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L’educazione formale che si sviluppa nella scuola e in ogni altra istituzione formativa con programmi
disciplinari.
L’educazione non formale che si realizza in ogni attività formativa intenzionale e strutturata che sia esterna
alle istituzioni e della formazione professionale e sia offerta da un’agenzia attraverso servizi distribuiti sul
territorio (musei, unità sanitarie, biblioteche).
L’educazione informale che avviene attraverso i vissuti personali che non sono sottoposti a esterna azione
formativa, ma costituiscono ugualmente materiali di elaborazione conoscitiva del soggetto.
Tutte le agenzie incidono sul reale processo formativo e ognuna può essere agenzia educativa informale in
quanto promotrice di educazione informale.
Il libro “Responsabilità e formazione”, scritto da Francesca Pulvirenti, una delle sostenitrici del movimento
della filosofia per bambini (essa con questo libro ha il progetto della qualità della vita in cui si ha: la
responsabilità condivisa nel processo formativo; l’onesta delle decisioni; e la lealtà dell’impegno a
progettare, intervenire e verificare.), presenta la Pedagogia come un’identità costruttiva per una pratica
responsabile dei processi di conoscenza. In questo senso la pedagogia deve formare ed informare in modo
responsabile sottolineando la centralità del soggetto e la sua responsabilità conoscitiva. Essa ha come sfondo
la rivoluzione epistemologica, della seconda metà del 900 e che ancora oggi non è finita, e segna il passaggio
dal paradigma positivista al paradigma costruttivista o dal paradigma di semplificazione al paradigma di
complessività. In questo passaggio si mette in discussione l’epistemologica oggettivistica, che si pone come
collegamento tra osservatore e realtà, dove emerge l’incontro tra i vincoli dell’osservatore e i vincoli di ciò
che chiamiamo realtà (l’epistemologia porta a prendere atto di una progressiva riduzione della tradizione
empiristica e sperimentale).
La responsabilità conoscitiva del soggetto si declina nella consapevolezza della sua duplicità caratterizzata
dall’autonomia della propria identità e dall’apertura e chiusura organizzazionale: il soggetto è immerso nel
mondo e deve trovare un equilibrio tra l’apertura, che ci permette il contatto verso l’esterno, e la chiusura che
ci permette di non disperdere la nostra identità. Possiamo modificarla attraverso l’apertura, ma non
disperderla attraverso la chiusura.
Inoltre, in quanto il soggetto è in rete con gli altri, la sua responsabilità individuale è anche sociale e politica.
La responsabilità è, pertanto, l’interfaccia del costruttivismo.
Ciascuno di noi è responsabile della realtà che si costruisce tra se stesso e il mondo, ognuno di noi può
cambiare la realtà a proprio piacimento poiché, come dice Bateson, ciò che noi vediamo è una nostra
creazione. La conoscenza non è qualcosa di oggettivo ma di soggettivo (secondo lui, l’esperienza
corrisponde alla causa, il mondo alla conseguenza e l’epistemologia alla regola della trasmissione). Se non vi
è, dunque, un mondo oggettivo, la conoscenza è un aspetto particolare della nostra relazione con l’ambiente.
Conoscere significa costruire una mappa, costruire un territorio di cui ognuno si assume la responsabilità del
risultato. La nostra conoscenza è legata allo spazio e al tempo, al contesto culturale, gli atti cognitivi sono
pertanto atti di costruzione di responsabilità (le conoscenze sono interconnesse e interagenti tra di loro).
Il vecchio paradigma si basava su una concezione diversa, una realtà oggettiva, un mondo uguale per tutti, in
cui il sapere era univoco e compatto.
Oggi la formazione ha un compito ben diverso, essa deve aiutare ogni soggetto a prendere consapevolezza
dei propri processi di apprendimento contro l’apprendimento zero che non aiutava il soggetto ad apprendere
in quanto si limitava ad imporre determinate informazioni. La formazione deve porre al centro, non più
l’insegnamento, ma gli apprendimenti e dunque la creazione, la gestione e il chiarimento delle situazioni di
apprendimento, contro ogni ingessamento del conoscere. Se in passato l’attenzione era rivolta soltanto
sull’offerta formativa, tralasciando i bisogni soggettivi, oggi è necessario e responsabilità dei formatori
partire dai bisogni dei soggetti per formulare un’adeguata offerta formativa. Infatti, oggi l’istruzione è una
necessità e non un diritto e consiste nell’imparare a fare domande.
Alcuni noti studiosi che delineano, nell’elaborazione di un nuovo progetto di epistemologia e di scienza della
conoscenza, itinerari pedagogico didattici in cui è possibile individuare le coordinate metodologiche per una
“pratica responsabile” dei processi formativi, per un modo responsabile di pensare e pensarsi, sono Lipman e
Novak. Essi, inoltre, assieme a Bateson sintetizzano la ricerca educativa e pedagogica su tre livelli:
livello iterstituzionale;
livello interdisciplinare;
livello esperenziale;
livello della formazione integra.
