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IMPIANTI DENTALI
È un distretto nel quale il tessuto osseo è coinvolto, ma le funzionalità da ripristinare sono differenti. In
particolare ci focalizziamo su patologie che portano alla necessità di sostituire uno o più denti. Ci troviamo
nel distretto delle ossa del cranio, le ossa mandibolare e mascellare dove sono ancorati i denti naturali. Nel
caso in cui uno o più denti debbano essere sostituiti si pone la necessità di progettare dei sistemi
impiantabili che vadano a vicariare la funzione che il dente non è più in grado di svolgere. Ci sono aspetti
funzionali legati alle attività che il tessuto naturale svolge, cioè la masticazione e triturazione del cibo prima
dell’ingestione.Oltre a questi requisiti prettamente funzionali ci sono anche dei requisiti estetici. La
necessità di sostituire un dente è sicuramente un tipo di progettazione che coinvolge la valutazione del
ripristino della funzionalità della masticazione, ma anche aspetti estetici. Su un dente solo l’aspetto estetico
è preponderante perché si può masticare anche con 31 denti, l’assenza di un dente è chiaramente un
problema più estetico. Le soluzioni trovate per rispondere a questi requisiti sono diverse a seconda della
necessità di sostituire dei denti particolarmente visibili, cioè quelli anteriori, rispetto alla necessità di
sostituire dei denti posteriori dove la masticazione è più importante ma i requisiti estetici sono meno
importanti perché questi denti, trovandosi in posizione posteriore, sono meno visibili. Dobbiamo quindi
pensare a qualcosa anche con dei requisiti di progetto non prettamente funzionali, ovvero requisiti estetici.
Com’è fatto un dente e com’è fatto l’impianto dentale? I denti hanno una corona dentale che sporge nel
cavo orale ed è ancorata attraverso la radice all’osso mandibolare o mascellare. Tra la radice del dente e
l’osso ospitante vi è il legamento paradontale che è particolarmente importante e che, in seguito alla
sostituzione del dente con un impianto artificiale, viene sempre sacrificato.Ci sono denti con una radice
singola o con 2 o 3 radici a seconda della posizione del dente.
L’impianto dentale è una
struttura artificiale che va a
sostituire completamente il
dente naturale. In assenza del
dente naturale dobbiamo
sostituire sia la parte che va a
contatto con l’osso e ancora
la struttura artificiale alla
struttura naturale rimanente,
ma dobbiamo anche mettere
la corona protesica, cioè
quella parte che sostituisce e
mima la corona naturale.
Ci sono queste due componenti dell’impianto dentale in generale. Il progettista si occupa della
progettazione solo della parte a contatto con l’osso, ovvero quella in materiale metallico. La corona
protesica è un dispositivo che deriva da un lavoro prettamente artigianale. È di fatto una replica di quella
che era la corona naturale del paziente, viene fatta con metodi sofisticati da un odontotecnico che
ricostruisce in materiale artificiale la corona naturale che non c’è più. È quindi una questione estetica. I
denti sono fatti più o meno tutti nella stessa maniera, ma ciascuno ha una morfologia propria del dente e
quindi, se dobbiamo ricostruire un dente che sta in mezzo ad altri due, è necessario replicare la forma che
aveva la corona precedente per questioni estetiche. Se questa era presente, si copia, altrimenti si parte da
dei modelli di dente e si lavora in modo da rendere la corona compatibile come forma con i denti adiacenti.
Per far questo infatti il dentista prende l’impronta del paziente e l’odontotecnico ricostruisce la corona in
materiale plastico o ceramico sulla base della forma di tutta l’arcata. È un lavoro di cui l’ingegnere
progettista non si occupa, ma è un lavoro fatto artigianalmente ma che non rientra nella progettazione dei
dispositivi che prenderemo in considerazione.
Noi ci preoccupiamo di sostituire la radice dentale, quindi di progettare qualcosa che vada ad inserirsi dove
prima era presente la radice dentale e quindiad ancorare il sistema all’osso mandibolare o mascellare, ma
non solo, c’è una parte che va a contatto con l’osso, ma anche una parte detta moncone che sporge
dall’osso attraverso la gengiva nel cavo orale e che fa da supporto alla corona protesica manufatta
dall’odontotecnico. In generale gli impianti dentali sono fatti da due componenti o treper tenere insieme le
due parti, una che si ancora all’osso,quindi con requisiti particolari di compatibilità biologica, e una seconda
parte ancorata alla prima, ma che sporge nel cavo orale per fare da supporto alla corona protesica. Questo
è quel che intendiamo per impianto dentale, di tutto il resto (corone protesiche) non ce ne occupiamo.
La parte che va a contatto con l’osso viene chiamata impianto (fixture), la parte che sporge nel cavo orale
attraversi la gengiva è detta moncone (abutment). C’è un po’ di confusione perché spesso ci si riferisce con
impianto al moncone più l’abutment. Impianto e moncone comunque non sempre sono separati.
