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CONTRO
PRO - Elevate Temperature
Ho una velocità di reazione - Costo materiali
più elevata - Costo smaltimento calore
INTERVALLO DI TEMPERATURE
Come abbiamo detto abbiamo un limite di 800 °C (per il rammollimento delle piriti), ma quindi perché non
lavoriamo a 500-600 °C?
In questo caso sarebbe buona cosa perché la SO2 si convertirebbe già in SO3, ma questa SO3 formerebbe
solfati con gli ossidi e quindi perderemmo zolfo come cenere. Perché la conversione da SO2 a SO3 è favorita a
T < 400 °C quindi si convertirebbe parzialmente.
Quindi scegliamo di lavorare tra 680-780 °C, così la conversione a SO3 è sfavorita e a queste temperature non
si formano nemmeno i solfati; quindi, non perderemmo nemmeno zolfo come cenere.
RECAP H2SO4
ARROSTIMENTO DELLE PIRITI
FORNI ROTATIVI (primi sistemi)
Avevano rese molto basse
Cattivo controllo del tempo di permanenza PIRITI MACINATE
FORNI A RIPIANI HERRESHOFF
Sono forni costituiti da un tubo di acciaio rivestito internamente da
materiali refrattari, immettiamo aria dai lati per limitare i picchi di
temperatura.
Dobbiamo evitare il rammollimento delle piriti (no T elevate)
Possiamo avere due configurazioni di alimentazione:
- EQUICORRENTE: Velocità di reaz. = V max , Maggiore
produzione di calore
- CONTROCORRENTE: Picchi di temperatura limitati
(Configurazione più utilizzata)
Erano molto ingombranti
▪ Problema di usura e corrosione (T, P elevate con organi meccanici)
▪ Piccole portate di solido
▪
In questa tipologia di forno si osservò un picco di
temperatura nel secondo ripiano, ma questo problema
venne poi risolto con i FORNI AD ALIMENTAZIONE
MULTIPLE.
Questa nuova tecnica consisteva nel bypassare il secondo
piano e mandare la corrente di aria direttamente al primo e
al terzo.
PROBLEMI FORNI HERRESHOFF
I forni Herreshoff avevano il problema di essere MOLTO INGOMBRANTI e di avere molto spazio vuoto tra i
ripiani. (eliminare questi spazi significava non avere il tempo di permanenza necessario)
CONSIDERAZIONI SUL RAGGIO DELLA PARTICELLA
Facendo un semplice bilancio di forze (supponendo la particella sferica) vediamo che la velocità è funzione del
1
=
raggio della particella: .
2
Quindi per avere velocità elevate bisognava avere particelle con raggio molto piccolo, ma macinare costa!
RECAP H2SO4
FORNI A LETTO TRASCINATO
In questa tipologia di forni riusciamo ad utilizzare particelle più
piccole, e data l’alta velocità NON ABBIAMO PROBLEMI DI
COALESCEZA (quindi non abbiamo più il limite degli 800 °C)
Le particelle più piccole hanno un tempo di permanenza
maggiore
Le particelle più gradi hanno un tempo di permanenza minore e
quindi minore conversione
SVANTAGGI: Le particelle piccole (10µm) si depositano nella
caldaia (manutenzione periodica)
Dato che non ho più un limite superiore di temperatura, scelgo di
lavorare tra 900 – 1000 °C
PROBLEMA DI MACINAZIONE
Il grosso problema nella macinazione è che non avremmo mai dimensioni delle particelle uniformi
- Le particelle più piccole sono trasportate più facilmente dai gas (sistema di abbattimento)
- Le particelle più grandi sono trasportate più lentamente
FORNI A LETTO FLUIDIZZATO
Questi forni sono costituiti da una piastra porosa (posta sul fondo) che
permette a salita da parte del gas, ma non permette alle particelle solide di
passare.
NB: Più sono piccole le particelle, maggiori saranno le perdite di carico (perdite
di carico per il gas che passa in un letto, ci sono gli urti e l’attrito che si oppone
al gas) Δ
Possiamo graficare l’andamento del V = Velocità di minima
mf
fluidizzazione
LETTO FLUIDIZZATO V = Velocità terminale
t Le particelle vengono
portate via dal gas
RECAP H2SO4
PRODUZIONE DI SO 2
Fino al 1900 lo zolfo veniva prodotto dall’Italia, nelle solfare Siciliane
Nel 1903 fu messo a punto negli USA il metodo FRASCH (95% purezza)
Il metodo FRASCH consisteva nel pompaggio di fluidi nel sottosuolo, costringendo lo zolfo a fuoriuscire.
Il terreno veniva penetrato da tre tubi concentrici:
• Il tubo più esterno pompava acqua (T = 160°C) che fondeva lo zolfo (T = 120°C)
acqua fusione
o Inviamo acqua a quella temperatura perché lo zolfo a 150°C ha un minimo nella viscosità, così
facilitando il pompaggio.
• Il secondo tubo inviava aria pressurizzata che spingeva lo zolfo in superficie
• Il prodotto una volta arrivato in superficie veniva stoccato in delle vasche dove lo zolfo tendeva a
separarsi dell’acqua e a solidificare.
Il processo FRASCH NON poteva essere utilizzato nelle solfare Siciliane, perché il minerale era frammisto a
percentuali troppo elevate di ganga gessosa.
PRODUZIONE DI SO DA ZOLFO
2
Una volta ottenuto lo zolfo, si procedeva alla seguente reazione:
+ 2 ⟶ 2
NB: Questa tipologia
di impianto va bene
solo quando in Questa è una reazione IRREVERSIBILE ESOTERMICA che viene condotta ad una T = 800 – 1400 °C
prossimità ci sono
altri impianti che
trasformano in SO3
e H2SO4.
