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SEMONIDE
L'appartenenza di Semonide al genere giambico ci è confermata da Luciano che lo
mette vicino ad Archiloco e ad Ipponatte in quanto ha anch'egli un arci-nemico di cui non
abbaimo notizie. L'avere un arci-nemico fa parte del genere giambico, è probabile delle
volte che si tratti anche di nomi fittizi. Semonide va collocato non prima della metà del
VII sec. a.C.
Semonide è famoso per il lungo GIAMBO CONTRO LE DONNE. 10 TIPI DIVERSI DI
DONNA vengono classificati secondo la loro somiglianza con animali o con elementi di
natura. 9· Alla SCROFA somiglia la donna pigra e sporca.
10· Alla VOLPE quella furba e perfida.
11· Alla CAGNA quella curiosa e chiacchierona.
12· Alla TERRA quella che non è brava nè cattiva, ma che è inerte e sa solo
mangiare.
13· Al MARE quella che ora è buona, ora è cattiva come incostante è il mare.
14· All'ASINA quella che si lascia guidare a fatica, che mangia sempre e si
accoppia con chiunque.
15· Alla DONNOLA quella che va matta per l'amore ma che disgusta l'uomo e
che ruba.
16· Alla CAVALLA quella che fa tutto controvoglia, schizzinosa e profumata.
17· Alla SCIMMIA quella che è astuta nel male, che è brutta e derisa da tutti:
questa è la peggiore.
18· La decima è quella BUONA, quella paragonata all'APE: è economica,
invecchia con il marito, genera bei figli, ha grazia e non chiacchiera d'amore con
le amiche.
A questo giambo segue un'ulteriore specificazione dei mali portati dalla donna, che è
creatura di Zeus.
Un altro giambo contiene una VISIONE PESSIMISTICA DELLA VITA: tutto va come
vuole Zeus, ma gli uomini vogliono illudersi e sperano sempre in un domani migliore, ma
c'è chi per disperazione si uccide. Qualche frammento parla di cucina, qualche altro
ha paragoni animaleschi ---> favole di animali e personificazioni animalesche
rappresentano una tradizione che viene da Esiodo e da Archiloco; l'ispirazione
gastronomica sarà presente in Alcmane e nella commedia. Per quanto concerne la
lingua, Simonide trasferisce moderatamente l'omerismo nel giambo.
IPPONATTE
Ipponatte è un poeta PITOCCO perchè si autopresenta come un poveretto, inoltre lo si
è voluto fare poeta per i poveri, perchè le sue tematiche toccano i livelli bassi della
società. Il suo nome in realtà significa "signore dei cavalli" e ciò ci porta a pensare che
facesse parte della classe aristocratica ed è difficile pensare che avesse un pubblico
costituito da poveri per una poesia che parla di poveri e che allo stesso tempo è
letteratissima. Il vero rovescio dell'epos è in realtà Ipponatte con la sua feroce forza
caricaturiale e non Archiloco, anche se senza un precedente Archiloco Ipponatte non
sarebbe pensabile. In Ipponatte si sente la voce che mette in caricatura il ceto
mercantile in ascesa e tale voce è quella dell'aristocrazia, che è in pericolo di essere
soppiantata dalle classi emergenti. Quindi Ipponatte mettendo in caricatura se stesso
come poeta pitocco, utilizza la maschera dell'aristocratico polemista. Possiamo collocare
Ipponatte fra la metà e la fine del VI sec. a.C. Egli fuggì da Efeso per la tirannide di
Atenagora e si rifugiò in un'altra città. Queste notizie lo confermano come appartenente
alla classe dirigente in quanto l'esilio è segno di distinzione. I suoi grandi nemici furono
due scultori: Bupalo e Atenide, che avevano rappresentato il poeta brutto e con
fattezze ripugnanti. Un parallelismo con Archiloco è che Bupalo avrebbe rifiutato la figlia
di Ipponatte, ricalcando così le vicende di Archiloco.
In molti frammenti Bupalo è aggredito con il nome, in altri c'è da credere che il
berasaglio sia lui. Quando c'è l'apostrofe diretta è da pensare che il nemico non sia
presente al simposio: si tratta di apostrofi absentia. Un altro bersaglio è il pittore
Mimnes, che aveva inopportunamente disegnato un serpente sulla fiancata di una nave
rivolto verso il pilota. Erano presi di mira anche un tale Cicone e un tale Sanno. Di
Ipponatte ci sono giunti 4 esametri epinici che presentano la parodia dell'incipit del
poema omerico (ILIADE e ODISSEA INSIEME). La parodia epica è utilizzata per dare
un carattere particolarmente aggressivo all'invettiva perchè è ottenuta con un
genere, quello epico, tradizionalmente destinato all'elogio e alla celebrazione. Un'altra
caratteristica di Ipponatte, e un'altra violazione dell'ethos epico, è la familiarità con cui
si rivolge agli dei. ---> La forza e l'immediatezza delle sue richieste le avvicina alle
invettive contro gli uomini: Hermes è destinatario di un'ambigua invocazione come dio
dei ladri e di una lungua richiesta nella quale si elencano indumenti perchè il parlante ha
freddo e trema. Questa parodia della preghiera troverà seguito nella scena comica. In un
altro frammento è rappresentata una rissa urbana. L'amore compare come EROS
VIOLENTO e come pretesto per la CARATTERIZZAZIONE DI NEMICI. Nel mutilo
frammento sembra di leggere la famosa scena petroniana del Satyricon dell'esorcismo
contro l'infertilità di Encolpio: una donna lidia impone a un uomo un cerimoniale ricco di
particolari che si svolge in una latrina in presenza di scarafaggi, forse con scopo di
magia terapeutica. Nello stesso frammento mutilo si scatena una violenta furia erotica
e l'invettiva contro Bupalo. Spesso utilizzata da Ipponatte la figura del “capro
espiatorio” ovvero una vittima che simbolicamente veniva caricata dei mali di tutta la
comunità e veniva sempre derisa e malmenata. Evidentemente dietro questa
raffigurazione si nascondeva un nemico a cui si auguravano simili patimenti. Archiloco
sa arrivare allo stile basso, ma Ipponatte lo supera. Egli prende parole anche dalla
bocca del popolo microasiatico. Le parole nuove vengono inventate con il sistema della
composizione, che è parodia dei composti omerici. La lingua di Ipponatte è definita
ARTIFICIOSA: attinge alle parlate popolari ma cemente tutto nello ionico letterario. Il
METRO di Ipponatte è una novità: invece di uno giambo finale (u -) presenta uno
spondeo (- -) azzoppando così il ritmo tanto da essere chiamata METRICA COLIAMBO
("giambo zoppo").
