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ARGILLUVIAZIONE
Conosciuto anche con il termine francese lessivage, l’argilluviazione consiste nella migrazione di argilla dalla
parte superiore del profilo verso il basso. L’argilla si muove in sospensione con l’acqua gravitazionale del suolo,
quindi il fattore più importante ai fini del processo è la piovosità. Non tanto la quantità totale di acqua che
arriva al suolo quanto l’intensità delle piogge più abbondanti, quelle in cui la quantità di acqua che percola
attraverso il suolo è maggiore. Necessario però sono anche periodi secchi che facciano asciugare il suolo,
permettendo la deposizione dell’argilla traslocata. Questa avviene laddove il fronte dell’acqua rallenta o si
ferma per mancanza di rifornimento da sopra. L’arresto del fronte d’acqua può essere anche dovuto ad una
drastica diminuzione di porosità, cui può aver contribuito il processo stesso, che con il tempo tende ad otturare
i pori. Sul movimento dell’argilla influiscono la natura di questa (in particolare la carica superficiale e le
dimensioni delle particelle), il tipo dei cationi di scambio (i quali condizionano la capacità dell’argilla di stare in
sospensione) e la porosità del suolo. I minerali argillosi maggiormente coinvolti nella traslocazione sono i più
fini, in particolare le smettiti. Una discreta presenza sulle loro cariche del Na, catione fortemente idratato che
impedisce l’avvicinamento delle particelle e quindi la loro aggregazione (azione disperdente del Na), favorisce il
processo di argilluviazione. Ciò contrariamente a quanto fanno il Ca ed altri cationi polivalenti, che legano a
ponte le particelle. Riguardo, infine, la porosità più questa è elevata e più i pori sono connessi tra loro, più
argilluviazione è favorita. L’argilluviazione porta alla formazione di un orizzonte E impoverito di argilla, ed uno
sottostante arricchito di argilla illuviata, dunque un Bt.
L’orizzonte E non sempre è ben riconoscibile come quello degli spodosols perché non cosi decolorato, mentre
l’evidenza più inconfondibile è la presenza nell’orizzonte Bt di patine lucide di argilla sulle pareti dei pori o alla
superfice degli aggregati (pellicole di argilla). La loro lucentezza deriva dal fatto che i fillosilicati sono tutti
orientati nella stessa direzione, a riprova del fatto che si sono depositati dalla fase liquida.
Fattori sfavorevoli al processo di argilluviazione, oltre a quelli prettamente climatici, sono la carenza di argilla
ed una struttura ben sviluppata e resistente nell’orizzonte A, che tenga impegnata l’argilla negli aggregati e non
alla mercè dell’acqua gravitazionale. In suoli a tessitura grossolana tuttavia se la piovosità è sufficientemente
abbondante anche il limo e la sabbia più fine possono essere traslocati lungo il profilo, in tal caso figure
pedogenetiche tipiche dell’orizzonte illuviale sono le silt caps, accumuli capoliformi di limo e/o sabbia sulla
faccia superiore delle pietre eventualmente resi stabili dall’azione legante dell’argilla.
ARGILLIC (Bt)
L’argillico è un orizzonte di accumulo di argilla traslocata in sospensione dalla parte sovrastante del profilo e
ridepositata come patine di argilla sugli aggregati e sulle pareti dei pori.
Si forma quindi per il processo di argilluviazione. L’argilla traslocata consiste principalmente di fillosilicati a
reticolo 2:1, più piccoli e carichi di quelli 2:1:1 e 1:1.
La scala di mobilità dei fillosilicati infatti è: smettiti >> illite e vermiculite > clorite > caolinite. L’argillico deve
avere uno spessore di almeno 15 cm se la tessitura è sabbiosa, o almeno 7,5 cm o un decimo della parte del
profilo che gli sta sopra se la sua tessitura è più fine della sabbiosa.
In questo spessore l’argillico mediamente deve contenere un contenuto di argilla superiore del 20 % rispetto
agli altri orizzonti.
ALFISOLS
Sono suoli che presentano un orizzonte di profondità argillico, kandico o natrico oppure un fragipan con
pellicole di argilla spesse almeno 1mm. Come negli ultisuoli, il processo pedogenetico dominante nella loro
formazione è l’argilluviazione e, quindi, Alfisuoli e Ultisuoli sono per molti versi simili.
Gli Alfisuoli sono però meno alterati e lisciviati rispetto agli ultisuoli.
Infatti, in ultima istanza, si distinguono uno dall’altro per avere una saturazione in basi (sul totale dei cationi
scambiabili a pH 8,2) di almeno il 35 % alla profondità a cui gli ultisuoli la devono avere minore del 35 %.
Alcuni alfisuoli sono da considerare fasi di transizione di ultisuoli, ma molti altri sono in equilibrio con
l’ambiente, quindi non destinati ad essere desaturati ulteriormente e diventare ultisuoli.
Gli alfisuoli sono comunque suoli ben evoluti che possono richiedere molto tempo per la loro formazione, che
spesso è avvenuta grazie a climi diversi di quelli attuali. Più del tempo tuttavia è il clima il fattore chiave nella
loro formazione. È necessaria una discreta piovosità, concentrata in determinati periodi dell’anno, che provochi
sufficiente percolazione dell’acqua nel suolo da traslocare le argille verso il basso.
Alla traslocazione in sospensione delle argille è associata quella in soluzione dei prodotti finali dell’alterazione
dei minerali primari, con formazione di minerali secondari nell’orizzonte di rizodeposizione.
