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La seconda soluzione è ipotizzata da Marcuse in un altro famosissimo libro, "L'uomo a una dimensione" (1968)
"Una confortevole, levigata, ragionevole, democratica, non-libertà prevale nella civiltà industriale avanzata, segno del progresso tecnico." Così Herbert Marcuse inizia la sua opera forse più importante, è un Marcuse più pessimista rispetto a "Eros e civiltà", più disponibile ad arrendersi ad una società che appare totalitaria e unidimensionale. È una società che ha inglobato anche forze tradizionalmente anti-capitalistiche e quindi "anti-sistema" come la classe operaia, a differenza di quanto sosteneva Marx, per il quale la "rivoluzione proletaria" era l'unica possibilità di opporsi ad un capitalismo alienante sorto con la seconda rivoluzione industriale alla fine dell'800.
Nel modello analizzato dal filosofo la vita dell'individuo si riduce al bisogno di produrre e consumare, senza alcuna possibilità di resistenza. Nella tecnologia, egli riconosce uno strumento per istituire nuove forme di controllo, piacevoli e quindi più efficaci. Questo vuol dire che è proprio il tenore di vita, dovuto al progresso raggiunto nella società, a diventare strumento di repressione. Esso infatti genera il bisogno ossessivo di produrre e consumare e inibisce la capacità di resistenza e di opposizione al sistema.
In questa situazione trova spazio quella che Marcuse chiama tolleranza repressiva. Nelle democrazie occidentali i valori che una volta appartenevano soltanto alla classe borghese si sono diffusi a tutti gli altri soggetti sociali che si appiattiscono sull'ordine sociale esistente. Tali democrazie non ledono gli interessi dominanti ma garantiscono e rafforzano la repressione tramite una concessione di libertà apparente.
queste democrazie la libertà coincide con il permissivismo e si parte dal concetto che nessuno possiede la verità assoluta, allora la scelta viene affidata alla collettività ed è proprio a questo punto del processo "democratico" che si innesca il meccanismo repressivo: l'amministrazione totale dell'esistenza da parte della società impedisce una scelta libera da parte dell'individuo e produce un generale conformismo anziché un relativismo democratico.
Anche il pensiero filosofico è unidimensionale. Marcuse critica alcune delle più importanti correnti del pensiero novecentesco, il Neopositivismo e la filosofia analitica, sulla base dell'incapacità di queste dottrine di opporre un rifiuto al sistema conforme. Il Neopositivismo giudica l'attendibilità di una proposizione in base all'empirismo e la filosofia analitica mostra conformità con le regole del linguaggio comune.
ragione e il linguaggio infatti non sono più in grado di trascendere la realtà esistente, ma si adeguano ad essa. La società tecnologica avanzata ingloba tutto a sé, ogni altra dimensione è posta al servizio del potere capitalistico e dei consumi, conquistata dal dominio "democratico" della civiltà ed è in questo senso che Marcuse formula la condanna alla tecnologia, che contiene già in maniera intrinseca un'ideologia di dominio. Questa "democratica non-libertà" influenza qualunque aspetto della realtà sociale, niente le sfugge, e come si è già detto anche le classi anti-sistema come quella operaia, si sono pienamente integrate nel sistema capitalistico e tendono a condividerne i valori. In realtà Marcuse individua dei potenziali soggetti rivoluzionari << al di sotto della base popolare conservatrice >> negli emarginati, nei reietti, nei diseredati, nei.perseguitati di altre razze come i neri americani, nei disoccupati, nel sottoproletariato, in coloro cioè che non sono ancora stati fagocitati dalla società repressiva e che esprimendo il "grande rifiuto" rinunciando in maniera consistente ad alimentare la "grande macchina produttiva" rappresentata dal capitalismo, in una sorta di disobbedienza civile nei confronti dei principi della propaganda e della pubblicità produttiva. Nonostante ciò egli si rende conto di come queste categorie siano impotenti di fronte alla civiltà tecnologica se non si alleano con gli strati dell'opposizione interna ad essa, ad esempio i sindacati. Il filosofo tedesco termina la sua opera con una citazione di Walter Benjamin:
è solo per merito dei disperati che ci è data una speranza
L'influenza sul '68 e preludio alla società hippy
Marcuse è stato uno dei pensatori più influenti del