In alternativa lo zolfo
viene trasformato in
solido per facilitarne
il trasporto. Forno orizzontale rivestito
internamente da materiale
Invece di utilizzare ossigeno puro, invio aria secca in eccesso: refrattario antiacido
- Mi elimina l’acqua che potrebbe avvelenare il catalizzatore
- Tengo sotto controllo le temperature (N ) Per aumentare il grado di
2
- Per avere ancora O a disposizione per la reazione successiva atomizzazione dello zolfo,
2 lavoro a P= 30 bar
Usando zolfo puro come materia prima:
- Otterrò una SO più pura
2
- Diminuisco l’avvelenamento del catalizzatore La T di autosostentamento è
di 260 °C
Perché a 100 °C non si forma SO ? -> Serve un catalizzatore
3 RECAP H2SO4
PRODUZIONE DI SO DA H S
2 2
La fonte primaria di Zolfo proviene proprio da H S (che a sua volta è ottenuto dall’industria petrolifera)
2
L’acido solfidrico ha basso valore e non sappiamo cosa farne, quindi lo utilizziamo per produrre zolfo.
Meccanismo (Idrogenazione)
1 ° Vengono condotte in processi
− + 2 ⇆ − + 2 SONO TUTTE catalitici (2/3 stadi)
′ ′ REAZIONI DI
− − + 2 2 ⇆ − + 2 2 T = 300/400 °C
EQUILIBRIO
+ 2 ⇆ + 2 ESOTERMICHE P = 20 – 40 atm
2 + 2 2 ⇆ + 2 2 Catalizzatori:
1. Cobalto/Molibdeno
SELETTIVITA’
L’idrogeno è molto costoso 2. Nichel/Molibdeno
REATTIVITA’
Meccanismo (ASSORBIMENTO DI H S)
2° 2 Zolfo in
soluzione
+ −
− 2 + 2 ⇆ 3 +
2 2 + 2 ⇆ (3) − +
2
Reazione ESOTERMICA (favorita a basse temperature) TROVIAMO UN COMPROMESSO
La cinetica però è favorita ad alte temperature
Valutiamo una buona soluzione assorbente:
1. Acqua -> Elevata tensione di vapore, ma scarsa capacità assorbente
2. Ammoniaca -> Ottima capacità assorbente, ma volatilità troppo elevata
Si ricorre quindi alle Etanolammine:
- Assorbimento
MEA Ovvero hanno sia funzione controcorrente
- DEA amminica che alcolica
- TEA Una volta ottenuto H S:
2
3
2 + 2 ⟶ 2 + 2
2
Reazione esotermica, favorita anche ad alte
temperature
SI FA SOLO SE C’È UN IMPIANTO DI
CONVERSIONE IN H SO POICHÉ SO
2 4 2
CORROSIVO.
SE NON È DISPONIBILE UN VICINO IMPIANTO
SI TRASFORMA L’H S IN S (PROCESSO CLAUS)
2
RECAP H2SO4
PROCESSO CLAUS
Il processo Claus consiste nel trasformare l’acido solfidrico in zolfo attraverso la seguente reazione:
2 2 + 2 ⇆ 2 + 2 2
Lo zolfo viene ossidato parzialmente, passando da -2 -> 0 NON POSSO INIBIRE IL PASSAGGIO A SO 2
EQUILIBRIO COMPLESSO
PROCESSO
CLAUS Le più
favorite
Andiamo a valutare la percentuale di zolfo in forma utile: ΔH più grande in
modulo
= ∗ 100
%
Applicandola al nostro equilibrio complesso, diviene:
22 + 66 + 88
= ∗ 100
% 22 + 66 + 88 + 2 + 2
IL SISTEMA È ABBASTANZA COMPLESSO E LE REAZIONI PIU’ FAVORITE SONO QUELLE CHE PRODUCONO SO 2
DIAGRAMMA DELLA RESA A ZOLFO UTILE IN
FUNZIONE DELLA TEMPERATURA
Questo grafico ci permette di capire
l’andamento della resa dello zolfo in funzione
della temperatura.
All’inizio abbiamo una zona catalitica (con
andamento esotermico), la curva continua a
scendere fino ad una resa di circa 50 % per poi
salire e tendere asintoticamente ad una resa
di circa 75 %.
La curva è leggermente sensibile alle
pressioni, e quando si attraversa il minimo, c’è
l’inversione delle curve delle pressioni.
La pendenza della curva dipende dal ΔH e
R
dall’equazione di Van’t Hoff
RECAP H2SO4
BILANCIO SUL REATTORE:
° ∗
( )
( ) ∗ ∗ ∆ ∗ ∆ + ( ) ∗ ∗ ∆ = 0
2
∆
:
=
Da cui possiamo ricavare *Andrebbe risolta per tentativi
°
( )
∆ ∗ ∆
2 ALIMENTO ARIA
Il problema di questo sistema è la sua
forte esotermicità.
Anche un piccolo aumento di
temperatura mi riporta nella zona a
bassa resa.
Questo sistema va bene solo se ho una
corrente molto diluita in H S, come ad
2
esempio una concentrazione di H S
2
inferiore all’1%.
Calcolo del ΔT ADIABATICO
Supponendo avvenga solo la 1° reazione,
la 6° e la 5° non avvengono perché non
alimento S , e non alimento ossigeno in
2
eccesso.
Il sistema è adiabatico, quindi la
Temperatura continuerà a salire.
Calcolando il Cp è circa 8 cal/mol K
mix
1. Ipotizzo una condizione di O2/H2S = 0,5
2. La Y in ingresso è di circa 30% vol
H2S
3. Il Cp è 8 cal/mol K
mix
4. &De