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Il Novecento e le correnti di pensiero
Il Novecento è stato il secolo caratterizzato dalla presenza di tre importanti correnti di pensiero: il Marxismo, il Personalismo di matrice cattolica e l'Attivismo laico.
L'Attivismo pedagogico americano, che ha in Dewey il suo massimo esponente, deriva dal Pragmatismo filosofico, un movimento che, in sintonia con la mentalità dominante nel mondo anglosassone, esalta il valore della pratica sulla teoria. La conoscenza non è contemplazione passiva ma un processo attivo e conoscere significa interagire con la realtà. La teoria e la pratica, nella realtà, sono legate e non esiste attività umana che non contenga elementi di teoria, né attività teoriche che non presentino aspetti pratici.
La pedagogia che era fino ad allora ritenuta una pratica fondata sull'etica, sulla filosofia e sulla teologia, comincia con Dewey ad essere considerata una vera e propria scienza.
L'educazione, per Dewey, è un processo continuo.
grazie a cui, fin dallanascita, l'individuo assimila le conoscenze, le tecniche e le abitudini di vita chela civiltà umana ha prodotto nella sua storia. Poiché essa è impartita daoperatori sociali, anche essa ha un carattere sociale. Il fine della scuola deveconsistere nel favorire la socializzazione e la partecipazione alla vita sociale; icontenuti disciplinari sono certamente importanti ma devono essere vistinell'ottica della loro utilità per la società. La scuola deve essere organizzatacome una piccola comunità e "traghettare" il fanciullo dalla famiglia alla società.Per quanto riguarda l'Italia, la situazione della scuola nel secondo dopoguerraè ferma alla pedagogia di stampo gentiliano. La riforma del 1923 avevagenerato una scuola dalla struttura molto rigida e centralista, espressione delregime fascista.Il docente è un trasmettitore di contenuti che pone la sua massima attenzioneallosvolgimento del programma didattico, perdendo di vista il discente come persona: l'alunno è visto come un contenitore vuoto che deve essere riempito di nozioni ed ha così un ruolo passivo nella vita scolastica. Già nel 1945, Washburne, consigliere scolastico del governo militare alleato, cerca di fare avvicinare la scuola alla famiglia ed alla società ma deve scontrarsi con gli interessi politici dei governi democristiani che ostacolano ogni cambiamento fino al 1955, quando entrano in vigore i programmi per la scuola elementare. Washburne ritiene che ogni ragazzo possiede delle caratteristiche particolari per cui non è pensabile un insegnamento uguale per tutti ma la scuola deve adattarsi al bambino. Per fare ciò bisogna essenzialmente ridurre la quantità e migliorare la qualità dei contenuti culturali ed individualizzarli al meglio. La situazione cambia nel 1948 quando la Costituzione della Repubblica italiana sancisce il diritto allostudio (art. 9), la libertà di insegnamento (art. 33) l'obbligo scolastico (art. 34). Il clima culturale inizia a mutare e l'attivismo deweyiano si fa strada tra gli intellettuali italiani come Francesco De Bartolomei e Aldo Visalberghi che introducono in Italia il concetto di scienze dell'educazione, una dimensione sperimentale della pedagogia. Il concetto introdotto da Gentile che: "Chi sa, sa insegnare", viene rivisto e il buon docente diventa colui che, oltre alla propria disciplina, conosce le scienze umane come la psicologia, la sociologia e la filosofia. Il docente deve essere un professionista delle scienze dell'educazione, deve diventare il medium, l'investigatore che risolve i problemi dell'insegnamento-apprendimento e la scuola deve essere aperta a tutti e puerocentrista. Il passaggio dal docente gentiliano a quello deweyiano, ovvero dall'autorità all'autorevolezza, genera una trasformazione democratica nella scuola.
Il docente deve adesso favorire lo sviluppo di personalità libere e promuovere un'intelligenza aperta e critica. Egli non deve limitarsi a trasmettere concetti ma deve mettersi in gioco, promuovendo progetti che impegnino alunni e docenti. Per fare ciò viene superata la vetusta impostazione didattica che prevede solo lezioni frontali a favore di lezioni in cui la partecipazione dei discenti sia attiva. Il brainstorming e la didattica per compiti sono solo due degli approcci possibili della pedagogia del fare che fa sì che l'alunno si percepisca autonomo e capace di iniziativa personale e non più strettamente dipendente dal docente che diviene una guida e non un semplice trasmettitore di contenuti. Purtroppo l'Attivismo in Italia prese piede quasi esclusivamente nella scuola elementare, mentre quella secondaria rimase legata al vecchio modello gentiliano. Nel 1963 entra in vigore la legge che istituisce la scuola media dell'obbligo e che finalmentemette in atto il principio costituzionale dell'obbligo scolastico. Fino ad allora la scuola media era infatti molto selettiva. L'ammissione dipendeva dal superamento di un esame di ingresso molto difficile anche per la presenza tra le materie di esame del latino che faceva da vero e proprio filtro e che, in pratica, rendeva pressoché impossibile l'accesso alla scuola media agli alunni delle classi meno abbienti.
Tra il 1968 ed i primi anni '70 si assiste a grandi trasformazioni politiche ed a forti contestazioni che porteranno alla liberalizzazione degli accessi della scuola superiore all'università ed a quella dei piani di studio. Questi cambiamenti rendono più flessibile la scuola e permettono ai discenti di avere sempre più parte attiva nel sistema scolastico. Don Milani nel suo "Lettera ad una professoressa" condanna nettamente la scuola borghese ed invita invece a fare scuola lavorando e discutendo con gli allievi in una
Scuola democratica. La maggiore libertà ottenuta dai docenti e dagli alunni ha come risultato che la formazione dei giovani viene sottratta allo stretto controllo dell'autorità e dell'ideologia del potere dominante. Allo stesso tempo la nascita di altre agenzie di socializzazione dedite alla formazione dei giovani fa sì che la scuola non abbia più una posizione egemone nel ruolo della formazione ma diventi una delle parti in gioco. Ciò è stato espresso col termine di descolarizzazione ed ha portato ad un lungo dibattito sul ruolo da dare alla scuola nella società contemporanea.
La legge 820 del 1971 apporta alcune novità nella scuola elementare: vengono introdotte attività integrative che allargano lo spettro di azione della formazione degli alunni, introducendo la figura degli insegnanti speciali che si occupano per lo più di discipline pratiche o estetiche e che aprono la scuola verticalmente sulla vita e sulla società.
Un'altra novità è l'introduzione del tempo pieno che aumenta il tempo-scuola e consente la realizzazione di una scuola aperta orizzontalmente sulla vita e sulla società con molteplici attività e progetti educativo-didattici.