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Criterio della formalizzazione

C.1) Educazione formale
  • Si riferisce a un sistema di istruzione formalizzato (che funziona cioè sulla base di norme e di regolamenti);
  • Coincide con il sistema scolastico nazionale;
  • Area educativa marcatamente intenzionale, dichiarata e riconoscibile;
  • Volta al rilascio di attestati e titoli vincolanti e riconosciuti;
  • È in parte obbligatoria
  • La distinzione educatore/educando è chiara e dichiarata.
C.2) Educazione non formale
  • Esterna all'istituzione scolastica;
  • Tende a produrre apprendimenti compensativi o aggiuntivi rispetto a quelli scolastici;
  • Fornisce esperienze educative intenzionali, dichiarate, riconoscibili;
  • La distinzione educatore/educando è chiara e dichiarata;
  • Rientrano in questo ambito interventi educativi rivolti a soggetti caratterizzati (anche solo in partenza) da devianza/disagio/emarginazione;
  • Esempi: famiglia, associazioni di vario tipo, oratori, istituzioni educative.

Rivolte a giovani ed adulti.

C.3) Educazione informale

  • Area di più incerta delimitazione rispetto alle precedenti;
  • Genera apprendimenti naturali, spontanei e con forte carattere esperenziale;
  • Concorre, assieme alle esperienze educative formali e non, alla costruzione dei saperi, dei comportamenti, degli atteggiamenti e dei valori;
  • È diffusa, relazionale, non intenzionale;
  • È oggetto di interesse per la psicologia, per la sociologia e per l’antropologia;
  • È naturalmente oggetto di studio della pedagogia, in particolare della pedagogia sociale;
  • È diffusa nel più vasto sistema di trasmissione sociale e culturale ed è riferibile alle relazioni interpersonali, agli eventi lavorativi e, in generale, a quelli relativi alla vita quotidiana;
  • Può generare apprendimenti più significativi, solidi e attraenti e, a volte, di segno completamente diverso rispetto a quelli generati in esperienze ufficialmente pensate.

(esempiriportati da pag. 11 a pag. 15); 3 È potenzialmente presente in ogni luogo, riguarda ogni età della vita e tutte le condizioni dell’esistenza individuale e collettiva; Interviene nello scenario sociale e pedagogico quando si presenta come problema, cioè quando alcuni degli apprendimenti che genera sono conflittuali con quelli socialmente auspicati; L’area delle esperienze educative informali non è individuabile in modo definitivo una volta per tutte, ma va considerata nel tempo e nel luogo sociale in cui essa si concretizza; È individuabile nelle esperienze relazionali e comunicative in cui si producono apprendimenti senza che sia presente alcuna organizzazione o istituzione dichiaratamente preposta allo scopo e senza intenzionalità pedagogica (cioè intenzionalità che pensa coscientemente all’educazione in quanto tale); Può essere caratterizzata dall’intento di fare apprendere

qualcosa a qualcuno, ma tale intento non è completamente consapevole e non viene esplicitato.

D) CRITERIO DELL'INTENZIONALITÀ

D.1) Esperienze educative intenzionali

  • È presente l'intento consapevole di stimolare apprendimenti;
  • Sono esperienze generalmente immediatamente e chiaramente riconoscibili;
  • Si svolgono generalmente in un ambito organizzativo saldamente associato alle esperienze di formazione (esempio aule scolastiche, valutazione del grado di apprendimento, formalizzazione degli obiettivi educativi);
  • Esempi: scuola, corsi di vario genere, campagne di informazione e sensibilizzazione su temi sociali, famiglia.

D.2) Esperienze educative non intenzionali

  • Non c'è alcun intento educativo, ma ciò nonostante si generano apprendimenti;
  • Gli esiti educativi non sono dichiarati, previsti, ricercati;
  • Tali esperienze si riscontrano anche all'interno delle esperienze educative intenzionali (esempio: messaggi presenti
nella scuola che possono contraddire le intenzioni educative "ufficiali");  Esempi: visione di spettacoli televisivi o film, lettura di libri, organizzazione degli spazi territoriali. D.3) Esperienze educative non dichiaratamente intenzionali4  È presente un intento educativo che però non viene dichiarato;  Esempi: campagne pubblicitarie, atti di terrorismo (approfonditi più avanti), disposizione delle merci nei supermercati. Sempre nell'ambito della distinzione tra INTENZIONALITÀ e SPONTANEITÀ dell'educazione, si colloca la distinzione proposta da Pietro Bertolini, che definisce: 1) SPONTANEA e NATURALE l'educazione che vede protagonista principale l'educando che apprende attraverso le relazioni con l'altro da sé. Si tratta di un' area di esperienze educative nella quale i protagonisti principali sono i soggetti più maturi che, mettendosi in relazione con i soggetti meno maturi, li stimolano e
  • li aiutano a crescere. Questa attività educativa risulta però non programmata e pensata a priori, quindi risulta casuale ed estemporanea. Gli educatori si muovono sulla base della loro storia personale e dell'educazione da loro stessi ricevuta.
  • VOLUTA e INTENZIONALE. L'educazione in cui i protagonisti sono gli adulti che manifestano la volontà di orientare la crescita degli individui meno maturi. In questo caso gli educatori ricavano gli orientamenti generali della loro azione e i contenuti da trasmettere da contesti culturali e ideologici extra-educativi (esempio teorie filosofiche, politiche, religiose).
  • RAZIONALMENTE FONDATA l'esperienza educativa nella quale l'intenzionalità si associa a "unità di senso" emergenti dalla struttura stessa dell'educazione. Essa è originaria, cioè non ideologicamente predeterminata.
  • CAPITOLO 2 - Nella contemporaneità: trasformazioni sociali e implicazioni educative
  • Poiché
  • come già visto, l'indagine sull'educazione informale non può prescindere dal luogo e dal tempo in cui si collocano le esperienze educative considerate, cominciamo a stabilire che nel testo si considera la società occidentale nell'epoca contemporanea. La società contemporanea è soggetta a profondi e continuativi mutamenti che interessano tutti gli ambiti sociali (dall'economia alla politica, alla cultura), tanto che per definirla si finisce per sottolineare il suo carattere di discontinuità rispetto alle caratteristiche che hanno distinto la società precedente e si parla quindi di società post-industriale, post-fordista, post-moderna, ecc. Questa situazione non può che provocare cambiamenti anche nel clima educativo della società stessa. Un primo fenomeno sul quale è necessario soffermarsi è la GLOBALIZZAZIONE o MONDIALIZZAZIONE: - Si tratta di uno stato di interazione che investe tutte

