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Alla teoria dell'educazione compete il controllo razionale dell'educazione, è necessario

dunque definire il tipo di razionalità (che comprende schemi, metodi e procedure) a cui deve fare

riferimento la teoria, che rimandi alla tradizione ma che sia proponibile nel nostro tempo. Si tratta

delle finalità irrinunciabili della tradizione pedagogica.

La teoria pedagogica ha fatto riferimento a un sistema di criteri e valori considerati

oggettivi e assoluti. La meta alla quale auspica l'individuo è data e conoscibile. Quella che avrebbe

dovuto essere la ricerca in educazione si è involuta in esercizio applicativo di materiali considerati

necessari e universali. Il compito della cosiddetta persuasione è stato associato alla legittimazione

di queste “verità” assolute. È nel razionalismo etico socratico che si verifica la prima attribuzione

all'intelletto umano di un valore assoluto. Per quanto riguarda i mezzi per la realizzazione dello

sviluppo, la pedagogia ha incontrato grandi difficoltà a rapportarsi con la prassi, a causa sia della

vaghezza delle definizioni utilizzate per definire le finalità, sia della mancata considerazione dei

vincoli e delle possibilità che la realtà impone, sia per la mancanza di un procedimento teorico,

euristico (che non segue un percorso rigoroso, ma si affida all'intuito e alle circostanze). Nella

tradizione pedagogica domina la concezione classica della razionalità, caratterizzata dalla

concezione della conoscenza come rispecchiamento, ovvero della verità come corrispondenza con

la realtà. Di qui la concezione di un sapere universale e la distinzione fra un sapere superiore (la

verità) e un sapere inferiore (un insieme di credenze, opinioni e pregiudizi). Si ha la nozione di

pensiero razionale come sapere dei fondamenti: la presupposizione che la teoria sia fondata su

principi oggettivamente veri. Con il razionalismo critico popperiano viene attuata una rottura

radicale con il razionalismo classico. La teoria viene intesa come possesso dell'intero sapere

educativo e che questo non abbia nulla a che fare con l'esperienza umana.

Mentre la teoria, come già detto, ha prodotto “dottrine” dell'educazione, quindi una realtà

parziale e selettiva, la critica è un'attività di giudizio relativa alla validità o al valore di qualcosa.

Non è un semplice aggregato di dati di esperienza raccolti passivamente, le nostre azioni non sono

guidate da un impulso. L'attività critica è giudizio consapevole. Con Kuhn e Feyerabend si è

dimostrato, inoltre, che nemmeno le scienze fisico-naturali sono “concluse” e definitive.

La pedagogia giudica razionale l'azione educativa in quanto sia fondata su una conoscenza

oggettiva. Ma in questo modo la teorizzazione pedagogica non si è confrontata con la natura

pratica. Aristotele distinse tre tipi di sapere: le scienze teoretiche finalizzate alla conoscenza del

vero, le scienze poietiche finalizzate alla produzione di opere, le scienze pratiche rivolte all'azione.

Ciascuna delle scienze è autonoma. Ciascun tipo di sapere si addice al suo oggetto. Ergo, alla

dimensione pratica si addice uno specifico tipo di razionalità. La teoria pedagogica ha ignorato le

situazioni, le circostanze, in cui agisce l'educazione. Così facendo ha elaborato un'educazione

impersonale, nel senso che i soggetti vengono parificati, senza tenere conto delle diversità. Questa

configurazione risulta inoltre incapace di fornire mezzi, procedure, strumenti, strategie, ecc, in

quanto non risulta traducibile in concreti interventi educativi. Qui si verifica la separazione fra gli

studi teorici, di matrice speculativa, e gli studi didattici, di matrice empirica; nonché la separazione

fra educazione e istruzione: la prima si riferisce a una scala di valori, a una classificazione, che

non può essere ridotta all'indagine empirica. La differenza fra educazione e istruzione è che la prima

è più ampia, in quanto riguarda lo sviluppo di tutti gli aspetti della personalità umana, fisici,

intellettuali e affettivi. L'istruzione riguarda maggiormente gli aspetti cognitivi e prestazionali del

soggetto. L'approccio razionalistico impedisce di cogliere la logica dell'agire, che presuppone uno

scopo che l'agente persegue con certi mezzi.

Quella che noi chiamiamo educazione è prima di tutto una realtà culturale, che appartiene

alla memoria di ciascuna comunità. È un contesto di abitudini, idee, convinzioni (filosofiche,

morali, politiche). L'alternativa al modello razionalistico che domina il sapere pedagogico consiste

nell'avviare la ricerca calandosi nell'esperienza reale.

