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ΔBM= ΔBMEST+ΔOMA+ FINBC
Prima tra le fonti c’era anche il tesoro. Un modo di finanziamento era l’apertura al tesoro. Oggi non c’è
più la base monetaria del tesoro: BMTES. Le amministrazioni centrali tengono però conti attivi presso la
banca centrale: tra le passività dello SP ci sono i crediti delle amministrazioni pubbliche. Il tesoro non è
più una fonte ma se aumenta il suo conto assorbe base monetaria: a destra ci sono gli utilizzi della base
monetaria.
Se noi guardiamo alla base monetaria del pubblico questa è sempre composta da circolante (questo in
realtà ce l’hanno sia i cittadini sia le banche, ma la fetta più grossa ce l’ha il pubblico) e dalla base
monetaria che rimane alle banche (BMB): riserve obbligatorie + riserve libere:
USI= BMP (circ) + BMB (ROB + RL)
Le riserve sono al liquidità delle banche, queste non la detengono in circolante ma tramite un deposito
presso la BC.
Le fonti devono essere uguali agli usi di base monetaria (come in ogni SP). Attraverso il controllo della
base monetaria la BC controlla poi l’offerta di moneta. La BC può gestire il proprio attivo. Non tutte le
voci sono gestibili. L’estero a volte non lo è: se vuole tenere un certo cambio è costretta a acquistare o
vendere valuta. In passato la BC ad esempio non riusciva a controllare il tesoro. Però la BC controllava
l’aggregato attraverso le altre poste. Quando poi le uscite erano troppe la Bc si è resa autonoma dal
bilancio dello stato.
L’idea è che si controlla l’attivo però poi se il pubblico vuole tenere la base monetaria uscita più in
circolante o più tramite depositi è decisione solo del pubblico stesso. 78
L’idea era che si controllasse al moneta tramite la base monetaria.
La moneta è legata alla base monetaria tramite il moltiplicatore del credito.:
s s
M = mBM la moneta offerta è un multiplo della base monetaria. Tramite il controllo di BM si vuole
arrivare al controllo di M.
Poi abbiamo M2= circolante + DB (depositi bancari)
BM invece = circ + RB (riserve bancarie). La base monetaria è il circolante + tutto ciò che è a
disposizione delle banche in via immediata. Le riserve sono chiamate moneta ad alto potenziale. Le
riserve si possono trasformare in credito e dare origine a un multiplo monetario.
Il rapporto più semplice tra base monetaria e moneta passa attraverso il rapporto con i depositi.
supponiamo che il pubblico voglia frazionare il credito tra banconote e depositi bancari.
Τ è la frazione di depositi detenuta dal pubblico: CIRC = τDB
supponiamo poi che β sia un’altra frazione dei depositi: ROB= βDB
la liquidità bancaria è una frazione libera che può essere riferita ai depositi: LB=αDB
tutte le componenti sono collegate ai depostiti bancari. Quindi possiamo riscrivere BM come:
d
BM = τDB + βDB + αDB = (α + β + τ) DB
Qual è la variabile che porterà in equilibrio base monetaria domandata e base monetaria offerta? Sono i
depositi bancari. Se il pubblico ha più circolante rispetto a quello desiderato lo porta in banca le banche
se hanno più liquidità la investono in depositi. 1 BMs
DB sono un multiplo della base monetaria offerta: DB = α β
+ +τ
Da qui posso arrivare alla moneta M: 1+ τ BMs
M2= circolante + DB = DB + τDB = (1+τ)DB = α β
+ +τ
Se la BC vuole aumentare la moneta deve aumentare la base monetaria in percentuale minore. Si parla
dell’offerta potenziale di moneta.
Quest’offerta dev’essere poi affiancata alla domanda. Tutta l’offerta di moneta viene domandata?
Grafico 1: la domanda è inversamente correlata al tasso d’interesse. La moneta non rende nulla (lo
supponiamo) il costo opportunità di tenere moneta è il rendimento sui titoli. In realtà non dovremmo
mettere il differenziale tra tasso su titoli e tasso sui mercati monetari, in realtà certi certificati di deposito
rendono abbastanza. Ci spossono essere depositi a lungo termine (specialmente se prendiamo M3):
questi hanno rendimento più bassi dei titoli ma ci sono rendimenti. Non dobbiamo mettere sull’ordinata i
ma i-im. Comunque se supponiamo im=0 la domanda di moneta è come nel grafico 1. La moneta offerta
invece Ms è indipendente dal tasso. Il moltiplicatore è fisso. 79
c’era come obiettivo intermedio M*: se Ms* è fisso a non interessa sapere se la curva di domanda è più
o meno elastica? Se l’offerta è rigida al tasso e noi siamo interessati a M ci interessa conoscere al
domanda di moneta? No. attraverso il moltiplicatore mBMs possiamo ottenere ad esempio M*’
indipendentemente dalla domanda.
I keynesiani erano comunque interessati alla funzione di domanda. Se vogliamo far variare il tasso da io
a i1 (grafico 2) l’offerta deve variare più o meno rispetto ala domanda rigida? Se la domanda è èiù
elastica per sassare da io a i1 serve ΔM2>ΔM1. 80
τ= f(i)
β
α= f(i)
se τ e α sono funzioni del tasso anche il moltiplicatore è funzione del tasso di interesse.
