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Quali sono gli effetti del bullismo?
Un comportamento prepotente può influenzare negativamente i bambini in parecchi modi. Le vittime dei bulli hanno vita difficile, possono sentirsi oltraggiate, possono provare il desiderio di non andare a scuola. Nel corso del tempo è probabile che perdano sicurezza e autostima, rimproverandosi di "attirare" le prepotenze dei loro compagni. Questo disagio può influire sulla loro concentrazione e sul loro apprendimento. Alcuni bambini possono presentare sintomi da stress: maldi stomaco e mal di testa, incubi o attacchi d'ansia. Altri si sotterrano al ruolo di vittima designata dai bulli marinando la scuola. Altri ancora possono persino sviluppare il timore di lasciare la sicurezza della propria casa. Nel corso degli anni, coloro che sono stati insistentemente vittime di comportamenti vessatori, hanno più probabilità, da adulti, di soffrire di episodi depressivi. Addirittura, in certi casi, subire
comportamenti prepotenti o intimidatori può mettere in serio pericolo la vita, portando a lesioni gravi o persino alla morte. Se tali comportamenti non vengono ostacolati, il bullismo tende a diffondersi: altri possono imparare che comportarsi in modo prepotente è un modo efficace e rapido per ottenere quello che si vuole. La prepotenza può arrivare a pervadere le relazioni tra compagni e venire accettata come normale.
BULLISMO E CULTURA
In una società in cui si persegue la ricchezza e si rifugge dalla povertà ricorrendo alla forza e all'inganno, facendosi influenzare da pregiudizi e non badando alle ingiustizie, è chiaro che il bullismo non può essere considerato un comportamento antisociale. Se prevalgono ideologie razziste, se è presente il maschilismo, se l'unico obiettivo che si persegue è la lotta al potere, i bulli non potranno che "regnare" indisturbati.
Il bullismo è legato ad una dimensione culturale.
Per cui non possiamo aspettarci che il fenomeno scompaia in un ambiente in cui si è d'accordo con il fatto che "il perdente muoia". Tale riflessione potrebbe essere estesa a diversi altri contesti che non riguardano necessariamente il problema in esame ma la cui analisi ci permetterebbe di capire come a volte non è possibile giudicare un comportamento o un punto di vista che siano assolutamente lontani dalla nostra prospettiva culturale.
FATTORI CHE POSSONO INFLUENZARE IL BULLISMO
L'intensità e qualità dei fenomeni di prevaricazione può variare a seconda della classe di provenienza, del sesso, del luogo e del tipo di supervisione operata dal bullo. Infatti per ciò che concerne la classe di provenienza, i risultati della ricerca condotta da Olweus nelle città svedesi e norvegesi nel 1996, hanno consentito di accertare che la riduzione della frequenza delle manifestazioni di bullismo è più marcata nelle
Classi della scuola elementare e che nella scuola media la frequenza diminuisce meno rapidamente. La percentuale degli studenti vittime si riduce con l'aumentare dell'età. La percentuale media degli studenti maschi e femmine che riferiscono di essere stati prevaricati nelle classi che vanno dalla seconda alla sesta elementare (11,6%) risulta approssimativamente più alta di quella registrata dalla prima alla terza media (5,6%). Considerando le modalità con le quali il bullismo viene perpetrato, esiste una chiara tendenza ad un minor ricorso alla violenza fisica nelle classi superiori rispetto a quelle inferiori. Dai risultati dello studio di Bergen si desume che le condotte di prevaricazione sono messe in atto dagli studenti più anziani. Ciò è particolarmente evidente nelle classi inferiori, dove più del 50% delle vittime, di seconda e terza elementare, ha riferito di avere subito azioni offensive da parte di studenti più anziani.
Per ciò che concerne la tendenza a prevaricare altri studenti non emergono, nelle classi inferiori e superiori, cambiamenti altrettanto chiari e sistematici; la percentuale dei maschi della scuola media risulta leggermente più alta (11,3%) rispetto a quella dei maschi delle classi inferiori (10,7%), mentre si verifica il contrario nelle femmine (2,5% nella scuola media contro il 4% nelle classi inferiori).
Bisogna inoltre considerare che anche se la figura del bullo è tipicamente maschile, il fenomeno che ne deriva è diffuso in uguale misura fra le bambine, come confermano le ricerche svolte nelle scuole elementari italiane ed estere. L'unica differenza è nelle strategie utilizzate per colpire e emarginare la vittima prescelta.
I maschi utilizzano mezzi più rozzi, appariscenti, diretti, facendo leva sulla forza fisica per soggiogare il loro bersaglio. Sono sempre i bambini più anziani, robusti e cattivi a prevaricare sui più deboli.
