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HOSTS
L'host o hosting e' un servizio con cui si puo ottenere uno spazio web su cui pubblicare i contenuti
di un sito.
Le conclusioni sono simili a quelle del Digitad Divide, che tende ad allargarsi, poiche' alcui paesi
non sono ancora pronti ad accogliere e sfruttare le nuove tecnologie informatiche, interessati da
elevati indici di analfabetismo.
Quindi ai vertici troviamo Italia e Francia, poi Portogallo e Spagna.
Israele e' al terzo posto tra i 24 esaminati, mentre fra i paesi del flesso libico-egiziano e del fronte
maghrebino nessuno raggiunge le 10 postazioni hosts per 1000 abitanti, e e' presente un'assoluta
insufficienza di hosts in Tunisia, Algeria e Siria che non raggiungono 1 hosts per 1000 ab.
USO DI INTERNET
Per ciò che concerne in numero di utenti internet la situazione non cambia di molto: Franncia,
Slovenia e Israele ai vertici seguiti da Spagna, Malta e Croazia; in Italia il 58,7% usufruisce di
questo servizio.
Buono il risultato ottenuto dal Marocco, mentre la Libia pur avendo il maggior numero di linee
telefoniche si trova all'ultima posizione con 59 persone su 1000 che usano internet.
SOCIAL NETWORK
Facebook e You Tube hanno rappresentato uno strumento eccezionale per divulgare in tempo
reale le notizie che provenivano dalle sommosse della Primavera Araba nel 2011.
Libia, Algeria, Marocco e Egitto sono distaccati dagli altri paesi; in Marocco un abitante su due
accede regolarmente a Internet, e un abitante su 7,3 e' iscritto a Facebook. In Tunisia l'incidenza e'
1 utente su 4 su tutta la popolazione: Cipro, Israele, Montenegro e Malta sono i paesi con maggior
numero di iscritti: un abitante su 2 dispone di un profilo Facebook.
SECONDA PARTE: il risveglio del popolo arabo (103- 143)
1.Tunisi ed Egitto a confronto:
Tunisia ed Egitto sono stati i due paesi fra i maggiori protagonisti delle rivolte, i giovani e non solo
scendono in piazza per manifestare il loro dissenso nei confronti dei regimi iniqui, personificati
dalle figure di Ben Ali (Tunisia) e Mubarak (Egitto).
Elementi in comune: - motivazioni legate alla difficile congiuntura economica
- forti asimmetrie nella distribuzione della ricchezza.
Elementi differenti: - estensione territoriale ( 1001449kmq Egitto, 162155kmq Tunisia)
• Diversità di popolazione
Per quanto riguarda la diffusione dei nuovi mezzi di comunicazione non si notano grosse
differenze fra i due paesi. i paesi nel mondo sono divisi in quattro gruppi: 1) democrazie complete
2) democrazie imperfette 3) regimi ibridi; 4) regimi autoritari.
Secondo questa classificazione nel 2011 l’Egitto era collocato fra i paesi a ‘regime ibrido’ anche la
Tunisia fa parte di questo regime dopo aver superato la fase di ‘regime autoritario’.
L’Heritage Foundation propone annualmente un indice di libertà economica, con la finalità di
indicre quanto una società sia effettivamente libera di lavorare, produrre, consumare e investire.
L’Egitto occupa la posizione 100 ed è descritto come il paese per lo più non libero mentre la
Tunisia è alla posizione 95 descritta nello stesso modo.
Worldwide Governance Indicator che si riferisce alle libertà dei singoli paesi e che contribuiscono a
determinare la qualità del sistema di governo di uno stato: l’Egitto è negli ultimi posti mentre la
Tunisia presenta un coefficiente globale decisamente più alto.
Secondo un altro annuale rapporto che analizza il livello delle libertà democratiche che percepisce
in ogni stato del mondo, l’Egitto viene classificato con non libero a differenza della Tunisia che
viene considerato un paese parzialmente libero.
2.La rivoluzione inaspettata:
i primi mesi del 2011 si ricordano per le rivolte democratiche e popolari nel Mediterraneo. La rivolta
ha avuto origine in Tunisia e si è in seguito diffusa a macchia d’olio in quasi tutta la regione
nordafricana arrivando anche all’Egitto. Tutto ha avuto inizio con il gesto estremo di Mohamed
Bouazizi il quale protestò sia contro il sequestro della merce che vendeva senza licenza che
contro l’arroganza degli agenti municipali che lo schiaffeggiarono e umiliarono pubblicamente.
Decise quindi di togliersi la vita, dato che la tradizione musulmana condanna qualsiasi forma di
suicidio, e lo fece davanti al governatorato della sua Sidi Bouzid.
Il popolo tunisino si è fatto promotore di una serie di manifestazioni in piazza dapprima pacifiche e
composte, ma successivamente sempre più violente.
I motivi delle proteste: - precarie condizioni della popolazione giovanile
• Aumento ingiustificato dei prezzi dei beni alimentari
• Sfavorevole congiuntura economica internazionale
Questo il contesto socio economico in cui ebbe impulso la “rivoluzione dei gelsomini” cosi
chiamata per la decisione dei bloggers tunisini di distribuire gelsomini ai poliziotti al fine di chiedere
protezione e non violenza.
In seguito all’11 settembre 2001, nel 2010 qualcosa è cambiato nello spirito della popolazione
arabe, tanto che per la prima volta un intero popolo ha manifestato il dissenso contro i vertici dello
stato per delegittimarlo, senza paura della repressione, dimostrando di essere consapevole dei
propri diritti. Con queste sommosse la gente ha dimostrato di ribellarsi, di rivendicare i propri diritti,
di organizzarsi attivamente anche con l’aiuto di nuovi mezzi di comunicazione per proseguire un
obiettivo comune.
