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Scienze che, in questi settori, basandosi su fatti rigorosamente accertati e misurati,

svincolino la conoscenza da vecchi modelli filosofici di matrice idealista.

Storicamente, il positivismo, in Europa, rappresenta un cambiamento culturale profondo,

che ha molta influenza, anche quando il movimento filosofico vero e proprio è contestato -

da altri tipi di riflessione filosofica, come i movimenti neoidealistici – e da essi ridimensionato.

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1.2. Le fasi [alterne, di successo e di minore o scarsa fortuna] della pedagogia sperimentale

- fase iniziale: in Europa e poi negli USA, in cui si verifica un grande successo di questa

nuova disciplina. Al suo sviluppo si attribuiscono nuove possibilità di rendere efficaci i processi

educativi su larga scala e di conoscere in modo completo e approfondito i processi educativi stessi.

- seconda fase: coincide con il periodo fra la Prima e la Seconda guerra mondiale;

in molti paesi è un momento di rifiuto delle ipotesi culturali di stampo positivista.

La pedagogia sperimentale e le scienze sociali sono messe a tacere oppure sono ridimensionate.

- terza fase: rinnovato sviluppo, inizia alla fine della Seconda guerra mondiale ed è ancora in atto.

Nei vari paesi occidentali, ovviamente, nell’ultimo cinquantennio si sono succedute vicende alterne;

tra resistenze ed entusiasmi per le tecniche di misurazione dei processi educativi,

la pedagogia sperimentale ha comunque consolidato la sua presenza tra le scienze dell’educazione.

Negli ultimi vent’anni, ha ripreso vigore il filone di studi di analisi della qualità dei sistemi

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educativi. Ora si torna a ripercorrere uno degli obiettivi delineati dagli studiosi alla fine dell’’800 .

Altro elemento ormai consolidato è la pratica della ricerca empirica nel settore delle scienze

dell’educazione; pure accertato appare l’uso dell’analisi statistica, cioè quantitativa,

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per misurare e monitorare i risultati dei sistemi educativi .

Anche altre esigenze, lo stesso significative, enfatizzate dal positivismo, sono arrivate fino a noi:

quella di una conoscenza scientifica dei processi educativi, psicologici e sociali,

ottenibile anche attraverso la modellizzazione e misurazione dei fenomeni stessi.

Il successo più ampio della pedagogia sperimentale si verifica negli Usa. Dalla fine dell’ ‘800 ai

giorni nostri la cultura americana ha riservato all’approccio scientifico e ai temi educativi

un’accoglienza molto favorevole. La costruzione e la validazione come test e prove di profitto sono

divenute una prerogativa degli studiosi americani [vedi Gardner]. Ugualmente, sono accolte

e praticate le rilevazioni statistiche relative all’andamento degli studi in tutti gli ordini scolastici.

1.2.1. La prima fase della pedagogia sperimentale. Storicamente, un segnale tangibile del nascere e

del consolidarsi di ricerche empirico-sperimentali, relative alle scienze sociali ed educative,

è l’apertura di laboratori psicologici e didattici in vari paesi europei e negli Stati Uniti,

7 Un momento di arresto degli studi sperimentali coincide in Europa con le dittature sorte dopo la Prima guerra

mondiale. Con la fine della Seconda guerra mondiale è ripreso, e continua attualmente,

un rinnovato interesse per gli studi pedagogici empirici e sperimentali. Approfondimenti nel testo (del) riassunto sopra.

8 Secondo l’ottica del loro tempo. Approfondimenti vari e specifici nel testo (del) riassunto presente in questa pagina.

9 In Germania W. Wundt e E. Meumann fondano laboratori per la misurazione del profitto scolastico.

Nei laboratori studiosi come Rice, Lindquist e Thorndike elaborano e raccolgono in modo sistematico i test per la

misurazione del profitto scolastico. All’ottimismo razionale di questi autori non corrisponde un vero successo dei test

presso gli insegnanti. In Francia Binet e Simon costruiscono la celebre scala per la misurazione dell’intelligenza.

In Inghilterra ad opera di Francis Galton [vedi tesi], è fondato un laboratorio antropometrico. Vedi pagina successiva.

di solito in ambiente universitario o, comunque, legato alla scuola.

La novità dei laboratori suscita, come spesso accade, polemiche e dibattiti tra gli addetti ai lavori.

Essi restano un esempio di applicazione di tecniche metrologiche alla misurazione delle

caratteristiche umane [vedi sotto]: memoria, linguaggio, percezione, intelligenza.

In essi si costruiscono test e prove per misurare l’apprendimento scolastico nelle varie discipline

(test di matematica, lingua, storia, geografia, scienze ecc) e prove per la misurazione

di tratti psicologici (test di memoria, attenzione, percezione [vedi Gardner]).

Prima di citarne alcuni va ricordato che essi sono di tipo diverso;

si distinguono quelli fondati per condurre ricerche psicopedagogiche ad opera di esperti e studiosi

da quelli fondati per ricerche didattiche in collaborazione con associazioni di insegnanti.

Molti degli studiosi che si citeranno sono tra i fondatori della psicologia sperimentale.

Una delle ragioni che favorisce la coincidenza delle origini è rintracciabile in una corrente del

pensiero pedagogico europeo: la pedagogia, letteralmente “studio del bambino”,

rappresentata da un gruppo di pedagogisti e scienziati che si riconoscono come sostenitori di una

pedagogia scientifica. Non sempre sperimentale, ma basata sui risultati di ricerche scientifiche.

È un filone si studi di breve durata e concentrato in Germania, dove nasce, Russia, Francia, Belgio.