Nell'esperienza reale la prassi educativa è un'attività intenta a realizzare certi fini, in quanto

li apprezza come buoni, preferibili. Colui che mette in atto un intervento educativo, cerca di

incidere sulla personalità di un soggetto al fine di ottenere lo sviluppo di determinate qualità o

inibirne altre. Per raggiungere tale scopo utilizza determinati mezzi. La prassi educativa ha quindi

una propria razionalità; questa razionalità è costituita dal sillogismo pratico, il modulo logico che

Aristotele indica come strumento della razionalità pratica. (Es. le carni leggere sono sane

-premessa universale o maggiore- le carni d'uccello sono leggere -premessa particolare o minore- è

opportuno mangiare carni d'uccello -conclusione-). La differenza sostanziale col sillogismo

teoretico è che la conclusione del sillogismo pratico è costituita da un'azione, non è assertoria. Nel

sillogismo pratico la premessa maggiore consiste in uno scopo, mentre la premessa minore consiste

nei mezzi necessari a raggiungerlo. La conclusione del sillogismo teoretico è necessaria, mentre in

quello pratico è valida per lo più. Dunque oggetto della razionalità pratica non sono norme

obbligatorie, ma scopi. Lo scopo è valutare quale comportamento sia preferibile. Le norme

possiedono una validità binaria (valida / non valida), mentre gli scopi possiedono scale di

preferenza (maggiore o minore). La ragione pratica tiene conto dei contesti, dei problemi delle

consuetudini. Cadono il primato del conoscitivo sul pratico e la scissione tradizionale operata dalla

pedagogia tra pratico e teorico.

È necessario un nuovo orientamento teorico che riguardi l'esperienza reale. L'orientamento

teorico proposto si definisce in termini pragmatici. È pragmatica una conoscenza che risponde a

interessi umani particolari, che si manifestano in situazioni culturali, storiche. Al principio della

verità oggettiva dell'educazione si sostituisce quello dell'accettabilità da parte di soggetti e gruppi.

La teoria deve tenere conto delle numerose diversità che caratterizzano i soggetti.

La razionalità, osserva Searle, è quella caratteristica che permette agli individui di produrre

delle azioni migliori di quanto non farebbero un comportamento casuale, l'istinto o l'impulso. Ma

quali sono i criteri per cui un'azione può essere considerata migliore? Per Aristotele deliberare

significa dialogare interiormente. Deliberiamo quando riflettiamo in uno stato di incertezza per poi

trovare una soluzione. Riflettiamo quando prendiamo in considerazione ragioni contrapposte.

Consideriamo razionale un'azione quando è accompagnata dal ragionamento e da ragioni. La

ragione è ciò che può motivare razionalmente un'azione, ciò che ne chiarisce il perché. Ragioni e

ragionamenti possono essere giudicati più o meno buoni, determinando il grado di razionalità che

attribuiamo all'azione. L'azione è tanto più razionale quanto più razionali sono gli scopi e i mezzi.

Un'azione sarà razionale se sorretta da scopi che siano sorretti da buone ragioni. Se possediamo una

valida teoria di una razionalità strumentale, non possediamo di un'adeguata teoria della razionalità

di fini e mezzi. Di conseguenza non possiamo contestare l'asserzione di Hume “non è contrario alla

ragione che io preferisca la distruzione del mondo piuttosto che graffiarmi un dito”. La razionalità

dei mezzi dipende dalle credenze, la razionalità degli scopi dipende dalle valutazioni.

L'esperienza conferma che ognuno di noi possiede un'idea dello sviluppo umano, un'idea di

educazione. Ognuno di noi ha le ragioni per desiderare che le nuove generazioni vengano allevate in

modo da acquisire determinate capacità, modelli di pensiero e comportamento. L'agire educativo è

influenzato da un insieme di variabili: opinioni, preferenze, esperienze, ideali … Il sapere critico è

in grado di distinguere le nostre credenze erronee per sostituirle con credenze corrette, rendendo

maggiormente razionali i nostri scopi educativi. Ma la critica pratica non può abbracciare l'intera

realtà, ma solo una particolare realtà: può fornire solo risultati limitati, non risolutivi.

Le ragioni educative sono costituite da numerosi determinanti (culturali, sociali, morali,

ecc). È necessario fondare una razionalità specificatamente pedagogica, per evitare che la pedagogia

si tradisca e si converta in altro. La teoria deve definire le finalità che rispondano anche a una

ragione educativa condivisa, che accomuni i soggetti epistemici, fondata su obiettivi su cui ci si

possa accordare. È un principio di ragionevolezza che definisce l'area dell'accordo fra soggetti.

Un'azione orientata da un fine deve essere adeguata agli scopi dell'agente per essere

considerata razionale. Per poter soddisfare questa condizione è necessario che l'agente disponga

della cognizione della realtà in cui agisce; della cognizione dei mezzi utili a raggiungere quegli

obiettivi. La teoria dell'educazione definisce le condizioni entro cui l'educatore interviene:

rispettare il principio di realtà, considerando i limite e le possibilità che la realtà impone, senza

cadere nell'utopia. Va distinta la realtà entro la quale l'azione educativa si svolge storica, sociale,

culturale... dalla realtà sulla quale intende intervenire. Bisogna definire una mappa in termini

pedagogici per: definire i problemi operativi, prospettare interventi di educazione definendo i

mezzi da utilizzare. Il canone di elaborazione di questa mappa consiste nella finalità che la teoria

ha definito, allo scopo di costruire lo strumento per convertire i dati in dati pedagogici.

Lo schema su cui si basa l'azione educativa: a) definire le proprie finalità educative; b)

provvedere alla descrizione accurata della realtà presente; c) definire la realt&agra

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
7 pagine
26 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Yvaine92 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Colicchi Enza.