E se tengono in pugno per tanto tempo le loro vittime, è anche perché usano la violenza fisica come minaccia: "se dici qualcosa al maestro o ai tuoi genitori, vedrai cosa ti faccio!". Anche quando vengono colti in flagrante, i prepotenti non si mostrano dispiaciuti. I bulli fanno di tutto per non farsi scoprire dall'adulto, esibendo però le loro prodezze davanti ai compagni, secondo il motto "forte con i deboli, e debole con i forti". Ed è proprio questa viltà di fondo a renderli impopolari nel gruppo di compagni: se molti non intervengono per difendere il più debole spesso non è per convenienza, ma per paura. È naturale chiedersi a questo punto se le femmine siano più esposte al bullismo indiretto, che consiste in forme di isolamento sociale e di intenzionale esclusione da parte del gruppo dei pari. Le risposte confermano una maggiore esposizione delle femmine alle forme di bullismo indiretto rispetto.A quelle di bullismo diretto, anche se le percentuali relative alle ragazze che vengono isolate ed escluse non si differenziano in modo significativo dalle corrispondenti percentuali relative ai maschi. Anche nella scuola media esistono scuole in cui le femmine sono esposte al bullismo diretto in numero uguale o addirittura maggiore rispetto a quello dei maschi.
Altrettanto importante è un altro risultato emerso dallo studio di Bergen: i maschi sono per gran parte responsabili del bullismo rivolto alle femmine. Più del 60% delle femmine prevaricate (dalla quinta elementare alla prima media) ha riportato di essere principalmente vittimizzata dai maschi; un altro 15-20% ha affermato di essere stato vittimizzato da entrambi, maschi e femmine. La maggioranza dei maschi, più dell'80%, ha riportato di essere stata vittimizzata principalmente dai maschi.
In linea generale si è notato che le femmine adottano modalità di molestia più sottili e
indirette, basate sull'astuzia piuttosto che sulla forza fisica: calunniare, disturbare, fare rumore, alterare i rapporti di amicizia (per esempio riuscire ad allontanare una ragazza dalla sua migliore amica). La loro "crudeltà" non si trasforma in spettacolo, come avviene tra maschi, ma viene piuttosto agita dietro le quinte, in modo invisibile. Il motivo scatenante solitamente è un puro pretesto.
Riassumendo, i maschi, rispetto alle femmine, sono più spesso vittime e perpetratori di forme di bullismo diretto. I risultati finora presentati non devono tuttavia portare a trascurare il problema del bullismo femminile, che merita comunque attenzione al fine di contrastarne l'espansione nelle sue diverse forme. Va notato a tale proposito che le ragazze sono esposte al bullismo indiretto nella stessa misura in cui lo sono i maschi. Inoltre è possibile che alcune delle modalità usate dalle femmine, per il fatto di essere particolarmente sottili,
non siano ancora state individuate. Per ciò che invece concerne il luogo in cui vengono perpetrate le azioni di prevaricazione, i risultati degli studi condotti in dieci scuole di Stoccolma alla fine degli anni '70 permettono di sfatare l'ipotesi secondo cui il bullismo sia più frequente nelle classi numerose; mentre gli studi condotti in Norvegia e in Svezia evidenziano come gli studenti prevaricati a scuola siano risultati il doppio di quelli prevaricati nel tragitto tra casa e scuola.
Lo studio di Bergen ha anche fornito dati utili per verificare l'influenza della supervisione operata dagli adulti sul fenomeno del bullismo a scuola durante l'intervallo delle lezioni e l'orario della mensa. I risultati ottenuti nelle circa quaranta scuole elementari e medie che hanno partecipato allo studio indicano che tale variabile gioca un ruolo significativo: maggiore è il numero di insegnanti impegnati nell'opera di supervisione, minore è
la consistenza del fenomeno. Subentra quindi l'esigenza di disporre di un numero sufficiente di adulti che controlli gli studenti durante gli intervalli (a condizione che gli adulti abbiano la volontà e le capacità di intervenire durante il verificarsi di episodi di bullismo). Risulta inoltre che gli atteggiamenti e i comportamenti degli insegnanti verso il bullismo hanno più importanza nella dimensione della scuola e della classe. È quindi necessario specificare quali sono le componenti di tali atteggiamenti e comportamenti che risultano essere maggiormente significative. LA STABILITÀ DEL BULLISMO NEL TEMPO Gli studi condotti in Svezia mostrano che gli studenti prevaricati per un certo periodo di tempo tendono ad esserlo per diversi anni. Allo stesso modo gli studenti che tendono ad essere aggressivi con i loro coetanei in un determinato periodo, tendono ad esserlo anche successivamente, a distanza di un certo arco di tempo. Il fatto che ilcomportamento aggressivo sia una caratteristica individuale piuttosto stabile è stato confermato in diversi studi americani e inglesi. I risultati della ricerca conducono dunque alla seguente conclusione: essere un bullo o una vittima è qualcosa che può durare a lungo, a volte anche diversi anni. Sia nel bullismo diretto che in quello indiretto l'obiettivo è quello di continuare nell'intimidazione fisica o psicologica fino ad arrivare alla vera molestia e all'abuso. Non si deve peraltro ritenere che sia impossibile diminuire significante l'entità del fenomeno del bullismo nelle scuole o nelle classi, né che sia impossibile per le vittime o per i bulli cambiare "spontaneamente" la propria situazione o il proprio comportamento. Tuttavia l'interpretazione più frequentemente data ai risultati delle ricerche è che la vittima del bullismo spesso si trova in difficoltà per un lungo periodo di tempo.tempo e le sue probabilità di sottrarsi a questa situazione sono minime, anche se il suo impegno sarà forte e costante. Per ciò che riguarda il bullo è stata con