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I processi educativi e l'interdisciplinarietà

I processi educativi sono considerati in primo luogo nella loro realtà sociale e vanno sostenuti dagli apporti di una pluralità di scienze (soprattutto psicologia e sociologia). Nel 1929 pubblicò un saggio intitolato "Le fonti di una scienza dell'educazione" nel quale, nonostante l'uso singolare, si raccoglievano ipotesi di lavoro da una molteplicità di scienze umane.

Dewey pensava, in sostanza, alla pedagogia come a un sapere interdisciplinare nel quale convergono apporti diversi, da quelli della filosofia dell'educazione a quelli metodologici, da quelli psicologici a quelli socio-antropologici. Si trattava di un modello che, almeno sul piano della struttura formale, oltrepassava nettamente tanto lo schema herbartiano quanto quello positivista, in direzione di un'autonomia che affidava al momento pedagogico compiti, per così dire, di organizzazione di molteplici saperi in funzione educativa.

Un altro fondamentale passaggio verso le...

scienze dell'educazione si verificò nei primi decenni del XX secolo intorno alle ricerche e alle proposte educative degli studiosi raccolti nell'Istituto di scienze dell'educazione "J.J. Rousseau" di Ginevra le cui personalità di maggior spicco furono C, B, F e, poi, P e D, tutti fortemente impegnati sul piano della ricerca sperimentale. Preoccupati di assicurare ai processi educativi solidi fondamenti scientifici, gli studiosi ginevrini superarono il modello della pedagogia monodisciplinare rivolgendosi ad altre scienze umane (in primo luogo alla psicologia), per raccogliere il maggior numero possibile di dati allo scopo di fornire agli insegnanti (l'Istituto "Rousseau" era sorto per migliorare la preparazione degli insegnanti della città di Ginevra) tutti gli elementi necessari per la padronanza dei processi educativi. Un decisivo contributo all'affermazione del

principio delle “scienze dell’educazione” si verificò, infine, negli anniCinquanta/Sessanta, soprattutto nell’ambito della cultura pedagogica franco-belga (M , D , C , ecc.), fino allaIALARET EBESSE LAUSSEcostituzione dei primi corsi accademici di Scienze dell’educazione avviati in Francia e in Belgio sul finire degli anni Sessanta.

Oltre al mutamento di orizzonti in campo pedagogico appena indicato, il graduale affermarsi delle scienze dell’educazione ècollegabile:

  • all’estendersi dell’interesse sociale per le questioni dell’educazione e della formazione;
  • all’ampliarsi alle diverse età della vita dell’interesse educativo e formativo;
  • all’estendersi delle competenze pedagogiche anche in ambiti non scolastici (media, condizione giovanile, famiglia, mondo dellavoro e delle professioni, tempo libero, sport, ecc.).

Nella cultura educativa contemporanea, quando si parla di

‘scienze dell’ educazione” si intende una rete sistemica (= unitaria ecoerente) di “scienze” (= saperi critici e giustificati) nella quale interagiscono:

  • discipline storico-comparative e socio-antropologiche (che forniscono i dati storico-culturali, sociali, demo-statistici degli e- ventieducativi);
  • discipline teoriche e pratico-poietiche (filosofia dell’educazione, epistemologia educativa, pedagogia generale, ecc. che orientanoal senso teorico e pratico dell’azione educativa);
  • discipline strategiche (volte a definire il piano organizzativo generale: didattica generale, educazione degli adulti, pedagogiasperimentale, psicologia, ecc.);
  • discipline strumentali (che forniscono abilità e competenze: tecnologie educative, informatica, docimologia, ecc.).

L A STRUTTURA EPISTEMOLOGICA

  1. L’«alfabeto» teorico della pedagogia

Per approfondire l’analisi dell’«alfabeto teorico»

della pedagogia, ci avvaliamo di una metafora precisa: quella del gioco degli scacchi: la metafora degli scacchi ci sembra, infatti, il modo più adatto per evidenziare la natura e le funzioni delle diverse componenti che concorrono a costruire la struttura articolata e complessa del sapere pedagogico. La struttura formale del gioco degli scacchi ci permette infatti di riflettere: - sul ruolo specifico svolto da ciascun pezzo (i diversi dispositivi formali che concorrono a costituire il sapere pedagogico); - sui vincoli contestuali che condizionano la coerente interazione tra i vari pezzi (le "regole del gioco" nella spazialità dell'ascacchiera); - sulla molteplicità delle combinazioni strategiche che il complesso dispositivo del gioco attiva e consente; - sulla creatività legata alle regole del gioco e alla infinita possibilità di interpretarle e sfidarle. Le pedine, nella nostra metafora, rappresentano gli oggetti, ossia i

processi formativi relativi ai differenti soggetti della formazione (differenti per genere, lingua, cultura, etnia, forme di intelligenza, stili di apprendimento), alla molteplicità dei tempi della formazione (infanzia, giovinezza, età adulta, età anziana) alla pluralità dei luoghi della formazione (famiglia, scuola, istituzioni sociali e culturali). Più in particolare, le pedine rappresentano le molteplici teorie sui soggetti, sui tempi, sui luoghi della formazione. Gli alfieri rappresentano la pluralità dei linguaggi con cui la pedagogia legge e interpreta la complessità dei fatti educativi. Le torri rappresentano la logica ermeneutica. Esse sono l'espressione del punto di vista della pedagogia. I cavalli, nel gioco degli scacchi, si muovono a "salti" e, nella nostra metafora, rappresentano il modello investigativo, cioè il metodo della "ricerca": una ricerca che gode della massima libertà.

