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LINGUISTICA
Dialetto Parlato Strati sociali Ambito Periferico
inferiori/svantaggiati locale (rurale)
Lingua Scritto e Strati sociali Ambito Centrale
standard parlato superiori/privilegiati trans- (urbana)
territoriale
«Lingua» e «dialetto» nello sviluppo politico dell’Europa occidentale
• I concetti di lingua e di dialetto hanno svolto un ruolo importante nel processo di formazione
degli Stati, delle identità nazionali e della cittadinanza democratica in Europa
• La definizione del concetto di lingua standard / Ausbausprache e la storia delle lingue standard
contemporanee sono strettamente legate alla storia della formazione degli Stati in Europa
18.10.2017
Anni ’60-70 – lingua e dialetto sono temi centrali negli stati dell’Europa occidentale. È importante
anche nel ponte fra lingua e identità nazionale/cittadinanza democratica. Lingua per elaborazione, la
storia della formazione delle lingue standard, parte importante per la formazione degli stati in Europa.
Il contributo che la storia linguistica dà è necessario per capire come si sono formati gli stati, quelle
strutture politiche.
COMUNITA’ LINGUISTICA
L’insieme di tutte le persone che usano una certa lingua (o dialetto) (Lyons 1970). La semplicità di
questo concetto si perde quando si parla di bilinguismo e multilinguismo.
Il concetto di comunità linguistica deve tenere in considerazione l’esistenza del bilinguismo (o
multilinguismo), ossia la conoscenza e l’uso di più di una varietà linguistica da parte degli stessi
individui. Il fatto che le stesse persone usino più lingue rende il concetto di comunità linguistica
diverso rispetto a se ogni individuo conoscesse solo una lingua.
Bilinguismo/multilinguismo: concetto che va distinto rispetto a comunità e individui. 13
• Bilinguismo sociale o comunitario: uso di due o più varietà linguistiche all’interno di un
gruppo o di una comunità sociale; necessità di definire in un modo multidirezionale il gruppo
su cui si effettua questa misurazione. Gli effetti territoriali hanno anche effetti importanti.
• Bilinguismo individuale: uso di più di una varietà linguistica da parte di un singolo individuo;
più semplice da definire, lasciando perdere le sfumature dell’insieme delle pratiche delle
lingue. L’uso presuppone la conoscenza.
Repertorio linguistico:
• Repertorio sociale o comunitario: l’insieme di tutte le varietà linguistiche utilizzate all’interno
di una comunità sociale; quando si condivide l’uso di più varietà linguistiche
• Repertorio individuale: l’insieme di tutte le varietà linguistiche conosciute da un individuo,
anche a diversi livelli di competenza; non equivalenza delle lingue all’interno di quella
macchina, che si forma ed evolve in ogni individuo che permette di usare diverse varietà. I
livelli di competenza non sono mai uguali, ma questo non significa che non siano elencabili
in ogni individuo.
Bilinguismo comunitario: diglossia
Compresenza di più varietà linguistiche linguisticamente contigue e funzionalmente differenziate,
delle quali la varietà H o A(ita) è utilizzata solo in ambito formale e la varietà L o B(bassa) solo in
ambito formale o nella socializzazione primaria.
Esempi (Ferguson 1959):
- Rapporto fra Hochdeutsch e Schwitzertusch
- Arabo classico e varietà locali
- Haiti, francese e creolo
- Grecia, katharemousa e dhimotiki
Stesso gruppo di persone, uso di due lingue diverse, una più e una meno elaborata a seconda degli
usi, formale e informale (bilinguismo comunitario).
La coesistenza di diverse varietà è qualcosa che incrocia la distinzione fra lingua e dialetto, ma può
essere interessante partire dalla descrizione di Dante, in cui i temi si incontrano. Definisce la
situazione sociolinguistica del ‘200-‘300 in Italia. Dante consacra anche il termine volgare, che poi
diventerà la matrice da cui uscirà il concetto di lingua nazionale, differenziato dal latino.
Dante Alighieri, De vulgari eloquentia 14
«Parlata volgare chiamiamo quella cui i piccoli, mentre non sanno parlare, sono abituati da chi gli sta
intorno quando dapprima cominciano a distinguere le voci, ossia, per dirlo più brevemente, definiamo
volgare quella parlata che riceviamo senza badare a norme imitando la donna che ci nutre.»
Individua il concetto di lingua nativa, o madrelingua, ma Dante si muove in una direzione più
familiare.
«Abbiamo poi anche un’altra parlata secondaria, che i Romani chiamarono ‘grammatica’. Questa
parlata secondaria hanno anche i Greci e altri, ma non tutti: al possesso di questa pochi pervengono,
poiché solo attraverso un certo spazio di tempo e abitudine allo studio impariamo a regolarci e ci
addottriniamo in essa. [Essa la conosciamo] in quanto artefatta.»
Questa grammatica di fatto è il latino. Mescola due diverse opposizioni: da una parte la tipologia di
lingua, la lingua artefatta è la lingua per elaborazione, che bisogna imparare nella sua normazione,
nella forma codificata attraverso strumenti che almeno in parte implicano addestramento formale,
tipico delle lingue standard. Ma Dante ci parla anche dei processi di apprendimento diverso, sono
mescolate due tipologie da staccare: lingua e dialetto, lingua appresa senza badare a norme e le lingue
apprese successivamente. In molte situazioni storiche le due opposizioni si fondano in una, ma
bisogna staccarle. Oggi non ci riconosciamo in questa descrizione. La lingua imparata a scuola è la
madrelingua, sporcata da variazioni regionali, per una quantità di popolazione in aumento.
