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EDUCAZIONE E FORMAZIONE. APPUNTI DI LAVORO

In tale discorso il termine "formazione" appare di uso più ampio e più neutro di quello di educazione. Più ampio poiché viene impiegato anche nella definizione di altri termini pedagogici: si definisce l'istruzione come formazione scolastica, l'acquisizione di competenze lavorative come formazione professionale, fino al punto che la stessa educazione viene talvolta definita nei termini di formazione della personalità. Così, anche il significato generale di questo termine è legato alla nozione di "forma", all'azione del "dare forma" e al "prendere forma", nel senso pedagogico "formazione" sembra assolvere una funzione simile a quella di un termine "primitivo": si ricorre a esso per definire altri termini senza che questi possano a loro volta determinarlo. Inoltre il termine formazione mostra un uso più neutro.

quellodell'educazione: esso è utilizzabile anche in relazione a profili di dubbia desiderabilità (formazione di un mafioso e non educazione di un mafioso...). Beninteso, anche col termine formazione si indica il significato di "miglioramento", ma in questo caso il termine appare più specifico d'attività, e quindi meno soggetta a implicazioni ideologiche. Certo, si tratta di tendenze nell'uso di questi termini più che di differenze essenziali, e come taliammettono varie eccezioni; tuttavia la loro pertinenza pare confermata proprio dalla possibilità di servirsi del termine "formazione" anche per profili che da un punto di vista generale sarebbero considerati come negativi, mentre il termine educazione sembra prestarsi meno a questo scopo. Questo studioso opera la definizione di tali concetti attraverso la loro riduzione al concetto di "apprendimento". In questo modo si guadagna in precisione in quanto questo.

Il concetto è più specifico e operativo ed empiricamente meglio controllabile. Tuttavia, sembra dubbio che il mero riferimento all'apprendimento possa risolvere il problema di definire in modo soddisfacente i concetti di educazione e di formazione. In primo luogo lo studio non si pone la questione della loro distinzione, operando una medesima riduzione sia dell'uno che dell'altro. In secondo luogo, la riduzione ad apprendimento soddisfa l'esigenza di fissare il riferimento o denotare questi concetti, ma non quella di individuare il loro senso e intermini distintivi l'uno rispetto all'altro, bisognoso a sua volta di articolazione concettuale. Si prova allora a lavorare sulla prospettiva di Laporta, affrontando i problemi lasciati aperti. Esistono tre livelli dell'apprendimento (Bateson).

  • Apprendimento 1: rappresenta una modificazione durevole del comportamento e della struttura cognitiva (proto-apprendimento)
  • Apprendimento 2: costituisce invece

Un cambiamento del processo dell'apprendimento 1 si manifesta in fenomeni come l'imparare ad apprendere, il transfer dell'apprendimento, e l'acquisizione di abiti mentali (deutero-apprendimento).

Apprendimento 3 consiste in una modifica dell'apprendimento 2: si impara a cambiare le abitudini mentali precedentemente acquisite.

Visto che l'uso di formazione è più ampio di quello dell'educazione, i 3 livelli di apprendimento possono essere proiettati su di essa, articolandola in 3 livelli.

Formazione di primo ordine si riferisce al proto-apprendimento e riguarda l'acquisizione di conoscenze e abilità. Quando tali conoscenze e abilità sono relative ai saperi scolastici, si parla di ISTRUZIONE.

Formazione professionale è inerente alla strutturazione di abiti mentali che si danno come "qualità" personali: forme di mentalità, competenze. Quando queste sono relative ad ambiti

tra i diversi livelli di formazione, possiamo utilizzare i seguenti tag HTML:

professionali siamo al secondo livello di formazione professionale. Ma anche competenze.

  • La formazione di terzo ordine si riferisce all'apprendimento di terzo livello. È una formazione sui generis, perché concerne il disapprendimento degli abiti mentali posseduti e la capacità di formarsene di nuovi.
  • La formazione di primo livello quindi concerne risultati diretti e a breve termine circa l'acquisizione di conoscenze e abilità.
  • La formazione di secondo livello è inerente agli effetti formativi di lungo termine, in termini di mentalità e competenze.
  • La formazione di terzo grado, più rara, consiste nella trasformazione degli abiti mentali in seguito a mutamenti esistenziali significativi.

