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LOOP FONOLOGICO
L’idea di valutare la capacità di memoria attraverso lo span di cifre viene da John Jacobs, un
maestro di Londra che la ideò nel 1887. Le misure di span vengono comunemente usate per
misurare la ritenzione a breve termine e sono incluse in molte batterie di test neuropsicologici e per
la valutazione dell’intelligenza. La capacità della WM viene invece misurata utilizzando compiti più
complessi, che richiedono sia ritenzione sia elaborazione del materiale, in modo da valutare
entrambi gli aspetti di questo sistema di memoria.
Solitamente lo span di memoria di cifre si attesta intorno a 7±2 elementi (Miller, 1956). Si
ricordano gli item presentati e il loro ordine. Se si usano le cifre, non è troppo difficile ricordare gli
item, ma ricordare l’ordine rende più difficile il compito; se si usassero stimoli non familiari (ad es.
cifre pronunciate in lingua straniera), sarebbe più difficile ricordare anche gli elementi, e lo span di
memoria diminuirebbe. Se si usano parole che non cambiano da prova a prova, con un po’ di
apprendimento iniziale si può fare bene, ma se le parole cambiano ogni volta, lo span si riduce. In
alcuni casi, però, è possibile raggruppare gli elementi presentati in modo da costituire
raggruppamenti −chunk− che vengono elaborati in modo unitario. In tal modo, lo span di memoria
può (apparentemente) aumentare. Si può raggruppare gli elementi grazie alla
− conoscenza pregressa;
− segmentazione prodotta da pause o prosodia.
E’ possibile suddividere una sequenza in raggruppamenti. Secondo Miller (1956), la capacità di
memoria è limitata non dal numero di elementi ma dal numero di raggruppamenti (chunk).
Un raggruppamento può avvenire in base a regolarità linguistiche a lungo termine, conoscenze
semantiche, ma anche al ritmo e dalle pause.
Vari studi, partendo da Peterson e Peterson (1959) hanno presentato l’oblio nella ritenzione a breve
termine. I Peterson presentavano ai partecipanti una tripletta di consonanti (ad es. VKS),
chiedevano poi di contare all’indietro per tre a partire da una certa cifra (in modo da impedire ai
partecipanti di ripetere la tripletta), variando l’intervallo temporale dedicato al conteggio (ad es.
761, 758, 755, 752 …); alla fine dell’intervallo chiedevano di ripetere la tripletta.
DA COSA DIPENDE L’OBLIO A BREVE TERMINE? Sono state proposte varie spiegazioni:
− Decadimento (rapido dissolvimento di una traccia mnestica a breve termine) – spiegazione dei
Peterson
− Interferenza retroattiva dei numeri sulle lettere precedenti; in realtà i numeri non sembrano
interferire con le lettere (non molto simili)
− Interferenza proattiva (IP) dovuta ai trial precedenti nell’esperimento (Keppel & Underwood,
1962)
Cosa succede se si varia il tipo di materiale utilizzato nei diversi trial? Se fosse vera l’ipotesi dell’IP,
l’oblio dovrebbe sparire.
Un’altra spiegazione fa riferimento alla difficoltà nel discriminare l’ultima sequenza presentata
rispetto alle precedenti quando l’intervallo di ritenzione aumenta.
Discriminazione tra gli elementi da rievocare → data l’alternanza di prove con intervallo breve e
lungo tra codifica e recupero nell’esperimento dei Peterson, le tracce da recuperare nelle prove
‘brevi’ erano più discriminabili di quelle da recuperare nelle prove ‘lunghe’.
Rievocazione libera di liste ed effetti di rievocazione seriale → una serie di studi sulla rievocazione
libera di liste aveva fornito risultati compatibili con l’idea di una differenziazione tra un sistema per
la ritenzione a breve termine (MBT) e un sistema per la ritenzione a lungo termine (MLT). Alcuni
risultati dell’esperimento di Postman e Phillips illustrano bene alcune caratteristiche della
rievocazione libera:
− La probabilità di rievocare un singolo item è minore per liste più lunghe, ma il numero totale
di item ricordati tende ad essere maggiore;
− I primi elementi di una lista tendono ad essere ricordati meglio (effetto primacy);
− Gli ultimi elementi di una lista tendono ad essere ricordati meglio se la rievocazione è
immediata (effetto recency);
− L’effetto recency scompare se, prima della rievocazione, i partecipanti sono impegnati in
un’altra attività (ad es. contare all’indietro).
La spiegazione dell’effetto primacy ha fatto riferimento al fatto che i primi item vengono ripetuti
più spesso e quindi hanno una maggiore probabilità di passare nella MLT (Rundus, 1971). Tale
effetto è stato considerato distinto dall’effetto di recenza, anche perché alcuni fattori incidono sul
ricordo dei primi elementi e degli elementi intermedi di una lista, ma in minor grado sul ricordo
degli ultimi elementi (Glanzer, 1972):
− Velocità di presentazione
− Frequenza delle parole
− Immaginabilità delle parole
− Età dei soggetti
− Stato fisiologico
La spiegazione originaria dell’effetto recency ha fatto riferimento alla distinzione tra MBT e MLT,
assumendo che gli ultimi elementi della lista venissero mantenuti in MBT e poi riferiti al momento
della rievocazione → l’attività interferente dopo la presentazione della lista interferirebbe con la
ritenzione degli elementi in MBT, annullando l’effetto recency.