Alternati ai periodi umidi vi devono essere periodi secchi in cui il suolo si asciuga, le argille in sospensione si
depositano ed i soluti precipitano per dare luogo alla sintesi di minerali secondari.
Una percolazione continua provocherebbe un eccessiva lisciviazione del suolo, che in particolare abbasserebbe
la quantità di basi sul complesso di scambio al di sotto del 35 % chiesto per gli alfisuoli.
Questa tipologia di suoli si forma per tanto in zone a clima umido o subumido, continentale, caratterizzato cioè
da stagionalità anche se possono riscontrarsi alcuni alfisuoli in climi temperati o semi aridi (hanno un ampia
diffusione su tutti i continenti).
Gli alfisuoli si formano su qualsiasi tipologia di roccia madre, in preferenza su depositi incoerenti di materiali
fini ma permeabili, in cui il processo di argilluvazione può aver luogo già nelle prime fasi della pedogenesi,
2+ infatti ha un azione stabilizzante sulle particelle, ne
generalmente si tratta di materiali non calcarei. Lo ione Ca
limita cioè la dispersione tenendole unite tramite legami a ponte. Sono comunque molti gli esempi di alfisuoli
con tessiture e mineralogie marcatamente diverse da quelle della roccia madre, dove l’argilluviazione è
avvenuta a carico di minerali di neogenesi e/o apportanti dal vento o dalle acque.
La topografia è un fattore fondamentale, tanto che in alcune area è proprio essa che ne detta la distribuzione
spaziale. Le situazioni meno favorevoli per lo sviluppo degli alfisuoli sono quelle in cui il drenaggio è scarso e
quindi la percolazione dell’acqua è impedita per lunghi periodi dell’anno, e quelle di forte pendenza, dove le
acque di precipitazione tendono a scorrere sulla superficie del suolo piuttosto che penetrare in esso.
Gli alfisuoli si formano prevalentemente sotto foreste di latifoglie che, rispetto alla vegetazione bassa, erbacea
o arbustiva, traspirano acqua anche in profondità, contribuendo a formare il fronte d’acqua e, rispetto alle
foreste di conifere, hanno un effetto meno acidificante del suolo e consentono un miglior riciclo delle basi.
In ogni caso, un elevato apporto di sostanza organica che porti alla creazione di una struttura granulare ben
sviluppata è un fattore limitante il processo di argilluviazione perché impegna negli aggregati la frazione
argillosa e la rende indisponibile alla traslocazione.
Il processo di argilluviazione si compone di tre fasi: DISPERSIONE DELLE ARGILLE, MOVIMENTO VERSO IL BASSO
e LORO RIZODEPOSIZIONE NELLA ZONA DI ACCUMULO.
La dispersione delle particelle di argilla consiste nell’entrata in sospensione nella fase liquida del suolo delle
singole particelle argillose, eventualmente dopo il rilascio dagli aggregati in cui sono impegnate.
Tale rilascio può avvenire a causa dello slacking, l’esplosione degli aggregati dovuta alle pressioni esercitate
dall’aria intrappolata al loro interno allorché viene compressa dall’acqua che bagna il suolo in maniera
repentina durante le piogge intense. L’argilla si muove nel suolo attraverso le fratture ed i pori interconnessi e
si deposita quando il fronte d’acqua si arresta o rallenta. Fenomeni chimici possono concorrere con quelli fisici
alla deposizione dell’argilla ad una certa profondità, come l’aumento del pH, della concentrazione del Ca o di
quella degli ossidi di Fe, che hanno alta affinità con i minerali argillosi.
La tipica sequenza di orizzonti negli alfisuoli è A – E – Bt – C (con possibile presenza di orizzonti di transizione).
Questa tipologia di suoli non presenta particolari limitazioni dal punto di vista chimico per la loro gestione a fini
produttivi, avendo discrete dotazioni di nutrienti e pH mai troppo bassi.
ULTISOLS
Ordine di suolo che sono caratterizzati dalla presenza di un orizzonte kandico o argillico ed una saturazioni in
basi minori del 35 % (sul totale dei cationi scambiabili a pH 8,2). I processi che portano alla formazione degli
ultisuoli sono l’illuviazione e l’argilluviazione. Il clima è quindi il fattore pedogenetico dominante, in particolare
la quantità e la distribuzione delle piogge durante l’anno. La piovosità deve essere elevata, comunque
superiore a 1000 mm l’anno, ma non continua. Sono infatti necessari tanto periodi di forti piogge, in cui l’acqua
che il suolo può trattenere, così da percolare e trasportare materiali in soluzione e sospensione, quanto periodi
in cui l’evapotraspirazione supera la precipitazione ed il suolo si asciuga. Le temperatura sono meno importanti
ai fini della formazione di questi suoli, ma più sono elevate e più è veloce l’alterazione incongruente dei
minerali primari, che conduce alla genesi di quei minerali argillosi che poi verranno traslocati lungo il profilo.
Gli ultisuoli sono concentrati nella fascia intertropicale dove spesso si alternano agli oxisuoli.
Anche il tempo è un fattore importante nella formazione di quest’ordine di suoli, sono infatti molto antichi.
Possono formarsi su qualsiasi roccia madre, ma è ovvio che quelle ricche di argilla sono le più adatte.
Le argille traslocate, comunque, possono anche essersi formate in posto tramite l’alterazione incongruente dei
minerali primari oppure essere state apportate dal vento o da esondazioni.
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