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L’OVULAZIONE
L’accrescimento che avviene durante la fase preovulatoia porta il follicolo a raggiungere le sue dimensioni
massime e provoca un rigonfiamento visibile sulla superficie dell’ovaio. La zona dove si forma questo
rigonfiamento diventa presto un’area avascolare, biancastra, nota come stigma ed in quel punto il follicolo
è separato dalla cavità peritoneale soltanto da uno strato molto sottile di cellule.
Un tempo si pensava che la rottura del follicolo fosse provocata dalla pressione del liquido follicolare,
successivamente si è visto che essa è dovuta all’azione diretta di enzimi litici come la plasmina e la
collagenasi.
L’ovocita, circondato da alcune cellule del cumulo ooforo, che formano attorno ad esso la cosiddetta corona
radiata, viene espulso lentamente dall’ovaio, assieme al fluido viscoso dell’antro.
In molte specie, compresa quella umana, la superficie dell’ovaio si apre direttamente sulla cavità peritoneale,
ma le fimbrie dell’ovidotto si trovano poco lontano e nel periodo dell’ovulazione si avvicinano sensibilmente
alle gonadi. Nella grande maggioranza dei casi, pertanto, esse riescono a catturare l’ovocita ed a spingerlo
dentro al padiglione della tuba.
Al momento dell’ovulazione non si rompe solo lo stigma, ma anche la membrana propria che separava la teca
dalla granulosa, e ciò produce la vascolarizzazione della granulosa, la penetrazione in essa di alcune cellule
della teca interna e la formazione di un coagulo al centro del follicolo ovulato.
In questo modo, il follicolo viene ad essere costituito da un nucleo di fibrina, circondato da cellule della
granulosa frammiste a cellule della teca interna e da uno strato esterno di cellule tecali fibrose.
Con questa struttura, esso inizia una nuova metamorfosi: la trasformazione in corpo luteo.
LA FASE LUTEINICA
Dopo l’ovulazione, il follicolo collassato si trasforma in corpo luteo, ghiandola endocrina la cui funzione
principale è quella di produrre progesterone e, in quantità minori, estrogeni (soprattutto estradiolo).
Il mantenimento del corpo luteo è sostenuto dall’LH: questa gonadotropina pertanto non è soltanto
luteinizzante ma anche luteotrofa, ossia non ha solo una funzione proliferativa ma anche nutritiva.
Nella specie umana, questa funzione trofica è esercitata anche dalla prolattina e dall’estradiolo.
esistono pertanto almeno tre ormoni che contribuiscono a mantenere in vita il corpo luteo
Nonostante la presenza di ormoni luteotrofici, però, se non avviene la fecondazione dell’uovo e l’impianto
dell’embrione in utero, il corpo luteo vive soltanto 14 giorni e poi degenera rapidamente.
Questa distruzione, la luteolisi, avviene con un collasso delle cellule luteiniche, ischemia e progressiva morte
cellulare ed è seguita dall’arresto della secrezione di progestinici.
La cicatrice che rimane ha un colore biancastro (corpus albicans) e viene riassorbita nello stroma dell’ovaio
nel giro di alcuni mesi.
La vera causa della luteolisi nella specie umana, è un vero e proprio meccanismo di autodistruzione intrinseco
al corpo luteo stesso, una specie di “bomba ad orologeria” che può essere disinnescata soltanto
dall’intervento di un ormone proveniente dall’utero e rilasciato dalle cellule del corion embrionale: la
gonadotropina corionica umana (hCG).
La funzione specifica di questa gonadotropina è quella di sopprimere il meccanismo di autodistruzione
permettendo così al corpo luteo di continuare a crescere ed a produrre progesterone ed estrogeni.
Questi ormoni hanno un effetto inibitore sia sull’ipotalamo che sull’ipofisi sopprimendo la secrezione di FSH
e di LH.
Anche se un piccolo numero di follicoli primari si forma ogni giorno e comincia la prima fase dell’ovogenesi,
il progesterone e gli estrogeni mantengono le concentrazioni di FSH e di LH al di sotto dei livelli minimi
necessari per passare alle fasi successive dell’ovogenesi, sopprimendo così del tutto l’ovulazione.
Se la fecondazione non avviene, invece, il corpo luteo si autodistrugge ed i livelli di estrogeni e di
progesterone precipitano, l’ipofisi non è più inibita e manda in circolo quantità crescenti di FSH e di LH fino a
raggiungere i livelli che permettono ai follicoli di compiere tutte le fasi dell’ovogenesi, dando origine così ad
un nuovo ciclo ovarico.
Schema delle interazioni a feedback positivo e negativo tra ipotalamo, ipofisi e ovaio durante la fase
follicolare
LA SPERMATOGENESI I TESTICOLI sono organi a struttura ghiandolare destinati a
produrre la componente corpuscolata (e principale) del
liquido seminale: gli spermatozoi
La loro funzione non è solo spermatogenetica, ma anche
steroidogenetica, rivestendo questi un ruolo chiave nella
sintesi di androgeni, ormoni predominanti nel
determinismo dei caratteri sessuali secondari
La spermatogenesi e la steroidogenesi sono tra loro
talmente collegate che possono essere trattate
unitariamente, tuttavia la produzione di spermatozoi ed
androgeni avviene in due zone diverse:
TUBULI SEMINIFERI SPERMATOZOI
COMPARTIMENTO INTERSTIZIALE ANDROGENI
Queste due diverse zone sono separate dalla parete del tubulo seminifero, una struttura che all’esame
istologico risulta essere formata da due strati di membrane basali contenenti fra loro una popolazione di
cosiddette cellule mioidi
La parete del tubulo seminifero rappresenta una consistente barriera cellulare fra l’interno e l’esterno del
tubulo.
