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CURVA DI OFFERTA DI LAVORO
Y w 1
w 0 E
E E
w S
E
1 0
w 0
w 1 E
E E
0 1 D D D
Perché noi abbiamo una funzione di domanda di lavoro: E = E (w) che ci dice che E aumenta al
S S
ridursi del salario reale. Poi abbiamo una funzione dell’offerta di lavoro: E = E (w) che ci dice che
S
E aumenta all’aumentare del salario reale, e poi abbiamo una condizione di equilibrio che ci dice
D S
che il mercato del lavoro è in equilibrio a patto che E = E . Di questo noi possiamo dare una
rappresentazione grafica:
EQUILIBRIO NEL MERCATO DEL LAVORO
DISOCCUPAZION
E INVOLONTARIA
w S
E
I
w
w
II
w D
E E
E
D I
E LF
S I
E D II
E
S II
E
Che cos’è w (soprassegnato)? È quell’unico livello del salario reale in corrispondenza del quale il
lavoro che le famiglie vogliono offrire è esattamente uguale al lavoro che le imprese vogliono
comprare, questa coincidenza avviene in corrispondenza del numero degli occupati E
(soprassegnato) che rappresenta l’occupazione del pieno impiego. L’occupazione di pieno impiego
non è l’occupazione nel modello neoclassico di tutti i lavoratori, ma è l’occupazione di tutti i
lavoratori che vogliono lavorare a quel salario. Quindi la disoccupazione involontaria vi sarà nel
caso in cui vi sono lavoratori che hanno un salario e vogliono lavorare ma non trovano lavoro.
Supponiamo che questo (LF) siamo il massimo degli occupati presenti nel sistema economico, in
S I
corrispondenza del pieno impiego questo segmento (E – LF) di lavoratori lavora e questo
D I S I
segmento (E - E ) di lavoratori non lavora ma non esiste disoccupazione involontaria, perché
quest’ultimo segmento di lavoratori non lavora a quel salario perché non vuole lavorare. L’equilibrio
di pieno impiego è l’equilibrio in cui è assente la disoccupazione involontaria. Il sistema di
flessibilità del salario reale è lo strumento che assicura l’ottenimento del pieno impiego.
I I
Consideriamo un salario reale w > w (soprassegnato), in corrispondenza di w noi non
I
otteniamo la coincidenza tra domanda e offerta di lavoro, in particolare scopriamo che a w la
D I S I
domanda di lavoro è E e l’offerta di lavoro è E con questo salario le imprese massimizzano il
S II D II
profitto impiegando questo segmento (E - E ), a questo salario le famiglie massimizzano l’utilità
D I S I
se riescono ad impiegare l’utilità se riescono ad impiegare questo lavoro (E - E ) non c’è
D S
equilibrio. L’unico livello del salario reale che garantisce la coincidenza tra E e E abbiamo visto
essere w (soprassegnato). La presenza della disoccupazione involontaria che implicazione ha?
Ha l’implicazione di ridurre il prezzo, vale a dire il salario reale. Quindi, nella misura in cui esistono
I
disoccupati involontari questi tenderanno ad offrirsi ad un salario reale più basso di w , in
corrispondenza di un salario reale più basso succedono due cose:
a) Le imprese vogliono assumere di più perché operano in corrispondenza di livelli più bassi di
PML;
b) I lavoratori vogliono lavorare di meno perché iniziano a trovare più conveniente il consumo
di tempo libero.
Se esiste ancora disoccupazione involontaria si riduce ulteriormente il salario reale, il che spingerà
le imprese ad accrescere la scala della produzione operando in corrispondenza di livelli di PML, le
famiglie a ridurre le offerte di lavoro fino a quando si raggiunge la coincidenza tra ciò che vogliono
le famiglie e ciò che vogliono le imprese, ovvero l’equilibrio nel mercato del lavoro.
II
Lo stesso discorso si potrebbe fare in corrispondenza di un salario reale w dove la domanda di
D II S II
lavoro E e l’offerta di lavoro è E . Siamo in una situazione di squilibrio nel mercato del lavoro
determinata dal fatto che le famiglie in corrispondenza di questo salario vogliono offrire solo questa
quantità di lavoro, le imprese vogliono domandare di più, evidentemente, l’equilibrio di mercato si
raggiungerà in corrispondenza di questo punto perché non è possibile spingere le famiglie ad
offrire più lavoro se non pagate un salario reale (w) più elevato. Siamo in una situazione che non è
di disoccupazione involontaria, ma ci troviamo in una situazione di pieno impiego perché le
famiglie sono sulla loro curva di offerta. Quello che non c’è in corrispondenza del punto di
equilibrio di pieno impiego è la massimizzazione del profitto da parte delle imprese, perché le
imprese non sono sulla loro curva di domanda e quindi questo le spingerà ad offrire un salario
II
reale un po’ più elevato di w , in corrispondenza di un salario reale più elevato accadrà che le
imprese desiderano meno lavoro perché possono profittevolmente operare solo in corrispondenza
di livelli più elevati di produttività marginale del lavoro, le famiglie desiderano offrirne di più fino a
quanto non si raggiunge w (soprassegnato) e otteniamo l’equilibrio nel mercato del lavoro. Una
volta chiarita la nozione di equilibrio sul mercato del lavoro abbiamo chiarito anche la nozione di
pieno impiego, cioè siamo nella fase centrale di determinazione del prodotto di equilibrio
nell’ambito delle teorie del pieno impiego, perché se è vero che Y = Y (E), però allo stesso tempo
sappiamo che il numero degli occupati di equilibrio è E (soprassegnato), allora se sappiamo
queste due cose, sappiamo anche che esiste un unico prodotto di equilibrio che chiamiamo Y
(soprassegnato) ottenuto quando nella funzione di produzione mettiamo E (soprassegnato), cioè
S
il livello di occupazione in corrispondenza del quale domanda di lavoro e offerta di lavoro E sono
uguali.
