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La distopia nella letteratura
La distopia è il contrario dell'utopia: una realtà invivibile dal punto di vista umano. Il romanzo distopico è un romanzo in cui viene descritta una realtà, solitamente ambientata nel futuro, terribile, disumana sotto vari punti di vista, o per un sistema politico totalitario o perché la tecnologia è talmente avanzata che l'uomo ha perso la sua autonomia. È un genere che viene praticato molto nella letteratura araba degli ultimi 10 anni (post primavere arabe), soprattutto in Egitto: l'Egitto post rivoluzione si presenta come una realtà distopica a causa del totalitarismo, della condizione dei diritti umani. Gli scrittori egiziani che hanno scritto romanzi distopici sentono di vivere in una realtà invivibile, quasi senza futuro, e allora si prefigurano una realtà ancora più negativa di quella presente. Il genere distopico è nato e si è affermato nella narrativa occidentale:
scrivendo questo genere gli scrittori arabi si confrontano con la narrativa occidentale. Comunque, sono stati accademici occidentali ad affermare che i loro fossero romanzi distopici perché si vuole sempre cercare di trovare qualcosa di occidentale negli scrittori arabi. Questo tema apre finestre interessanti sulla realtà politica e sociale dell'Egitto degli ultimi 10 anni e su come gli scrittori reagiscano a quello che sta succedendo. Probabilmente stanno avendo successo in traduzione perché la distopia è un genere occidentale.LA DISTOPIA IN LUCE OCCIDENTALE
Il concetto di utopia
Il termine utopia è formato due parti, deriva da due prefissi di origine greca differenti legati al termine 'topia': aue topia, ovvero un non luogo - per indicare un luogo che non esiste, immaginario - e eu e topia, ovvero un luogo buono, ideale - per indicare un luogo perfetto e idilliaco. Questo riporta a una definizione di luogo felice inesistente. Il termine
Utopia è stato coniato dall'umanista inglese Thomas More, autore dell'opera "Utopia" del 1516: descrive un'isola rappresentata come una società ideale, dove la ricchezza è distribuita equamente tra gli abitanti e senza pena di morte. Voleva criticare l'Inghilterra della sua epoca e il grande divario tra le classi sociali. Nasce proprio come critica al contesto politico in cui lui viveva. Definizione di utopia dal dizionario Treccani: "Formulazione di un assetto politico, sociale, religioso che non trova riscontro nella realtà ma che viene proposto come ideale e come modello; il termine è talvolta assunto con valore fortemente limitativo (modello non realizzabile, astratto), altre volte invece se ne sottolinea la forza critica verso situazioni esistenti e la positiva capacità di orientare forme di rinnovamento sociale" (Treccani, voce "Utopia").
l'elaborazione di un pensiero utopico
è sempre mosso dalla critica a una società in cui l’autore vive. Ci sono antenati dell’utopia nei miti classici: gli Dei avevano un rapporto armonioso con gli esseri umani e mettevano loro a disposizione qualsiasi cosa di cui avessero bisogno in abbondanza. I miti che descrivono questo rapporto tra umani e dei sono portatori di un cornetto di utopia. L’opera di More ha quindi canonizzato una visione idilliaca già presente nella storia dell’essere umano e nelle forme letterarie più antiche, quali miti e leggende.
Altro antenato dell’utopia è “Politeia” (Repubblica) di Platone: progetto politico ideale che si basa sulla giustizia e sulla condanna della tirannia. È stata probabile fonte di ispirazione per More.
Nel XIV viene prodotta un’altra opera utopica (oltre a quella di More): “La città del sole” di Campanella, in cui immagina una città ideale caratterizzata dalla comunanza.
Dei beni. Una caratteristica che accomuna tutte le utopie è la fine della proprietà privata e la comunanza dei beni. Campanella è spinto dal contesto storico in cui viveva, in cui c'era stata una congiura contro il dominio spagnolo della Calabria: si prova a mettere fine al contesto di tirannia in cui l'autore si raffigura una civiltà più bella di quella in cui si vive. Nel XVII secolo (rivoluzione francese e rivoluzione industriale) le utopie lasciano posto a utopie negative o anti-utopie. La rivoluzione industriale ha segnato l'inizio della deumanizzazione dell'individuo, che non garantisce benessere ma porta alienazione, insieme all'inquinamento prodotto dalle fabbriche che rendeva l'ambiente meno vivibile. Gli aspetti brutali della rivoluzione francese, invece, stimolarono critica al pensiero utopico. Questo contesto negativo ha contribuito a mettere in discussione l'utopia: non si riusciva più a configurare un progetto utopico.
