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2010

Emissioni di CO

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EMISSIONI di CO2 (Mt)

TASSO ANNUO DI CRESCITA (%)

Rapporto energia / ambiente ed emissioni CO2, ONU 2012

Il Brasile, ad ogni modo, gode di una posizione di assoluto privilegio, nei confronti degli

altri paesi compresi nel gruppo BRIC, per ciò che riguarda gli impatti ambientali della

produzione e consumo interni di energia. Infatti, pur se dal 1985 la quota di energia

primaria prodotta da fonti rinnovabili si è ridotta, nel 2010 si è attestata comunque al 47%.

Innanzitutto, il Paese sudamericano presenta un rapporto più basso tra consumi di energia

primaria e prodotto interno lordo, ovvero l’intensità energetica della propria economia. Ciò

non significa necessariamente una gestione migliore degli usi finali dell’energia, visto che

l’indice in questione non tiene conto della composizione del PIL, per cui i settori a più alta

intensità energetica possono avere un peso diverso all’interno dei paesi, e della

configurazione climatica (consumi per riscaldamento/raffrescamento). Tuttavia, è utile

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notare dai seguenti grafici, come tra i quattro membri del gruppo BRIC, solo il Brasile

abbia visto crescere l’indice tra il 1985 e il 2010, seppur quasi impercettibilmente.

Questa sostanziale stabilità è alla base del comportamento antitetico dei due indici

riguardanti le emissioni di anidride carbonica. Tra l’anno iniziale e quello finale della serie,

mentre la quantità di CO emessa per ogni unità di energia primaria consumata

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diminuisce, la stessa quantità, divisa per il valore reale del PIL, aumenta.

Fonti energetiche

Olio

In Brasile, la prima ricerca di olio è stata condotta nel comune di Bofete nello stato di San

Paolo da Eugenio de Camargo Ferreira tra il 1892 e il 1896. La prima perforazione, ad una

profondità di 488 metri, ha portato solo acqua sulfurea.

Nel 1932 è stata costruita la prima raffineria del paese. Solo nel 1939, però, l’olio è stato

scoperto a Lobato (Salvador), nello stato di Bahia.

Dal 1930 la questione dell’olio è stata ampiamente discussa in Brasile, polarizzata tra chi

ha difeso il monopolio pubblico e coloro che hanno sostenuto la partecipazione del settore

privato nella ricerca petrolifera. Tuttavia, in quel periodo, il paese ancora dipendeva dalle

multinazionale private per tutte le fasi di esplorazione petrolifera, dalle operazioni di

estrazione, fino alla raffinazione alla distribuzione di carburante.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale è iniziato nel paese un grande movimento per la

nazionalizzazione della produzione petrolifera. A quel tempo il Brasile era importatore

netto di olio e le riserve brasiliane erano molto limitate. Tuttavia, molti movimenti sociali e

settori organizzati della società civile hanno mobilitato una campagna chiamata "Il petrolio

è nostro!" che ha portato alla creazione di Petrobrás nel 1953, durante il secondo governo

di Getúlio Vargas.

Dopo la crisi petrolifera del 1973, Petrobrás ha cambiato la sua strategia per l'esplorazione

petrolifera, che fino a quel momento dava la priorità ai partner internazionali e alla

esplorazione dei campi più redditizi all'estero. A quell’epoca il Brasile importava il 90%

dell’olio consumato e il nuovo livello dei prezzi è diventato lo stimolo per l’esplorazione in

aree meno attrattive dal punto di vista dei costi. Sicché la Petrobrás ha iniziato a cercare

olio in mare aperto. Nel 1974, i primi segni della presenza di olio sono stati trovati nel

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bacino di Campos, confermati poi dalla perforazione del primo pozzo nel 1976. Da allora

questa regione del bacino del Campos è diventata la principale regione petrolifera del

paese, contando per più di due terzi del consumo interno fino ai primi anni ‘90, e

superando il 90% della produzione nazionale di olio negli anni 2000.

Nel 2007, Petrobrás ha annunciato la scoperta dell’olio nel cosiddetto “pre-sale”, che poi si

è rivelato essere un giacimento petrolifero di grandi dimensioni, esteso per oltre 800 km al

largo della costa brasiliana, di fronte allo stato di Espírito Santo fino a Santa Catarina, al di

sotto dello spesso strato di sale che comprende i bacini sedimentari di Espírito Santo,

Campos e Santos. La prima estrazione dell’olio presale risale al 2008.

Le riserve di olio brasiliano sono cresciute rapidamente negli ultimi anni, come risultato di

investimenti in esplorazione e produzione sotto la direzione strategica da parte del

governo. Nel 1974, le riserve provate si aggiravano intorno a 0,75 miliardi di barili. Nel

2004, questo numero era di circa 11,2 miliardi di barili, pari all'1% delle riserve mondiali di

greggio. La quasi totalità di questo volume si trova nei campi off-shore dei bacini di

Campos (Rio de Janeiro) e di Espírito Santo, ma ci sono aspettative di inserimento di

nuove aree, già di prospezione, come ad esempio il bacino di Santos.

