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IL LAVORO COOPERATIVO IN CLASSE
Didattica dell’integrazione; didattica del lavoro di gruppo
L’apprendimento cooperativo è un approccio didattico che
utilizza sistematicamente piccoli gruppi in cui gli studenti
lavorano insieme per migliorare reciprocamente il loro
apprendimento.
L'educazione prescolare è iniziata in Italia e in Europa, con
compiti di assistenza e di custodia a seguito del lavoro
femminile dovuto alla rivoluzione industriale. Queste
esigenze si tradussero in istanze educative che si
svilupparono con pedagogisti come Ferrante Aporti, che
istituì le "Scuole infantili"; Froebel, fondatore dei "Giardini
d'infanzia"; le sorelle Agazzi, che istituirono la "Scuole
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materna" e Maria Montessori, che aprì le "Case dei
bambini".Il metodo agazziano e quello montessoriano
rivoluzionarono la pedagogia dell'infanzia, in quanto il
bambino diventava soggetto di educazione e non più
oggetto. Il primo documento programmatico si è avuto nel
1914, al quale hanno fatto seguito la "Riforma Gentile" del
1923 e i "Programmi" del '45, nonché gli "Orientamenti" del
'58 e quelli del '69 attuativi della legge 444/68 e, ancora i
"Nuovi Orientamenti" del 1991, tuttora in vigore.Dal 1969
al 1991 la nostra società ha subito notevoli cambiamenti e la
scuola si è adeguata ad essi grazie ad innumerevoli
interventi legislativi. Di particolare importanza sono i
Decreti delegati del '74, in special modo il n° 416, 417, 419,
con i quali la scuola si è trasformata da "scuola apparato" a
"scuola servizio"; l'O.M. n° 97/76 che ha consentito la
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partecipazione ai concorsi anche alle insegnanti provenienti
dagli Istituti Magistrali; la legge 903/77 che ha permesso
l'insegnamento nella scuola materna anche agli insegnanti di
sesso maschile; la legge 463/78 istitutiva del doppio
organico e del tempo pieno, ed altre normative non meno
importanti, fino ad arrivare ai Nuovi Orientamenti del 1991.
I Nuovi Orientamenti ci presentano un ambiente educativo
progettato per poter sviluppare al meglio le capacità del
bambino partendo dalla sua realtà culturale, linguistica e
sociale. In essi si fa riferimento anche alla multiculturalità e
alla multimedialità; la scuola materna diventa il primo luogo
specializzato per l'educazione e l'apprendimento e, suo
compito primario, è conoscere il vissuto del bambino,
mettendosi in rapporto di continuità e correlazione sia con la
famiglia che con le altre agenzie educative presenti sul
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territorio. Negli Orientamenti è sottolineato espressamente il
concetto di scuola materna per tutti i bambini senza
distinzione di sorta, infatti nel paragrafo "Diversità e
integrazione" si legge "La scuola materna accoglie tutti i
bambini anche quelli che presentano difficoltà di
adattamento e di apprendimento". La scuola pubblica, con
l'integrazione degli handicappati, ha compiuto un grande
sforzo di promozione e di liberazione umana. Con il termine
"handicappati", ci riferiamo a quei soggetti che presentano
menomazioni fisiche, psichiche e sensoriali che causano
difficoltà di apprendimento tali da determinare svantaggi
anche a livello sociale, con conseguente emarginazione. Per
una migliore diagnosi e una più corretta e produttiva opera
di recupero, è importante sapere quali possono essere i
fattori di "atipicità" dei disabili. Questi fattori possono avere
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cause genetiche, oppure cause nuerofisioligiche che alterano
il sistema nervoso centrale, quello periferico e il sistema
endocrino. Non sono, però, da sottovalutare i fattori psico-
sociali, che portano il bambino a scompensi e a deviazioni
nello sviluppo della sua personalità. Nei Nuovi Orientamenti
si legge: "Ogni bambino deve potersi integrare
nell'esperienza educativa che essa offre, così da essere
riconosciuto e riconoscersi come membro attivo della
comunità scolastica, coinvolto nelle attività che vi si
