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Il Corano
Si parla di Corano perché la lingua del Corano è considerata uno dei modelli massimi di eloquenza in lingua araba. Il Corano, nel momento in cui è stato messo per iscritto, è stato considerato il primo testo complesso scritto in lingua araba. Il Corano è un testo che ha influenzato la nascita di tantissime scienze, le scienze coraniche, e continua ad essere studiato in ogni suo aspetto. Una delle scienze coraniche più famose è l'esegesi del Corano, il commento del Corano. Il Corano è il testo che più in assoluto ha influenzato tutta la letteratura araba di tutte le epoche. Versetti ed espressioni del Corano continuano ad essere citate in tantissimi romanzi arabi: il Corano è diventato un testo quasi culturale, non esclusivamente religioso. In epoca classica ci sono stati tanti casi di poeti che hanno provato a imitare la lingua del Corano.particolare leggere ad alta voce perché è un testo che viene sempre letto ad alta voce o comunque bisbigliando. Alcuni parlano dell'origine siriaca della parola, una delle lingue parlate in epoca preislamica: la parola siriaca da cui potrebbe derivare, qeryana, significa 'recitazione, lezionario' nel senso di 'leggere ad alta voce'. Come è avvenuta la prima rivelazione del Corano Il Corano è stato rivelato nell'arco di vent'anni (610-632), a brani, in frammenti. Un'espressione nei detti del profeta descrive la discesa del Corano paragonandola a una pioggia di stelle, si dice che sia sceso dal cielo perché è stato rivelato all'uomo e non è stato scritto. La radice stessa della parola viene da 'leggere', per questo l'importanza dell'oralità nella parola stessa. La prima rivelazione Muhammad era solito trascorrere periodi di meditazione in una grotta al difuori della Mecca. Durante una di queste notti, in quella che i musulmani chiamano "la notte del destino", Muhammad riceve la prima rivelazione: gli appare l'arcangelo Gabriele e gli trasmette i primi versetti del Corano. La prima parola rivelata è stata proprio "leggi", recita: trasmetti quello che ti sto dicendo agli altri. Secondo un'opinione molto diffusa, questi sono i primi versetti ad essere rivelati. N.B. Quelli del Corano si chiamano versetti e non versi perché il Corano non è una poesia. Subito dopo aver ricevuto la prima rivelazione, Muhammad crede di essere impazzito, torna a casa e racconta tutto alla moglie, la quale è la prima a credergli e a non mettere in dubbio quanto stesse dicendo. Gli altri, invece, lo hanno scambiato per un pazzo; però ha avuto fin dall'inizio dei seguaci della prima ora, tra cui il cugino Ali, Abu Bakr, primo leader politico della prima Umma musulmana dopo la morte di Muhammad. Le rivelazioniSono continuate nell'arco di vent'anni. Ogni volta che Muhammad riceveva una rivelazione la trasmetteva oralmente ai suoi compagni, proprio come avveniva per la poesia preislamica.
Struttura del Corano
Il Corano è scritto in lingua fusha, e si dice che lo stesso Corano sia stato rivelato in una lingua araba chiarissima, comprensibile a tutte le tribù dell'Arabia preislamica.
Si presenta suddiviso in 114 capitoli (sūra) a loro volta formati da versetti ('āya,'āyāt che significa 'prova' nel senso di parola di Dio). Tutte le sure, tranne una (la nona, al-Tawba)) cominciano con la basmnala, ossia l'invocazione bi-smi llāhi ar-raḥmān ar-raḥīm (in nome di Dio, Misericordioso Clemente). La n.9 non comincia con questa formula probabilmente perché faceva originariamente parte della sura n. 8 ed è poi stata separata rimanendo senza questa formula iniziale.
Non ogni sura è stata rivelata in una stessa volta: le
Le stesse singole sure sono state rivelate in più volte. Il Corano è un testo molto complesso perché in ogni sura si trovano argomenti che possono sembrare disparati perché ciascuna sura non è stata rivelata tutta in una volta. È necessaria una parafrasi per una buona comprensione.
Le sure non sono disposte in ordine cronologico di rivelazione, ma secondo il criterio della lunghezza: dalla più lunga alla più breve (la più lunga è la sura della vacca di 286 versetti e la più breve, la sura del trionfo, è costituita da solo 3 versetti, fatta eccezione della prima sura aprente che è di pochissimi versetti).
Ci sono state tante disquisizioni al riguardo di tale disposizione.
La prima sura: faithaImmagine della prima sura, la fatiha, dal verbo fatah ‘aprire’, quindi l’aprente, cioè la sura che apre il Corano. È la prima nella struttura del Corano ma non la prima ad essere stata rivelata.
I versetti sono indicati all'interno dei decori con numeri in arabo. La fatiha viene fatta leggere perché è una preghiera paragonata al padre nostro dei cristiani, per far capire quante volte viene recitata.
Si notano assonanze e consonanze alla fine dei versetti: primo versetto termina con ya e nun; il secondo con ya e mim; il terzo ya e nun (continua l'alternanza). Questa alternanza contribuisce a dare musicalità al testo. Si dice che sia stata proprio questa musicalità ad aver favorito le prime conversioni grazie alla magia della parola coranica.