POESIA ELEGIACA: TIRTEO
La nascita di Tirteo va collocata nel 640 a.C. nel corso della seconda guerra messenica
(Sparta contro Messenia) a Sparta. Si dice che Tirteo fosse un maestro di scuola zoppo
che sarebbe stato mandato da Atene a Sparta per rimettere accordo tra i cittadini e
mettere fine alla guerra. Tirteo ha composto: una COSTITUZIONE SPARTANA, che era
la storia della città e dell'origine divina dei suoi ordinamenti; esortazioni in elegie; canti
di guerra con cui il cantore e l'auleta accompagnavano le marce dei soldati; cinque libri
di carmi.
Nelle elegie di Tirteo troviamo la VERA VIRTù DI GUERRA, contrapposta ai falsi valori
di virtù quali: l'eccelllenza nella corsa e nella lotta, forza di corpo, velocità, bellezza,
ricchezza, ecc. Tirteo afferma che ciò che è davvero utile è la FORZA IN BATTAGLIA.
Questo è il BENE COMUNE per la città e per il popolo. Si tratta quindi di una ideologia
nuova rispetto all'epos e all'ideale aristocratico. Seguono dei precetti che servono da
prova del valore: il combattente deve resistere e respingere, deve morire se necessario,
in modo tale che sarà ricordato con onore da morto e con onore, se vive, invecchierà.
Procede nell'elegie con l'esortazione a considerare bello morire per la patria. Egli dice
che è bello che un uomo di valore muoia nelle prime file combattendo per la patria: chi si
risparmia o lascia che nelle prime file muoiano vecchietti dai capelli bianchi sarà
ricoperto di vergogna. L'elegia di Tirteo è destinata al simposio: si tratta di un
simposio di guerra che si celebra dinanzi alle tente dei comandanti. Tirteo nella lingua e
nello stile è omericissimo. Il metro è il distico elegiaco.
MIMNERMO
Visse nella seconda metà del VII sec. a.C.. Nacque a Colofone, colonia ionica di Asia
Minore. Una tradizione afferma che faceva di professione l'auleta, ma sembra che la
notizia della sua professione provenga dalla professione della donna che diede il titolo
alla sua opera, Nannò, la suonatrice di aulo. Ci restano di lui pochi distici. Varie volte
è testimoniato il titolo Nannò.
I grammatici alessandrini pubblicarono due opere di Mimnermo: la Nannò, dal nome di
una flautista amata dal poeta, e la Smirneide, un'elegia dedicata alla città di Smirne. La
Nannò doveva raccogliere poesie brevi e di argomento amoroso che Callimaco definì
“poesia alla spicciolata”. Invece la Smirneide doveva essere una raccolta elegiaca che
celebrava la guerra che gli Smirnei combatterono contro Gige, re di Lidia che attaccò le
città ioniche intorno al 685 a.C. L'elegia più famosa è quella in cui la vecchiaia è vista
come la PRIVAZIONE DEI PIACERI D'AMORE. Come conseguenza di questa
privazione, l'uomo è odioso ai giovani e oggetto di disprezzo per le donne. Meglio,
quindi, morire. Un'altra elegia più lunga, elenca con maggior dettaglio i mali della
vecchiaia e invoca con più forza la morte. Il virtuosismo del poeta è all'opera con la
SIMILITUDINE FRA LA VITA UMANA E LE FOGLIE, che presto crescono e presto
muoiono. Egli si rifà alla famosa similitudine dell'Iliade in cui Glauco, richiesto da
Diomede di esser suo e della sua discendenza, gli risponde dopo aver paragonato la
discendenza degli uomini all'alternarsi delle foglie e delle stagioni. La morte è invocata,
per una vita senza malattie, all'età di 60anni nel distico a cui poi risponderà Solone
chiedendo di correggere l'età in 80anni. Un'altra elegia presenta il racconto della città di
Colofone e Strabone ci fornisce il termine tecnico per questo tipo di celebrazione che è
FONDAZIONE. Un frammento incerto menziona un antico antenato di Mimnermo che
protetto da Atena, combattè i Lidi presso il fiume Ermo. La lingua è omerica.
SOLONE
Solone è il primo poeta ateniese di cui si conservi memoria. Il suo impegno politico lo
accomuna ad Alceo, ma a differenza di quest'iltimo che nella sua lotta politica fu un
perdente, Solone fu il cantore di una politica vincente. E' per questo che Solone
parla in prima persona con insistenza e autorità, in quanto può permettersi di
polemizzare con la super