Che tipo di situazioni può risolvere un
impianto dentale? Vediamo il caso in cui
il paziente ha solo 6 denti frontali e
tutta la parte posteriore è mancante.In
questo caso non si tratta di una
questione estetica, la masticazione è
fortemente compromessa. È necessario
sostituire un numero elevato di denti,
sono tutti i premolari e molari. Ci sono
dei pirolini che spuntano dalla gengiva,
sono dei monconi sotto cui c’è
l’impianto dentale. Non ce ne sono tanti
quanti sono i denti mancanti perché in
situazioni in cui mancano tanti denti si
ricorre ai ponti. Non inserisco un
impianto sotto ciascun dente mancante
ma inserisco delle sorte di piloni, dei
sostegni per delle strutture manufatte dall’odontotecnico a ponte in cui più corone sono collegate l’una
all’altra e le estremità di queste corone sono ancorate ai pilastri del ponte. Perché si fa questo? Una bocca
ridotta in questo modo è facile che abbia anche una qualità dell’osso sottostante estremamente scarsa
perché il paziente non ha masticato su quest’osso per un po’ di tempo, quindi l’osso si è riassorbito. Sotto i
denti che non ci sono più spesso ci sono ampie zone di riassorbimento osseo e quindi non c’è osso a
sufficienza per mettere dentro tanti impianti quanti sono i denti mancanti. Ci si arrangia un po’ andando a
piazzare questi pilastri dei ponti lì dove da un’analisi radiografica si individuano zone di osso
sufficientemente compatto per accogliere l’impianto dentale. Se vado a mettere un impianto dove l’osso è
di qualità scarsa e parzialmente riassorbito èmolto facile che la fixture non si osteointegri all’osso
sottostante e quindi è poi necessario toglierla. Se l’osso è scarsoci si va quindi ad ancorare lì dove si riesce.
Poi c’è il motivo chirurgico. Questi interventi vengono fatti nella migliore delle ipotesi in uno studio
dell’ospedale, ma anche in uno studio dentistico. I tempi per fare questi tipi di intervento non sono banali,
se si dovesse andare ad inserire un impianto per ciascun dente mancante i tempi chirurgici sarebbero
estremamente allungati e, poiché i costi associati ad una presenza all’interno di uno studio dentistico sono
elevati, questo non è conveniente. Si cerca di ottimizzare il numero di impianti dentali, da una parte al fine
di fornire un supporto sufficientemente stabile a queste corone, dall’altra si cerca di minimizzare il numero
per minimizzare i tempi chirurgici e l’esposizione del cavo orale del paziente a possibili agenti patogeni.
Questi sono i due motivi per cui non si usa un impianto per ciascun dente mancante.
Il risultato finale è che il cavo orale è
stato ripristinato perlomeno nella
funzione masticatoria aggiungendo le
corone laddove mancavano, ancorate
ai pilastri visti. Sulle corone ci sono
delle macchie grigie, corrispondono ai
monconi sottostanti che erano 3 nella
parte di destra. Lì sopra è stato
ancorato un ponte dentale, le 4
corone molto probabilmente sono
unite e hanno dei fori in
corrispondenza dei monconi.
Attraverso un sistema di avvitamento
le corone sono avvitate direttamente
sui monconi che sporgevano dalla
bocca del paziente. Il grigio è adesivo che viene utilizzato per riempire i fori. Ciascuna corona che si trova
sopra un moncone ha un foro passante all’interno del quale passa una vite che serve per ancorare la corona
stessa al moncone sottostante. Poi il foro viene tappato con l’adesivo una volta che tutto è sistemato,
questo per evitare infiltrazioni.
Nella parte si sinistra ci sono due monconi che fanno da pilastro. Ho 2 pilastri per un ponte fatto di 4
corone. Quelli con i buchi sono ancorati sui monconi, la corona di mezzo non lo è, l’ultima probabilmente è
appoggiata alla gengiva del paziente. È possibile minimizzare il numero di impiantiinseriti facendo delle
strutture a sbalzo in cui l’ultima corona non appoggia su un impianto, ma direttamente sulla gengiva del
paziente.
Situazioni fortemente compromesse possono essere risolte efficacemente con l’utilizzo di queste strutture
in parte totalmente impiantabili, in parte che stanno nel cavo orale, in parte fabbricate industrialmente
(fixture e abutment) e in parte manualmente (corone). Nella radiografiavediamo sia
denti naturali che artificiali,
questi hanno una diversa
radioopacità. Sono evidenziate
le strutture artificiali, da una
parte vedo i 3 impianti dentali
e dall’altra gli altri 2 che fanno
da sostegno per i ponti
artificiali costruiti
dall’odontotecnico. Alcuni di
questi impianti hanno più o
meno la direzione delle radici
naturali (in genere in asse con
la corona), altri invece (tipo
l’ultimo) hanno un’inclinazione
completamente diversa. Il
motivo è che il dentista è
andato a cercare un ancoraggio efficace per quel dente laddove trovava un osso sufficientemente
compatto. Ha dovuto inclinare la radice artificiale per andare ad ancorarla ad una porzione di osso che
fosse in grado di accogliere l’impianto e sperabilmente di ricrescere sull’impianto stesso. Alcune soluzioni
progettuali vanno proprio incontro a questa necessità di dover inclinare la radice artificiale di un angolo per
avere la radice e l’abutment inclinati tra loro, non con lo stesso asse.
Consideriamo altre immagini di altre radiografie.
Nel caso5 la radice artificiale è inclinata r