Lipman è un professore di logica, ideatore della Philosophy for Children, un metodo didattico, per bambini,
di “accesso al pensiero” che, nel corso degli anni, è diventato un movimento educativo a livello
internazionale. Secondo Lipman l’apertura alla dimensione filosofica e dunque al pensiero doveva costituire
un elemento essenziale in ogni percorso formativo, a cominciare dalla scuola elementare. Per lui, infatti, ma
anche per Novak e Bateson, l’educazione tradizionale non ha aiutato l’uomo ad essere “uomo ragionevole”
ma, al contrario, ha incrementato l’irrazionalità perché come dice Lipman la scuola non educa a pensare ma
insegna le discipline, ben meno importanti della ragione e del dibattito, del rispetto della parola e del
pensiero dell’altro. Il modello di Lipman ristruttura la pratica educativa: ogni classe si pone come comunità
di ricerca in cui ogni insegnante si pone come un facilitatore, garante e responsabile dei percorsi del pensiero
della comunità e il discendente diviene protagonista attivo. Lipman ritiene che la comunità di ricerca, fondata
sul dialogo autentico, sia il luogo ideale per conoscere attraverso la responsabilità individuale e la
condivisione sociale del pensare. La philosophy for children è un percorso cognitivo che utilizza come
“veicolo” il filosofare con l’obbiettivo di migliorare la qualità del pensiero, e dunque la qualità
dell’esistenza. Quindi, la filosofia è intesa come habitus mentale, come una modalità di pensare e di agire.
“un bambino filosofo è un bambino cui è permesso di giocare a pensare per imparare a fare un critico del
pensiero”
I racconti di Lipman, che si utilizzano come principali strumenti didattici, sono delle storie in cui i
protagonisti dialogano su problemi e questioni esistenziali e su cui i soggetti della comunità si rispecchiano e
discutono. La philosophy for children ruota attorno al concetto di comunità di ricerca.
Il dialogare in comunità implica la promozione di un tipo di pensiero auto-correttivo e sensibile al contesto,
inoltre, l’individuo scopre il valore della presenza in un gruppo: l’essere visto e sentito è una premessa
necessaria per riuscire a vedersi e sentirsi in modo realistico e completo.
Partecipare ad una comunità di ricerca significa essere protagonisti ed artefici del proprio pensare ed agire,
assumersi le responsabilità del proprio pensare ed agire e interagendo responsabilmente con gli altri.
Nella Philosophy for children l’insegnante è responsabile del proprio processo di insegnamento. L’educatore
deve promuovere l’arte di ascoltare, deve invitare a pensare con la propria testa, deve aiutare ad apprendere a
pensare e a diventare flessibili, creativi e responsabili del proprio sapere e del proprio agire individuale,
sociale e politico. Un’identità, quella dell’insegnate, che viene costantemente sperimentata attraverso il
filosofare poiché non vi è un’universalità per il vivere il mondo, ma è soggetto responsabile del proprio
vivere.
Novak è un ideatore di tappe concettuali e un docente di didattica della Biologia presso il Dipartimento di
Scienze dell’educazione, dove la sua ricerca si focalizza sui processi di apprendimento, sugli sudi
sull’educazione e della creazione e rappresentazione della conoscenza.
Secondo Novak, il sistema educativo si deve basare sulle conoscenze che già si sono apprese in vari contesti
della vita e poi sulla base di queste, costruire le nuove conoscenze (apprendimento significativo).
Le mappe concettuali, dette lavoro di squadra nello sport del pensiero, sono un valido strumento di
formazione perché aiutano a riflettere sulla struttura della conoscenza e rendono espliciti i concetti e i
collegamenti tra loro.
La possibilità di mettere in comune, confrontare e concordare i significati organizzati dall’attività cognitiva
di ognuno, rende formativa l’esperienza didattica ed evidenzia che ogni individuo è responsabile del proprio
apprendimento, che l’apprendimento è un’attività che non può essere condivisa. Imparare e conoscere non
sono la stessa cosa: il conoscere è pubblico e condiviso; l’imparare è un processo personale e caratteristico
dell’individuo.
Pertanto, secondo Novak, è necessario approfondire la natura del processo di apprendimento come base per
la comprensione del processo di costruzione delle conoscenze.
Inoltre, compito dell’educazione è quello di consentire a chi impara di farsi carico delle propria personale
costruzione di significato che coinvolge i pensieri, i sentimenti e le azioni, un’ educazione vincente, infatti,
non può e non deve concentrarsi soltanto sui fattori cognitivi, ma deve considerare anche i sentimenti e le
azioni individuali. Per tale motivo conosciamo tre tipi di apprendimento: cognitivo, emotivo e psicomotorio,
strettamente interconnessi tra loro (vedere grafico sull’apprendimento significativo).
Un individuo nel corso della propria vita va incontro a un difficile compito, cioè quello di costruire concetti
senza la possibilità di utilizzare il linguaggio.
È necessario, dunque, discutere sui significati dei concetti che danno valore all’apprendimento rendendo
possibile un apprendimento di tipo concettuale (dotato di significato) anziché di tipo rappresentativo o
meccanico (privo di significato).
I significati sono costruzioni sociali, pertanto è estremamente utile che in