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La stabilisce una relazione tra livello del reddito e livello del

consumo, questa è crescente (maggiore è il livello del reddito, maggiore è quello del consumo; ma è

crescente ad un livello decrescente la propensione marginale al consumo sar à minore quanto

maggiore è il livello del reddito).

teoria dell’investimento

La afferma che esiste una relazione inversa tra r e investimenti, dal punto

di vista teorico è ancorata alla teoria della produttività marginale. Un incremento della produzione

generata da un’unità in più, genera un incremento di prodotto via via minore; è necessario che il

costo del capitale si3a più basso (ci muoviamo ancora nella teoria della distribuzione).

Nello schema di Keynes non esiste un equilibrio di pieno impiego perché quando analizziamo la

scelta dell’imprenditore di effettuare un investimento prendiamo in considerazione la profittabilità

attesa (redditività attesa) e il costo del capitale (r; costo sostenuto sia se si prende a prestito sia che

detiene i fondi e non prende a prestito perché perde i soldi che avrebbe potuto investite in banca al

tasso di interesse).

La redditività attesa è un concetto che è perfettamente definito nel pieno impiego; ma nel caso di

sottoccupazione non lo è, perché se abbiamo il livello di prodotto fissato sempre al pieno impiego

possiamo calcolare, in caso di aggiunta di nuove unità, l’incremento di prodotto (perché non ho il

problema della domanda e degli sbocchi); nell’ambito di una teoria dove vi è un problema di

sbocchi ci si pone il problema se questo tipo di incremento troverà una domanda che lo compra o

meno. Dipende dalle condizioni di domanda e dalla scelta dell’investitore di fare o meno

investimenti (se non investe il clima di affari è depresso e non si genera domanda). Quindi vi è bassa

profittabilità attesa dell’investimento perché ci si aspetta che la domanda aggregata sia bassa e

l’investimento abbia poca possibilità di generare un prodotto che possa trovare uno sbocco sul

mercato. Viceversa, nei periodi in cui il ciclo economico tende a risalire vi sarà un forte contributo

della domanda negli investimenti perché, così come le condizioni che generano depressione negli

affari scoraggiando gli investimenti fanno sì che questa si rafforzi, le condizioni che creano euforia

nel mondo degli affari, spingendo a nuovi investimenti, realizzano una crescita di prodotto.

Anche se la teoria keynesiana si colloca in un solco non tanto diverso da quello che ci ha portato a

definire la domanda di investimento, nella misura in cui ci muoviamo al di fuori del modello di

pieno impiego possiamo cogliere un nuovo elemento nella teoria degli investimenti che potremmo

cogliere anche guardando questa funzione.

È vero che possiamo creare una funzione di investimento negativamente inclinata in virtù del fatto

che successivi incrementi di produzione sono profittevoli solo se si abbassa r; ma è vero che non

riusciamo a determinare la posizione della funzione nel piano perchè vi è la componente legata alle

aspettative e al clima degli affari tale che la relazione tra tasso di interesse e investimento potrebbe

valere per qualsiasi livello di investimento: livelli di investimento più elevati a parità di r se il clima

è favorevole, altrimenti più bassi se il clima è depresso.

teoria neoclassica dell’investimento

Se prendiamo in considerazione la questa ci dice che al ridursi

del tasso r sarà più profittevole fare nuovi investimenti, dato che andiamo a massimizzare il profitto

in corrispondenza di livelli più bassi di PMC. Ora riportiamo questo tipo di analisi alla situazione

odierna: i tassi di interesse sono arrivati al livello minimo, gli investimenti allo stesso tempo sono al

livello minimo (perché è vero che al ridursi del tasso r, gli investimenti dovrebbero aumentare, ma è

vero pure che questa funzione è stata costruita per un determinato stato delle aspettative). Se

immaginiamo che questo stato delle aspettative muti, nel senso di darci un contesto in cui viene

effettuata la scelta di investimento caratterizzata da un clima degli affari sfavorevole, pur avendo una

relazione inversa avremo una nuova curva dell’investimento tracciata per un nuovo livello di

aspettative.

Sebbene r si riduce questo non porta ad un incremento di investimenti perché contestualmente si sta

spostando a sinistra l’intera funzione dell’investimento: semplicemente stiamo dicendo che oggi, se

un imprenditore effettua un’analisi di un progetto di investimento, non sarà il tasso di interesse che

lo porterà a fare l’investimento ma l’intera analisi svolta (prende in considerazione il problema della

domanda e dello sbocco del prodotto).

