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BULLISMO PROTAGONISMO ANOMALO
Emergenza bullismo come bisogno di educazione all'alterità: il bullismo è sempre esistito, è caratterizzato dalle prepotenze intenzionali e sistematiche dei ragazzi rivolte verso soggetti che hanno difficoltà a difendersi. Spesso si adatta alle nuove condizioni dei contesti sociali, ai nuovi strumenti di cui i soggetti possono disporre, alle nuove sensibilità create da una cultura postmoderna e dai valori che in essa sono presenti.
Oggi i giovani che riversano le proprie energie verso attività che gli procurano emozioni piacevoli di potere sono ragazzi, adolescenti, ancora alla ricerca di sé, bisognosi di affermazione e di protagonismo, dietro gli atti di bullismo ci sono bisogni che altrimenti potrebbero essere tutti catalogati tra le esigenze positive della persona che cresce. Colui che compie atti di bullismo spesso è il più fragile, è colui che sente la necessità di mettersi in mostra.
diaffermarsi davanti agli altri, di attirare l'attenzione di coloro ai cui occhi bisogna conquistare una visibilità per potersi sentire realmente importanti; e per ottenere visibilità si è disposti a tutto. Conquistandosi un proprio spazio di dovere il bambino/ragazzo/adolescente risponde ai propri bisogni, riproducendo in modo autonomo le forme di potere e le logiche di colonizzazione che ha assimilato nel medium culturale in cui si trova immerso.
Focalizzando lo sguardo sul dominio dell'altro come misura dell'autorealizzazione, si consolida nel ruolo di "duro" e "furbo" che si è conquistato e, se non ostacolato, si conferma nell'esercizio di un protagonismo anomalo.
Il compito dell'educatore è quello di indicare loro il nuovo focus, di aiutarli a scoprire dimensioni e significati, prima inesplorati e illeggibili, con i quali confrontarsi.
Ogni volta che i casi di bullismo vengono sbattuti in prima pagina, il
pedagogista si domanda fino a che punto questo tipo di informazione, che contribuisce ad amplificarne la risonanza e la ripetizione, non sia una scelta intenzionale e studiata. Infatti la notizia forte attira l'attenzione di tutti: - dei ragazzi, che hanno un nuovo modello di trasgressione, da imitare o con il quale confrontarsi; - dei bulli, i quali sono sicuri di raggiungere un momento di celebrità, che amplifica la loro forza e il loro narcisismo; - delle vittime, che umiliate vedono evidenziata la loro debolezza ed incapacità a difendersi; - degli adulti, che preoccupati, sono ridotti a rappresentarsi in modo negativo e generalizzato l'intero mondo infantile ed adolescenziale secondo questi stereotipi deformanti, che alimentano un senso di sfiducia e di sospetto intergenerazionale, sfavorevole alla crescita di un clima di comprensione e di dialogo educativo. Lo sguardo educativo può fornire l'occasione perché soggetti variamente coinvolti etravolti in situazioni all'apparenza irrevocabili per la loro drammaticità, possano maturare un'esperienza di crescita comune proprio a partire da essi.
Fondamentali per l'ottica educativa sono i tempi lenti dell'ascolto, i toni pacati della riflessione, lo sforzo costante della interpretazione e l'esercizio della capacità di mediazione.
Le istituzioni educative sanno bene che l'atto educativo che si concretizza come processo di coscientizzazione, significa responsabilizzare ciascuno rispetto ai propri atti, soprattutto rispetto a quelli socialmente ed eticamente sbagliati, e saper apprendere a partire da essi.
Educare è anche un far nascere la voglia di stare insieme agli altri, di misurarsi con temi importanti, come il piacere di sapere, l'orgoglio del saper fare, l'umiltà del cercare e del chiedere, la soddisfazione di saper controllare i propri sentimenti, gli impulsi e le esigenze.