Nei primi quattro versetti si trova l'immagine della potenza di Dio (il misericordioso, il clemente, signore del giorno del giudizio), nei versetti successivi (i cosiddetti antropologici) si parla del rapporto tra uomo e Dio (l'essere umano che deve essere aiutato da Dio e invocare il suo aiuto e l'immagine di Dio che concede la sua grazia ad alcuni e non ad altri, a quelli che non seguono la sua.
parola). L'ultima sura serve ad allontanare il male, l'invidia, il malocchio, una sorta di amuleto: proteggere qualcuno con la parola di Dio. Si chiama surat an-nas 'sura della gente'.
Il Corano e le accuse al Profeta: poesia vs profezia
Questo stile e ritmicità e sonorità ha attirato molte accuse al profeta, perché veniva accusato di essere un poeta: gli si diceva che quello che lui diceva essere la parola di Dio (Corano) è invece parola di poeta, proprio perché stava trasmettendo una parola che sembra poesia della jahiliyya.
Questa è un'accusa infamante perché il poeta è una figura temibile che si considerava ispirata dai jinn, dagli spiriti, e si metteva in dubbio il fatto che la parola che Muhammad trasmetteva fosse parola di Dio. Nel Corano si trova risposta a queste accuse in più parti del testo, e c'è anche la sura dei poeti in cui si respinge l'accusa secondo cui il Corano
sarebbe parola di poeta (essere umano) e non parola di Dio. Quest’accusa si basava proprio sulla sonorità della lingua: si diceva che nel Corano ci fosse il sağʻ, una prosa rimata e ritmata, la cui radice richiama il tubare del piccione e fa riferimento ad un ritmo cadenzato e ripetitivo. Chi sapeva usare il sağʻ era ritenuto ispirato dai jinn: il Profeta si difese dicendo che la parola che lui trasmetteva era parola ispirata da Dio, non dagli spiriti. 12 Alcuni critici hanno detto che dire che nel Corano ci sia un sağʻ era irriverente perché era un’accusa paragonare la parola di Dio al tubare di un piccione. Nell’arabo classico questa questione è stata molto dibattuta: il critico al-Baqillani (m. 1013), per esempio, sostenne che nel Corano non c’è il sağʻ perché questa è una forma che viene prodotta solo dagli uomini. Altri, invece, come Al-Suyuti (1500), sostengono che nel Corano c’è qualcosa di simile al sağʻ.ma non si poteva dire fosse sağʻ poiché è irriverente associare alla parola di Dio una forma simile al tubaredel colombo.Il fatto che la poesia fosse oggetto di accusa anche nel Corano non significa che la poesia non abbia avuto futuronella letteratura araba, anche il poeta ha avuto il suo poeta di fiducia che ha composto dei versi per lui.L’importante era non sostenere che il Corano fosse parola di poeta e non parola di Dio.
La stesura del CoranoPer circa vent’anni c’è stata una circolazione orale del Corano, la quale ha cominciato a creare dei problemi: passandoda una bocca all’altra, la parola a volte subiva delle modifiche. La parola coranica era memorizzata dai fedeli eprobabilmente frammenti di testo furono copiati su supporti di fortuna quando il Profeta era ancora in vita. Tra l’altroc’erano due compagni del Profeta che sostenevano di avere due sure in più e un altro che sosteneva di avere un Coranocon una sura.
In meno: la stabilità del testo cominciava ad essere inata. Il primo califfo benguidato, Abu Bakr, il primo successore di Muhammad alla guida della umma musulmana, ha avuto la prima iniziativa di raccogliere i frammenti su cui erano state registrate parti del Corano. Abu Bakr ordina a un compagno del Profeta, Zayd Ibn Ṯābit, di raccogliere i frammenti su cui c'erano annotate parti del Corano, registrato su cocci, pietre, ossa di animali e foglie di palma. Il terzo califfo, 'Uṯmān (venti-trent'anni dopo la morte di Muhammad), ha istituito una commissione per creare un volume del Corano, per fare in modo che il testo non si trasmettesse più oralmente. Il Corano che leggiamo oggi è la versione che è stata formata dalla commissione istituita dal terzo califfo (vulgata coranica, 650). Le prime copie del Corano trascritte sul papiro venivano trascritte senza punti diacritici e senza indicazioni delle vocali brevi, il che ha creato dei problemi:
senza queste indicazioni, alcune parole venivano lette in modo diverso e anche questo poteva minare la stabilità del testo. Nel 685-705, il califfo 'Abd al-Malik ordina di far trascrivere il Corano con l'aggiunta di punti, vocali brevi e hamza, che venivano trascritti con un colore rosso, mentre lo scheletro consonantico veniva trascritto in nero. A proposito della trascrizione dei punti in rosso, secondo la citazione dell'orientalista Massignon: le vocali trascritte in rosso davano vita ad un testo, lui, in particolare, parla di vita vocalica del testo. Nelle lingue semitiche il sangue (colore rosso) è legato allo spirito. Inoltre, in arabo chi sa leggere l'arabo è chi sa davvero vocalizzare un testo. Si possono osservare le diverse copie del Corano per vedere l'evoluzione della calligrafia. Nel Corano di epoca ottomana si vede che evoluzione ha subito la calligrafia: è diventata un'arte a tutti gli effetti, mentre.ll’inizio era molto più scarna e povera. Iconoclastia e iconismo hanno portato allo sviluppo dell’arte calligrafica. Le fasi della rivelazioneIl Corano non è stato rivelato tutto in una volta.