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CAPITOLO 2: UNO SPACCATO DELLA DISCIPLINA

UNO SPAZIO TRIDIMENSIONALE

Proprio perché le politiche non sono fenomeni ovvi, per capire che cosa possono essere è

indispensabile capire come possono essere studiate.

α

Al piano orizzontale costituisce l’assetto «normale» dei policy studies.

β

Il nuovo piano del discorso può essere considerato per molti versi perpendicolare rispetto al

primo, perché basato su un punto di vista esterno al tradizionale dibattito tra le diverse

posizioni scientifiche che per decenni ha animato la disciplina (paragrafo finale di questo

capitolo). α

Le coordinate del piano

E' la base di partenza quasi esclusiva per le ricerche sulle politiche pubbliche.

la seconda riguarda le opzioni

La prima dimensione riguarda le finalità della ricerca;

metodologiche di fondo.

Le finalità della ricerca

Sin dal principio, gli studi di policy sono segnati da una forte riflessione circa l’opportunità,

l’ampiezza e le condizioni del loro impatto concreto sulle decisioni di rilevanza collettiva.

Chi studia un intervento di politica pubblica sa che ha a che fare con informazioni e con

ipotesi che vanno e vengono.

All’interno del piano a, il rischio che questi rinvii incrociati producano un groviglio

inestricabile è evitato tenendo ben ferma la distinzione analitica tra finalità prescrittive e

finalità descrittive.

→ Finalità prescrittive

L’interesse ad approfondire gli aspetti tecnici della progettazione e della valutazione delle

politiche pubbliche può avere tre tipi di motivazioni:

• può nascere dal desiderio dello studioso di mettere alla prova le sue ipotesi;

• può essere la base di una precisa competenza professionale (quella dell’analista di

politiche pubbliche)

• può costituire una risorsa per un politico che intenda qualificare il suo intervento.

Solo questa motivazione non ha garanzie: saranno gli elettori a decidere, quando

dovranno votare.

Se è dall’interazione tra eletti ed elettori che nascono le scelte di policy legittime, quale

spazio può esistere per una definizione degli standard più appropriati per l’intervento

pubblico? Come può una democrazia fare tesoro delle conoscenze che riguardano le

politiche pubbliche? 7

Le prime risposte a queste domande hanno fatto ricorso all’analogia con altri profili

professionali dagli evidenti scopi operativi:

• la metafora dell'ingegnere: rapporto tra committente (commissiona il lavoro) e

analista, il primo ruolo è svolto dalle istituzioni democratiche, che stabiliscono

obiettivi e risorse per un determinato intervento; spetta poi al tecnico definire le

concrete modalità di realizzazione

• la metafora del medico: il momento della progettazione dell’intervento non può

andare separato dalla rilevazione dei contorni del problema; vengono considerati

considera il rapporto tra analista e committente analogo a quello tra medico e

paziente.

• la metafora dell'avvocato: nelle immagini precedenti problemi e soluzioni possono

essere identificati sulla base di criteri obiettivi. In realtà le decisioni non nascono

dalla rivelazione di una verità ben documentata, bensì dallo scontro tra interessi e idee

diversi. Sulla base di questa concezione, alcuni autori hanno proposto un modello di

relazione tra analista e committente simile a quello che collega l’avvocato al suo

assistito: una pratica fondata non sulla ricerca di una verità superiore, ma sulla buona

argomentazione e sul confronto tra punti di vista diversi.

→ Finalità descrittive

Accanto alle finalità prescrittive, sono condotte molte indagini nei policy studies che

utilizzano tutto il panorama delle tecniche della ricerca sociale per arrivare a una conoscenza

più approfondita delle politiche pubbliche, del modo in cui sono adottate e degli effetti che

producono. Chi studia queste cose considera le politiche pubbliche come una prospettiva per

capire ciò che i governi e i cittadini effettivamente fanno quando sono in gioco problemi di

rilevanza generale (es. rifiuti da smaltire).

Per molti decenni, la discussione è ruotata intorno alla possibilità di adottare per le scienze

sociali gli stessi criteri di validazione utilizzati dalle scienze fisiche e naturali. Dalla fine del

secolo scorso, questa concezione della ricerca scientifica è parsa a molti inadeguata perchè le

ragioni che giustificano l’agire umano non possono essere considerate «cause» derivanti dalle

scienze naturali, dato che gli attori, a differenza dei corpi fisici, sono in grado di ragionare su

ciò che fanno.

→ L’asse prescrittivo/descrittivo

Consente di collocare le ricerche di policy rispetto alla cruciale caratteristica della loro

finalità, facendo distinzione tra lo studio:

• per il policy making: esaminano i processi di formulazione e di attuazione

dell’intervento pubblico con l’esplicito proposito di migliorarne i risultati

• del policy making: mirano a ricostruire i processi decisionali, i loro esiti, le

caratteristiche degli attori che vi partecipano, le relazioni tra le diverse fasi, in modo

da formulare modelli più realistici di come le nostre società complesse affrontano le

situazioni critiche.

Ad accomunare questi due orientamenti è la precisa coscienza di quanto sia difficile e incerto

il percorso dall’uno all’altro estremo del nostro asse.

