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pensiero ceccherelliano sul concetto di azienda e soprattutto l'individuazione che egli effettua dei suoi obiettivi operativi consente di passare, con estrema facilità, dall'esposizione delle condizioni-obiettivo all'individuazione dei soggetti destinatari o percettori del valore creato. In questo modo è possibile dire: Verifica delle "condizioni" propedeutiche -> per assolvere alla funzione assunta -> ed accertare destinatario percettori del prodotto della funzione -> in modo da raggiungere il ne pre ssato.

E focalizzando, per conseguenza, l'indagine sui destinatari del valore creato, riconoscendo in esso il ne ultimo dell'azienda. L'indagine allora scivola immediatamente al profitto, grandezza economica considerata da molti autori come l'obiettivo strategico dell'azienda. Ma che cos'è il profitto? Come si determina? A vantaggio di chi l'azienda

dovrebbe perseguirlo? Scuole di pensiero si sono caratterizzate da una parte nel proporre e difendere le motivazioni al suo perseguimento, considerato come forza generatrice di opportunità economiche, e nell'individuare le condizioni che ne permettono il raggiungimento al massimo grado e dall'altra nel sminuire la sua portata strategica, nel riconoscerlo come né dell'attività aziendale, nascono fra i poteri riconosciuti ai portatori di interessi interni all'azienda medesima, nel provocare le tensioni sociali che la ricerca della sua massimizzazione ha sempre provocato. Il profitto è considerato, tradizionalmente, come il compenso che spetta a colui o coloro che impiegano permanentemente proprie risorse finanziarie in attività aziendali, superando il rischio che risultati economici negativi, conseguenti all'attività intrapresa, ne distruggano il montante. Si tratta, pertanto, di una parte del valore riconosciuto dall'azienda dal mercato.Quest'ultimo, in definitiva, costituisce una specie di fondo da cui si prelevano risorse per reintegrare i consumi e attuati dall'azienda medesima nella realizzazione del processo interno di creazione del valore, onde permettere ad essa di continuare nel tempo ad esercitare la propria funzione, e quanto residua costituisce, appunto, il profitto a disposizione del proprietario. Si comprende facilmente che se il potere di stabilire la ripartizione del valore riconosciuto all'azienda dal mercato a favore di coloro che hanno contribuito alla sua creazione spetta, in modo esclusivo ed unico, al proprietario è naturale che egli tenterà di attribuire di quel valore solo una quota di coscienza agli altri attori, per poterne beneficiare lui della maggior parte. Un simile comportamento, tuttavia, è decisamente miope, poiché le remunerazioni percepite da quanti compongono il corpo aziendale costituiscono da una parte l'effetto della ripartizione del valore creato dall'azienda,

ma dall'altra rappresentano la premessa indispensabile per acquistare beni e servizi atti alla soddisfazione dei bisogni avvertiti. Per questo, il progetto è risultato gestionale ricercato e perseguito anche dai manager aziendali, poiché, spesso, essi risultano destinatari diretti di una parte, certamente significativa, di quel valore. La sfrenata ricerca del vantaggio personale, perseguito dal singolo manager, qualunque sia la posizione organizzativa ricoperta, tuttavia, può entrare in conflitto con gli interessi dei proprietari e con quelli dell'intera comunità sociale. Del resto, ciò che appare un puro ed indiscusso dovere deve essere rapportato alle conseguenze che discendono dagli atti compiuti per realizzarlo. È quanto più volte è stato definito come etica della responsabilità, ovvero la necessità di formulare previsioni attendibili sulle

possibili conseguenze esui probabili e etti delle decisioni che siamo chiamati a prendere; solo in relazionea tali ragionevoli aspettative dovremmo convenire sull'assunzione o meno di quellemedesime decisioni. La concomitanza di interessi che lega i dirigenti ai proprietaridi azienda sembra de nire e separare quel gruppo da tutti gli altri, comunquecoinvolti dalle sorti della stessa azienda. Il mandato duciario di cui sono investiti idirigenti, infatti, non è ad essi a dato solo da uno speci co gruppo di persone, madall'insieme di coloro che risultano interessati alla gestione dell'unità economica edai suoi risultati economico- nanziari. I manager sono titolari di un rapportoduciario attribuito loro non solo dai proprietari dell'azienda, ma anche da unapluralità di altri attori, primi fra tutti i dipendenti dell'azienda medesima, i qualihanno messo nelle loro mani le sorti delle proprie famiglie. Anche i creditoriaziendali si sono mostrati