svolgono". Il problema dell'integrazione scolastica dei
disabili era già stato avvertito da lungo tempo, sia dal punto
di vista morale e sociale che da quello pedagogico, ma è
stato arduo tradurre queste esigenze in iniziative concrete,
per tutti i problemi di ordine educativo, didattico ed
organizzativo che comportava. La sensibilità nei confronti
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del problema dei disabili viene posta in evidenza con i
movimenti del '68, che chiedevano la tutela ed il rispetto di
tutti i diritti dell'individuo, attirando l'attenzione
dell'opinione pubblica, ed in particolare delle famiglie dei
bambini "svantaggiati", sul problema della "ghettizzazione"
delle scuole speciali. Già nel '68 nella scuola materna
statale, e poi nel '70 nelle elementari, con le classi di
"rotazione", si sono avuti i primi tentativi di inserire alunni
svantaggiati in sezioni normali. Nel 1971 il Parlamento
italiano emanò la legge n° 118 in favore degli invalidi e
mutilati civili. In essa si leggeva, tra l'altro, che per gli
"irregolari psichici" e per gli "insufficienti mentali"
l'istruzione obbligatoria doveva avvenire nelle classi normali
della scuola pubblica a meno che le deficienze intellettive o
le menomazioni fisiche non fossero tali da non permetterlo.
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Il 21 Dicembre dello stesso anno, l'assemblea generale delle
Nazioni Unite promulgava la "Dichiarazione dei diritti degli
handicappati mentali". Nel 1975, con la Circolare n° 227, il
M. della P.I. previde, sia pure in via sperimentale,
l'inserimento nelle scuole materne, elementari e medie degli
alunni in difficoltà di apprendimento o di adattamento affetti
da disturbi fisici e psichici. Ma, la legge che recepiva a
pieno le istanze della società sull'argomento è stata la n°
517/77; essa sanciva, altresì, il diritto allo studio di tutti i
bambini, "handicappati", e "normodotati", con l'obbligo, da
parte della scuola, di rimuovere tutti gli ostacoli che
impediscono il pieno sviluppo della persona umana, nel
rispetto dell'art.3 della nostra Costituzione. Questa legge,
innovativa a tutti gli effetti, almeno sul piano normativo
risolveva il problema degli handicappati istituzionalizzando
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la figura dell'insegnante di sostegno, ma solo per la scuola
elementare e media, non tenendo presente che, già
precedenti Circolari Ministeriali avevano previsto forme di
sostegno anche per la scuola materna, per l'inserimento
precoce dei bambini handicappati. Solo la legge n° 270/82
risolveva il problema prevedendo l'insegnante di sostegno
anche per la scuola materna; tale legge, inoltre, disponeva
che le sezioni in cui si attuavano forme di sostegno fossero
formate al massimo da venti alunni. La presenza
dell'insegnante di sostegno nella scuola materna è
particolarmente importante, in quanto, è di primaria
importanza intervenire tempestivamente nei casi di
svantaggio; infatti, proprio a livello di scuola materna, si è
constatato, per il bambino proveniente da ceti meno
abbienti, un "deficit iniziale" già abbastanza consolidato al
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terzo anno di età. Il bambino in situazioni di handicap ha
bisogno, inoltre, di tempi lunghi, di materiale apposito e di
metodologia adeguata. Ne consegue che, già nella scuola
materna, si deve programmare e attuare per lui un'azione
educativa compensativa ed individualizzata; iniziando, così,
precocemente un'azione di recupero. Con la legge n.517/77
non si colmarono, però, le numerose lacune sul piano
dell’assistenza socio-sanitario per il recupero del soggetto
portatore di handicap; infatti, queste furono definitivamente
risolte dalla legge Quadro n.104/92. Questa legge
sull’assistenza e l’integrazione sociale e i diritti delle
persone handicappate stabilisce che non è importante solo la
socializzazione del soggetto disabile, ma il suo pieno
sviluppo, limitatamente alle sue potenzialità. Tutto ciò deve
avvenire avvalendosi dell’aiuto dell’insegnante di sostegno
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