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La guerra in Vietnam e i suoi effetti sui soldati
I soldati mandati in guerra in Vietnam non facevano altro che sperare che il periodo di ferma (3 mesi) passasse velocemente. La più grande offensiva lanciata dai Vietcong fu quella del TET nel 1968 (capodanno cinese), quando meno ce se lo aspettava (di solito vi era un periodo di tregua). Fu un attacco che ebbe un forte valore simbolico: i Vietcong riuscirono a invadere l'ambasciata americana di Saigon e ad issare la loro bandiera. L'evento venne trasmesso in TV ed ebbe un effetto devastante sul morale (si era convinti di essere prossimi alla vittoria). Pagina 11 di 19.
Tramite i govern issues il Congresso aveva garantito, ai reduci della IIWW, diversi benefici (college pagati, reintroduzione nel mondo del lavoro) > < ai reduci della guerra del Vietnam queste agevolazioni non furono concesse. Ciò accentuò ulteriormente i sentimenti di odio che i veterani provavano nei confronti della propria società —> la figura del reduce violento.
E pericoloso divenne una figura cinematografica. La letteratura sulla Guerra in Vietnam è diffuso il racconto in prima persona, poiché gli scrittori di questa guerra sono tantissimi e, in gran parte, inesperti. Di conseguenza, l'utilizzo della prima persona narrativa è giustificato dalla loro inesperienza (è più facile scrivere in tal modo). [NB coloro che, invece, raccontarono la IWW erano tutti soldati che prima di andare al fronte svolgevano l'attività di scrittori]. Durante il conflitto vennero creati degli acronimi che spesso ritroviamo anche nei testi letterari. Il linguaggio della letteratura su questa guerra si differenzia dalle altre poiché è particolarmente sboccato, violento, creativo e sadico. Questo linguaggio sessista e violento serve per accentuare l'opposizione che i soldati provano sia nei confronti del mondo civile che nei confronti dell'universo femminile. Come in tutti i racconti di guerra, si tende
A descrivere il nemico come un valoroso combattente (il Nord viene presentato come compatto ed eroico, mentre l'esercito regolare del Sud del Vietnam viene trattato con disprezzo). Tra i principali autori, ricordiamo Tim O'Brien.
Tim O'Brien (1946)
Egli nacque in Minnesota ed è considerato il più autorevole narratore e testimone della guerra del Vietnam. In seguito all'esperienza bellica (1969-70) egli fu ammesso a un programma di dottorato alla Harvard University.
Tra le sue opere, ricordiamo:
- "If I Die in a Combat Zone" (1973), un volume di memorie di guerra con lo scopo di far risaltare la verità delle emozioni
- "Going after Cacciato" (1978), il romanzo su Vietnam per eccellenza. La trama segue 3 diversi livelli narrativi: realistico, immaginativo, filosofico
- "The things they carry" (1990), un volume di 22 racconti che possono essere letti separatamente o come unico romanzo. I personaggi sono
spettacolarizzata. Nei testi di guerra troviamo frequentemente l'utilizzo di acronimi e sigle. Questa sorta di linguaggio specifico viene utilizzato da O'Brien per allontanare una determinata cerchia di persone dalla lettura delle sue opere. L'autore sembra che voglia che i suoi racconti vengano letti solo da una determinata cerchia di persone: coloro che la guerra l'hanno combattuta realmente (possessive memory). Altri, invece, lo usano con lo scopo di dare un senso della realtà.
In "How to tell a true story" O'Brien sostiene che una storia di guerra non abbia mai una fine. Perché?
