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LIPIDI
Un ridotto intake di grassi comporta una riduzione piccola, ma significativa sia dal punto di vista
clinico che statistico del peso corporeo in tutte le fasce di età (Livello della prova I, Forza di
raccomandazione D). Una dieta equilibrata dovrebbe contenere una quota lipidica non superiore al
30% dell’introito calorico giornaliero (in particolare tra 25-30%) con un apporto ottimale pari al 10%
in MUFA, 10% PUFA e 10% acidi grassi saturi. L’apporto giornaliero di colesterolo non deve sperare
i 300mg/die. L’introduzione di almeno 2 porzioni alla settimana di pesce deve essere raccomandata,
poiché fornisce acidi grassi polinsaturi, con effetti benefici sulla prevenzione del rischio
ω3,
cardiovascolare. L’uso di acidi grassi trans deve essere drasticamente ridotto perché associato ad
aumento del peso corporeo, della circonferenza vita e del BMI in studi di popolazione. Si raccomanda
di non superare i 2.5g/die di acidi grassi trans.
FIBRA
Le fibre alimentari esercitano effetti di tipo funzionale e metabolico. Oltre che all’aumento del senso
di sazietà e al miglioramento della funzionalità intestinale e dei disturbi ad essa associati,
l’introduzione di fibra con gli alimenti riduce il rischio di importanti malattie cronico-degenerative
© Laila Pansera -61
(diabete, malattie cardiovascolari) e di alcuni tumori de tratto gastrointestinale.
Sulla fibra sono stati fatti molti studi, in quanto essa sembra prevenire lo sviluppo di obesità. Ma
anche ragionando sulla terapia dell’obesità, le linee guida dicono che è fondamentale mantenere un
ottimale quantitativo di fibra di 30g/die, stessa quantità raccomandata per la popolazione generale,
e ciò ha una forza di raccomandazione A e livello di prova 1. Questa quantità serve nono solo per un
miglior controllo del comportamento alimentare, ma anche per il controllo che la fibra esercita sulla
glicemia e sul diabete. La dieta ha un effetto sul controllo alimentare in quanto aumenta la sazietà,
e soprattutto riduce la velocità dello svuotamento gastrico, per questo serve per il controllo della
fame a breve termine (al termine del pasto), ma anche a lungo termine (meal to meal), perché
rallentando lo svuotamento gastrico, fa sì che ci sia una stimolazione periferica sul SNC per quanto
riguarda la dilatazione dello stomaco. Questo effetto è molto rilevante per la fibra idrosolubile, in
quanto questa fibra assorbe acqua e aumenta il suo volume. Infatti molti integratori alimentari per
controllare la fame, sono a base di fibre solubili.
Esiste un’ulteriore attività della fibra, ossia quella di rallentare e anche ridurre l’assorbimento del
colesterolo, del glucosio e di fattori legati all’inibizione degli enzimi digestivi, che rendono dunque
l’alimento ricco di fibre meno digeribile, meno assorbibile e con minore valore calorico.
La fibra è un insieme di sostanze che non siamo in grado di digerire; sono polisaccaridi complessi,
strutturali, e tra essi si trovano altre sostanze, come fitati e tannini, che hanno il ruolo di sequestrare
alcuni nutrienti, in particolare i minerali (problema del ruolo negativo della fibra sull’assorbimento
dei minerali) e anche alcuni macronutrienti, in particolare si riduce il riassorbimento dei sali biliari e
si induce l’eliminazione del colesterolo questa è una delle ipotesi per la quale si ritiene che la fibra
→
abbia un ruolo così importante nella prevenzione delle CVD sul fronte del metabolismo lipidico.
Per quanto riguarda glucidi, la fibra sembra contenere enzimi che inibiscono l’amilasi pancreatica →
per questo abbiamo una riduzione della digestione dell’amido; inoltre c’è una piccola quantità di
glucosio che non viene assorbita (quantità molto modeste) perché viene legata alla fibra e arriva al
colon.
Per questa ragione si ritiene che la fibra sia importante nella prevenzione dell’obesità e nella dieta
ipocalorica per un soggetto già obeso. In questo caso è importante mantenere un apporto di fibra il
più alto possibile, sempre nell’ordine dei 30g/die, infatti un’eccessiva quantità di fibra ha effetti
collaterali, dunque deve essere correttamente consumata.
Una dieta ricca di fibre potrebbe essere l’approccio più semplice e più efficace per una modesta
perdita di peso in pazienti con sindrome metabolica e può rappresentare un’alternativa a regimi
dietetici più articolati.
BEVANDE ZUCCHERATE © Laila Pansera -62
C’è un livello di prova 1 e forza della raccomandazione A sulla riduzione o completa eliminazione
delle bevande zuccherate; le bevande zuccherate sono bandite da una dieta ipocalorica, perché il
loro consumo influenza sfavorevolmente la sazietà immediata, infatti hanno elevato valore calorico
che non si accompagna a nessun volume, quindi introduco delle calorie vuote. Esse influiscono
negativamente anche sulla sazietà a lungo termine, meal to meal. Inoltre ci sono studi che mostrano
che anche le bevande light, nelle quali sono stati sostituiti gli zuccheri semplici con dei dolcificanti
artificiali, hanno comunque un effetto stimolante l’assunzione di alimenti, e non consentono di
controllare il peso chi consuma bevande zero ha comunque un rischio di sviluppare obesità più
→
elevato rispetto agli altri.