Utopie negative sono opere in cui si immagina società negative che riflettono le società del XVIII secolo con le negatività scaturite dalla rivoluzione francese e industriale.
Un esempio di utopia negativa è il "Candide" di Voltaire: Candide, costretto a viaggiare per il mondo, scoprirà a sue spese che ciò che gli è stato insegnato non coincide con la realtà: il giovane protagonista incontrerà schiavi, condannati a morte, sarà egli stesso imprigionato e torturato. L'opera critica l'ottimismo e l'utopia sulla base della realtà che lo circonda, che cominciava a tingersi di brutalità.
Il concetto di distopia
Nel XIX secolo viene coniato il concetto di distopia: una negazione dell'utopia. Il termine è un neologismo coniato nel 1868 dal filosofo ed economista britannico, John Stuart Mill: usa per la prima volta il termine in un discorso al parlamento per rivolgersi agli avversari.
Era un sostenitore del liberismo economico e dell'etica del libero scambio. A partire dagli anni '50 del Novecento il termine viene cominciato ad essere utilizzato in letteratura. Nel romanzo distopico si prefigura un sistema sociale e politico del futuro (solitamente) estremamente negativo sulla vita dell'uomo. È ambientato di solito nel futuro perché attraverso il romanzo distopico un autore parte da un contesto dittatoriale o totalitario e immagina cosa può succedere nel futuro se si continua a seguire questa linea. Vuole mostrare a che livelli di disumanizzazione dell'individuo si può arrivare se si continua con dittatura e totalitarismo."Società immaginaria del futuro descritta in grande dettaglio e collocata in una dimensione spaziale e temporale peggiore rispetto a quella in cui il lettore vive" (Sargent). L'obiettivo è mettere in guardia dai pericoli di un dato mondo o dalle degenerazioni del
Chi scrive un romanzo distopico vive di per sé in un contesto che può essere negativo sotto vari punti di vista. Scrivendo un romanzo distopico non fa altro che aumentare la negatività del presente perché non riesce ad avere ottimismo per il futuro: vuole mettere in guardia su come il presente può degenerare nel futuro. Mentre la letteratura utopica si colloca a metà strada tra la finzione letteraria e la trattatistica filosofico-politica, quella distopica appartiene interamente all'ambito della fiction. L'immaginario distopico trae origine da un duoplice trauma:
- Lo shock prodotto dall'accelerazione del progresso tecnico-scientifico visto come fattore di disumanizzazione, distruzione dell'ambiente e dell'umanità stessa.
- Lo shock provocato dall'affermazione dei totalitarismi nella prima metà del XX secolo (nazista, fascista e stalinista), che hanno ispirato ampiamente la letteratura.
La nascita della distopia, dunque, come il suo successivo sviluppo, è legata al bisogno di espressione delle proprie paure da parte dell'uomo. I romanzi distopici non sono altro che lo specchio dei timori di intere generazioni.
La distopia nasce nel XIX secolo "dall'estensione di un materialismo senz'anima che mette in questione il significato di una civiltà edificata a spese dell'umano, e che ottiene la 'felicità' con l'incoscienza e con la meccanizzazione dei comportamenti"; inoltre, il corso della storia viene piegato dall'illimitata fiducia nel progresso che le impone una direzione obbligata e, persino, un termine certo.
Caratteristiche della distopia:
- sottogenere della fantascienza (che parla delle conseguenze dell'umanità del progresso tecnico scientifico)
- Nella distopia non troviamo spesso l'elemento scientifico ma più la parte della fantasia perché la
il sistema che viene loro imposto.
controllo della vita privata delle persone.
anticipare in termini pessimistici il futuro dell'umanità: la letteratura dispotica appartiene alla narrativa di anticipazione. Si tratta di un macro-genere imparentato con la fantascienza ma che non coincide necessariamente con essa (in quanto non comporta necessariamente innovazioni tecnologiche o scientifiche e può invece descrivere una società più arretrata della nostra). Maybe this world is another planet's hell (Aldous Huxley).
La percezione del mondo come un inferno insieme alla rappresentazione del mondo e società come inferno ricorrono spesso. I'm not trying to predict the future. I'm just doing my best to prevent it (Ray Bradbury, autore di Fahrenheit 451 del 1953). Cerca di prevenire le degenerazioni del presente. Fahrenheit 451 affronta il tema di come arte, lingua e cultura diventano strumenti di oppressione: leggere o possedere libri.
è considerato un reato, per contrastare il quale è stato istituito un apposito corpo di vigili del fuoco impegnato a bruciare ogni tipo di volume. L'idea nasce dal rogo della biblioteca di Alessandria insieme al rogo dei libri da parte nazista. 451 fa riferimento alla temperatura alla quale la