Si è però visto che, oltre ad essa, esiste anche una seconda barriera che separa i fluidi delle due zone: la
cosiddetta barriera emato-testicolare
I fluidi che scorrono all’esterno dei tubuli, il sangue e la linfa, hanno infatti una composizione nettamente
diversa da quella del fluido che si trova nel lume dei tubuli stessi
Un tempo si riteneva che la barriera emato-testicolare fosse costituita dalla parete del tubulo seminifero.
Successivamente è stato scoperto che molti coloranti e sostanze marcate possono attraversare la parete ed
entrare nel tubulo, ma non riescono ad oltrepassare la seconda linea di sbarramento, che impedisce loro di
arrivare fino al lume del tubulo La vera barriera emato-testicolare è quindi una struttura
interna al tubulo.
Il microscopio elettronico ha dimostrato che essa è formata da
un sistema di giunzioni occludenti che unisce tra loro le cellule
del Sertoli, sia lungo l’asse che lungo la circonferenza del tubulo
Questo sistema di giunzioni è una caratteristica unica del tubulo
seminifero e lo suddivide in due compartimenti concentrici:
• COMPARTIMENTO BASALE (fra parete e sistema delle
giunzioni occludenti)
• COMPARTIMENTO ADLUMINALE (all’interno del tubulo)
La barriera emato-testicolare ha almeno due importanti
funzioni:
SEPARARE LE CELLULE SPERMATICHE IN MITOSI DA QUELLE
IN MEIOSI assicurando che la meiosi e lo sviluppo successivo
avvengano in un ambiente distinto ed altamente contollato
IMPEDIRE CHE LE PROTEINE SPECIFICHE DEGLI SPERMATOZOI ENTRINO NEL CIRCOLO SANGUIGNO
dove potrebbero scatenare una risposta immunitaria) e che ANTICORPI CONTRO GLI SPERMATOZOI
ENTRINO NEL LUME DEL TUBULO (dove potrebbero indurre un danno con meccanismo
autoimmunitario)
NB: a volte la protezione immunologica fornita dalla barriera delle giunzioni occludenti viene
danneggiata e ciò può portare a sterilità autoimmunitaria
Ricapitolando, il testicolo è suddiviso in tre compartimenti distinti: COMPARTIMENTO INTERSTIZIALE ,
all’esterno dei tubuli seminiferi e COMPARTIMENTO BASALE e COMRTIMENTO ADLUMINALE, all’interno dei
tubuli seminiferi.
SPERMATOGENESI
La spermatogenesi è la trasformazione degli spermatogoni in spermatozoi.
Avviene in tre fasi successive, separate sia nel tempo che nello spazio:
PROLIFERAZIONE DEGLI SPERMATOGONI
MEIOSI
SPERMIOGENESI
PRIMA FASE: PROLIFERAZIONE DEGLI SPERMATOGONI
Durante il terzo mese di sviluppo intrauterino, le cellule germinali primordiali si trasformano in spermatogoni
e poi non si dividono più fino alla pubertà. Le cause di questo blocco (in interfase) del ciclo cellulare sono
sconosciute. Altrettanto sconosciuto è il segnale che alla pubertà fa riprendere le mitosi.
Alla pubertà, gli spermatogoni primitivi riacquistano la capacità di proliferare, trasformandosi in
spermatogoni di tipo A. Questi sono anche conosciuti con il nome di spermatogoni di tipo Ad (d=dark, scuro),
colore dovuto alle caratteristiche della cromatina, omogenea ed intensamente colorata.
Questa trasformazione non è ancora l’inizio della spermatogenesi, ma rappresenta soltanto il “risveglio” della
capacità proliferativa. L’inizio effettivo della spermatogenesi è riconoscibile morfologicamente dal fatto che
gli spermatogoni A scuri si trasformano in spermatogoni di tipo A1, conosciuti anche come spermatogoni di
tipo Ap (p=pale, chiaro), colore dovuto anche stavolta alla disposizione della cromatina, finemente granulare
e poco colorata.
Una volta iniziata, la spermatogenesi procede con una sequenza fissa di divisioni cellulari, il cui numero e la
cui durata sono caratteristiche fisse di ciascuna specie
Nell’uomo questa fase ha una durata complessiva di 16 giorni. Ogni spermatogone di tipo A1 si divide 6 volte,
producendo un clone di cellule in cui ciascuna generazione ha caratteristiche morfologiche particolari che ne
rendono possibile l’identificazione con nomi diversi
Con l’ultima divisione mitotica si ottengono gli
spermatociti primari (o di primo ordine), che entrano
in meiosi e cominciano così la seconda fase della
spermatogenesi.
In teoria, ogni spermatogone di tipo A1 dovrebbe dare
origine, con 6 mitosi, ad un clone di 64 cellule, ma in
realtà alcune di esse muoiono “durante il cammino” ed
il numero effettivo dei componenti di un clone è quasi
sempre inferiore al numero massimo
Alcuni studi sperimentali indicano inoltre che un certo
numero di spermatogoni A4 ritorna al tipo A1,
fungendo così da sorgente accessoria di cellule
staminali (la sorgente principale è infatti rappresentata, ricordiamolo, dagli spermatogoni di tipo A).
IMP: La prima fase della spermatogenesi avviene interamente all’interno del compartimento basale del tubo
seminifero
SECONDA FASE: LA MEIOSI
Gli spermatociti primari non si dividono più per mitosi, ma entrano in meiosi. Questi, abbandonano il
compartimento basale del tubulo seminifero, rompendo transitoriamente le giunzioni occludenti fra le
cellule del Sertoli e migrano nel compartimento adluminale.
in questo nuovo ambiente, cominciano la prima profase meiotica, durante la quale avviene la ricombinazione
dei geni fra l