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BASE GEOGRAFICA DELLA STORIA MONDIALE
Analisi delle localizzazione delle civiltà in rapporto ad alcuni ambienti che diventano «tipi ideali»:
altipiani, pianure fluviali e coste marittime. Fiumi e mari diventato categorie determinanti per pro-
porre una tipologizzazione delle forme di civiltà e del loro sviluppo. Questa idea si proietterà nel
corso dell’Ottocento fino ad arrivare, a inizio Novecento, alla nascita della geopolitica.
Il mondo orientale: prologo sull’Africa
In questa parte viene in evidenza il forte eurocentrismo della filosofia di Hegel. Su questa visione
pesa la cultura del tempo e un’antropologia che tende a differenziare e discriminare la popolazione
europea da quella di altre parti del mondo. A questo si aggiunge la limitatezza delle informazioni e
delle conoscenze e la volontà hegeliana di ricostruire una storia unitaria con un obiettivo finale.
Hegel divide l’Africa in tre parti su base geografica: il «grande altipiano a sud del Sahara», cioè
l’Africa Nera, la zona a nord del Sahara che si affaccia sul Mediterraneo – Hegel però dice che non
è vera Africa perché è condizionata dalla cultura occidentale – e l’Egitto, la grande pianura fluviale
del Nilo, che viene analizzata alla fine di questo lungo percorso. L’Africa Nera viene esclusa dalla
trattazione perché, secondo Hegel, non è entrata nella storia: questo vuol dire che non si è data
forma statuale, non ha raggiunto quello sviluppo dell’autocoscienza – lo Stato – che invece compa-
re nel mondo asiatico. È interessante vedere, però, come la determinazione puramente negativa
dell’Africa abbia a che fare anche col fatto che essa non solo non è stata capace di darsi statualità,
ma non è arrivata nemmeno a darsi una religione: in Africa esiste solo magia. Qui si può vedere
come Hegel connette l’ultimo momento dello spirito oggettivo – lo Stato – con il primo dello spirito
assoluto – la religione.
Della Cina Hegel dice che è la prima manifestazione dello Stato nel mondo orientale. Il secondo
momento è l’India, il quale però è un arretramento rispetto alla Cina perché il sistema castale è
una forma di disgregazione del tutto mentre in Cina c’è una politica centralista, un imperatore,
un’organizzazione statuale. L’India è un avanzamento rispetto alla Cina perché ha sviluppato una
religione, anche se una forma immatura – la forma matura per Hegel è il monoteismo. Il terzo mo-
mento del mondo orientale, quello più vicino ai mondi successivi, è il mondo persiano, il quale arri-
va al culmine di una successione di imperi che hanno interessato l’area della grande pianura flu-
viale, ma anche delle montagne del Caucaso, quella che Hegel chiama «Asia anteriore». Anche
qui abbiamo un avanzamento dal punto di vista statuale e religioso rispetto a Cina e India, tanto
che Hegel arriva a paragonarlo con il Sacro Romano Impero germanico e l’Impero napoleonico:
Hegel riconosce la pluralità di nazioni al suo interno (avanzamento statale) e il fatto che abbia una
religione caratterizzata dal dualismo luce/tenebra (avanzamento religioso perché è una forma
prossima al monoteismo). Questa opposizione verrà superata dal monoteismo: il superamento del-
la tenebra per raggiungere la luce.
L’eurocentrismo di Hegel si manifesta nell’uso preponderante che fa di Erodoto per ricostruire il
mondo persiano ma, fatto questo, passa a trattare la Giudea, che era parte della provincia siriana
dell’Impero persiano, vedendo in essa l’elemento discriminante della storia, cioè uno stato che svi-
luppa una religione monoteista. Curiosamente, Hegel non procede con l’analisi della Grecia, la
grande ribelle dell’Impero persiano, ma inserisce una digressione dove recupera l’Egitto: nell’età di
Hegel i geroglifici vennero decifrati per la prima volta; in più, a causa della massoneria, in questo
periodo c’è un’infatuazione generale per l’Egitto, che si trascina dal Seicento, perché nei riti miste-
rici della religione egizia si vede un’alternativa alla religione rivelata. La religione misterica degli
Egizi costituiva per molti la fonte di quella religione razionale che si veniva opponendo alla religio-
ne rivelata, e quindi aveva in sé un potenziale emancipatorio che troverà espressione in tante ope-
re (Lessing è uno degli esponenti di questa filosofia massonica). Certamente Hegel, che con gli
ambienti massonici di Berlino aveva una stretta frequentazione, è condizionato da questa tradizio-
ne di forte infatuazione per le antichità egizie, che negli anni Venti esploderà grazie anche alla de-
cifrazione della stele di Rosetta e alla risoluzione dei misteri egizi.
Il mondo orientale: la Cina.
Il cinese agisce moralmente in modo meccanico a leggi coercitive fatte dal despota, che governa
attraverso un complesso e ramificato apparato governativo che assomiglia alla burocrazia occiden-
tale. Molti illuministi guardavano alla Cina come un modello di dispotismo illuminato, di buon gover-
no perché interessati da questo enorme e complesso apparato governativo che assimilavano alla
burocrazia, in opposizione ai contemporanei modelli imperiali e centralizzati europei, meccanici,
immobili, incapaci di svilupparsi. Hegel ammette che in Cina, in epoche precedenti, ci sono stati
sviluppi, ma poi quel mondo si è cristallizzato, rimanendo amministrato sempre uguale a sé stesso.
