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Il Fondo Europeo di cooperazione monetaria (Fecom)

Un terzo elemento, infine, era costituito dal Fondo Europeo di cooperazione monetaria (Fecom) che, proposto per la prima volta alla Conferenza dell'Aja del 1969, fu istituito soltanto nell'aprile del 1973 con l'obiettivo di garantire il funzionamento del meccanismo di progressivo restringimento dei margini di fluttuazione tra le monete comunitarie, di promuovere lo sviluppo degli interventi in monete comunitarie sui mercati dei cambi e di favorire l'attuazione di una politica concertata delle riserve. Il "serpente", tuttavia, era destinato ad avere una vita breve. Nel giugno del 1972 la sterlina inglese, che con quella irlandese e la corona danese avevano aderito al "serpente" ancor prima del loro ingresso ufficiale nella Comunità, che avverrà a partire dal 1° gennaio 1973, fu sottoposta a forti pressioni, a seguito del peggioramento intervenuto nella bilancia dei pagamenti del Regno Unito e di ingenti movimenti speculativi che causarono.

In poco meno di una settimana, una perdita di riserve di oltre un miliardo di sterline. Le autorità inglesi, per evitare ulteriori perdite di riserve ufficiali ed anche per non accrescere l'indebitamento estero, decisero di abbandonare l'accordo sulla riduzione dei margini e di lasciare la sterlina libera di fluttuare. Analogo provvedimento di uscita dal "serpente" fu preso dalla sterlina irlandese e dalla corona danese, seguita dalla lira e dal franco.

Il sistema di cambio europeo rimase in vita sino al 1979, ma solo per le valute ancorate al marco tedesco e alle monete dei paesi commercialmente più aperti e dipendenti dalla economia.

tedesca, il governo decise di adottare una serie di misure per cercare di risolvere i problemi. In primo luogo, vennero introdotte politiche di austerità per ridurre la spesa pubblica e contenere l'inflazione. Questo comportò tagli alla spesa sociale e aumenti delle tasse, che però ebbero un impatto negativo sulla popolazione, causando disoccupazione e riduzione del potere d'acquisto. Inoltre, vennero promosse riforme strutturali per migliorare la competitività dell'economia tedesca. Queste riforme riguardarono principalmente il settore industriale, con l'obiettivo di aumentare la produttività e ridurre i costi. Vennero introdotte nuove tecnologie e processi produttivi, ma ciò comportò anche la riduzione dei posti di lavoro, aumentando ulteriormente la disoccupazione. Nonostante queste misure, l'economia tedesca continuò a stagnare e la situazione peggiorò ulteriormente con la crisi finanziaria del 2008. La Germania fu colpita duramente dalla crisi, con una forte contrazione dell'attività economica e un aumento della disoccupazione. Solo negli ultimi anni l'economia tedesca è riuscita a riprendersi, grazie a una serie di fattori come la ripresa dell'economia globale, la politica monetaria espansiva della Banca Centrale Europea e le riforme strutturali attuate negli anni precedenti. Oggi la Germania è considerata una delle principali potenze economiche mondiali, ma gli effetti della crisi degli anni '70 si sono fatti sentire a lungo e hanno lasciato un segno indelebile sull'economia del paese.

E all'aggravarsi della crisi internazionale, i paesi della Comunità reagirono, a causa del diverso impatto prodotto dalla crisi sulle strutture produttive interne, in modo unilaterale applicando misure di politica economica molto spesso divergenti rispetto all'obiettivo dell'unione economica e monetaria, con il risultato di acuire le contraddizioni irrisolte e di evidenziare profondi disaccordi sulle misure di intervento degli organismi comunitari competenti.

In secondo luogo, l'assenza di progressi consistenti raggiunti nella convergenza delle economie dei paesi membri, ed in particolare nella lotta contro l'inflazione, rendeva ancora più problematica la partecipazione dei paesi a valuta più debole al sistema di cambio europeo. Il restringimento dei margini di oscillazione delle valute comunitarie in una banda più ristretta significava in pratica privare le autorità monetarie dei paesi Cee della manovra del tasso di cambio; laddove

le difficoltà economiche di questi paesi. Pertanto, era necessario adottare misure di sostegno finanziario da parte della Comunità Europea per evitare squilibri eccessivi. Inoltre, l'Italia e il Regno Unito erano paesi strutturalmente più deboli e quindi più vulnerabili agli shock economici. Senza un adeguato sostegno monetario e finanziario, questi paesi non avrebbero potuto mantenere il proprio tasso di cambio rispetto alle monete più stabili del "serpente monetario europeo". Ciò avrebbe comportato politiche deflative che avrebbero aggravato la situazione economica di questi paesi. In conclusione, era necessario adottare misure di sostegno finanziario da parte della Comunità Europea per evitare squilibri eccessivi e garantire la stabilità economica dei paesi più deboli.gravissimi fenomeni di disoccupazione e recessione già in atto nelle loro economie. In conclusione, l'applicazione dell'accordo concordato a Basilea fra i paesi della Comunità, "nel rendere più rigido il processo di aggiustamento degli squilibri di bilancia dei pagamenti dei singoli paesi Cee aventi una posizione di segno opposto a quella globale verso l'esterno dell'insieme dei paesi Cee, presupponeva un più elevato grado di integrazione economica e un diverso assetto istituzionale" (Masera, 1973). Entrambe le due condizioni risultavano, per i motivi appena esposti, assenti nella Cee e, pertanto, il progetto d'integrazione economica e monetaria, con il fallimento dell'esperienza del "serpente" monetario e l'avvio di un regime di fluttuazione generalizzata dei tassi di cambio, subì un ulteriore arresto. Il deterioramento della situazione economica interna ed esterna alla Comunità imponeva, tuttavia,

