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Riassunto esame Pedagogia, prof. Grasselli, libro consigliato Leggere la dislessia, Grasselli Pag. 1
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Fondamentale nel discorso della dislessia è la legge 170 dell' 8 ottobre 2010 che riconosce la

dislessia come disturbo specifico di apprendimento chiamato DSA che si presenta in capacità

cognitive adeguate, senza patologie neurologiche e di deficit sensoriali ma che può costituire una

limitazione importante per alcune attività della vita quotidiana.

La situazione dei dislessici oggi è decisamente cambiata rispetto al passato, ma la dislessia

continua a presentarsi come una realtà complessa di difficile gestione, non è omogenea e ogni

individuo necessita di un percorso personalizzato in cui è fondamentale una collaborazione tra

famiglia e insegnanti.

Conoscere e comprendere la dislessia.

La lettura è una delle invenzioni più straordinarie dell'uomo ed è possibile acquisire questa

capacità grazie alla plasticità della mente umana. Grazie ai processi che si attivano nelle prime fasi

della vita è possibile per la mente infantile acquisire il codice alfabetico. Questi processi sono

molto complessi e prevedono abilità sia cognitive che motivazionali.

Il bambino inizia la sua preparazione alla lettura e scrittura molto tempo prima rispetto a quanto si

pensi. L'apprendimento del codice scritto per esempio non avviene in modo discontinuo, cioè non

si passa dal non saper scrivere a saperlo fare.

Per esempio, secondo il modello di Uta Frith (cognitivista) vi sono 4 fasi di sviluppo

1. Logografica: bambino acquisisce capacità di riconoscere visivamente un certo numero di

parole

2. Alfabetica: bambino inizia ad usare alcuni indizi visivi delle singole lettere e li associa ai

suoni corrispondenti

3. Ortografica: il bambino riflette sulle parole segmentandole per estrarre le caratteristiche

ortografiche più appropriate, quindi capisce che la parola è formata da una struttura

composta da consonanti e vocali e che alcuni fonemi variano in funzione del contesto e cioè

della lettera che li precede o li segue.

4. Lessicale: bambino usa la strategia della lettura globale quindi le parole che fanno parte del

suo lessico vengono riconosciute come unità di significato

Secondo il modello di Coltheart vi sono due vie principali per l'acquisizione del codice linguistico:

1. Fonologica: permette di analizzare le parole e di compiere un assemblaggio delle strutture

minime per accedere alla lettura

2. Lessicale: usata dal lettore esperto. Il bambino usa immagine ortografica delle parole.

Secondo lui se non fosse presente una via fonologica non avremmo la capacità di decifrare le non

parole come per esempio alcuni cognomi o parole straniere sconosciute. Se vi fosse solo la via

fonologica invece non si potrebbero risolvere le ambiguità ortografiche di una lingua.

In presenza di un disturbo specifico dell'apprendimento come per esempio la dislessia, l'origine

risiede in uno o più meccanismi che non hanno interagito in modo adeguato con le altri funzioni

Vi sono dei bambini che non possono accedere al codice scritto con facilità, il processo non gli

risulta automatico come per gli altri bambini e questo genera stress e frustrazioni rendendo la

scuola un incubo. Ad aggravare la situazione ci sono i genitori e gli insegnanti che spesso non

capiscono la problematica e non riescono ad affrontarla correttamente.

Le cause della dislessia non sono ancora bene chiare, si sa per certo che i dislessici prediliggono il

pensiero per immagini, mentre leggono associano ad ogni parola un'immagino ed ecco perchè

quando si trovano davanti a parola come un, la, il sono in notevole difficoltà non riuscendo ad

associare alcuna immagine.

Bisogna avere un approccio corretto al problema e la comunità scolastica, come dice l'articolo 2

della legge 170/2010 è chiamata a :

Garantire il diritto all'istruzione

• Favorire il successo scolastico

• Ridurre disagi relazionali e emozionali

• Adottare forme di verifica e valutazione adeguate

• Preparare gli insegnanti e sensibilizzare i genitori verso le problematiche legate alla DSA

• Favorire la diagnosi precoce e percorsi didattici riabilitativi

• Incrementare la comunicazione e la collaborazione con la famiglia, scuola e servizi sanitari

• Assicurar uguali opportunità di sviluppo delle capacità in ambito sociale e professionale

Capacità di resistere

I bambini dislessici prima di entrare nel contesto scolastico non hanno dato alcun segnale

premonitore della loro dislessia. Il fallimento verso cui vanno incontro fin dall'inizio però agisce sul

loro senso di autoefficacia. Se sentono incapaci e inadeguati, vivono la scuola come un incubo,

vorrebbero abbandonare le attività scolastiche e cercano in tutti i modi di allontanarsi da quelle

attività che li fanno sentire diversi. Il bambino subisce un danno motivazionale, ma anche emotivo,

cognitivo e relazionale che tende a espandersi nei vari campi della vita.

Genitori e insegnanti non capiscono spesso che si trovano davanti a dislessia e tendono a dare l

colpa alla poca voglia del bambino di apprendere o a problemi psicologici.

Fondamentale è la capacità del bambino di resistere allo stress iniziale. La capacità di resistere è

chiamata resilienza e consistere nell'evolvere positivamente anche se vi sono difficoltà nel

percorso. Una volta acquisita permane per tutta la vita adattandosi alle diverse situazioni.

Racconti di studenti dislessici.