Si ricordano anche i laboratori pedagogici, cioè dedicati allo studio scientifico dei bambini.).

In Inghilterra ad opera di Francis Galton [vedi tesi], è fondato un laboratorio antropometrico;

Galton è lo studioso a cui si deve l’introduzione dell’uso della statistica come strumento di

misurazione di caratteristiche umane, dalla memoria ai tratti fisici.

Il suo lavoro si fonda sull’auspicio di rendere la pedagogia una scienza applicata come la medicina.

In Germania W. Wundt e E. Meumann fondano laboratori per la misurazione del profitto scolastico.

In Francia Binet e Simon costruiscono la celebre scala per la misurazione dell’intelligenza.

Nei laboratori statunitensi, studiosi come Rice, Lindquist e Thorndike elaborano e raccolgono

in modo sistematico i test per la misurazione del profitto scolastico,

organizzati in vere e proprie batterie rivolte ai vari ordini di scuola.

Così si forniscono agli insegnanti tutti gli strumenti per l’analisi dei risultati dell’apprendimento

degli allievi. All’ottimismo razionale di questi autori non corrisponde un vero successo

dei test presso gli insegnanti. Critiche e riflessioni sulla ricerca in didattica e in educazione

spostano progressivamente l’attenzione su temi epistemologici di grande complessità,

come i problemi dell’apprendimento. Ciò porta a ridimensionare

fortemente l’esperienza dei laboratori didattici rispetto alle tematiche educative emergenti.

1.2.2. La seconda fase della pedagogia sperimentale [all’inizio del Novecento].

La crescita delle società a forte carattere industriale pone nuovi problemi in merito al tema della

scolarizzazione di massa e alle richieste di professioni di medio-alto livello tecnico.

La semplice programmazione didattica per moduli [vedi Gardner, pedagogia modulare]

o per unità didattiche e la misurazione dei risultati dell’apprendimento appaiono una risposta

insufficiente, perché fortemente riduttiva rispetto ai problemi (emergenti) della scuola.

Si delinea, già dopo la Prima guerra mondiale, ma prosegue fino a oggi, un tema molto controverso:

la ricerca scientifica in educazione, o meglio la somma di tutte le ricerche parziali che interessano

il settore didattico-educativo, è uno strumento sufficiente a dare risposte all’educazione

e alla politica educativa della nazione. La risposta storica a questa domanda è (stata) negativa.

Perfino coloro che, come John Dewey, sono sostenitori della pedagogia sperimentale rivendicano

la preminenza della filosofia, in tutte le sue accezioni, nella descrizione di una politica educativa.

Tra scienza e filosofia, anche nella forma dell’ideologia, è la filosofia a prevalere sulla scienza.

Il primo quarantennio del Novecento è teatro di uno scontro epocale fra diverse ideologie,

che avviene a prezzo di due guerre mondiali e di rivoluzioni (197, rivoluzione sovietica).

In questi anni si attenua in modo sempre più forte l’influsso del pensiero positivistico e

finiscono pure gli impulsi iniziali di tipo scientifico-descrittivo nel campo delle scienze umane.

Nel clima culturale del primo Novecento, il grande sviluppo della scienza moderna,

che ad opera di Einstein, Maxwell, Fermi, rivoluziona i paradigmi teorici della fisica classica,

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e della scienza in generale . Questa rivoluzione avviene mettendo in crisi gran parte del modello

scientifico di stampo ottocentesco. I primi modelli, forse ingenui, di laboratorio didattico sono

sottoposti a mutamenti, ma soprattutto perseguono obiettivi diversi rispetto al passato.

La visione pedagogica è diventata più attenta alla complessità degli oggetti da studiare

e più critica rispetto alle modalità di conoscenza che la scienza propone.

Appare semplicistico e riduttivo il modello del positivismo che equipara i fatti sociali a quelli

naturali per coglierne le regolarità e, cioè le leggi di funzionamento.

Soprattutto in Europa, tuttavia, l’affermarsi dei regimi totalitari che si ispirano a filosofie

neoidealistiche rappresenta un freno deciso alla ricerca scientifica, specie nel settore educativo.

Ad essa è negata ogni dignità conoscitiva, in nome di valori e ideali derivati da ipotesi metafisiche,

perciò indimostrabili. Oggi si è consapevoli della complessità del processo di spiegazione

scientifica nell’ambito delle scienze umane e sociali, anche se si conferma il valore dell’uso

del metodo sperimentale nel processo di conoscenza delle scienze socioeducative,

in tutte le situazioni che consentono lo svolgimento di ricerche metodologicamente controllate.

1.2.3. La terza fase della pedagogia sperimentale [nota al testo numero 7].

La fine della Seconda guerra mondiale rappresenta uno spartiacque rispetto alla storia della

pedagogia europea contemporanea. In Europa vi è una ripresa dei modelli educativi della società

angloamericana, fortemente connotati come frutto di un sistema politico democratico.

Riprende forza il filone di studi pedagogici di ispirazione sperimentale che si servirà del lungo

lavoro che studiosi americani e inglesi hanno proseguito nel periodo tra le due guerre mondiali.

La presenza sulla scena politica mondiale di due grandi blocchi, americano e sovietico,

determina, tuttavia, influssi complessi sulla cultura dell’epoca. Il dibattito politico-ideologico

contrasta l’espansione di modelli scientifici scientifico-tecnologici nel settore dell’edu

Dettagli
A.A. 2011-2012
9 pagine
5 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/04 Pedagogia sperimentale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher miservonoriassunti di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia sperimentale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università del Salento o del prof Colazzo Salvatore.