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Piero Bottoni e il Razionalismo Italiano Pag. 1
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Contributo di Piero Bottoni alla cultura del progetto urbano, in particolare il Quartiere Gallaratese

La letteratura internazionale quando affronta la questione e le origini dell'urban design, riconduce a Jacobs, Gehl e altre figure della scena internazionale, il merito di aver indirizzato la disciplina dell'urbanistica in una certa direzione. Anche in Italia c'è stato qualcuno che ha saputo dire la sua, ovvero Piero Bottoni. Piero Bottoni era un architetto di formazione poliedrica così come poliedrica è stata la sua pratica professionale (il suo ruolo di progettista ha spaziato da sedie a quartieri). L'aspetto più interessante della sua attività è stata l'appartenenza da un lato al Razionalismo (uno dei maggiori interpreti italiani), dall'altro lato ha invece la riflessione criticamente sul Razionalismo stesso a partire da alcuni dei suoi stessi progetti realizzati a cavallo tra le due guerre. Una caratteristica

Uno degli elementi distintivi dell'architettura razionalista è il fatto di inserire edifici nel verde. Bottoni stesso dice che oltre a pensare a nuovi modi di costruire edifici, bisogna anche pensare a nuovi modi per realizzare e pensare la città.

A Piero Bottoni, fra l'altro, va anche il merito del progetto della "montagnetta di San Siro" a Milano, che per Aldo Rossi costituisce un'opera di architettura vera e propria, mentre per altri è una via di mezzo tra un'opera di urbanistica, paesaggio e architettura.

L'urbanistica razionalista a Milano: di fatto, Bottoni si occupa di progetto urbano con certo ritardo; arriva subito sul disegno della città nel suo insieme, ma arriverà per gradi e con un certo ritardo rispetto ad altri contesti in cui il progetto moderno si era sviluppato in altri contesti europei sia a livello urbanistico sia a livello architettonico.

Il modello insediato tipico di Bottoni prevede un forte equilibrio tra città e territorio.

decidendo quale funzione debba collocarsi in una specifica area della città, la dislocazione di servizi ed attrezzature collettive, l'infrastrutturazione della città con il territorio (strade, sottopassi, cavalcavia, treni, tram, metro). Il progetto urbanistico di stampo moderno è questo. Il tema della città viene appunto affrontato con ritardo ma semplicemente perché gli architetti a lui contemporanei erano i più giovani. Il primo banco di prova sono dei concorsi del fascio a cui partecipano diversi architetti razionalisti (l'esempio è quello del quartiere Francesco Baracca), e qui l'isolato (distrutto dall'urbanistica razionalista) viene immaginato come una ricostruzione tramite sistemi produttivi edilizi diversi (case tutte uguali come se fossero prodotte da una macchina ecc...). Riguardando Bottoni anche altri studi verso quartieri di edilizia economica; a Milano si è trascinato per anni il problema di.sovraffollamento nel centro storico. Il linguaggio architettonico razionalista prevede un tetto o piano nascosto, senza decorazioni ed edifici tutti analoghi. Il primo passo deciso verso il modernismo gli architetti milanesi lo compiono nel disegnare il quartiere Fabio Filzi. Mario Pagano definisce questo progetto come una soluzione esemplare, ci sono degli stilemi come le case parallele che a giudizio di Bottoni non dovessero essere parallele ma perpendicolari rispetto alla strada, per non fare sembrare la strada un semplice corridoio. Altro progetto esemplare è Milano Verde, Mario Pagano diceva di creare un "ordine in un disordine". Tipico del progetto urbanistico moderno è la distribuzione di servizi ed attrezzature collettive per aumentare la funzionalità della città, è un ramo di città che viene accostato alla città storica esistente, ma tuttavia parla un linguaggio completamente differente ed autonomo, con lo svantaggio di

buttare via delle regole che per secoli avevano regolato la costruzione dell'aspatialità urbana. Questo progetto non viene realizzato, ad eccezione di un edificio di Piero Bottoni stesso, il Palazzo Ina lungo il Sempione, che era solo una delle lamelle previste nel progetto iniziale.

Altro progetto di architetti razionalisti italiani è quello della Città Orizzontale di Diotallevi, Marescotti, Pagano. In questo caso, invece che sviluppare edifici in altezza, il quartiere è pensato come una serie di case unifamiliari con piccoli cortili privati (stanza aperta), un sistema modulare, componibile e non invasivo in altezza. La componibilità variava a seconda delle esigenze (dimensione) delle famiglie. Dal punto di vista formale il linguaggio che parlano rimane pressoché invariato. Questo progetto della città orizzontale è una risposta ad una questione vera e soprattutto sociale che è stata tradotta in questo tipo di forme. Ci sono molto

progetti urbanistici moderni che derivano appunto da una soluzione ad un problema; c'è poi un'idea etica di realizzare un organismo uguale per tutti (l'opposto della "città borghese"), cosa che in realtà è anche ora (i ricchi dentro, i più poveri sempre più fuori). Ulteriore frutto del lavoro di architetti razionalisti in questi anni è il Piano AR. Qui un folto gruppo di architetti razionalisti (sempre quelli che si alternano), propongono i medesimi temi:

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Publisher
A.A. 2019-2020
2 pagine
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/21 Urbanistica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher gabripiro di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Laboratorio di urbanistica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Politecnico di Milano o del prof Riboldazzi Renzo.