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CAPITOLO 2: AUTONOMIA E IMPLICAZIONI PEDAGOGICHE
Autonomia significa darsi delle leggi e delle regole che si seguono nell’agire e agire con le
proprie forze.
L’AUTONOMIA NON E’ ANARCHIA MA
LIBERTA’/RESPONSABILITA’
L’autonomia non è anarchia visto che non implica assenza di norme ma solo norme che i
soggetti scelgono da se e che si impongono in libertà. La libertà è compatibili sta se è
sostenuta da coloro che credono che saremmo liberi se qualcuno ci spiegasse che tutti i
nostri comportamenti e le nostre scelte sarebbero sottomesse a leggi naturali. Chiamano
quindi libertà ciò che non di noi non si è ancora riusciti a spiegare con le leggi del
naturalismo ma che un giorno verrà svelato dagli scienziati. Altro tipo di libertà è quello
definito da Kant: alcuni sostengono che tutto il nostro ciclo di vita segue le leggi della
natura mentre altri sostengono che gli esseri razionali sono in grado di comprendere quali
norme razionali seguire bene. Kant sostiene gli esseri che seguono le leggi morali del
dover essere dettate dalla ragione. La libertà e la responsabilità non sono cose distinte dal
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nostro essere. Si possono definire autonome solo un essere avente libertà e
responsabilità che lo portano a trionfare sulla determinatezza del gruppo sociale in
cui vive e a vivere la vita come un continuo sforzo del personale di imporsi
sull’impersonale e del volontario sull’involontario.
L’AUTONOMIA NON E’ AUTARCHIA MA RELAZIONI
(INTER-RELAZIONE)
AUTARCHIA: auto – fondazione, auto –sufficienza di sé, all’essere quello che siamo
senza aver bisogno di altro che noi, all’essere il principio di noi stessi senza aver bisogno
di altri. Ogni persona ha un rapporto con l’essere, cioè con l’altro.
La persona è sempre stata definita: sostanza, individuale, con una sua natura, che
consiste nel suo essere razionale (VEDI ELENCO PAG. 50).
Lo Stato non è preposto a definire le relazioni tra gli uomini che li rendono tali ma, anzi, è
la razionalità, la socialità la relazionalità delle persone umane che crea le forme sociali
dello stato moderno. Non possono essere lo stato e le sue leggi a creare i costumi della
persona, a comandarli e costituirli con il potere della sua norma, ma sono i costumi delle
persone, il loro vivere la relazione ed essere relazione, nella libertà e responsabilità a
dover creare lo stato e le sue leggi. Essendo le persone a creare lo stato, e non
viceversa, dovrà essere lo stato a costruirsi e a funzionare corrispondendo alla razionalità
e alle relazionalità delle persone. Non devono quindi essere le persone ad adattarsi a cioè
che viene stabilito dallo stato. Lo Stato dovrà proteggere le forme sociali già esistenti .
CAPITOLO 3: CATTOLICI: TRE IDEE PER UNA REPUBBLICA
NUOVA
Idee che i cattolici nell’immediato dopoguerra misero a disposizione della politica italiana
per la definizione di un modello culturale e istituzionale alternativo a quelli ereditati.
CENTRALITA’ DELLA PERSONA E SUE
CONSEGUENZE ISTITUZIONALI
Persone con diversa dignità e affidabilità a seconda che appartenessero a uno dei due
popoli, i cattolici non chiedevano protezione ma giustizia e indipendenza. Essi
rivendicavano di poter vivere in libertà e responsabilità nella società e nel mondo godendo
dei propri meriti e pagando le proprie colpe. La religione cattolica è un nemico della
democrazia. Tra le varie dottrine cristiane, il cattolicesimo è una delle più favorevoli
all’uguaglianza delle condizioni. La società religiosa si compone di due elementi cioè il
sacerdote e il popolo. Sotto il sacerdote tutti i fedeli sono uguali. 3
ART.3 COSTITUZIONE: Repubblica rimuove gli ostacoli limitando la libertà e
l’uguaglianza dei cittadini promuovendo il pieno sviluppo della persona umana e la
partecipazione dei singoli alla vita economica, politica e sociale del paese.
VOTO ALLE DONNE: per la prima volta con il referendum del febbraio 1946, voluto da De
Gasperi. Prima non le era data la possibilità di votare perché considerate troppo
influenzabili per poter esprimere voti consapevoli per le grandi scelte del paese.
Bisognava creare una forma di democrazia basata sull’uguale dignità di tutti
indipendentemente dalle condizioni di sesso, razza, religione, ricchezza…
LIBERTA’ PERSONALE : libertà della persona di scegliere il proprio bene,
sopportando le conseguenze delle proprie scelte e prendendosi la responsabilità
(consapevolezza). Libertà non solo di pensare nel segreto della propria mente ma
soprattutto di dire, fare, agire. Una libertà non solo personale ma anche sociale tenendo
conto non solo delle singole persone ma anche delle formazioni sociali in cui queste ultime
sono inserite. I comunisti e socialisti erano intenti a sacrificare la libertà della persona alla
realizzazione dell’uguaglianza invece i liberali erano disposti a sacrificare l’uguaglianza a
difesa della libertà di ciascuno.