Se τ è funzione inversa di i che succede al moltiplicatore? τ è sia al numeratore sia al denominatore però il
1+ τ
denominatore incide di più. Se i↑τ↓e m↑ dove m= α β
+ +τ
Grafico 3
Ms non è più fissa ma l’offerta di moneta cresce al crescere del tasso di interesse. Anche qui per avere
maggior moneta basta aumentare la base monetaria Ms1, lo stesso si fa se si vuole ridurre i. però non ci
si può più scordare di com’è fatta la domanda.
Ora per andare da Mo a M1 non c’è più solo il tratto orizzontale che c’era quando la domanda era rigida
(tratto blu). Ora bisogna vedere quant’è inclinata la domanda. Bisogna anche guardare come cambia il
tasso.
Il moltiplicatore flessibile ( non più domanda rigida) implica una buona conoscenza anche della domanda
monetaria.
06.11.12
Abbiamo parlato del controllo della moneta tramite la base monetaria. La base monetaria è ben
individuata nel bilancio della BC che trova nell’attivo le fonti di MB e nel passivo gli usi di BM. Il totale della
BM si suppone sotto il controllo della BC. Anche se ci fossero canali esogeni ci sono comunque delle
poste che permettono alla Bc di controlla re il totale. La bC controlla l’offerta di BM e dall’uguaglianza tra
domanda e offerta viene fuori la quantità di BM detenuta dagli operatori in relazione ai depositi: BMs=
(α+β+τ)DB
Grafico 1: la BM non ha un suo tasso proprio. Tenere base monetaria ha invece un costo opportunità.
Questo grafico ci fa vedere l’equilibrio. Se aumenta la BM a BMs’ i depositi aumentano di 1/ (α+β+τ).
Se il pubblico ha un eccesso di base monetaria rispetto ai suoi desideri la porta in banca. Le banche allora
avranno un eccesso di riserve e offriranno più credito. È l’offerta di credito che reagisce alla base
monetaria.
Dietro il moltiplicatore c’è un’offerta di moneta o di credito ( a seconda del mercato che andiamo ad
analizzare).
Quella che viene fuori è un’offerta potenziale: quanto le banche sono disposte ad offrire grazie alla riserva
che gli è arrivata. Dobbiamo poi confrontare quest’offerta con la domanda.
Questo controllo che parte da un mercato in cui non c’è un prezzo specifico, mi determina sia: 81
La moneta complessiva in circolazione
Sia il tasso d’interesse
Grafico 2: l’offerta di moneta dipende dalla BM: Ms è un multiplo di BMo esogena. Questa è l’offerta
insensibile al tasso.
Se voglio M1 posso variare la base monetaria. Non ci interessa la domanda.
Se noi non siamo interessati a M* ma a r e vogliamo ad esempio andare da r a r0,r1 o r2 guardiamo
l’elasticità della domanda: grafico 3. Se al moneta è poco sensibile ai tassi abbiamo una funzione
transattiva che dipende solo dal reddito. Dipende poi quale moneta consideriamo: i depositi a vista è più
facile che siano volti alle transazioni, non rendono, non sono un investimento, è difficile ci sia moneta
come investimento. Se allarghiamo la definizione di moneta e aggiungiamo altri conti questi sono più
sensibili alla differenza tra il loro tasso e quello delle alternative.
Se noi riteniamo invece che anche il rapporto 1/ (α+β+τ) sia sensibile al tasso all’allargamento della base
monetaria corrisponde una riduzione del tasso r. se r si riduce anche il moltiplicatore cambia. Il desiderio
di tenere una percentuale ferma di ricchezza cambia le percentuali. Come cambiano le percentuali?
• Se faccio una politica restrittiva e r↑ si riduce la domanda di circolante e di riserve. Le banche
cercheranno di tenere meno riserve e offrire più credito. Le percentuali α+β+τ possono essere
inversamente correlate al tasso d’interesse.
• Se faccio una politica espansiva e r↓ le percentuali aumentano: cambia l’inclinazione: grafico
4. Se noi avessi cambiato BM saremmo passati da A a B e i depositi sarebbero aumentati da DB0 a
DB1. Se il moltiplicatore non è fisso invece passo da A a C. e i depositi aumentano meno: da DB0 a
DB2. C’è comunque una restrizione ma minore rispetto al caso precedente.
Grafico 5: a parità di r anziché avere una moneta rigida abbiamo una moneta che cresce. Il risultato
sull’equilibrio di mercato è che se cambiamo Ms non andiamo più a M1 ma a M2.la moneta si espande
meno di prima quando avevamo il moltiplicatore fisso. Inoltre si riduce il tasso.
Il controllo della BM è sempre nelle mani della BC. La Bc però deve conoscere bene l’offerta e la
domanda. La variazione della BM comporta un impatto sia su M sia su r di diversa entità.
In questo contesto le Bc manovravano anche β: le riserve obbligatorie per le banche. La cosa strana è
che più erano alti gli obblighi più era alto α: le riserve libere. Le riserve obbligatorie di fatto non erano
utilizzate. Erano un accantonamento fermo e non utilizzabile. Le banche per paura di non adempiere agli
obblighi tenevano più riserve libere: più alte erano quelle obbligatorie più alte erano quelle libere. Le
riserve obbligatorie quindi rispondevano a scopi di controllo monetario e non di sicurezza: non venivano
usate.
In tutti i paese mediterranei che, decenni fa, avevano una tassazione più bassa, avevano invece alti
obblighi di riserva. Era alta anche la tassa da inflazione. Se le riserve non erano remunerate e c&r