Se assunti, gli alimenti contenenti saccarosio e altri zuccheri aggiunti devono sostituirne altri
contenenti carboidrati, in modo da non superare l’apporto calorico complessivo previsto nell’arco
della giornata. L’eccessivo consumo abituale di saccarosio e altri zuccheri aggiunti può comportare
incremento ponderale, insulino-resistenza e ipertrigliceridemia.
Impostazione dietetica consigliata
L’impostazione dietetica consigliata ad oggi per il trattamento dell’obesità è la dieta mediterranea.
Essa non è correlata ad un aumento del rischio del sovrappeso e dell’obesità, e potrebbe avere un
ruolo nella prevenzione di entrambi, visto che alcuni meccanismi fisiologici potrebbero spiegare
questo ruolo protettivo. Saranno tuttavia necessari studi di intervento a lungo termine per dimostrare
l’efficacia della dieta mediterranea sia per la promozione che per la prevenzione del sovrappeso e
dell’obesità.
Il maggiore livello di adesione alla dieta mediterranea ha effetti favorevoli sulla mortalità
cardiovascolare, cancro, incidenza di malattie di Parkinson ed Alzheimer, quindi potrebbe avere un
ruolo protettivo nella prevenzione primaria delle malattie cronico-degenerative.
La dieta mediterranea consiglia un basso consumo di zuccheri semplici e prodotti da forno,
bassissimo consumo di carne rossa e maggiore di bianche, alto consumo di pesce, un consumo
elevato di legumi, un utilizzo esclusivo di olio di oliva si tratta di un vero e proprio pattern
→
alimentare.
Modelli in voga come la dieta iperproteica, il digiuno intermittente, il digiuno modificato, le very low
calories diet non hanno ancora raggiunto delle evidenze scientifiche tali da esser considerabili delle
strategie terapeutiche più efficaci della dieta mediterranea.
© Laila Pansera -63
Esercizio fisico
Quando si parla di terapia non farmacologica dell’obesità non si può fare riferimento alla dieta da
sola, ma occorre integrarla con altri interventi. L’esercizio fisico è l’altro intervento che si deve attuare
per ottenere un calo ponderale.
La prima cosa da fare è valutare la funzione motoria residua del soggetto non tutti i pazienti
→
possono fare tutto, perché es. nel caso delle obesità più gravi ci sono limitazioni motorie e
cardiorespiratorie molto importanti, che devono vanno prese in considerazione.
In generale viene consigliata un’attività almeno di tipo moderato, almeno intorno ai 150
minuti/settimana.
Impatto dell’esercizio fisico, abbinato ad uno dieta ipocalorica, sul peso
corporeo
Con meno di 150 minuti/settimana di esercizio fisico di tipo aerobico ad intensità moderata la
riduzione ponderale è generalmente minima. Al soggetto viene detto di praticare attività fisica non
tanto per perdere molto più peso, ma perché è utile per mantenere un buon tono muscolare ed
evitare il più possibile la perdita di massa muscolare (fisiologia del dimagrimento).
Se viene attivato un percorso di attività fisica attività fisica:
Con meno di 150 minuti a settimana di esercizio fisico aerobico di intensità moderata la riduzione
- ponderale è minima
Compresa tra 150-250 minuti/settimana ci si aspetta una riduzione di 2-3kg in più in 6-12 mesi
- Con 250-400 minuti/settimana la riduzione è di circa 5-7.5k in 6-12 mesi.
-
Si tratta di informazioni importanti da far conoscere al paziente, che deve capire quello a cui sta
andando incontro.
Evidenze derivate dagli studi di metanalisi inserite nelle linee guida:
L’attività fisica associata a restrizione calorica aumenta significativamente la perdita di peso
- (Livello di evidenza 1)
L’attività contro resistenza, associata o meno a restrizione calorica, non è efficace per la riduzione
- ponderale (Livello di evidenza I).
Tipo di attività fisica
Diversi studi hanno cercato di capire se esisteva un tipo di attività fisica migliore di altri per aumentare
la perdita di peso (entrando nello specifico del tipo di attività). Grossolanamente si può dire che tutto
ciò che ha a che fare con un esercizio aerobico ha un impatto maggiore sulla spesa energetica (e
quindi sulla perdita di peso) rispetto ad un esercizio contro-resistenza (o isometrico) in cui c’è una
spesa energetica modesta, e l’effetto sulla perdita di peso è trascurabile, anzi si ha aumento del peso
corporeo per sintesi di massa muscolare.
© Laila Pansera -64
Esercizio aerobico movimenti ritmici, ripetuti e continui degli stessi grandi gruppi muscolari
→
- per almeno 10 minuti ciascuno. Es: camminare, andare in bicicletta, corsa lenta, nuoto, esercizio
aerobici acquatici
Esercizio contro-resistenza attività che utilizzano la forza muscolare per muovere un peso o
→
- lavorare contro un carico che offre resistenza.
Devono ovviamente essere effettuate tutte le valutazioni sulle possibilità motorie del paziente, anche
perché l’attività aerobica richiede prestazioni fisiche mentre un esercizio a terra o contro-resistenza
non richiede tutte queste funzioni motorie e cardiorespiratorie (se i soggetti non posso fare attività
aerobica allora si consiglia l’attività contro-resistenza).
Le persone con sovrappeso ed obesità richiede un’attenta valutazione cardio-pneumologica o