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2012

Mtep

Produzione

Net import

Consumi Riserve/ produzione e consumi Petrolio,Fonte Pétrobras 2012

La risorsa olio assume quindi importanza strategica in Brasile, anche nell’ottica delle

crescenti tensioni a livello internazionale, che hanno come effetto principale quello di

innalzare i livelli di prezzo della commodity, che al momento si aggira intorno ai 110

$/barile, rappresentando quindi fonte di guadagno in ottica esportazione.

Un dato interessante che emerge dal grafico su esposto è che negli ultimi anni il tasso di

sfruttamento delle risorse petrolifere in Brasile sta via via riducendosi, nonostante la

produzione continui ad aumentare; ciò implica che l’esplorazione di nuovi giacimenti da

una parte e l’aumento del costo dell’olio dall’altra tendono di fatto a ricostituire riserva in

maniera più rapida del suo depauperamento.

Anche dopo il crollo del monopolio statale dell’olio, la Petrobrás si mantiene come l'agente

principale del settore nel paese, sia lato esplorazione sia lato produzione. Fino alla settima

tornata di offerte per nuove aree promosse dall’ANP (Agenzia Nazionale del Petrolio)

nell'ottobre 2005, la Petrobrás ha avuto 374 concessioni per blocchi esplorativi, 65 delle

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quali in partnership. L'area dei blocchi esplorativi e di produzione della Petrobrás,

considerando la sua percentuale partecipazione di quelli in cui è partner, supera i 108.000

2

km . Prezzo del greggio su NYMEX (gennaio 1985 – maggio 2012

Questa circostanza si sposa felicemente con l’assetto produttivo assunto oggigiorno dal

Brasile. Come si può vedere dal grafico è infatti evidente che l’aumento della produzione

cui si faceva riferimento in precedenza è in realtà parzialmente dedicato all’autoconsumo,

dato che ormai il Brasile ha assunto il ruolo di esportatore netto di olio.

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Si vede infatti come ormai il livello di produzione ecceda di circa il 20% il livello dei

consumi, valore che potrebbe essere incrementato visti i regimi di crescita delle riserve.

Il comparto Oil, nel mix energetico del Paese, assume un ruolo di interprete principale,

coincidendo con circa il 46% del consumo nazionale; questo è dato non deve trarre in

inganno, poiché le quantità in gioco, se confrontate a livello internazionale, sono

comunque basse.

La questione è capire se l’aumento del PIL, o più in generale del benessere della

popolazione, debba essere trainato da un maggior consumo interno di olio. Una risposta

parziale può essere data da un’analisi comparata dei consumi di olio con un dato macro

come il PIL: analizzando l’andamento dell’indice di intensità di olio dell’economia, che

risulta decrescente in questi anni di boom economico, si evince che alla crescita del PIL

registrata in questi anni nel Paese non è corrisposta un’altrettanto vigorosa crescita dei

consumi di olio, sintomo che si è assistito ad una differenziazione o comunque ad una

sostituzione del bene in questione. Ciò lascia intendere che seppur i consumi interni siano

naturalmente destinati a crescere, il loro tasso di crescita risulterà comunque di ridotta

entità. Derivati del petrolio. Fonte Petrobras

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kgep/$

PPA 2005

Consumo/PIL

Per avere una visione più chiara dei motivi che permettono al Brasile di disaccoppiare la

propria dipendenza dall’olio e l’aumento della ricchezza interna, occorre dare uno sguardo

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d’insieme al profilo di consumo di questa risorsa, che risultano suddivisi nelle voci di cui al

grafico successivo, dal quale risulta evidente come la maggior utilizzazione dell’olio sia nel

campo dei trasporti. Nel grafico si palesa come, soprattutto negli ultimi anni di boom

economico il consumo di olio sia aumentato, ma la raffinazione ha mantenuto una

distribuzione percentuale nei sottoprodotti praticamente inalterata.

Il dato più importante è che, in realtà, a sopperire all’aumento di energia nel campo dei

trasporti è stata una nuova risorsa, che in Brasile rappresenta una realtà più che

affermata, cioè il “bio-fuel” (e più recentemente anche il gas naturale), il quale, nel campo

del trasporto “leggero”, ha rappresentato un ottimo bene sostitutivo rispetto alla benzina.

E’ evidente difatti l’andamento decrescente dei consumi della benzina e del gasolio negli

ultimi anni, a tutto vantaggio delle fonti appena citate. Più in generale è interessante

vedere quanto, nei trasporti, il peso dei carburanti non tradizionali sia rilevante in questo

Paese.

Gas naturale

In Brasile lo sfruttamento del gas naturale è iniziato in maniera ridotta negli anni 40 del

secolo scorso, quando a Bahia furono scoperti giacimenti di petrolio e gas. La

produzione era però destinata interamente alla produzione industriale locale. Più tardi

fu scoperto il bacino di Campos quadruplicando la stima de

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
114 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-GGR/02 Geografia economico-politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher mrsmith01 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Geografia economico-politica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Napoli Federico II o del prof Amato Vittorio.