    Le aree territoriali del globo e che comporta il movimento di merci, persone, culture e saperi;

    La globalizzazione non è un processo esclusivo dell'età contemporanea, ma nell'età contemporanea esso sta avendo la sua massima espansione;

    I giudizi di valore e le posizioni assunte nei confronti di questo fenomeno sono numerose e differenti;

    Si riscontrano posizioni neutre, entusiastiche ma anche più critiche che sottolineano, ad esempio, il rischio di aumento della distanza tra ricchi e poveri e il rischio di omologazione e scomparsa delle culture locali;

    La globalizzazione comporta implicazioni anche relativamente all'educazione informale, in considerazione alle conseguenze sull'apprendimento derivanti dal contatto asimmetrico (cioè di peso diverso) tra culture e modelli di vita diversi. Tali contatti possono avvenire in presenza (cioè possono essere contatti effettivi e diretti tra persone) oppure a

    distanza(principalmente legati ai mezzi di comunicazione).I processi migratori
    • Rappresentano un importante aspetto della globalizzazione;
    • Sebbene i processi migratori possano essere considerati parte integrante dell'interastoria dell'umanità, essi rappresentano nell'età contemporanea, un aspetto costitutivo dellasocietà-mondo, nel senso che essi interessano l'insieme del pianeta, nessuna regione esclusa;
    • Le migrazioni si accompagnano a:
      • Disagi materiali e non;
      • Distacco forzoso dalle culture d'origine;
      • Attaccamento al paese natale;
      • Reazioni contraddittorie nelle società di accoglienza;
      • Creazione di stereotipi;
      • Modificazione nell'organizzazione territoriale dei paesi di arrivo e di partenza;
      • Importanti e differenziate implicazioni educative rispetto ai luoghi e ai tempi in cui le migrazioni avvengono.
    Limitandoci a considerare i flussi migratori che interessano i paesi occidentali, sipossono diventare operai, medici che diventano badanti, ecc.). Conseguenza sul piano educativo: la diversità culturale e sociale dei migranti richiede un'attenzione particolare nell'ambito dell'educazione interculturale e dell'inclusione sociale. Inoltre, i processi migratori possono influenzare anche il sistema educativo dei paesi di arrivo, ad esempio attraverso l'introduzione di nuove lingue e culture nelle scuole. Conseguenza sul piano educativo: è necessario promuovere politiche e strategie educative che favoriscano l'apprendimento delle lingue straniere e la valorizzazione delle diverse culture presenti nella società. Infine, i processi migratori possono anche avere un impatto sulle opportunità di studio e lavoro per i migranti stessi. Conseguenza sul piano educativo: è importante garantire l'accesso all'istruzione e alle opportunità di formazione professionale per i migranti, al fine di favorire la loro integrazione e il loro sviluppo personale e professionale. In conclusione, i processi migratori rappresentano una sfida e un'opportunità per il sistema educativo, richiedendo politiche e strategie educative inclusive e interculturali.
    1. emigrano in Italia e fanno gli operai o le badanti);
    2. appartenenze di genere in relazione, ad esempio, alle diverse convinzioni e percezioni sul ruolo e sui diritti delle donne;
    3. settori professionali entro i quali si inseriscono i migranti;
    4. strategie formali e informali di accoglienza e di rifiuto nei paesi d'arrivo.

    Le precedenti differenziazioni contribuiscono a creare dei climi educativi locali molto diversi tra di loro.

    Le migrazioni comportano rotture e ricomposizioni educative.

    Esse costituiscono un'esperienza educativa per i migranti che devono affrontare differenti processi di socializzazione per inserirsi nella società ospitante.

    Tale socializzazione si innesta su una storia individuale, familiare e di gruppo già caratterizzata da solidi apprendimenti. Ciò comporta che i migranti (adulti e bambini) vivano una "doppia storia" educativa sia nei suoi aspetti formali che in quelli informali.

    Dettagli
    Publisher
    A.A. 2012-2013
    32 pagine
    SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

    I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Sara F di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Tramma Sergio.