L’India è un passo indietro perché non c’è uguaglianza sociale come in Cina, dove le differenze
sono solo in rapporto al ruolo all’interno della burocrazia: le caste sono mondi a sé, estranei l’uno
all’altro e, quindi, non in condizione di generare una totalità. Nel mondo indiano però la religione
conosce uno sviluppo rispetto al rispettare norme morali emanate dall’imperatore: in modo specu-
lare rispetto alla frantumazione del mondo sociale, il mondo indiano incomincia ad attribuire una
complessità e uno sviluppo al mondo divino, che è un avanzamento verso una religione superiore.
L’India.
Analisi del buddismo → il buddismo non è un momento di dinamismo, a partire dal quale si può de-
terminare un rapporto dell’uomo col mondo nei termini del dominio, dell’assoggettamento del mon-
do ad un essere umano che si riconosce a immagine di qualcosa di trascendente superiore a lui. Il
mondo del buddismo è il mondo della passività nei confronti di ciò che è esteriore, e quindi un
mondo caratterizzato da un’immobilità, in cui l’aspetto religioso si riflette.
Pag. 126 → Hegel chiama in causa la Repubblica di Platone, in cui c’è il passo che fa pensare a
un modello castale di arconti filosofi, contadini e artigiani, o quando Platone usa la metafora dei tre
metalli. È vero che Platone ammette la possibilità che avvenga la circolazione tra un gruppo socia-
le e l’altro attraverso il processo educativo, ma il «suo di ciascuno» appare qualcosa di predetermi-
nato, qualcosa che è influenzato dalle condizioni di nascita. Visto il modello castale, per Hegel
l’India è un regime dispotico peggiore di quello cinese perché manca la possibilità di costituire una
totalità, un sistema: per questo motivo ci può essere solo anarchia.
La Persia.
Il terzo momento è quello dell’Asia anteriore, cioè il Medio Oriente, quello che si è sviluppato su
una grande pianura fluviale, come le stesse India e Cina. Hegel si focalizza molto sull’Impero per-
siano, ma egli ha analizzato, anche se più brevemente, i momenti precedenti a partire dalla società
dei Parsi e dall’origine della religiosità dei Parsi: è qui che Hegel trova la scintilla allo sviluppo della
religione, cioè nel dualismo tra luce e tenebre. Questo dualismo viene imputato dall’Occidente
come difetto, come irreligiosità.
Il momento generatore della storia dell’Occidente è nella Giudea: la rottura tra Occidente e Oriente
consiste nell’inversione tra natura e spirito. Finora abbiamo visto una storia iniziale in cui la natura
dominava lo spirito; adesso lo spirito instaura finalmente la giusta gerarchia e domina la natura,
sulla natura si impone e la natura trasforma. La natura entra a far parte del creato, e questo pre -
suppone un creatore: lo spirito. Hegel però vuole attirare l’attenzione su un altro punto: l’Uno
esclusivo. Il momento dell’esclusione è necessario per l’ebraismo: esso consiste nel fatto che solo
un popolo conosce l’Uno e ne viene riconosciuto. Il momento del popolo eletto, l’unico popolo che
riconosce l’unicità di Dio e da Dio viene riconosciuto come unico: è un momento di circolarità, di re-
ciproco riconoscimento. A questa unicità corrisponde l’unicità della nazione: qui Hegel vuole prepa-
rare il lettore al fatto che con il cristianesimo si andrà oltre, perché quel Dio non sarà più il Dio di un
popolo solo, ma sarà un Dio universale.
Qui bisogna far riferimento a un autore contemporaneo ancora vivente, Jas Haasman, egittologo di
formazionee studioso di culture antiche di area mediterranea. Egli è autore di un grosso libro sulla
memoria culturale in cui confronta Egitto, Israele e la Grecia, e di un altro sul monoteismo, in cui si
sofferma su questo carattere di esclusività di Dio – che Hegel considera positivo – in maniera ne-
gativa: egli è un Dio che esclude, che afferma sé stesso ponendo in disvalore le altre divinità. Una
religione monoteista afferma che il suo Dio è il vero Dio, mentre le altre sono false, sono idolatria.
In questa lettura Haasman, che è anche influenzato dal conflitto di religioni che ha caratterizzato gli
ultimi decenni della storia del mondo, si sofferma su come questa concezione di Dio escludente
abbia introdotto una nuova categoria di violenza, estranea al mondo politeistico antico e a quel
mondo orientale che abbiamo analizzato finora nelle categorie di Hegel. Quei mondi erano infatti
aperti al riconoscimento non solo di varie divinità al proprio interno, ma anche al riconoscimento di
altre forme di credenze. L’idea di Haasman è che queste religioni hanno inscritte nel proprio codice
un certo grado di tolleranza perché non sono esclusive ed escludenti tanto da giustificare la perse-
cuzione di chi crede in altre divinità. Questo non esclude che anche quelle forme di religioni abbia-
no conosciuto forme di violenza, come i sacrifici umani per ingraziarsi gli dei o la violenza retributi-
va, però