Storia di Francesca: a Francesca viene diagnosticata la dislessia all'età di nove anni. Apparteneva ad

una famiglia colta che appena ha capito le difficoltà che incontrava Francesca ha preso una

posizione protettiva verso la bambina e la seguita nel suo percorso di scoperta della dislessia.

Francesca si sentiva una stupida perchè nonostante il suo impegno non riusciva a svolgere i compiti

scolastici senza aiuto. Per compensare la cosa provava ad essere perfetta in tutti gli altri campi

della vita. Una volta diagnosticata la dislessia si è sentita felice di sapere di non essere una stupida,

ma la scuola non ha fatto niente per aiutarla, né alle elementari e né alle medie, mentre i genitori

hanno fatto di tutto per starle accanto, dedicandole tempo e aiutandola nelle attività scolastiche.

Durante le medie ha avuto anche sintomi fisici per lo stress e la frustrazione di non riuscire.

Francesca come sogno aveva quello di diventare giornalista così prese il liceo classico, ma fu

costretta a cambiare scuola per le sue grandi difficoltà non derivanti dall'impegno. Bisogna tenere

conto anche della realtà e dei propri limiti. Bisogna distinguere tra rinunce dovute alla scarsa stima

di sé e rinunce dovute invece ai limiti reali. Francesca si è laureata anche se all'inizio suo padre

temeva per le sconfitte che la figlia avrebbe potuto subire. D questa storia emerge che è

fondamentale l'accettazione di sé. La dislessia si è presentata come un ostacolo, ma anche come

una lezione di grinta e di tenacia.

A livello lavorativo Francesca ha più paranoie, è un mondo competitivo e l'errore è quello di una

persona che deve mostrare professionalità, quindi ha più peso rispetto che ha scuola.

La dislessia non è un'etichetta medica, ma una caratteristica

Storia di Simona: Simona ha avuto molte difficoltà, ma a scuola non aveva bisogno di studiare,

ricordava tutto semplicemente ascoltando le lezioni e all'università le registrava. La sua è una

lettura di immagine, legge la prima parte della parole e riesce a leggerla grazie alla forma, ma per

lei leggere un testo del tutto sconosciuto è impossibile. La disortografia è più umiliante. Da piccola

si confrontava con il fratello e credeva di non essere brava, ciò ha inciso sulla sua personalità.

Come per Francesca, anche per Simona la dislessia è uno ostacolo e una forza propulsiva al tempo

stesso. Le figure educative non le sono state di aiuto e ha sofferto anche di bulimia. Le capitava di

senrtirsi inferiore rispetto alle altre ragazze. I genitori non l'aiutavano con lo studio, ma non le

facevano pressioni, capivano le sue difficoltà e le dicevano che dedicava troppo tempo allo studio.

Simona ha trovato nella dislessia la capacità di cavarsela da sola, la vede come un dono. La dislessia

però l'ha fatta sentire, brutta, cattiva e incapace, ha problemi a livello emozionali e bassa

autostima. Il fatto che la dislessia sia invisibile può sembrare un vantaggio, ma invece è un'insidia.

Genitori:

La dislessia mette in difficoltà anche i genitori dei ragazzi. Inizialmente non si capisce che il

problema sia la dislessia, si prova a migliorare le difficoltà dei figli con più applicazione e si tende a

sottovalutare il problema. I genitori, così come i ragazzi, dopo la diagnosi si tranquillizzano, sanno

di cosa si tratta e sanno che non è un essere stupido, ma una condizione di essere. I genitori

devono anche combattere contro i professori che non considerano il problema e non fanno che

aggravare i disagi emozionali dei ragazzi.

Il disturbo di apprendimento non è una malattia, ma una modalità della mente diversa di

organizzarsi in funzione di processi educativi.

I genitori dei bambini dislessici si trovano a dover affrontare il mal di scuola dei figli che si presenta

anche con sintomi fisici, a capire le cause, affrontarle, essere protettivi nei confronti dei loro

bambini, insegnargli a difendersi dai pregiudizi.

Testimonianza mamma di Marta: il vero dramma per la bambina inizia alle elementari, tante

lacrime e frustrazioni. Una volta ricevuta la diagnosi non fu più facile approcciarsi con la scuola, i

professori non capivano la dislessia e definivano la ragazzina svogliata e pigra

Testimonianza mamma di F: difficoltà a partire dai 4-5 anni, il bambino si sentiva inferiore rispetto

ai suoi compagni e neanche i genitori riuscivano a capire quale fosse il problema. Gli insuccessi e i

giudizi degli insegnati contribuivano ad abbassare la sua autostima. Alle medie la situazione è stata

più semplice grazie ad insegnanti che hanno compreso il problema e hanno fornito supporto.

Costruire risposte all'università

L'accesso all'università da una parte risulta facilitante per i dislessici perché i tempi sono autonomi,

ci si può gestire da soli, c'è un diverso rapporto con i docenti e con gli studenti, ma dall'altra io testi

più lunghi, difficili e con linguaggio specifico non aiutano affatto.

Una studentessa greca che frequenta l'università di Bologna esprime così i suoi bisogni:

livello personale: essere presi sul serio

Livello di studio: strumenti adatti ai dislessici, libri semplificati dal punto di vista linguistico,

• più tempo

Dettagli
A.A. 2013-2014
4 pagine
3 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/03 Didattica e pedagogia speciale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher StudentessaImpegnata di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia speciale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi Roma Tre o del prof Grasselli Bruna.