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5. L’EDUCAZIONE NEI CONFRONTI DELLA REALTA’
-LA COSTRUZIONE DELLA COSCIENZA: Lo sviluppo sociale, il controllo degli impulsi e
l’acquisizione di modelli di comportamento si creano grazie all’insegnamento, non sono
ereditari. A 2/3 anni l’autocontrollo del bambino dipende da fattori esterni: è in base all’amore
e all’ approvazione/disapprovazione dei genitori che il bambino modifica la sua condotta es.
controlla i suoi impulsi e rinuncia al loro soddisfacimento per avere l’approvazione e far piacere
al genitore. I desideri del bambino però sono molto potenti ed egli non ha ancora acquisito i
mezzi adatti ad opporsi. La coscienza vera e propria è formata da modelli e divieti che sono
diventati parte della personalità e dipende quindi da un sistema interno (l’individuo si proibisce
certe cose, controlla i propri impulsi autonomamente); tale coscienza non emerge fino ai 5/6
anni e non si completa fino all’adolescenza quando il soggetto diventa indipendente dai
genitori. I modelli di autocontrollo genitoriale saranno la base per l’autocontrollo futuro. E’
sconsigliato picchiare il bambino per proibirgli certe azioni: questo infatti crea ribellione nel
bambino che compie l’atto proibito giustificandosi col fatto di vendicarsi; occorre invece
cercare di offrire al bambino gratificazioni sostitutive ai suoi impulsi (es. il desiderio di picchiare
la sorellina: si può dare al bambino un peluche e spiegargli che quando prova aggressività egli
si può sfogare contro di esso al posto della sorellina; gli si fornisce in tal modo un bersaglio
sostitutivo). Il bambino che non ha ancora sviluppato il linguaggio trova difficile controllare la
propria aggressività che deve essere per forza espressa in azione, visto che non fuoriesce
ancora in parola; il bambino più grande si libera dei suoi sentimenti e impulsi traducendoli in
parole, che sono per lui dei sostituti degli atti, perciò non avrà bisogno di mettere in atto azioni
aggressive (controlla i suoi impulsi col linguaggio; conquista che comincia alla fine dei 3 anni).
Un altro modo per scaricare l’aggressività è il gioco. Se si insegna con metodi forti ad un
bambino a reprimere la propria aggressività ci potranno essere gravi conseguenze: crisi
nervose, ansia, disturbi del sonno ecc. Il genitore non deve fornire guadagno per le
manifestazioni aggressive, mentre premiare il bambino con ciò che desidera o dandogli
attenzione, ogni volta che si esprime verbalmente. Più avanti i meccanismi primitivi di
scaricamento della tensione verranno controllati dai processi superiori di pensiero; il bambino
avrà uno sviluppo intellettuale lento se non viene stimolato a sviluppare la ragione, il
linguaggio e i meccanismi di sublimazione (vive sotto i meccanismi dell’azione diretta e
dell’immediata gratificazione).
-PUNTI DEBOLI NEL MECCANISMO Di CONTROLLO: Il sistema di controllo è ancora inefficiente, il
bambino è sottoposto alla tensione provocata da desideri opposti e deve spendere molte
energie per trattenersi e ciò è faticoso; spesso perciò non si trattiene o attua il segnale di
controllo troppo tardi (verso i 5/6 anni viene emesso un segnale, costruita una risposta e
l’impulso viene arrestato prima di diventare cosciente). A volte il bambino attribuisce i propri
impulsi al di fuori di lui, proietta la cattiveria su altri o nega la responsabilità dei propri atti (non
prova senso di colpa, deve però assumersi la responsabilità dei propri impulsi, riconoscere che
gli impulsi cattivi provengono da lui stesso e che solo lui può controllarli, sviluppando l’Io; ciò
non accade se: -i genitori non criticano il bambino e non pretendono che si assuma le
responsabilità dei propri atti per cui egli non avrà motivo di farlo in quanto non perderà la stima
dei genitori seguendo i propri impulsi, rinnegherà la responsabilità dei propri atti, non mostrerà
senso di colpa per il suo cattivo comportamento –un atteggiamento rigido e severo dei genitori
verso il bambino gli rende difficile accettare la cattiveria come parte di sé stesso in quanto essa
gli fa arrecare una punizione e la perdita d’amore per sè). Entrambi i tipi di genitori possono
creare delle difficoltà nello sviluppo della personalità e del meccanismo di autocontrollo. Alcuni
impulsi col tempo cambiano modo di espressione e si sfogano in attività sostitutive a quella
condannata dalla società e a cui il bambino deve rinunciare, ma che comunque garantiscono
gratificazione (es. trasferire l’aggressività su un oggetto sostitutivo). A volte un impulso, il cui
sfogo durante la veglia è proibito, si presenta nei sogni in cui il soddisfacimento viene garantito
in un'altra forma (es. il desiderio del bambino in veglia di mordere, si trasforma nel sogno nella
paura di essere morso da un cane, nella paura del proprio desiderio; il desiderio di mordere
viene proiettato su un oggetto esterno e ora viene provato passivamente, da vittima; il
desiderio non è più sentito come proprio, interiore, come qualcosa che ha origine in lui ma nel
cane; la paura del bambino è la paura dei propri impulsi ed essa tende a cessare quando il
bambino avrà imparato a controllarla, altrimenti impedirà le attività normali)
Come aiutare il bambino a superare le sue paure? Il bambino supera le sue ansie con l’aiuto dei
genitori; essi sono degli esseri magici che scacciano i pericoli pronunciando parole e offrendo
protezione. A volte però la rassicurazione non ha effetto sulla paura del bambino. La madre non
deve reagire esageratamente di fronte ai fallimenti del bambino (non pressarlo e creargli ansia)
ma rassicurarlo e lodarlo invece per i suoi successi.