A questo proposito, tenuto conto delle caratteristiche dell'apprendimento 2, si può affermare che educazione corrisponde a questo livello (formazione degli abiti mentali intellettuali, morali, emotivi). Per meglio marcare la differenza specifica

dell'educazione si deve aggiungere che essa va considerata come una sottocategoria di questo livello corrispondente a una formazione valutabile come "miglioramento" del soggetto in relazione a certi valori o a certi criteri di portata generale. Abiti mentali tali da costituire un certo tipo di carattere/mentalità. In questo modo il concetto di educazione tende a perdere la neutralità della mera formazione, rinviando in qualche modo a un modello d'uomo o a una concezione dell'essere umano (implica un giudizio di valore e posizioni normative, rispetto alla mera formazione). Riferire l'educazione al deuteroapprendimento che si dà come miglioramento dell'uomo non costituisce una definizione sostantiva del concetto di educazione, ma semplicemente l'abbozzo della sua forma logica. Per arrivare ad un concetto concreto di educazione, occorre saturare la nozione di miglioramento con un preciso contenuto sostantivo. Pertanto, il concetto di educazione va inteso come un processo di formazione che mira al miglioramento del soggetto in relazione a valori e criteri di portata generale.educazione si definisce in modo compiuto soltanto all'interno di un paradigma pedagogico particolare o di un specifico modello educativo. Sul piano generale, il concetto di educazione mantiene una radicale polivalenza di senso. Il concetto di formazione, sebbene di uso più ampio di quello di educazione, in forza della sua natura maggiormente neutra sembra invece caratterizzato da una certa convergenza della comunità pedagogica in ordine ad almeno due sensi principali: CULTURALE l'uno e PROFESSIONALE l'altro. Tale modello trova le proprie radici storiche nei grandi paradigmi umanisti della formazione, che mirano alla coltivazione dell'umanità dell'uomo (es. Secondo questa concezione, la crescita spirituale del soggetto si compie nel rapporto con il mondo culturale, i cui sistemi di simboli, di significati e di valori sono i principali fattori della sua "umanizzazione". La formazione si realizza attraverso un itinerario di appropriazione di

Questo universo di significati e di valori, nel corso del quale il soggetto instaura un dialogo personale con le Grandi opere della cultura.

Il secondo significato è quello di formazione professionale.

La concezione di una professionalità basata sulle competenze e la necessità di atteggiamenti mentali flessibili e aperti al cambiamento hanno portato all'unificazione della preparazione del lavoratore-professionista sotto il concetto di "formazione professionale" (in precedenza la formazione del professionista si divideva in una elevata per i quadri dirigenziali e un addestramento ai lavoratori di carattere meramente esecutivo).

I concetti di cultura e professionalità hanno prospettive parziali: il primo è legato alla formazione dell'uomo in quanto essere umano, il secondo alla formazione dell'uomo in quanto lavoratore.

In conclusione, la pedagogia ha bisogno di entrambi i termini (educazione e formazione) per articolare il proprio discorso.

L'educazione: la consegna di un sentimento della vita

Sul finire dell'Ottocento molti educatori e pedagogisti condivisero il pensiero che il XX secolo potesse essere "il secolo dell'infanzia".

Per molto tempo i bambini sono stati trattati come non-adulti o come adulti mancati; ma ora acquista chiara luce scientifica la verità che i bambini hanno una vita che ha valore per sé stessa, che va compresa nella sua autonomia, senza doverla rapportare a quella dei grandi.

Il secolo XX è passato e non possiamo dire che sia stato senz'altro segnato dall'adempimento di quell'auspicio: milioni di bambini ancora muoiono di fame nel mondo, alcuni regimi dittatoriali li arruolano per finalità malvagie.

capacità di relazione e capacità d'amare).

La cura pediatrica è la cura del corpo, aspetto assolutamente imprescindibile per il bene di un essere vivente; mentre la cura psicologica è rivolta alla psiche, a quella

Proprietà che anche essa costituisce per un essere la cui vita è in realtà una forma evoluta di vita in quanto intessuta di relazioni: con altro, con gli altri. Si tratta della cura pedagogica del bambino, quella che comunemente preferiamo denotare come cura educativa. Essa è irriducibile perché non risponde né al bisogno della vita fisica né di quella psichica ma a quello della coltivazione della vita personale del soggetto, per pervenire ad una vita umana vissuta in pienezza.

Si propone qui di denotare questo bisogno speciale con la categoria "bisogno di riconoscimento". Essa possiede due significati. Ogni azione educativa è il tentativo di portare una qualche risposta a questo bisogno; esso si rivela fondamentale per il diventare persona della persona. Secondo un primo significato, che appare subito passivo e possiamo chiamare interpersonale o affettivo, il bisogno di riconoscimento è il bisogno di essere voluti, accolti e amati.

“perché si è” e “per quello che si è”, col proprio valore e coi propri limiti. Psicologica. Si capisce perché debba essere affermato come il primo momento, quasi la premessa indispensabile di ogni cura educativa: dona alla persona la coscienza di essere un bene per sé stessa, preziosa perché unica nell'universo intero. Riconosciuta nell'essere. Vi è però anche un secondo significato, differente da questo, che possiamo invece chiamare culturale o etico, e che appare invece innanzitutto attivo: concorre a definir

Dettagli
A.A. 2021-2022
112 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/02 Storia della pedagogia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giuliapizzuti9 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della pedagogia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma Tor Vergata o del prof Di Carlo Emiliano.