Novecento che ha influenzato attraverso il suo pensiero e la volontà di un cambiamento radicale la protesta dei giovani in tutto il mondo occidentale. Ciò che lo ha reso più noto presso gli studenti del sessantotto è la grande importanza attribuita da lui all'immaginazione, unico strumento capace di comprendere le cose fino in fondo. L'"Immaginazione al potere" diventerà una delle parole d'ordine degli studenti del '68 al quale Marcuse guarda come mezzo per realizzare la liberazione, giustificandone anche la violenza purché mossa da sana intolleranza. Il rifiuto di ogni forma di repressione, il suo secco no alla civiltà tecnologica, sia quella americana liberal-capitalistica che quella sovietica comunista, lo resero agli occhi dei giovani rivoluzionari il filosofo della contestazione sociale. Per i sessantottini fu anche molto importante il concetto di "liberazione dall'eros" inteso non solo come liberazione sessuale, ma come liberazione da ogni forma di oppressione e repressione.come liberazione sessuale ma come liberazione delle energie creative dell'uomo dalla repressione sociale, per la creazione di una società più aperta fatta di uomini liberi e solidali tra loro. Marcuse utilizzò il concetto di "società come opera d'arte", ovvero una società più autentica, veramente libera, dominata dalla fantasia e dall'arte come fondamento per ogni convivenza, prefigurando in un certo senso una società che negli anni '70 sarà composta da una nuova figura predominante, quella dell'Hippy che in seguito sarà più propriamente approfondita nell'ambito storico-culturale. Letteratura inglese: Jack Kerouac and the Beat Generation 21<< I wrote "On the road" in three weeks...a very long roll of paper and for the>>first time I used the expression "Beat Generation"-Jack Kerouac's life-The term "Beat generation"-TheBeatniks - "On the Road"
Jack Kerouac's life
Jack Kerouac was born in Lowell, Massachusetts, in 1922. At the end of the war he began travelling back and forth across the states and in New York he started friendships with Lucien Carr, the poet Allen Ginsberg and the intellectual Neal Cassidy. The circle became known as the centre of the "beat" movement. The influence of Cassidy on Kerouac was enormous; his total lack of inhibition, his enthusiasm, a sort of permanent wild excitement, his love of adventure made Kerouac idolise him and consider him the archetypal hero. With Cassidy, Kerouac started his first hitch-hiking crossing of America, which was to inspire his best novel "On the road". The publication of this novel in 1957 marked the beginning of Kerouac's success: the book became the "Bible" of the Beat generation. However this popularity frightened the writer who started to lead a solitary life to use alcohol and drugs. His books were
Jack Kerouac was a prominent figure in the Beat generation. He gained fame with his novel "On the Road," which depicted his experiences hitchhiking around the country. However, his fame declined towards the end of his life due to alcoholism, which also deteriorated his health. In 1969, Kerouac passed away at the age of 47 from internal bleeding caused by cirrhosis of the liver.
The term "Beat generation" is generally credited to Kerouac and Allen Ginsberg. They used the term to describe a generation of writers who were unconventional and rejected by society. They felt beaten down and dissatisfied with society's constraints and conventions. Kerouac attributed a philosophical dimension to the term, referring to beatitude, the ascetic and ecstatic salvation of Zen spiritualism, as well as the mysticism caused by drugs and alcohol. The Beat generation became synonymous with rebellion and bohemian living, as these writers refused to conform to traditional middle-class puritanical values.
they rejected organized religion and searched for alternative ways to find spiritual understanding. They considered themselves as outsiders and preached freedom in all its forms. The Beatniks It was a journalist of the "San Francisco Chronicle" who created the term "Beatnik" in 1958. The "Nik" suffix was borrowed from "Sputnik," a satellite that had just been launched by the Soviet Union, striking fear into the hearts of many communist-fearing Americans. Beatniks lived in dirty apartments, selling drugs or committing crimes for money, hitchhiking across the country because they couldn't stay still without getting bored. They acted on first impulse, did whatever they felt like doing, explored nudity and sexuality. They used to wear long hair, grow beards, and wear worn-out jeans, old T-shirts, and sandals. They advocated escapism and created a so-called underground culture, which included jazz, very appreciated because of its spontaneous flow andIts freedom of expression, poetry and the oriental philosophy of Zen Buddhism. Kerouac and Ginsberg wrote about what they felt and thought during a particular experience. They used the so-called "Hip Language" which was vital, alive, authentic and individual.
"On the Road"24
Our battered suitcases were piled on the sidewalk again; we had longer ways to go. But no matter, the road is life.
The structure
The novel is the story of a friendship and a diary-like account of Kerouac's wanderings across North America with Neal Cassidy. It lacks a central plot, since its structure is episodic. However, some structural elements give it cohesion:
- The theme of the journey, symbol of the escape from the city and from one's own past;
- The narrator Sal Paradise, who stands for Kerouac himself;
- The character of Dean Moriarty, who stands for Neal Cassidy.
The same group of friends who do not always have a destination in mind and find nothing at