- Può cambiare la prospettiva
- Il trauma di guerra ha conseguenze tali che si trascinano per tutta l'esistenza
"On the rainy river" by O'Brien è una war novel (racconta cosa avviene prima/dopo la guerra) che narra la storia di un giovane 21enne che non riesce a sfuggire dall'arruolamento nonostante gli ottimi risultati.
nel campo dell'istruzione (chi otteneva buoni voti universitari non veniva arruolato, solitamente). Il racconto è in prima persona ed è di tipo confessionale: lo capiamo fin dalla prima riga, in cui il protagonista afferma "This is one story I've never told before", attribuendo al lettore un'importanza straordinaria. Emerge anche l'aspetto terapeutico di questa narrazione "For more than 20 years I've had to live with it, feeling the shame, trying to push it away, and so by this act of remembrance, by putting the facts down on paper, I'm hoping to relieve at least some of the pressure on my dreams". Il protagonista crede di potersi liberare da un peso che porta sulla coscienza, raccontando la sua vicenda. Il protagonista non vuole partire, poiché la ritiene una guerra ingiusta, e sostiene che dovrebbero combattere in una guerra tutti quelli che la sostengono. Al tempo stesso, però, è terrorizzato dalla.Possibilità di finire isolato socialmente e dal senso di colpa che deriverebbe dal non partire per il conflitto.
Embarassment—> il protagonista è convinto che andare in guerra sia sbagliato, tuttavia teme la censura sociale, da cui viene sopraffatto (piange).
[La narrazione è atipica: solitamente il protagonista di un racconto di guerra è entusiasta all'idea di partire per la guerra. Solo in seguito ne rimane deluso]
Il protagonista si riferisce a se stesso chiamandosi "The Lone Ranger", protagonista di un radioprogramma che era diventato l'eroe di riferimento di tutti i bambini degli anni 30\40\50.
Tim esprime il sentimento di confusione che prova in quel momento "The only certainty that the summer was a moral confusion"—> la situazione personale riflette quella generale dei giovani. La confusione morale ha delle vere e proprie ripercussioni fisiche "I felt paralyzed" \ "It was a
utilizzando il tag html- per creare una lista puntata:
- Il giovane lavora in una sorta di macello
- La pompa ad acqua che utilizza per lavare via i grumi di sangue dalle bestie macellate sembra anticipare l'immagine del fucile che dovrà usare in guerra (anticipazione)
- A metà del testo riprende il tono confessionale "What I have never told is the full truth. How I cracked."
- Il giovane lavora in una sorta di macello
- La pompa ad acqua che utilizza per lavare via i grumi di sangue dalle bestie macellate sembra anticipare l'immagine del fucile che dovrà usare in guerra (anticipazione)
- A metà del testo riprende il tono confessionale "What I have never told is the full truth. How I cracked."
- per creare una lista puntata:
condanna sociale per rimanere fedeli ai propri ideali. Il protagonista rimpiange di non esserci riuscito "I was a coward. I went to war". Se dovessimo fare un'analisi in termini freudiani potremmo affermare che nel protagonista abbia prevalso il superio. (io=parte che cerca di mediare \ es=luogo delle pulsioni \ superio=luogo delle costrizioni sociali)- cowardice
"The man I killed" by O'Brien
Nella tradizione della letteratura bellica, il nemico compare molto raramente. Questa è una caratteristica costante: si tende a parlare di un gruppo al quale si appartiene. Anche O'Brien venne criticato per aver sempre messo in scena il p.o.v. america; egli, però, rispose di averlo fatto poiché ignorante per quanto riguarda il popolo vietnamita. La voce narrante è nascosta (racconta Tim O'Brien). In questo racconto l'O'Brien autore si trova in contrasto con O'Brien personaggio. Il racconto si apre con una descrizione
fotografica raccapricciante di un ventenneche è appena stato ucciso—> O'Brien vuole farci capire che di fronte alla suaincapacità di raccontare ciò che prova in quel momento, l'unica cosa che può fare èriportare dettagliatamente ciò che osserva.Tim sembra rimanere ipotizzato dalla scena che gli si para davanti (fissazione). Allafissazione fisica di Tim corrisponde l'utilizzo letterario della ripetizione.È interessante l'immagine della butterfly che si posa sul corpo inerme del ragazzo,quasi a suggerirci che ci sia ancora vita dopo la morte.La morte è il punto di avvio della narrazione. L'O'Brien protagonista proietta sulmorto la sua vita, creando una sorta di identificazione.Possiamo osservare come Azar si avvalga del black humour, a cui, però, fa dacontraltare Kiowa, un indiano buono e riflessivo che esorta Tim a calmarsi eparlare. Tim, però, non riesce a ri