Bjork e Whitten (1974) chiedevano ai partecipanti di rievocare liste di parole. I partecipanti erano
assegnati a tre condizioni:
− Rievocazione libera immediata → effetto recency
− Conteggio all’indietro per 20” tra presentazione e rievocazione → no recency
− Conteggio all’indietro per 20” dopo ogni parola e alla fine della presentazione → recency a
lungo termine
I giocatori delle squadre di rugby mostrano un chiaro effetto di recenza nel ricordare le squadre
contro le quali hanno giocato nella stagione in corso (Baddeley & Hitch, 1977). Inoltre, alcuni
giocatori non avevano disputato tutte le partite e avevano, presumibilmente, minore interferenza. In
effetti, chi aveva disputato meno partite mostrava meno oblio, mostrando quindi il ruolo
dell’interferenza nel ricordo.
Effetti di recenza a lungo termine sono stati dimostrati anche per la capacità di ricordare dove si è
parcheggiata l’auto (Pinto & Baddeley, 1991).
Gli effetti di recenza a lungo termine sono quindi evidenti su scale temporali diverse (minuti o
mesi); sembrerebbe quindi che essi non dipendano da sistemi specifici, ma da meccanismi generali
nel funzionamento della memoria, strategie basate sulla maggiore accessibilità dell’informazione
più recente → la maggiore accessibilità dell’informazione più recente potrebbe forse svolgere un
ruolo nel facilitare l’orientamento nel tempo e nello spazio.
Una delle spiegazioni maggiormente accreditate per gli effetti di recenza (e per l’oblio nel
paradigma Peterson-Peterson) sembra essere oggi quella della distintività al momento del recupero
(e.g., Brown, Neath & Chater, 2007).
Uno dei modelli più noti della MBT verbale è il loop fonologico (Baddeley & Hitch, 1974) che si
compone di:
− Un magazzino a breve termine, con capacità limitata e tracce che decadono nell’arco di
secondi
− Un processo di ripetizione articolatoria, che serve a mantenere attive le tracce ripetendo
(vocalmente o subvocalmente) gli item contenuti nel magazzino
Se ci sono poche cifre, è possibile ripeterle tutte prima che le prime tracce svaniscano. Aumentando
il numero di cifre, la probabilità che le tracce svaniscano prima di essere ripetute aumenta.
Effetto di similarità fonologica → lo span di lettere si riduce quando le lettere hanno un suono
simile (Conrad, 1964); non similarità semantica (che incide assai meno in MBT). La similarità
fonologica è invece meno importante della similarità semantica con liste lunghe e dopo una fase di
apprendimento (maggior peso processi MLT).
L’effetto di similarità fonologica ha luogo quando l’informazione è estratta dalla traccia in MBT,
item più simili sono più facilmente confondibili
− Soppressione articolatoria: si possono bloccare i processi di ripetizione e articolazione degli
item presentati visivamente chiedendo ai partecipanti di ripetere ripetutamente una parola;
− In caso di presentazione visiva, questo blocca l’accesso al magazzino e annulla l’effetto di
similarità fonologica.
Effetto della lunghezza della parola → le persone ricordano bene fino a 5 parole monosillabiche
dissimili (circa 90%); se la lunghezza delle parole aumenta, la prestazione peggiora (50% nel caso
di parole pentasillabiche); aumentando la lunghezza della parola, aumenta il tempo necessario per
articolarla, e quindi la traccia delle parole precedenti decade;
si possono ricordare circa tante parole quante se ne possono pronunciare in 2 secondi; la
soppressione articolatoria, bloccando la ripetizione verbale, cancella l’effetto della lunghezza della
parola.
Decadimento → parole più lunghe richiedono più tempo per essere ripetute e rievocate (Baddeley et
al., 1975)
Interferenza → le parole più lunghe, essendo più complesse, causano maggiore interferenza
retroattiva (Caplan et al., 1992)
Effetto dei suoni irrilevanti → la MBT di cifre presentate visivamente è disturbata da una voce che
parla in lingua straniera non familiare, alla quale non si deve prestare attenzione (ma non da rumore
non strutturato); stesso effetto se il materiale irrilevante è fonologicamente simile o dissimile a
quello da ricordare → stesso effetto con materiale semanticamente sensato (one, two) o non-parole
simili fonologicamente (tun, woo).
Forse i suoni irrilevanti NON disturbano, quindi, i contenuti del magazzino fonologico
(responsabile degli effetti di similarità), ma il meccanismo responsabile dell’ordine seriale (Page e
Norris, 2003)
→ Il modello del loop fonologico non spiega come è immagazzinato l’ordine seriale degli elementi,
né specifica i processi di recupero dal magazzino fonologico; vari modelli hanno cercato di superare
questa difficoltà, proponendo l’esistenza di un magazzino fonologico e di un meccanismo separato
per l’ordine seriale; il recupero dal magazzino è influenzato dalla similarità del materiale codificato.
Sono state fatte varie ipotesi sui meccanismi utilizzati per l’ordine seriale:
− Concatenamento A → B → C → D
− Contesto A ← →
B ← →
− Priorità A [------]
B [----]
C [–]
− Connessioni