Occorre creare tra genitore e figlio una relazione positiva in modo che le critiche e i rimproveri
vengano apprese dal bambino senza sentirsi distrutto e possano far modificare il suo
comportamento grazie all’amore, ammirazione per il genitore. Il motivo per cui il bambino
acquisisce una condotta è il desiderio di emulare il genitore amato (il genitore che deve offrire
un modello per controllarsi al bambino, non può perdere la pazienza lui stesso). Il genitore deve
ridurre le proprie aspettative di buona condotta del figlio in base a ciò che per lui è possibile; il
bambino che non riesce a raggiungere i livelli posti dal genitore sarà disperato, ansioso di
controllarsi. Il gioco è un modo per vincere le paure (la situazione che crea ansia può essere
riprodotta nel gioco senza pericolo, il bambino è attivo nel gioco, fa ai giocattoli ciò che viene
fatto a lui e l’attività è un mezzo per superare una paura senza sentirsi impotente e
spaventato). Se il genitore non comprende che un attività fa paura al bambino, lo può forzare,
rafforzando la sua paura.
6. DAI 3 AI 6 ANNI:
-VERSO L’Età DELLA RAGIONE: il bambino si è formato una scienza propria che però è ancora
incerta, egli non crede a una cosa se non la vede, se non ha prove oggettive per cui conferma
le ipotesi attraverso l’osservazione; egli ha imparato la causalità e il fatto che i pensieri e le
azioni non sono la stessa cosa (i suoi pensieri non producono effetti reali).
-UOMINI E TOPI: la qualità che distingue gli animali dagli uomini è che questi ultimi sanno di
avere un io separato dal mondo esterno (il bambino che non sa questo, attribuisce alle altre
persone i propri pensieri); un bambino di 3 anni ha ancora un pensiero magico, crede di essere
onnipotente (può far fare agli altri ciò che lui vuole), ha fantasie di poter controllare tutto, di
essere potente (come Dio), è egocentrico (ha amore per sé, gli altri non sono inclusi nel suo
mondo, non tiene conto dei sentimenti degli altri ma solo dei suoi e a volte prova piacere nel
commettere atti crudeli e distruttivi). Tra i 3 e i 6 anni avviene il processo di civilizzazione
(importanza anche degli altri, dei loro sentimenti e diritti): egli si identifica nell’altro, con
l’empatia capisce ciò che prova perché sa come ci si sente in simili circostanze; il piacere
sadico e distruttivo si trasforma nel suo opposto (dolore per chi soffre, repressione del sadismo
e di atti distruttivi); ciò è il prodotto dell’educazione (il piacere di distruggere viene represso dai
genitori per cui il bambino vi rinuncia per amore e approvazione dei genitori, per somigliare e
identificarsi con loro). Con l’identificazione i giudizi e i valori dei genitori vengono incorporati
dal bambino.
-CHI SONO IO? DA DOVE SONO VENUTO? Le prime scoperte vengono fatte attraverso il proprio
corpo (distinzione tra io e non-io toccandosi, attraverso la parola; distinzione tra mascolinità e
femminilità). Il bambino considera i prodotti del suo corpo come parte di sé per cui acquisisce
buoni o cattivi sentimenti verso di sé a seconda dell’atteggiamento che ha verso di essi (se
sente che le sue feci sono cattive o disgustose incorporerà questi atteggiamenti verso il proprio
corpo e si considererà una persona disgustosa, senza valore; se il bambino scopre che i suoi
genitali danno alla persona amata delle sensazioni di disgusto, può convincersi che il suo corpo
è male, che è una persona cattiva). L’atteggiamento verso il proprio corpo è fondamentale per
la costruzione della personalità. Verso i 3 anni il bambino vuole sapere il perché di ogni cosa,
più di tutte com’è fatto e da dove è nato. (il papà pianta un seme nella mamma); il bambino
spesso considera la teoria su come è stato creato come fantastica. Egli tende a spiegare il suo
concepimento con analogie verso l’alimentazione (la mamma mangia un uovo, poi lo elimina
con la defecazione).
-COMPLESSO EDIPICO: Il bambino vuole rimpiazzare il padre, la bambina la madre; ognuno ha
un periodo di rivalità col genitore del proprio sesso verso il quale nutre desideri aggressivi. Il
genitore rivale però è anche oggetto d’amore (per cui il bambino ha sentimenti contradditori). Il
complesso d’edipo è una fase normale nello sviluppo del bambino, non è sempre patologico e
normalmente i suoi conflitti si risolvono. Il bambino deve rinunciare ai suoi desideri impossibili;
l’amore verso il genitore rivale alla fine prende il sopravvento e il bambino si identifica col
genitore dello stesso sesso (“visto che non posso prendere il suo posto, diventerò come lui”). In
questo periodo vi sono dei disturbi che apparentemente non sono connessi col conflitto edipico
ma lo sono (es. desiderio del bambino di essere punito dal padre per i suoi cattivi desideri e
contemporaneamente usare la punizione per giustific