LIBERTA’ ECONOMICA: PAG. 81
LIBERTA’ RELIGIOSA: PAG 83
LIBERTA’ EDUCATIVA E SCOLASTICA: PAG. 89
LA LIBERTA’ SOCIALE E I SUOI RIFLESSI
ISTITUZIONALI : la persona viene considerata una sostanza unica, irripetibile,
singolare e indivisibile. Differenza tra persona umana e individuo in cui la persona umana
viene vista come una relazione con gli altri mentre l’individuo è l’essere padrone di se
stesso. Gli uomini sono inseriti in comunità che può e deve diventare società. Nella
comunità si nasce, non si sceglie di nascere.
LA FAMIGLIA: è definita dalla costituzione come la società naturale fondata sul
matrimonio. La famiglia da un lato viene considerata società, espressione più alta della
libertà e della responsabilità a cui ognuno è chiamato. Si vive in famiglia non perché si è
obbligati bensì lo si deve fare in responsabilità e libertà personali. La famiglia è definita
società naturale (relazionalità tra individui)
LE ALTRE FORMAZIONI SOCIALI: PAG 98
L’AUTONOMIA COME PRINCIPIO FONDAMENTALE DELLA REPUBBLICA: autonomia
delle singole persone e nelle loro formazioni sociali. La costituzione riconosce e promuove
le autonomie locali in una repubblica indivisibile e unica. Vengono quindi rimossi gli
ostacoli di varia natura. Per quanto riguarda invece la relazione tra le persone nelle
diverse formazioni sociali all’interno delle quali ogni persona svolge la sua personalità. In
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questo caso si parla di autonomia come capacità della persona e delle diverse società che
essa costituisce. Si intende quindi la capacità di darsi responsabilità e libertà indicando i
fini da perseguire e i mezzi utilizzati per perseguirli, senza che ci siano organi predisposti a
imporli.
I DIRITTI SOCIALI: le società si creano senza solidarietà. Si sta insieme in una comunità
riconoscendo i valori e facendo si che ciò duri nel tempo. I diritti sociali nascono nel lavoro,
nell’iniziativa e proprietà privata, nella salute, nello sciopero, nella famiglia, nel diritto
all’educazione e all’istruzione obbiligatori. Aldo Moro sostenne la funzione educativa della
costituzione nei confronti dei cittadini italiani.
CAPITOLO 4: LE SCUOLE DELLA REPUBBLICA NELLA
COSTITUZIONE FORMALE (scritta cioè dai costituenti e perciò da interpretare
alla lettera)
DUE COMPITI DELLA REPUBBLICA
L’intenzione della Carta Costituzionale era di apportare nette discontinuità culturali e
istituzionali con la concezione dello Stato e del suo modo di rapportarsi con le scuole. Alla
Repubblica spettava il compito di intervenire in ambito di istruzione e di scuole. In nessuna
scuola italiana si poteva adottare valori e metodi di insegnamento contrari alla
costituzione, soprattutto se fossero contrari ai principi generali, ai diritti e doveri dei
cittadini e nelle disposizioni transitorie e finali. La Repubblica aveva invece il compito di
agire nell’ambito del patriottismo costituzionale: tutti gli italiani dovevano considerare la
costituzione come qualcosa di inviolabile e si ispirassero ad essa per trarne valori culturali,
educativi e didattici. La Costituzione aveva il compito di dettare le norme generali
sull’istruzione, da rispettare sia nelle scuole statali che in quelle paritarie. La scuola non è
un apparato strumentale tecnico-amministrativo di un ente ma è il luogo in cui tutti gli attori
del processo di insegnamento e apprendimento dovrebbero essere coinvolti attivamente
nella determinazione dei fini, dei mezzi e delle circostanze. Secondo le norme generali
della costituzione, la scuola doveva essere suddivisa in ordini (si presentava la cultura
educativa secondo criteri ordinatori) e gradi (livelli di diversa complessità organizzativa e
disciplinare riconoscibile all’interno degli ordini).
I TRE COMPITI DELLO STATO
La Repubblica avrebbe dovuto affidare allo Stato tre precisi compiti:
- ISTITUIRE SCUOLE STATALI E ASSICURARE LA PARITA’: le scuole statali
dovevano essere istituite per tutti gli ordini e gradi. La Repubblica conferendo
quest’obbligo allo Stato riconosceva anche la necessità di instaurare una sana e
paritaria competizione tra scuole istituite obbligatoriamente dallo Stato e scuole
istituite liberamente dalle formazioni sociali non statali (es. cooperative di famiglie,
imprese…). Per quanto riguarda le scuole non statali che facevano richiesta della
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paritari età, la Repubblica si impegnava a garantire agli alunni un trattamento
scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali.
- CONTROLLARE GLI APPRENDIMENTI E LA FUNZIONALITA’ DELLA SCUOLA:
verificare e controllare gli apprendimenti degli allievi ma anche la funzionalità delle
scuole statali riguardo il sistema educativo di istruzione rispetto ai principi costituzionali
e alle norme generali. Il Sistema di istruzione doveva essere reso sempre più fattore di
giustizia sociale, di qualità culturale e di uguaglianza tra cittadini. Era importante
identificare gli studenti capaci e meritevoli in quanto anche se, privi di mezzi, hanno
diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La cultura liberale creata da Gentile si
fondava su due strategie tra loro convergenti. La prima verteva sugli esami (prove
d’esame all’ingresso e conclusive per selezionare i migliori e capire il livello di
conoscenze acquisite). La seconda invece voleva privilegiare un controllo dello Stato
fondato sugli aspetti tecnici culturali: bisognava verificare tramite i risultati ottenut