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L'INSERIMENTO

L'inserimento può essere definito come il periodo necessario al bambino, ai genitori ed agli educatori per ambientarsi alla nuova situazione comunicativo-relazionale che si va creando a seguito dell'entrata del bambino nel nido.

Questo periodo diventa per tutti, ma soprattutto per il bambino un evento eccezionale, intendendo con ciò il fatto che pur essendo un'esperienza apparentemente normale, rappresenta invece un momento particolarmente intenso di emozioni, di cambiamenti, di ricerca di fiducia, che la rendono un'esperienza completamente soggettiva.

Entrando nel nido ogni bambino vive i momenti di paura, di smarrimento, di conoscenza di nuovi adulti e bambini, di scoperta del nuovo ambiente secondo criteri personali che devono assolutamente essere rispettati sia dagli educatori sia dai genitori.

Bisogna quindi tener conto di quali trasformazioni avvengono nel bambino nel corso di questo periodo e quali rapporti si stabiliscono tra il bambino e l'ambiente; quindi non si può fare nessun tipo di confronto tra bambini che frequentano il nido: ognuno ha bisogno dei suoi tempi.

L'esperienza dell'inserimento che si innesta su un rapporto precedentemente costituito, quello tra genitori e bambini, vede la creazione di un nuovo sistema relazionale formato dalla triade famiglia-bambino-educatore, solo più tardi nasceranno i rapporti con i coetanei.

L'inserimento rappresenta per il bambino e per i genitori un momento di separazione e di allontanamento dalla realtà fino ad allora conosciuta e vissuta.

L'INSERIMENTO E LA TEORIA DELL'ATTACAMENTO

È fondamentale dare qualche cenno sulla teoria di attaccamento di Bowlby, perché facilita meglio la comprensione del bambino in questa fase così delicata.

Il comportamento di attaccamento è quella forma di comportamento che si manifesta in una persona che consegue o mantiene una prossimità nei confronti di un'altra persona, chiaramente identificata, ritenuta in grado di affrontare il mondo in modo adeguato. Un buon rapporto con la madre è la condizione preliminare per la capacità del bambino di stabilire rapporti con le cose e di dominarle.

Questo primo rapporto, origine dell'attaccamento affettivo, si stabilisce essenzialmente per mezzo del contatto fisico.

Il calore della madre, le carezze, il ritmo dei suoi movimenti aiutano il neonato a sopportare la transizione dalla vita intrauterina alla vita extrauterina.

Tutto questo permette al bambino, tramite un lento processo di maturazione, di passare da un mondo indifferenziato nel quale non si distingue ad un mondo in cui sua madre sarà il primo oggetto identificato. Ella è, e rimarrà, unica, insostituibile.

Se la madre occupa questo posto di oggetto per eccellenza è perché la sua presenza duratura e regolare, i suoi gesti pieni di affetto, procurano al bambino un senso di benessere e sicurezza.

L’immaturità del bambino lo mette in condizioni di estrema dipendenza.

Gli studi condotti in questi ultimi anni hanno sottolineato l’importanza di un sano e corretto rapporto madre-bambino, proprio per questo si è andato intensificando l’interesse per la teoria dell’attaccamento.

Venne elaborata inizialmente da Bowlby per spiegare alcuni schemi di comportamento caratteristici nelle relazioni tra i bambini piccoli e i loro genitori.

Tale teoria prende spunto dagli studi etologici di Lorenz sull’imprinting e dagli esperimenti di Harlow; Lorenz dimostrava come i piccoli di anatroccolo, privati della figura materna naturale, seguivano un essere umano o qualsiasi altro oggetto, nei confronti del quale si sviluppavano un forte legame che andava oltre una semplice richiesta di nutrizione, dato che questo tipo di animale si nutre autonomamente di insetti.

Harlow aveva dimostrato come in una serie di esperimenti, i piccoli di scimmia venivano messi a confronto con una madre fantoccio fatta di freddo metallo alla quale era attaccato un biberon e con un’altra madre fantoccio senza biberon, ma coperta di una stoffa morbida, spugnosa e pelosa.

Le piccole scimmie mostravano una chiara preferenza per la madre pelosa passando fino a diciotto ore al giorno attaccate ad essa (come avrebbero fatto con le loro madri reali) anche se erano nutrite esclusivamente dalla madre fantoccio allattante.

