Homo Ergaster e l&rs

Dettagli
A.A. 2017-2018
35 pagine
3 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/01 Preistoria e protostoria

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher nontiscordardimepm2096 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Preistoria e protostoria e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Starnini Elisabetta.