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COMPETENZE DEGLI INSEGNANTI:
1. PERSONALI > conoscenza di sé, degli alunni e della società, motivazione.
2. DISCIPLINARI > conoscenza della disciplina da insegnare e gli snodi nell’apprendimento di essa (TFA)
e aggiornamenti.
3. RELAZIONALI > rapporti con gli alunni, colleghi, genitori.
4. PEDAGOGICO-DIDATTICHE > processi di apprendimento, didattica delle discipline, abilità
organizzative e di programmazione, capacità di osservare, informatica, verifica, valutazione, BES,
intercultura [effetto pigmalione (Pigmalione, era re di Cipro e anche un abilissimo scultore ma non aveva né
voglia né tempo per pensare all'amore. Afrodite volle vendicarsi per questo disprezzo nei confronti dell'amore e
decise di far innamorare Pigmalione, punendolo. Fece innamorare Pigmalione di una statua di avorio, che il re
stesso aveva scolpito, una statua di una fanciulla molto bella. Da quel giorno il re non ebbe più pace, passava
giorno e notte a contemplare la statua, a declamare il suo amore per lei, ad accarezzarla, baciarla, ma a tutte
le sue attenzioni la statua restava muta, fredda e insensibile. Pigmalione supplicò tanto Afrodite affinché lo
guarisse da quell'insana passione per la statua, ma la dea si divertiva molto a vedere il re spasimare per una
statua d'avorio, poi però ebbe pietà e con un tocco delle sue divine mani la statua si trasformò in una giovane
e effetto alone].
fanciulla che Pigmalione sposò e da cui ebbe un figlio,Pafo)
5. IMPEGNO PER LA DIGNITA’ PROFESSIONALE e la qualificazione, la categoria degli insegnanti in alcuni
periodi storici era molto importante oggi non è così.
Come ci ricorda Moscato ogni insegnante non è immune da stereotipi, pregiudizi e atteggiamenti abitudinari.
C’è una profonda insicurezza negli insegnanti che non sembrano essere consapevoli del proprio peso
educativo, l’insegnante è una figura chiave nella società della conoscenza ma nonostante questo la figura
dell’insegnante è sottovalutata. L’insegnante deve cercare prima i punti forti degli studenti e poi
concentrarsi sulle sue carenze.
DISAFFEZIONE AL LAVORO E BURN OUT
Gli insegnanti vivono con fatica la loro situazione e ciò li può portare più facilmente allo scoraggiamento;
quella dei docenti è una professione usurante, porta ad essere esposti a molti rischi ed a patologie
psichiatriche.
Il burn out negli anni Trenta era riferito al fenomeno per il quale un atleta dopo alcuni anni di successo
sportivo si esaurisce e non raggiunge più buoni risultati; negli anni Settanta il termine burn out viene esteso
anche in altri ambienti lavorativi. Il burn out può verificarsi insieme allo stress, ma non in tutti i casi lo stress
è così negativo. Secondo il MBI (Maslach Burnout Inventory) che è uno dei più importanti strumenti per
rilevare la presenza di burn out, si individuano diversi ambiti di disagio; si tratta di uno svuotamento di
risorse emotive e personali con sintomi psicosomatici e può presentarsi con sindromi ansiose e depressive
(capogiri, disturbi del sonno, emicranie ecc); è un esaurimento fisico e mentale che provoca affaticamento,
senso di vuoto, assenze o ritardi frequenti, distacco, ridotta creatività, agitazione); implica disinvestimento
emotivo nella pratica delle normali attività di lavoro. Il soggetto vive un profondo senso di inadeguatezza e
frustrazione, ne soffre anche la sfera privata.
Il burn out ha effetti anche sui destinatari dei servizi, in questo caso specifico gli alunni. Gli insegnanti in
stato di burn out dimostrano scarsa empatia e capacità d’ascolto, trasmettono indifferenza e disinteresse.
Al crearsi delle situazioni di burn out contribuiscono diverse variabili oggettive e soggettive che interagiscono
tra di loro; hanno gravi conseguenze in una scuola la sottovalutazione delle persone e la conflittualità
interna. Gli insegnanti sono spesso costretti ad operare in ambiti degradati non solo dove c’è povertà ma
anche per ragioni come problemi di disciplina con gli studenti, mobbing, vandalismo, povertà valoriale,
mancanza di rispetto.
Incidono sul livello di soddisfazione personale la specifica collocazione individuale nell’ambiente di lavoro, la
posizione sociale nel gruppo di colleghi, le esperienze precedenti, la resilienza verso lo stress e le
frustrazioni, la realtà sociale privata.
Secondo Maslach gli operatori esposti al burn out sono deboli e remissivi nei rapporti con i colleghi, incapaci
di porre dei limiti adeguati al loro coinvolgimento personale e professionale, hanno difficoltà nel regolare in
modo funzionale i loro stati emozionali dinanzi agli ostacoli, che siano vulnerabili e quindi più a rischio. Non
esistono veri rimedi è da preferire la prevenzione.
Di fronte a situazioni insostenibili il lavoratore può reagire mettendo in atto strategie di fronteggiamento
(coping) oppure ricorrere a reazioni di fuga come l’inattività, assunzione di sostanze, alcolici, caffe sigarette
ecc.
I soggetti in condizione di burn out vivono un processo di allontanamento rispetto alla struttura nella quale
lavorano ed all’utenza. A volte l’interazione tra colleghi rappresenta un ‘sostegno negativo’ che può
alimentare apatia e moltiplicare la demotivazione.