I luoghi dell'educare sono
sempre luoghi di sperimentazione e di prova, dove la convivenza è fonte di problemi ma,anche per questo, potenziale occasione di crescita.È compito del pedagogista ricordare il peso che gli eventi hanno nella costruzione della persona, della sua capacità o meno di strutturare positivamente la propria identità, ma anche l'importanza cruciale che possono assumere gli interventi educativi, se tempestivi ed opportuni, quando riescono ad agganciare i bisogni e le attese della persona.La scuola non può e non deve ignorare l'esistenza di certi fenomeni che l'attraversano, deve avere il coraggio di guardare in faccia i problemi inquietanti da cui è attraversata e deve continuare ad interrogarsi su come possa e debba affrontarli.La scuola può e deve cercare il coinvolgimento delle altre agenzie educative, prime tra tutte la famiglia e le Associazioni presenti sul territorio.Oggi bisogna dare il giusto peso alle notizie sul bullismo.ciò non vuol dire invocare un ritorno alla censura, ma è una scelta consapevole che, se spegne i riflettori su certe realtà che abbisognano di un impegno serio e silenzioso, lisposta volutamente sulla documentazione delle tante esperienze positive che riescono a far nascere un vero protagonismo positivo dei ragazzi. Il bullismo: una pericolosa ‘nicchia’ conflittuale Il bullismo è un problema complesso caratterizzato da diverse sfaccettature fenomenologiche. Spesso assume il connotato della pericolosità sociale, ma è anche vero che i casi di bullismo vengono “sbattuti” in prima pagina, causando conseguenze populistiche alimentate dai mezzi di comunicazione di massa che fanno apparire l’adolescenza come una vera mala gioventù. Il bullismo è una problematica che va indagata in prospettiva gruppale, in quanto si afferma all’interno di un gruppo che comprende oltre ai bulli e alle vittime, diverse persone.che solo apparentemente non sono direttamente coinvolte in ciò che sta accadendo, che possono prendere posizione e che decidono di non intervenire. Il bullismo è più frequente in contesti gruppali in cui si sta insieme senza scegliersi, è presente soprattutto in gruppi di nuova formazione. Ada Fonzi si è occupata in maniera approfondita degli studi sul bullismo. E ha il merito di aver sottolineato che:- Il bullismo assume connotati differenti sia in riferimento ai diversi contesti nazionali, sia per ciò che attiene l'età dei soggetti coinvolti;
- E che il bullismo è una problematica in continua evoluzione.
- Asimmetria = squilibrio nel rapporto tra due o più persone;
- Intenzionalità = intenzione di arrecare un danno alla persona più debole e la conseguente
è caratterizzato da forza fisica, aggressività, ipertrofica stima di sé che determina in lui sicurezza e assenza di ansia sociale.
I bulli gregari = (passivi o sostenitori) sono il gruppetto di soggetti che stanno accanto al bullo dominante, sono insicuri, ansiosi, meno popolari rispetto al primo, sono coloro che cercano la propria identità e l’affermazione del gruppo attraverso il ruolo di aiutanti o sostenitori del bullo. Non prendono iniziative in quanto il loro obiettivo è seguire gli ordini del bullo dominante, forse per il rischio di non divenire loro stessi vittime, rinforzando in tal modo il comportamento del leader. Caratteristiche del bullo gregario sono scarsa popolarità e credenza che partecipando alle azioni bullistiche ci si afferma e si accede al gruppo dei “forti”.
Il bullo vittima = è una tipologia intermedia tra vittima e bullo (definito anche vittima provocatrice o bullo di riflesso), caratterizzato da una
modalità di reazione, ansiose, aggressive e provocatorie che innescano un circolo vizioso a elevata conflittualità. Egli tende a non arrendersi ai soprusi ma a reagire con aggressività alle offese.- La vittima non è necessariamente predestinata o designata a causa di caratteristiche esteriori, la maggior parte delle volte alcune particolarità del fisico ed esteriori sono assunti dal bullo come elementi di "giustificazione" dei suoi gesti.- La vittima passiva o sottomessa o remissiva è ansiosa ed insicura e soffre anche di scarsa autostima come conseguenza di un'immagine mentale negativa di sé e della propria situazione. La sua reazione agli stressor è dimessa che insieme a debolezza fisica e a scarsa attitudine a modalità comunicative assertive, segnala agli altri insicurezza, incapacità, impossibilità o difficoltà di reagire di fronte alle "offese" ricevute. La vittimaspesso nega l'esistenza del problema e della propria sofferenza accettando quasi passivamente quanto accade e non parla con nessuno delle prepotenze subite perché si vergogna, per timore di essere accusato di "fare la spia" o per paura di una escalation delle prepotenze nei suoi confronti. - La vittima diversa = diversa per cultura, per svantaggio socio-ambientale o, semplicemente per una qualche disabilità. Questa vittima è più sensibile degli altri coetanei alle prese in giro, non sa o non può difendersi adeguatamente ed è a causa delle sue caratteristiche fisiche o psicologiche, quella più incline alla vittimizzazione. - Il difensore = è periferico rispetto al set bullistico e non sempre presente al suo interno. Egli consola e difende la vittima o cerca in qualche modo di far smettere la prepotenza, ma purtroppo per la vittima, non è onnipresente. Prima il bull. era considerato un fenomeno cheriguardava quasi esclusivamente i maschi, ma oggi la variabile digenere è determinata solo dalle differenti modalità di consumazione delle prepotenze. Il bull. è conosciuto nella forma più evidente e maggiormente studiata del tempo: il cosiddetto