Questi eventi hanno avuto connotazioni laiche e non religiose, ed aspiravano al riconoscimento di
uno stato di diritto.
La minaccia del fondamentalismo islamico si stava affievolendo, la popolazione tunisina ed
egiziana era diventata meno incline ad accettare un governo che basava i suoi principi su violenza
e corruzione.
3. I giovani ed i social network:
La riva meridionale dei Mediterraneo così come altre aree è popolata da un crescente numero di
giovani, con buoni livelli di istruzione e con formazione cosmopolita, ma questo dinamismo
intellettuale non è stato ripagato dai governanti, che hanno provveduto alla formazione dei popoli,
ma si sono dimostrati incapaci di dare loro risposte concrete in termini di creazione di nuovi posti di
lavoro.
Le popolazioni di Tunisia ed Egitto continuavano a confrontarsi con il problema della
disuguaglianza nella distribuzione territoriale della ricchezza. In questo periodo ci fu però
l’aumento degli indici relatizi all’istruzione femminile.
L’utilizzo dei social media ha agevolato una mobilitazione trasversale che i regimi al potere non
hanno potuto arginare, che ha consentito di mettere in contatto una moltitudine di persone pronte a
esprimere il proprio dissenso e a manifestare contro le autocrazie.
4. Un nuovo 1989?
Gli esperti di politica internazionale hanno tracciato un parallelismo tra i recenti avvenimenti
politico-istituzionali registrati nel mondo arabo e la fine dei regimi socialisti nell’Europa centro
orientale nel 1989.
• La lotta alla corruzione della classe dirigente e ad un sistema gerontocratico e immobilista
• La voglia di cambiamento
• Le grandi adunate di piazza
• La nascita di movimenti d’unità nazionale dalla composizione fortemente eterogenea
• Crisi economica e aumento dei prezzi
Tra le differenze dei due contesti, c’è che i rivoltosi del 1989 combatterono contro il dominio
sovietico e la relativa ideologia.
Le popolazioni dell’Europa dell’Est furono abili e coraggiose a sfruttare un momento storico
particolarmente propizio per liberarsi dall’ingerenza imposta da una potenza straniera, che aveva
privato la collettività di molte libertà democratiche.
Al contrario i giovani arabi sono scesi in piazza contro un sistema interno ormai iniquo e
anacronistico.
Inoltre, il regime dell’URSS aveva una connotazione fortemente ideologica legata al modello
socialista, mentre i giovani arabi non hanno combattuto alcuna ideologia, ma solo un apparato
governativo corrotto.
I fatti del 1989 furono accolti con entusiasmo e generarono un caloroso sostegno in tutto
l’occidente democratico, mentre quelli del 2011 hanno generato freddezza e imbarazzo.
Maggiori elementi di similitudine li possiamo trovare comparando le rivolte arabe con il 1848, infatti
in entrambe si ebbe un rialzo dei prezzi dei generi alimentari che impoverì le masse. Gli uomini del
XIX non poterono avvalersi degli attuali mezzi di comunicazione che hanno portato le immagini
delle rivolte arabe in ogni angolo del mondo, come i social network e ai canali satellitari come Al
Jazeera e altri che hanno favorito il diffondersi della protesta.
5. Atteggiamento di Francia, Italia e Stati Uniti
Reazione di Francia e Italia, i due partner commerciali della Tunisia, perplessità erano dovute a
quanto quello stravolgimento avrebbe inciso sui consolidati equilibri economici della regione, dove
francesi e italiani avevano de localizzato le unità produttive delle proprie industrie.
Una pesante accusa è stata mossa dai bloggers tunisini contro la condotta del governo francese
all’indomani degli scontri in piazza.
Passando a esaminare le relazioni fra l’Italia e Tunisia: il nostro paese ha rivestito un ruolo
determinante per agevolare la salita al potere di Ben Ali. Il comportamento tenuto dall’Italia
all’indomani delle rivolte non è stato ritenuto impeccabile da alcuni osservatori internazionali, visto
che l’atteggiamento nei confronti di Ben Ali da parte del governo italiano non è mai stato di totale
condanna.
Il nostro ministro degli esteri mantenne un atteggiamento ambivalente: da un alto sottolineava la
necessità di condannare ogni forma di violenza contro civili innocenti, dall’altro evidenziava la
necessità di sostenere un governo come quello della Tunisia che ha pagato un prezzo di sangue
per il terrorismo.
All’indomani delle rivolte nordafricane, gli Stati Uniti più che l’Europa, hanno dimostrato una
maggiore solerzia ed inclinazione a sostenere le istanze dei manifestanti e a condannare i metodi
repressivi.
La Tunisia di Ben Ali:
1^ FASE: venne accolto positivamente, questa fase fu contrassegnata da una serie di riforme che
sembravano restituire al paese una ventata di democrazia e laicità, decise di dare la libertà a
coloro che si erano opposti al precedente regime e istaurò quindi un dialogo con l’opposizione.
- abolì la presidenza a vita e promosse una maggiore libertà di stampa
- liberò molti dei prigionieri politici che affollavano la prigione del paese e messi al bando i lavori
forzati
- modificò il diritto di famiglia (pari dignità alle donne, abolì poligamia maschile e autorizzò divorzio
e aborto)
Tutte queste riforme contribuirono a fare della Tunisia il paese più laico e a dotarlo di un welfare.
2^