Duciosi ed interessati ai progetti di investimento da essi programmati e li hanno supportati duciosi; i fornitori di beni e servizi che hanno creduto all'attività che intendevano sviluppare le situazioni politico-amministrative dell'ambiente di riferimento. Non si comprende, pertanto, perché l'interesse dei proprietari debba essere considerato preminente nel valutare la responsabilità dei manager, quando, è sotto gli occhi di tutti, la responsabilità globale che essi assumono nei confronti dei molteplici gruppi che cooperano per consentire all'azienda di assolvere alla propria funzione, primo fra tutti quello relativo ai componenti della comunità aziendale. D'altra parte quella responsabilità assume valenze decisamente diverse nei confronti delle possibili fattispecie di proprietari, alcuni probabilmente orientati a percepire elevati profitti nel breve termine, altri, invece, accontentarsi di profitti minori, ma costanti.

nel tentativo di aumentare i profitti aziendali a breve termine, senza considerare le conseguenze a lungo termine. Questo approccio può portare a decisioni che mettono a rischio la stabilità finanziaria dell'azienda e che possono danneggiare la sua reputazione. È importante che i manager adottino politiche gestionali che mirino a consolidare il patrimonio aziendale e a garantire risultati economici sostenibili nel tempo. Questo significa prendere decisioni basate su valutazioni oggettive e trasparenti, evitando comportamenti eticamente discutibili. Inoltre, è fondamentale considerare che il concetto di profitto è soggetto a valutazioni contabili che possono essere influenzate da fattori soggettivi. Pertanto, è necessario adottare comportamenti etici nella gestione aziendale al fine di garantire chiarezza e trasparenza nei risultati economico-finanziari. In conclusione, è importante evitare di massimizzare artificialmente il profitto a breve termine, ma piuttosto adottare politiche gestionali che mirino a garantire risultati sostenibili nel tempo, nel rispetto di principi etici e trasparenti.ancheattraverso comportamenti non responsabili sia da un punto di vista aziendale chePagina 16 di 27fi fl ff fl fi fi fi fi fi ffi fi fi fi fi fi fi fi ff fisotto quello giudiziale o sociale. Comportamenti responsabili aziendalmente sonoquelli attuati dai manager allorché tendono a diminuire la solidità patrimonialedell'organismo socio-economico, di cui orientano le direttrici di sviluppo, avantaggio dell'incremento immediato e contingente del risultato economico dibreve periodo. I manager, d'altra parte, vengono meno la responsabilità giudizialequando approvano e promuovono l'adozione di numerosissime e possibilitrucchetti contabili che tendono ad annacquare il patrimonio netto o ad aumentare,in modo arti ciale, il risultato economico conseguito, ma anche quando attuanocomportamenti illegali, bene ciando di illeciti pro tti. Le aziende, altresì, possonooperare per massimizzare il pro tto anche spremendo il personale dipendente conorarilavoro. Questo perché il concetto di pro tto è strettamente legato alla logica delcapitalismo, che pone l'accento sul guadagno individuale a discapito del benesserecollettivo. Invece, i maestri della disciplina sottolineano l'importanza di un giustocompenso per il lavoro svolto, che tenga conto dei risultati raggiunti e che siaequamente distribuito tra tutti i membri della comunità. Solo in questo modo si puòcreare un valore duraturo e sostenibile per la società nel suo insieme.forza economica che si sviluppa a favore del soggetto economico lo fanno sempre mettendo il soggetto economico sullo stesso piano degli individui che vi operano o dei fattori utilizzati per il raggiungimento di un determinato equilibrio economico. Una considerazione, invece, appare immediata: quella che sottolinea il fatto che non esiste progetto se non c'è riconoscimento del valore creato dall'azienda da parte del mercato e quest'ultimo deve risultare in misura superiore a quello che l'azienda dichiara di aver assemblato, altrimenti non esiste la possibilità di remunerare tutti i fattori consumati ed il processo interno di creazione del valore rallenta, non assegnandosi definitivamente. Ma questo è un altro problema, ciò che interessa riettere sulla correlazione esistente fra obiettivi di azienda, massimizzazione del profitto e remunerazione del soggetto economico, cioè del proprietario. In definitiva, discorrere di profitto introduce la

Rilevanza del percettore del pro ttomedesimo, cioè del proprietario, ovvero di colui o di coloro che hanno portato all'azienda risorse nanziare in modo durevole. Gli slogan che oggi costituiscono sintesi di un modo di fare e di ragionare si afferma che l'obiettivo dell'azienda è creare valore per l'azionista che è un modo più attuale di affermare il medesimo concetto. In quel modo di dire, tuttavia, ci sono impliciti due aspetti: il creare valore e l'altro relativo all'individuazione del percettore di quel valore, cioè l'azionista. È logico supporre che quella destinazione debba avvenire dopo la reintegrazione degli altri fattori che hanno ceduto nel processo di produzione il valore da essi incorporato. In tal modo di pensare viene effettuato un passo avanti nella formulazione dell'obiettivo-percettore, poiché si afferma con evidenza che

La funzione principale dell'azienda è quella di c

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A.A. 2021-2022
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/07 Economia aziendale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher swamyricciardi1 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia aziendale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Siena o del prof Cleofe Giorgino Maria.