La ricerca di soluzioni in grado di contrastare le pericolose tendenze che si andavano manifestando nelle relazioni tra i paesi membri e di rilanciare il processo di costruzione economica dell'Europa. La fluttuazione delle monete comunitarie non solo non aveva risposto alle attese, ma aveva contribuito ad aggravare le divergenze esistenti all'interno dell'area. Inoltre, nel periodo in esame i fenomeni speculativi avevano interessato in misura crescente i mercati valutari europei, contribuendo ad accrescere l'instabilità dei tassi di cambio e, molto spesso, a determinare aggiustamenti che andavano al di là di quanto sarebbe stato necessario. Ne risultava un clima di incertezze e di distorsioni, di fenomeni nocivi agli scambi, agli investimenti e, in definitiva, di rallentamento della crescita economica. L'instabilità monetaria, infine, rimetteva in discussione lo stesso processo di integrazione raggiunto dalle economie europee: il rallentamento

intervenutoe le distorsioni provocatenel periodo in esame negli scambi intracomunitari132dal sistema dei montanti compensativi monetari sui mercati agricoli europei neerano la manifestazione concreta.8 Il commercio intracomunitario, che dal 1960 era risultato in continua crescita costituendo la componente più4importante degli scambi complessivi dei Paesi della Comunità, si riduce dal 1973 al 1976 di oltre tre puntipercentuali (dal 51,7 al 48,3%). Su questi aspetti, Commissione europea (1979b). 9Corso di Politica Economica Europea AA. 2006/2007 – Dispensa 5 © Umberto TriulziIl ritorno ad una maggiore stabilità monetaria in Europa appariva dunqueuna condizione necessaria a garantire non solo la ripresa economica dei paesiCee, ma anche la stessa sopravvivenza delle istituzioni comunitarie e lasalvaguardia di quanto realizzato attraverso il perseguimento degli obiettividell’unione doganale e della politica agricola comune.5.3 Il Sistema monetario

E' in questo contesto, e soprattutto grazie all'intesa raggiunta dal Cancelliere tedesco Schmidt e dal Presidente francese Giscard d'Estaing per la riduzione in tempi brevi dei margini di fluttuazione delle monete comunitarie, che prende avvio la proposta di un sistema di cambio al quale avrebbero dovuto partecipare tutti i paesi della Comunità. L'iniziativa congiunta franco-tedesca per la creazione di una zona di stabilità monetaria in Europa venne ufficialmente presentata al Consiglio Europeo di Copenaghen del 6-7 aprile 1978 che ne approvò gli obiettivi di massima.

Nel successivo Consiglio Europeo di Brema del 6-7 luglio 1978, la proposta per l'istituzione di una più stretta cooperazione monetaria venne definitivamente approvata ed i principi fondamentali, a cui l'istituendo Sistema Monetario Europeo avrebbe dovuto attenersi, esposti in un allegato, noto come "allegato di Brema", che accompagnava il testo.

approvato dal Consiglio in materia di politica monetaria.

Scopo del Sistema monetario europeo (Sme), come si legge nel documento concernente le conclusioni della presidenza del Consiglio europeo (Commissione europea, 1979a, pag.95), è quello "di promuovere una maggiore stabilità monetaria nella Comunità. Esso deve essere considerato come elemento fondamentale di una vasta strategia avente per scopo una costante crescita nella stabilità, un progressivo ritorno al pieno impiego, il riavvicinamento dei livelli di vita e la riduzione delle disparità regionali nella Comunità. Il Sistema monetario agevolerà la convergenza dello sviluppo economico e darà nuovo impulso al processo dell'unione europea. Il Consiglio si attende che il Sistema monetario europeo eserciti un effetto stabilizzatore sulle relazioni economiche e monetarie internazionali".

Gli accordi raggiunti a Bruxelles sulla costruzione dello Sme, ottenuti attraverso un

lungo e contrastato lavoro di mediazione svolto nei comitati tecnici per pervenire alla definizione di uno schema di funzionamento soddisfacente per tutti i paesi aderenti, riflettono dunque non solo una comune volontà ad istituire una più stretta cooperazione monetaria in Europa, ma anche l'impegno, solennemente assunto dai Capi di Stato e di Governo nel Vertice di Bruxelles, di adottare misure di politica economica dirette a realizzare una maggiore stabilità interna ed esterna, tanto per i paesi deficitari che per quelli eccedentari, e di rafforzare le economie più deboli dell'area. Le innovazioni più importanti introdotte con tali accordi, e che danno al nuovo sistema di cambio una configurazione ben diversa da quella del serpente comunitario, consistono essenzialmente: a) nell'introduzione di una unità monetaria europea, l'Ecu, con un

ruolo

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Publisher
A.A. 2006-2007
50 pagine
1 download
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/02 Politica economica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Sara F di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Politica economica europea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Triulzi Umberto.