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3. IL PIEDE ORGANO DI MOTO
Il piede preso ad esame come organo di moto,
può essere considerato come la risultante delle
forze applicate nella condizione “sotto carico”
dovute alle sollecitazioni dei segmenti
soprapodalici dell’arto e in contrasto con la
reazione al suolo. Tali condizioni inducono il
piede all’assunzione di una condizione
motoria autoctona di tipo tonico,
rispondendo i muscoli podalici alla
stimolazione ambientale.
Il piede, nel controllo neuro-muscolare
dell’ambiente appare più complesso quale
“organo di senso” che quale “organo di moto”.
Questa affermazione può essere chiarita
pensando alle manifestazioni antigravitarie del
piede che contrasta l’aggressione ambiente
nelle sue varie forme di concerto con la
monotonia della risposta motoria espressa
univocamente dalla modulazione
dell’avvolgimento ad elica retroavampodalico.
La diversità di estensione delle corrispondenti aree
corticali dell’encefalo dedicate all’espletamento delle
due diverse funzioni del piede può esserne una
suggestiva conferma.
Il piede è nel contempo porta di ingresso di
stimoli del senso gravitario e dispositivo per
la formulazione della risposta motoria”.
(Paparella-Treccia)
2. Biomeccanica e
podomeccanica
2.1.Introduzione:
Il piede è una struttura spaziale che distribuisce nello
spazio le forze che lo investono, nel corso della
funzione antigravitaria. Le forze in causa sono interne
ed esterne e il “controllo” che ne regola il contrasto
realizza la condizione di equilibrio. Questa
condizione va considerata sia in riferimento alla
meccanica del corpo nella sua totalità, sia come
mantenimento dell’integrità dei segmenti podalici
nell’arco degli episodi di moto.
Dato che l’ambiente è
praticamente la “gravità”, il Click to edit Master text styles
piede è sede di un Second level
meccanismo Third level
“antigravitario” costituito Fourth level
Fifth level
dalla periodica successione
di “rilasciamento”
( assunzione dati
ambientali) e di
“irrigidimento”
(trasmissione della risposta).
In questa parte della nostra trattazione prenderemo in esame la risposta
antigravitaria ossia l’irrigidimento podalico. L’atto dell’irrigidento del
piede è da considerarsi come costituzione di una leva, nella quale il
rapporto tra le forze ( interne ed esterne) è il più favorevole perché si
svolga lo schema motorio. Inoltre l’irrigidimento presuppone la
“fissazione” delle articolazioni podaliche. Queste vanno analizzate per
trovare le caratteristiche che consentono di assumere e mantenere la
condizione di “fissazione” in antitesi con quella di rilasciamento, a
prescindere dalla tipologia della superficie di appoggio.
Di concerto con la fase di irrigidimento analizzeremo quindi la fase
portante del passo. Bisogna comunque tener presente che l’atteggiamento
di irrigidimento- rilasciamento ha luogo anche nella stazione eretta che
non è da considerarsi immobilità assoluta, ma “movimento su base
stazionaria”.
2.2. Cenni sui principi fisici della biomeccanica
Volendo comprendere la biomeccanica, è nostro dovere soffermarci su
alcuni principi fisici di base che ci aiutano a comprendere i meccanismi
cardine sui quali la biomeccanica stessa di fonda. Infatti nell’ambito della
meccanica di base troviamo:
La STATICA che è studio della condizione nella quale le forze che
agiscono su un corpo si annullano vicendevolmente;
La DINAMICA che si occupa delle condizioni per cui un corpo soggetto a
forze che non si neutralizzano tra di loro, viene posto in movimento.
La CINEMATICA che studia i corpi in movimento e le caratteristiche del
moto, ne analizza tempi, velocità e accelerazioni. All’interno della
cinematica, lo studio delle forze che determinano il moto e le sue
variazioni lo chiameremo cinetica.
Nella locomozione umana, l’analisi cinematica è rivolta agli spostamenti del
corpo, o parti di esso, nei diversi piani dello spazio, alle oscillazioni, agli
atteggiamenti articolari nell’arco del movimento. L’analisi cinetica a sua volta
prende in esame le forze (gravità- inerzia- forze muscolari).
2.3. IL DISPOSITIVO CENTRALE:
LE ARTICOLAZIONI PODALICHE
Introduzione :
In questa sezione non vogliamo soffermarci su quello che è
l’anatomia delle articolazioni del piede, perché sarebbe
un’analisi che si limita ai dati anatomo-funzionali che
interessano “l’antigravitarietà podalica”. Ciò che vogliamo
analizzare sono le varie possibilità di adattamento alla
superficie di appoggio e di adeguamento nei confronti delle
richieste funzionali delle articolazioni podaliche, quindi le
molteplici “libertà di movimento” del piede.
Parlando di libertà di movimento,
diviene fondamentale fissare i
riferimenti “assiali” in un
sistema di coordinate cartesiane
(x,y,z) per poter comprendere i
vari tipi di movimento nello
spazio.