Quindi questo tipo di analisi di Keynes introduce un margine di libertà (uno sganciamento).

legge psicologica fondamentale,

Si è parlato di di legge keynesiana (incremento del reddito porta

ad incremento del consumo; incremento di tipo decrescente). La funzione di consumo è una

funzione aggregata, se guardiamo il livello del reddito, al suo variare l’incremento dei consumi è

legge psicologica

positivo; però tale variazione si va via via affievolendo (Keynes la chiama

fondamentale) perché vi è una questione di distribuzione del reddito: è evidente che

individualmente la quota di reddito non consumata tende ad aumentare al crescere del reddito; il

risparmio inizia a manifestarsi sopra una soglia limite del reddito e aumenterà a mano a mano che si

supera sempre di più questa soglia. Se aumentiamo di 500€ il reddito di un soggetto che ha un

reddito pari a 1000€ questo incremento verrà tutto consumato (o almeno nella maggior parte), se

aumentiamo di 500€ il reddito di un soggetto che ha reddito pari a 50.000€ questo incremento non

verrà per niente consumato (o solo in piccolissima parte): quindi i rendiamo conto che il modo in

cui il reddito si distribuisce fra le famiglie influenza la propensione al consumo della società nel suo

complesso (se abbiamo una distribuzione più equa, avremo livelli di consumo più elevati; se

abbiamo una distribuzione più concentrata, gli incrementi saranno nelle mani di chi ha già reddito

elevato e quindi una propensione al consumo più bassa).

Quindi la distribuzione del reddito è una variabile fondamentale nel problema delle scelte di

consumo che è difficile mettere da parte quando vi sono mutamenti importanti nella distribuzione.

Tali tematiche sono molto intrecciate alla teoria della domanda, l’affievolirsi di tali teorie negli anni

’60, fino alla loro scomparsa, ha portato gli economisti a non prendere in considerazione tali

problematiche. Tuttavia la nuova crisi ha riportato tale problema di distribuzione.

modelli della domanda;

Possiamo ora tornare nel solco della trattazione canonica dei vanno bene

tutte le funzioni del consumo che associano incrementi del reddito e del consumo, vanno bene tutte

le funzioni di investimento che associano a incrementi del tasso di interesse una riduzione degli

investimenti e che associano agli incrementi delle componenti autonome un incremento degli

investimenti per ogni livello del tasso di interesse. Prendiamo in considerazione per la funzione del

consumo una funzione lineare: i consumi dipendono da una componente autonoma rispetto al

reddito, che possiamo indicare come il consumo necessario; più un’altra componente che dipende

dal reddito in base alla propensione marginale al consumo (quando si incrementa il livello del

reddito quanti consumi in più ci sono).

La funzione di investimento è anch’essa lineare: una componente autonoma degli investimenti e una

dipendente dal tasso di interesse in base alla sensibilità degli interessi al tasso di interesse (fattore b;

che mi dice: quando il tasso di interesse varia di quanto varia l’investimento).

Possiamo ora individuare il reddito di equilibrio, sappiamo che la domanda complessiva è data dai

consumi più l’investimento: i consumi dipendono da una componente autonoma e una componente

dipendente dal reddito; gli investimenti da una autonoma e dal tasso di interesse. Per avere

equilibrio dobbiamo porre l’uguaglianza:

DOMANDA PROGRAMMATA= DOMANDA REALIZZATA

Questa è l’espressione del reddito di equilibrio nella teoria keynesiana, un risultato completamente

diverso dall’espressione neoclassica.

Facciamo una considerazione:

Il reddito è determinato dalle componenti della domanda aggregata che non dipendono dal reddito:

consumi autonomi, investimenti autonomi, la quota degli investimenti dipendenti dal tasso di

moltiplicatore

interesse; esso è uguale alle componenti autonome della domanda aggregata per il

keynesiano (deriva dal fatto che i consumi dipendono dal reddito e allora la domanda crea il

prodotto, il prodotto genera un reddito ad esso corrispondente, il reddito genera consumo, il

consumo genera domanda, che crea prodotto, e così via; e questo è il senso della presenza di y ad

entrambi i fattori; dal momento che la propensione marginale al consumo è compresa tra 1 e 0, il

moltiplicatore è sempre necessariamente maggiore di 1). Se noi abbiamo uno schema di domanda in

cui a determinare il prodotto di equilibrio è la domanda, per quale motivo non ci bastano le

componenti autonome della domanda? Il moltiplicatore può essere ottenuto considerandolo come

risultato di una serie geometrica convergente fatta da tutti i round di spesa indotta dalle componenti

autonome della domanda; se questa relazione è vera nelle grandezze assolute, allora sarà vera anche

nelle variazioni.

Poniamo tutte le variazioni pari a zero tranne il consumo autonomo; se il consumo si accresce di

dieci e il moltiplicatore è uguale a quattro stiamo dicendo che il consumo si accrescerà di 40, ma

perché abbiamo 30 in più nell’equilibrio? Dobbiamo considerare il moltiplicatore come una serie di

round di spesa indotta, la variazione del prodotto sarà pari alla variazione del consumo autonomo,

se questi non dipendessero dal reddito ci potremmo fermare qui; tuttavia noi sappiamo che i

consumi dipendo dal reddito e quindi la domanda fa aumentare il prodotto, questo fa aumentare il

reddito, che genera nuovi consumi in misura pari alla propensione marginale al consumo per la

variazione del consumo autonomo, che porta ad un ciclo PRODUZIONE­REDDITO­CONSUMO

dando luogo a successivi round di spesa. Evidenziando poi la variazione dei consumi: questa serie

geometrica convergente (convergente perché y è compreso tra 0­1) la chiameremo X;

moltiplichiamo entrambi i membri per c; sottraiamo l

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Publisher
A.A. 2015-2016
6 pagine
1 download
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/02 Politica economica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher r.montalto di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Politica economica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Napoli Federico II o del prof Barba Aldo.