esplorativa. La regina, nel gioco degli scacchi, è il pezzo che può agire a tutto campo e, nella nostra metafora, impersona il principio euristico: la capacità, cioè, di "ipotizzare" soluzioni inedite e impreviste (intuitive e inventive, trasfigurative e creative) relative all'equazione dialettica "teoria-prassi". "Pezzo" fondamentale, la regina è la più prossima alle sorti del re, figura centrale per l'intero esito della partita.

Il re, infine, rappresenta il paradigma di legittimazione. Il re è la posta in gioco della partita. Un suo passo falso si traduce in sconfitta: al "centro" di ogni mossa strategica il re si mostra come luogo di sintesi, somma generale dell'intero congegno pedagogico.

Le forze in campo sono delineate. In questa metaforica partita a scacchi, l'avversario da combattere (a cui imporre il nostro "scaccomatto") è la pedagogia

dogmatica: oppositiva a ogni cambiamento e a ogni riformulazione teorica e pratico-operativa. È la pedagogia chiusa nella difesa delle proprie verità assolute. È una pedagogia che non ricerca e non chiede il confronto con i suoi oggetti - i processi formativi - assunti nella loro dialettica mobilità, nella loro concretezza storica, nella loro tensione progettuale.

Torniamo ad analizzare, ora, in modo più approfondito e dettagliato, i sei pezzi dello scacchiere epistemico di una pedagogia problematica e critica.

L. Ovvero l'ambito e gli oggetti della pedagogia come scienza della formazione. Si tratta di un "ambito" complesso E PEDINE (costruito attorno al nesso soggetto-società-cultura) che ha per "oggetto" i soggetti della formazione (con le loro differenze di genere, di collocazione sociale, di cultura), i tempi (infanzia, giovinezza, età adulta e vecchiaia), i luoghi (la famiglia, la scuola, le

strutture culturali del tempo libero, i sistemi dei media culturali).

a) I soggetti della formazione. Si tratta di soggetti caratterizzati da profonde differenze: tutte da rispettare, difendere e valorizzare. Le elenchiamo:

  • differenze di genere, legate alla specificità dell'essere uomo e dell'essere donna. Differenze che attendono ancora di essere "liberate" da stereotipi e pregiudizi per poter essere compiutamente riconosciute e valorizzate;
  • differenze individuali, biologiche e psicologiche, che fanno di ciascun individuo un soggetto unico e irripetibile nel suo particolare stile cognitivo, nelle modalità preferenziali adottate nell'elaborare le informazioni e nell'organizzare le conoscenze. Differenze individuali, ancora, nei modi e nelle forme di interagire con gli altri e con l'ambiente, di vivere e di

Esprimere proprie sensazioni, emozioni e sentimenti. Differenze talora legate a situazioni di deficit o di iperdotazione — differenze sociali, che vedono individui e gruppi fruire in misura ineguale dei fondamentali diritti umani e civili. Particolarmente critiche sono le disuguaglianze dovute a condizioni di precarietà economica, di sottosviluppo e di povertà culturale. Svantaggio e privazione incidono profondamente sullo sviluppo e la promozione del pensiero e della personalità. Tali disuguaglianze impegnano la progettualità pedagogica — che ha il suo telos nell'ideale della emancipazione e della liberazione — a ricercare e realizzare condizioni di tempestiva compensazione dei fattori di svantaggio e ottimizzazione delle risorse esistenti e di quelle proponibili — differenze etniche, linguistiche e culturali, legate alla molteplicità delle forme di vita. Tali differenze rappresentano una risorsa di inestimabile valore.

intellettuale ed etico-sociale. Esse, tuttavia, molto spesso si traducono in discriminazione, gerarchizzazione, disuguaglianza. Emerge quindi la necessità imprescindibile di differenziare e problematizzare la fenomenologia delle differenze: se le prime (quelle di razza, di genere e di cultura) vanno salvaguardate ed esaltate, le seconde (quelle legate alle sperequazioni, all'ingiustizia e al dominio) vanno denunciate e respinte.

b) Le età della formazione. La vita si caratterizza come un continuo processo di apprendimento e formazione. Vivere e apprendere sono tra loro così intrecciati e interconnessi da proporsi come termini costitutivi dell'esistenza. L'acquisizione della conoscenza e delle abilità di natura mentale e culturale è fondamentale per la sopravvivenza biologica dell'uomo: per vivere, occorre "imparare a vivere".

Intesi in tal modo, l'apprendimento e la formazione si propongono come processi di

Modificazione del comportamento, diristrutturazione delle proprie mappe cognitive: processi permanenti di adeguamento trasformativo e creativo alle molteplici condizioni dell'esistenza. Questo processo di cambiamento - intellettuale ma anche affettivo - accompagna le diverse età dell'uomo, dalla vita intrauterina alla vecchiaia.

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
16 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Sara F di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Romano Rosa Grazia.