I metodi della ricerca

La seconda dimensione costitutiva del nostro piano a fa riferimento alla differenza tra le due

grandi opzioni metodologiche presenti nella disciplina:

• ricerche ad approccio induttivo: indagini che muovono dalla raccolta e dalla

valutazione dei dati (quantitativi o qualitativi) per trarre conclusioni a conferma o a

smentita delle ipotesi 8

• ricerche ad approccio deduttivo: indagini che adottano una logica che basa le sue

conclusioni su precise assunzioni circa le caratteristiche degli attorie dei contesti in

cui agiscono

→ Il polo induttivo

Indipendentemente dalle finalità prescrittive o descrittive, gli studi di policy devono al forte

orientamento empirico larga parte del loro successo nel processo di emancipazione dalla

filosofia, dall’etica pubblica, dal diritto. Nel campo delle politiche pubbliche, l’aspirazione a

conoscenze sostenute dall’evidenza empirica deve comunque misurarsi con specifiche

difficoltà, che rendono complessa l’applicazione degli standard di affidabilità delle

conclusioni, siano queste di tipo descrittivo o prescrittivo. Infatti, il metodo induttivo è

pesantemente condizionato sia dalla difficoltà di replicare gli esperimenti, sia dall’assenza di

controllo sulle caratteristiche del campione.

→ Il polo deduttivo

I policy studies, dato il loro carattere eminentemente applicativo,non possono certo aspirare

a interpretazioni del metodo deduttivo di tale cristallina purezza: la sfida dei dati è

costantemente presente, per la necessità di dare contorni precisi alle effettive intenzioni e alle

concrete conseguenze delle decisioni pubbliche. Nel campo delle politiche pubbliche, gli

approcci deduttivi si fondano pertanto sul calcolo di vantaggi e svantaggi in situazioni di

conflitto che conducono a scelte le cui conseguenze toccano un numero significativo di

persone e le azioni dei governi.

→ L’asse induttivo/deduttivo

Tendenzialmente, a queste due opzioni metodologiche corrispondono due diverse concezioni

delle politiche pubbliche e del policy making. Infatti, le logiche inferenziali del primo tipo

ammettono anche relazioni ambigue tra fini e mezzi e processi di approssimazione

successiva: più che risultati, le politiche sono gli addensanti di relazioni in esperimenti

dominati dall’indeterminatezza. Invece, le logiche inferenziali del secondo tipo considerano

le politiche come esiti spiegabili in base alle scelte intenzionali degli attori, come punti di

arrivo di esplicite strategie entro sistemi di relazioni stabili.

α

Una mappa del piano

• Il polo in basso a sinistra identifica le ricerche che sono impegnate su tre fronti:

individuare i parametri per la valutazione delle politiche; evidenziare le condizioni

che permettono l’adozione delle soluzioni migliori; predisporre sistemi di rilevazione

dei dati per il monitoraggio dei risultati.

• Il polo in alto a sinistra comprende le ricerche che, muovendo da una serrata critica

dell’approccio precedente, propongono criteri di intervento che valorizzano 9

l’importanza delle mappe cognitive degli attori, la dinamica non lineare del policy

making, i molteplici interessi per le poste in gioco.

• Il polo in alto a destra applica ai processi di produzione delle politiche pubbliche le

classiche domande della scienza politica: chi governa? con quali regole? con quali

conseguenze?

• Il polo in basso a destra si pone queste stesse domande, ma cerca le risposte

nell’elaborazione di modelli basati sulla razionalità degli attori e sul particolare

carattere pubblico dei beni in gioco.

β

Il piano

Negli ultimi decenni hanno preso piede una serie di analisi che non trovano collocazione

nella mappa disegnata nel paragrafo precedente.

β

Se nel piano collochiamo gli approcci che hanno dato un significativo contributo non al

generale dibattito teorico interno alle scienze sociali, ma alla specifica conoscenza delle

politiche pubbliche. A superare questo filtro sono essenzialmente tre linee di ricerca:

• svolta postpositivista: trova espressione in quelle che si chiamano le policy sciences

in senso proprio, cioè nelle impostazioni che, sulla base dell’insegnamento di

Lasswell, sottolineano il carattere progressivo nel ragionare in termini di politiche

pubbliche e che tendono a analizzare sia la teoria critica della società, erede della, sia

le teorie normative della giustizia

• svolta argomentativa: porta ad applicare alle politiche pubbliche approcci basati

sull’analisi delle competenze linguistiche, sul decostruzionismo e sull’ermeneutica

• svolta neopragmatica: rende espliciti i legami tra lo studio delle politiche pubbliche e

il pragmatismo

α β

Lo stacco tra il piano e il piano è molto meno netto. Più precisamente, la svolta

postpositivista mantiene legami di critica ma anche di continuità. La svolta neopragmatica

affonda salde radici in quella che abbiamo chiamato la policy inquiry. La svolta

argomentativa riprende e porta a conseguenze più radicali riflessioni già presenti nella policy

inquiry e nelle ricerche sul policy making. 10

CAPITOLO 3: L'ANALISI RAZIONALE DELLE POLITICHE

PRIME DEFINIZIONI

L’approccio presentat

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
51 pagine
16 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/04 Scienza politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher jessje93 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Politica pubblica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Regonini Gloria.