Fra le misure che gli insegnanti possono adottare si colloca l’impegno del rinforzare la resilienza, cioè la
capacità di reagire in modo costruttivo alle difficoltà, mantenendo un atteggiamento di fiducia.
Oggi la professione insegnante non gode del prestigio che potrebbe meritare e subisce una forte
svalutazione sociale.
DON LORENZO MILANI
Lorenzo nasce a Firenze il 27 maggio 1923 in una colta famiglia borghese. E’ figlio di Albano Milani e di Alice Weiss,
quest’ultima di origine israelita. Ha vissuto il rinnovamento sociale avvenuto l’anno dopo la sua morte.
Nel 1930 da Firenze la famiglia si trasferì a Milano dove don Lorenzo fece gli studi fino alla maturità classica. Dall’estate
del 1941 Lorenzo si dedicò alla pittura iscrivendosi dopo qualche mese di studio privato all’Accademia di Brera.
Nell’ottobre del 1942, causa la guerra, la famiglia Milani ritornò a Firenze. Sembra che anche l’interesse per la pittura
sacra abbia contribuito a far approfondire a Lorenzo la conoscenza del Vangelo avvicinandosi sempre più alla Chiesa, in
seguito diventerà prete e maestro dei poveri.
A San Donato fondò una scuola popolare serale per i giovani operai e contadini della sua parrocchia; insegna tenendo
conto di chi erano i ragazzi in ambito sociale.
Il 14 novembre 1954 don Pugi morì e don Lorenzo fu nominato priore di Barbiana, una piccola parrocchia di montagna.
Arrivò a Barbiana l’7 dicembre 1954. Dopo pochi giorni cominciò a radunare i giovani della nuova parrocchia in canonica
con una scuola popolare simile a quella di San Donato. Il pomeriggio faceva doposcuola in canonica ai ragazzi della
scuola elementare statale.
Nel 1956 rinunciò alla scuola serale per i giovani del popolo e organizzò per i primi sei ragazzi che avevano finito le
elementari una scuola di avviamento industriale.
Nel maggio del 1958 dette alle stampe Esperienze pastorali iniziato otto anni prima a San Donato, nel dicembre dello
stesso anno il libro fu ritirato dal commercio per disposizione del Sant’Uffizio, perchè ritenuta “inopportuna” la lettura.
Nel febbraio del 1965 scrisse una lettera aperta ad un gruppo di cappellani militari toscani, che in un loro comunicato
avevano definito l’obiezione di coscienza “estranea al Comandamento cristiano dell’amore e espressione di viltà”. La
lettera fu incriminata e don Lorenzo rinviato a giudizio per apologia di reato.
Al processo, che si svolse a Roma, non poté essere presente a causa della sua grave malattia. Inviò allora ai giudici
un’autodifesa scritta. Il 15 febbraio 1966, il processo in prima istanza si concluse con l’assoluzione, ma su ricorso del
pubblico ministero, la Corte d’Appello quando don Lorenzo era già morto modificava la sentenza di primo grado e
condannava lo scritto. Nel luglio 1966 insieme ai ragazzi della scuola di Barbiana iniziò la stesura di ‘Lettera a una
professoressa’.
Don Lorenzo moriva a Firenze il 26 giugno 1967 a 44 anni.
L’ educazione per Don Milani era una lotta sociale per riscattare le classi disagiate per la liberazione del
povero; inoltre era consapevole dello stretto rapporto che intercorre fra scuola e società.
Riconoscimento, qualche volta esaltazione, della cultura delle classi disagiate. Don Milani, di origini familiari
alto - borghesi, scopre che i contadini e gli operai di Barbiana hanno una cultura ricca di valori, di tradizioni,
di conoscenze. Per i suoi caratteri, di oralità e subalternità, la cultura dei poveri non fa parte del patrimonio
che la società apprezza e valorizza. Ma lo scontro più diretto avviene a scuola.
Sarà il suo maestro di pittura, personalità moralmente molto alta, a aprire un varco nella confusione: "Con
Lorenzo parlavo del senso sacrale della vita. Perché il mio scopo di pittore è di far diventare sacra la realtà
che mi circonda, è di esprimere "il santo" che è nel profondo di tutti noi (...). E' la prima volta che dico queste
cose. Le dimentichi ". (vedi: Intervista di Neera Fallaci a Staude)
L'esperienza con lo Staude, attraverso la sua ricerca del "santo" nascosto in ogni cosa, produce, nel ragazzo,
un'"iniziazione " al senso religioso della vita e alla ricerca di un assoluto spirituale.
Lottando per la liberazione del povero dall'alienazione della materia, cioè dal solo lavoro, il Priore consente a
una cultura muta il diritto alla parola: "(.... ) la povertà dei poveri non si misura a pane, a casa, a caldo, ma si
misura sul grado di cultura e sulla funzione sociale (....)".
solo la parità culturale avrebbe dato dignità all'uomo
"(....) il maestro deve essere per quanto può profeta, scrutare i "segni dei tempi", indovinare negli occhi dei
ragazzi le cose belle che essi vedranno chiare domani e che noi vediamo solo in confuso (....)".
LETTERA A UNA PROFESSORESSA: NON DICE:
- La scuola deve essere facile
- Istruzione uguale diploma
- Promoviamo tutti
- Buttiamo la scuola
DICE:
- Occorre che tutti studino, a prescindere dalle opportunità,
- Occorre consentire a tutti di portare a termine un iter scolastico di qualità,
- Occorre che l'insegnamento sia considerato una missione e non un mestiere,
- L'educazione linguistica deve essere al centro di ogni processo formativo,
- Impadronirsi degli strumenti espressivi dev