Bowlby osservando il comportamento dei bambini nei primi mesi di vita potè notare come si trovasse alla presenza degli stessi schemi di comportamento.

In particolare verificò come la madre e la relazione con lei fornisce al bambino una base sicura dalla quale egli può allontanarsi per esplorare il mondo e farvi ritorno, intrattenendo forme di relazione con i membri della famiglia.

Il termine base sicura è da attribuirsi a Mary Ainsworth la quale ideò nei tardi anni ’60 un valido strumento di indagine, la Strange Situation, per classificare i tre pattern base di relazione in bambini di età prescolare ricongiuntisi ai genitori dopo un lungo periodo di degenza in un sanatorio.

La Ainsworth distinse un primo gruppo di bambini che manifestava sentimenti positivi verso la madre, un secondo che manifestava relazioni marcatamente ambivalenti ed un terzo che intratteneva con la madre relazioni non espressive, indifferenti o ostili.

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L'INSERIMENTO E IL BAMBINO

È importante, per evitare che il genitore abbia l’impressione che il nido sia solo un luogo di confusione, che l’educatore si occupi di accoglierlo non solo formalmente, dedicandogli un tempo sufficiente per stimolare un dialogo aperto partendo dalle informazioni che desidera ricevere, dando delle risposte il più esaurienti possibili.

Ad esempio, è piuttosto difficile per i genitori muoversi nell’ambiente nido, capita che il genitore non sappia bene come comportarsi, se può prendere quell’oggetto, se può dare un aiuto quando un altro bambino ne ha bisogno, se deve stare in uno spazio preciso, ciò accade se il genitore non è stato preparato e non gli è stata spiegata la funzione da “mediatore” che deve assumere durante l’inserimento.

Solitamente la prima persona che accoglie i genitori è la coordinatrice, che darà le informazioni iniziali per poi fissare il primo colloquio di inserimento.

Il colloquio di inserimento serve per raccogliere tutte le informazioni importanti circa la vita del bambino in famiglia.

Il colloquio psicopedagogico è un momento cruciale per la strutturazione di un primo rapporto di collaborazione fra adulti; durante il colloquio viene compilata una scheda che poi sarà discussa con l’educatrice di riferimento.

Durante questo processo è del tutto normale e comprensibile che i genitori avvertano dubbi, diffidenze nei confronti di persone e di un ambiente che ancora conoscono poco. Ci può essere il timore che i bisogni del proprio bambino non vengano capiti, e che le risposte ad essi non siano sufficientemente sollecite; può essere presente anche un certo senso di colpa che può coinvolgere soprattutto le mamme.

Ci vogliono tempo e pazienza da parte delle famiglie e delle educatrici per conoscersi reciprocamente.

Generalmente si chiede ai genitori di far sentire la loro presenza in maniera cosciente e consapevole perché ciò comporta nel bambino sentimenti positivi.

Il primo incontro deve gettare le basi per una continuità educativa tra nido e famiglia che preveda un confronto assiduo sulle esigenze del bambino, le modalità per soddisfarle e sui progressi ottenuti sul piano affettivo, cognitivo, sociale e motorio.

L'INSERIMENTO E IL BAMBINO

L’inserimento quindi è un insieme di pratiche che favoriscono un ambientamento ed un adattamento positivo del bambino e della madre alla nuova situazione.

Osservazione del rapporto genitore/bambino

Come interviene l’educatore?

  • Su richiesta?
  • Sul disagio?
  • Rassicurando?

E come?

  • Verbalmente?
  • Attraverso il contatto fisico?
  • Distraendolo?

Quale strategie di rapporto?

  • Interazione verbale?
  • Di sguardo?
  • Di gioco?
  • Di contatto fisico?

E ancora

  • Il genitore si sovrappone alle attività del bambino?
  • Lo lascia esplorare?
  • Propone soluzioni? o aiuta il bambino a scoprirle da solo?
  • Lascia che affronti le difficoltà sostenendolo? rassicurandolo?
  • Interviene o previene?

Quale distanza fisica tra mamma e bambino?

La distanza quale indice di autonomia della diade ma anche indice di benessere-malessere nell’ambiente.

Una adeguata professionalità significa:

  • Non cessare mai di osservare i bambini sia individualmente, sia in gruppo, per comprendere le caratteristiche della loro personalità

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Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
13 pagine
1 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher prof. di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia generale e sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica Niccolò Cusano di Roma o del prof Pesci Furio.