Dai diversi piani dello spazio
interessati dalla manifestazione
del moto, passiamo agli “assi
articolari”, ed alle problematiche
ad essi connesse, essendo gli
stessi di difficile individuazione,
essendo le superfici articolari
concorrenti non uniformi e in
genere ovoidali.
Nello studio della
meccanica articolare, questi
assi sono presi in analisi per
individuare “l’asse
meccanico dell’arto” in
certo tipo di movimento,
quindi le varie
modificazioni
dell’articolazione con
riferimento intrinsecamente
all’ampiezza
dell’articolazione nella sede
di svolgimento, e non in
riferimento ai vari piani
dello spazio. Articolazione
tibio-peroneo-astragalica
Nell’ambito di questa articolazione quel che andremo ad analizzare è quel
che avviene con piede “sotto carico”, condizione nella quale mentre il
piede ruota rispetto alla gamba, questa, a sua volta ruota sul piede a
contatto col suolo, a cui trasmette il peso e le accelerazioni muscolari da
cui assorbe le relative reazioni.
In queste condizioni, l’intervento della tibio-peroneo-
astragalica, contribuisce, in un primo tempo a potenziare la già
presente intra-rotazione della gamba, che è concomitante alla
rotazione interna della gamba sul piede; in un secondo tempo,
alla flessione plantare si accompagna extrarotazione della
gamba. Queste connessioni motorie conferiscono a
quest’articolazione un significato importantissimo per la
trasmissione dei moti attraverso i diversi piani nel complesso
gamba – piede.
Articolazione sotto-astragalica
L’articolazione sotto-astragalica è composta di due parti che
hanno in comune una delle componenti ossee (l’astragalo):
1) articolazione astragalo calcaneare;
2) articolazione astragalo-scafoidea;
L’articolazione astragalo-calcaneare è divisa in due regioni,
una antero-laterale e una postero-laterale, le quali sono
separate da un setto fibroso, il cosiddetto legame interosseo;
questo legamento situato nel seno del tarso, torcendosi
connette saldamente astragalo e calcagno durante
l’irrigidimento antigravitario.
Le rotazioni dell’astragalo e del calcagno sono state
analizzate a lungo da vari autorevoli studiosi.
La “momentaneità” dell’asse di compromesso nella
condizione di catena cinetica chiusa, oltre che essere
espressione delle particolarità strutturali della
sotto-astragalica è conseguenza della combinazione
della rotazione prono-supinatoria del retropiede con il
rotolamento del calcagno sulla superficie di contatto,
rotolamento che suscita modificazioni dei rapporti fra
calcagno e piano d’appoggio; la collocazione
dell’asse di compromesso varia con essi.
La disposizione dell’astragalo, che si articola con lo scafoide
da un lato e con il calcagno dall’altro, accoglie nella superficie
concava plantare, la corrispondente superficie del calcagno,
mentre la testa astragalica ha sede nella concavità dello
scafoide.
Il movimento proprio della sotto-astragalica è la
prono-supinazione, rotazione triplanare di cui l’asse è noto
come “asse di compromesso”.
Giocano inoltre, ruoli
determinanti, nella genesi
della momentaneità
dell’asse di compromesso,
le connessioni funzionali
con le articolazioni distali
ed in particolare con le
metatarso-falangee che
intervengono nel definire i
rapporti retro-avampodalici
nelle fasi terminali
dell’irrigidimento
antigravitario.
Il movimento proprio della
sotto-astragalica è la
prono-supinazione,
movimento triplanare,
risultante di 3 componenti
uniplanari:
flessione-estensione (piano
sagittale)
adduzione-abduzione (piano
trasverso)
inversione-eversione (piano
frontale)
Di particolare interesse è lo studio dei rapporti fra le rotazioni
sopra-podaliche
(monoplanari) e le rotazioni prono-supinatorie dell’astragalo e del calcagno
(triplanari) nella stazione eretta e nella deambulazione bipodale che sono i
meccanismi specifici di moto.
Importanza:
La valutazione di tali rapporti è particolarmente importante, in quanto essi
esprimono la conformazione del complesso astragalo-calcaneare nei singoli
soggetti, e per mezzo di loro è possibile interpretare i difetti di
irrigidimento e di rilasciamento, fondamenti rispettivamente di “piattismo”
e “cavismo” nelle dismorfogenesi tipiche.
La conformazione del complesso astragalo-calcaneare è varia da soggetto a
soggetto; e con questo anche la collocazione dell’asse di compromesso.
Articolazione medio-tarsica
L’articolazione medio-tarsica o di Chopart è costituita da due
articolazioni:
l’astragalo-scafoidea
la calcaneo-cuboidea
Riferendoci sempre alla meccanica antigravitaria, ( sotto-carico),
sono stati fissati i seguenti punti:
1) il contrasto retro-avampodalico (‘verticalizzazione’del
retropiede e reazione dell’avampiede, sempre più tenacemente
aderente alla superficie di appoggio) si stabilisce nella
medio-tarsica.
2) Nel contrasto antigravitario retro-avampodalico si
realizza, pertanto, il ‘blocco’ della mediotarsica
(retropiede verticalizzato – av