La contrapposizione tra “grammatica” e “lingua volgare” fonde due piani distinti
• La differenza tra dialetto e lingua standard/ lingua per elaborazione (“artefatta”)
• La differenza tra “madrelingua” (quella cui i piccoli, mentre non sanno parlare, sono abituati
da chi gli sta intorno) e “lingue seconde”
Madrelingua e lingue seconde
• Madrelingua (prima lingua, L1, lingua nativa): È la varietà linguistica appresa per prima da
un individuo immediatamente dopo la nascita o entro l’adolescenza, in cui stabilisce i suoi
primi durevoli contatti verbali. La madrelingua si riceve, così come non si decide dove
nascere. Ambiente sociale che viene imposto (insieme a nazionalità).
• Lingua seconda (seconda lingua, L2): Ogni altra varietà linguistica appresa dopo la
madrelingua, in posteriorità rispetto alla madrelingua. Ci sono alcuni individui che hanno
posizione simmetrica rispetto a due lingue, ed è difficile definire quale sia la madrelingua
(fatto evidente e limitato). La difficoltà che si ha oggi a tematizzare se non per vie pratiche, è
fatto didatticamente rilevante. Nella didattica delle lingue c’è qualcosa che porta a resistere
all’identità forte della madrelingua. È una spiegazione che si rifà ad aspetti politici, riducendo
15
la possibilità che gli individui possano decidere la propria madrelingua. Si viola il principio
dei paesi occidentali dell’autodeterminazione individuale. La situazione del bilinguismo
perfetto ha un valore ben superiore rispetto a quello che l’esperienza ci dice.
Madrelingua e sviluppo cognitivo, individuale (p.to di vista psicologico): per decidere dobbiamo
essere formati e in grado di decidere, ma la formazione linguistica si incontra con la nostra capacità
di decidere. Quello che si fa prima degli 11-15 anni tende a determinarci molto (asili bilingue:
affermazione di un nesso fra estrazione sociale e competenza linguistica; risorse che vanno a
interferire con il diritto di istruzione). Sta cambiando il rapporto fra istruzione pubblica e privata.
Ricerca sulla plasticità neuronale, sulla base di esperienze e formazioni, che ci conforta
nell’individuare un passaggio nella vita dell’essere umano sotto diversi p.ti di vista, anche giuridici
(diritto al voto, diritti dei minori). La dipendenza degli individui nei primi anni di vita (es. scelta
scuole, o lingue in cui i ragazzi si debbano formare, è in contraddizione con l’autodeterminazione
individuale).
• «Periodo critico»: periodo dello sviluppo psichico e neurologico (fino a 11-15 anni) oltre il
quale la plasticità neuronale che favorisce l’apprendimento linguistico diminuisce (Lenneberg
1967)
• Legato al ritardo nello sviluppo della corteccia prefrontale (sede del controllo cognitivo),
tipico degli esseri umani
• Il mancato raggiungimento della piena padronanza del linguaggio (e di una particolare
varietà/sistema linguistico) entro la fine del periodo tende a compromettere il pieno sviluppo
cognitivo – la nostra capacità linguistica è universale, ma ha bisogno di una lingua per esistere,
non può rimanerne astratta oltre a una certa età, altrimenti si perde.
Il «periodo critico» e l’acquisizione delle lingue seconde
• Dopo il periodo critico, l’apprendimento di altre L2 è possibile, ma attraverso un processo
parzialmente diverso e più difficile che conduce solitamente ad una competenza imperfetta
(es. accento) / accentuarsi di imperfezioni di lingue seconde con il superamento di una certa
fase della vita.
• L’ipotesi è stata oggetto di discussione, perché l’apprendimento di una o più L2 “come una
seconda madrelingua” è osservabile in alcune situazioni (ruolo di motivazioni e ambiente)
• Tuttavia, è riconosciuto universalmente che la capacità di apprendere nuove lingue tende a
decrescere con l’età… 16
Madrelingua: un legame tra individuo e comunità, che le seconde lingue enfatizzano di meno,
enfatizzando l’attenzione su scelte e strategie, che non si danno con la madrelingua. Immigrati di
madrelingua diversa: continuità fra madrelingua e lingua usata nelle scuole. Si crea identità linguistica
prima di entrare a scuola. Innestare una lingua madre che non è uguale all’ambiente in cui cresce. C’è
continuità e discontinuità fra ambiente familiare e scuola primaria, che crea problematiche specifiche
rispetto alla scuola secondaria. Sono amici o nemici della famiglia, avendo ruoli cruciali nella
crescita. Anche l’insegnamento a immersione cerca artificialmente di riprodurre la madrelingua,
simulando serie di relazioni primarie informali, che esistono prima e al di fuori della scuola.
• Nelle società alfabetizzate moderne, un ruolo cruciale nella prima socializzazione linguistica
è svolto anche dalla scuola
• La madrelingua tende però