Graficamente: MERCATO DEL LAVORO
Y
Y Y = Y(E)
soprassegnat
o E
E soprassegnato
w S
E
w
soprassegnato D
E E
E soprassegnato
In questo caso grazie alla condizione di equilibrio e grazie alla
funzione di produzione sul mercato del lavoro è possibile trovare il prodotto di equilibrio. Che cos’è
Y soprassegnato? Y è il prodotto di pieno impiego e allo stesso tempo il prodotto effettivo, cioè è il
livello di produzione effettiva. E è il numero degli occupati di pieno impiego e allo stesso tempo è il
numero degli occupati effettivi, vale a dire quel numero di occupati in corrispondenza dei quali non
esiste disoccupazione involontaria.
NB. Non dimenticate che l’equilibrio macroeconomico è un equilibrio di circolarità, cioè da un lato
le imprese domandano lavoro e capitale e pagano alle famiglie interessi e salario, dall’altro le
famiglie offrono lavoro e capitale e ottengono interessi e salari. Poi sul mercato dei beni si
invertono le parti, in quanto, le imprese offrono beni e servizi alle famiglie in cambio della spesa, e
le famiglie prendono beni e servizi spendendo i salari e i profitti che hanno ottenuto nel mercato del
lavoro.
L’impresa massimizza il profitto non semplicemente quando la produttività marginale del lavoro
(PML) è uguale al salario reale (w), ma quando tutte le mele realizzate da tutti i lavoratori sono
vendute, perché il profitto delle imprese è quello di realizzare un ricavo attraverso la vendita delle
mele. Quindi resta in piedi la domanda: “Come siamo certi che questo prodotto di pieno
impiego ha una domanda corrispondente?” questa è una domanda centrale perché è la
domanda di Keynes, le teorie della domanda rispondono che non sono affatto certi di questa cosa,
anzi c’abbiamo tutt’altra idea circa quelli che sono i determinanti della domanda (consumi,
investimenti, spesa pubblica), studiare i determinanti della domanda significa studiare determinare
che cosa determina Y effettivo, non ci interessa sapere qual è il pieno impiego, o qual è il capitale
a disposizione dell’economia. Qui stiamo nel mondo opposto cioè stiamo nel mondo in cui ci sarà
sempre una domanda per questa produzione, perché siamo certi che ci sia una domanda che
copra questo livello di produzione? Questa domanda ci deriva sempre dalla condizione di massimo
profitto per l’impresa. La condizione di massimo profitto dell’impresa ci dice che la PML deve
essere uguale a w, e PML è l’incremento di prodotto derivante da un incremento unitario del fattore
lavoro tenendo fisso il capitale, però questa condizione (PML=w) ci dice che la PMK (produttività
marginale del capitale) deve essere uguale al tasso di interesse (r).
Xes. Introduco nella produzione un altro macchinario solo se il prodotto addizionale che mi da quel
nuovo macchinario è uguale al costo che io sostengo per prendere a prestito i fondi per comprarlo.
Così come mi posso costruire una curva di domanda di lavoro partendo dalla funzione della PML
decrescente, allo stesso tempo io mi posso costruire una curva di domanda di capitale partendo
dalla funzione della PMK (produttività marginale del capitale) anch’essa decrescente (perché così
come se io su una terra e un singolo trattore aggiungo 10-11-12 lavoratori questi mi incrementano
il prodotto, ma questi incrementi saranno via via più piccoli, avviene che se su una terra con 100
lavoratori produco 1-2-3 trattori questi trattori mi incrementano la produzione ma con incrementi
che sono via via più piccoli). Quindi tutto il discorso che noi abbiamo fatto circa la scheda di
domanda di lavoro si può fare su una scheda che potremmo chiamare di domanda del capitale
dove questa volta la variabile chiave non è il salario reale ma il tasso di interesse (r). E allo stesso
modo tutto il discorso che noi abbiamo fatto circa l’offerta di lavoro lo potremmo fare riferendolo ad
un problema di massimizzazione dell’utilità dove questa volta la massimizzazione dell’utilità non
riguarda la scelta tra consumo e tempo libero, ma riguarda la scelta tra consumo oggi e consumo
domani, ovvero riguarda una SCELTA DI CONSUMO INTERTEMPORALE. Dalla scelta di
consumo intertemporale anch’essa dipendente dal tasso d’interesse e anche per essa a
condizione che l’effetto sostituzione supera l’effetto reddito riesco a trovarmi una curva di offerta di
capitale, ma questa curva di domanda di capitale e questa curva di offerta di capitale sono la curva
dell’investimento e la curva del risparmio. Così come abbiamo una condizione di massimo profitto
da un lato e massima utilità dall’altra