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Per quanto riguarda il carattere possiamo dire che l’educazione si riferisce ad un
cambiamento del comportamento. In altre parole una forma di comportamento
equivale a un tipo distinto di carattere. Nella società, uno acquisisce un
comportamento generoso, impara quindi a comportarsi in modo generoso. Anche
se
quindi il cambiamento riguarda il suo comportamento si usa attribuire la qualità alla
persona stessa e non al comportamento: si userà quindi dire Tizio è generoso e
non
Tizio ha un comportamento generoso. Il carattere corrisponde quindi a comportarsi
in
un certo modo, ovvero corrisponde alla capacità e alla tendenza costante di
comportarsi secondo certi standard. Con il termine mentalità intendiamo la
modificazione della struttura cognitiva del soggetto o del suo vedere le cose e può
essere di diversi tipi: individuale o collettiva, americana o europea, borghese o
proletana e per questo motivo è connessa anche a specifici campi di attività. In
queste
due concezioni ci sono quindi delle connessioni: in entrambe è possibile riscontrare
il
fatto che condizionano il modo di vedere le cose e il modo di agire in determinate
circostanze. Entrambe hanno comunque credenze consolidate e durevoli.
Il concetto di educazione che si riferisce all’apprendimento come formazione
dell’Habitus:
Il concetto di educazione si riferisce all'apprendimento come formazione
dell’habitus di un individuo. Con Habitus si intende i modi abituali di vedere le cose
e di agire che caratterizzano un individuo. Per giustificare ciò, però, si deve
specificare la differenza tra abito e abitudine: l’abito è la disposizione a vedere le
cose in un certo modo e ad agire in determinate maniere mentre l’abitudine è un
comportamento acquisito con la ripetizione. Dewey definisce l’abito d’azione non
come qualcosa legato alla semplice ripetizione ma a una struttura d’attività che è
influenzata da un'attività precedente e che quindi ha per ciò un carattere acquisito.
Bordieu usa il termine habitus per indicare un sistema di disposizioni durevoli,
generate dall’esperienza sociale dell’individuo e capaci di organizzare la sua
esperienza futura. Bateson definisce “abitudini appercettive” le abitudini mentali
inerenti non alla percezione di qualità fisiche, bensì di significati che permettono di
trattare una molteplicità di situazioni come occorrenze di una medesima categoria
contestuale che viene loro applicata o trasferita sulla base di segnali di contesto.
L’habitus viene visto come il prodotto della socializzazione e della inculturazione;
esso inizia ad essere appreso fin dalla primissima educazione ed incide in modo
rilevante sull’apprendimento per imitazione degli adulti di riferimento. Infine,
l’habitus, indica il complesso degli abiti individuali; è costituito da abiti appercettivi e
abiti di azione. Gli abiti appercettivi sono schemi connettivi che rendono propensi a
vedere le cose in un certo modo e a dare loro un certo significato mentre gli abiti di
azione sono schemi che rendono propensi ad agire in un certo modo con una
condotta contraddistinta da un certo significato, in rapporto a determinati contesti.
Lo studente analizzi il rapporto fra comunicazione e apprendimento in
relazione alla formazione:
Il rapporto tra comunicazione e apprendimento in relazione alla formazione è
circolare in quanto interessa l’educatore quanto l’educando, quindi sia la
comunicazione che l’apprendimento devono essere attribuiti ad entrambi. Scheffler
individua tre tipi di insegnamento:
- “Insegnare che”: l’educatore quindi è portato a scegliere l’oggetto della propria
educazione e darà all’educando un numero minimo di conoscenze ed
informazioni corrisponde all’apprendimento .
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- “Insegnare come”: l’educatore è quindi portato a scegliere le modalità di
insegnamento, corrisponde alla strutturazione delle abilità dell’educando e
corrisponde all’apprendimento .
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- “Insegnare a”: l’educatore insegnerà all’educando a comportarsi in una
determinata maniera ed è relativo all’apprendimento .
2
Per Bateson esistono 3 livelli di apprendimento:
- proto apprendimento: dove le risposte vengono mantenute quando il risultato è
positivo e vengono scartate o corrette quando il risultato è negativo.
- deuteroapprendimento: riguarda un cambiamento del processo di apprendimento
di primo livello, per cui si ha un apprendimento più rapido.
- apprendimento : consiste in un ulteriore cambiamento di apprendimento di
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secondo livello per cui si impara ad apprendere ancor più rapidamente.
La formazione si può riassumere in tre livelli:
- la formazione di primo ordine: relativa all'acquisizione di conoscenze e di abilità
culturali che possono riguardare saperi formali come la lingua o la matematica o
specifici saperi professionali;
- la formazione di secondo ordine: relativa all’acquisizione di abiti astratti;
- la formazione di terzo ordine: che intende liberare l’individuo dagli abiti deutero
appresi e fargliene acquistare dei nuovi.
La comunicazione formativa dell’educatore forma quindi l’esperienza educativa
dell’educando. L’educatore sceglie quali attività fare, come eseguirle e proporrà
all’educando di svolgere o non svolgere determinati compiti in una maniera
piuttosto
che in un altro modo. In tale modo l’educatore riesce a trasmettere all’educando la
formazione di determinati abiti.
Competenza vs Eccellenza:
Che caratteristiche ha la competenza? La competenza si identifica con le
conoscenze dell’esperienza e le sue riflessioni, per questo motivo possiamo dire
che
la competenza è educabile. L’esperienza infatti si può ottenere con l’acquisizione di
una serie di abiti mentali che portano a un certo livello di educazione. L’eccellenza
invece non si identifica con gli abiti mentali o l’educazione. L’eccellenza si va ad
identificare con il talento ed il talento di una persona non può essere insegnato, è
una
dote innata che si ha dalla nascita. In ambito sportivo si possono fare vari esempi.
Un
giocatore di un qualunque sport può maturare un certo livello di competenze ma
per
arrivare a tale livello deve impegnarsi ed allenarsi duramente. Ci sono invece
giocatori che, nonostante si impegnino meno hanno un talento innato e svolgono
determinati gesti tecnici senza il bisogno di uno specifico e impegnativo
allenamento.
Il candidato approfondisca il concetto di educabilità con particolare
riferimento
all’educabilità cognitiva e alle relative concezioni dell’intelligenza:
L’educabilità indica l’attitudine di un individuo ad essere educato. Un soggetto
educabile può quindi essere portato ad un certo livello di crescita morale ed
intellettuale. Sotto questo punto di vista riportiamo l’esempio del ragazzo selvaggio.
A fine ‘700 viene catturato un ragazzo in un bosco: non sapeva parlare, era sporco,
mordeva e si cibava di ghiande. Venne quindi inviato a Parigi e affidato nelle mani
del dottor Itard. Tale professore eseguì un vero processo educativo, portando il
ragazzo ad un livello di educabilità nettamente superiore rispetto a quando era
stato
“catturato”. Il ragazzo infatti imparò a vivere in società e a intrattenere relazioni di
amicizia. Nonostante questo il professore riconobbe i limiti dell’educazione dettati
dalla troppa permanenza del ragazzo nel bosco senza ricevere alcun tipo di
educazione. Infatti il ragazzo non imparò a parlare se non tramite gesti. La sua
formazione era destinata quindi a rimanere incompleta. Questo esempio può
chiarire la teoria che tutti gli individui possono essere educabili, ma che l’educabilità
dell’individuo deve però avvenire entro certi intervalli di tempo, detti periodi critici,
che si possono considerare come periodi sensibili favorevoli all’apprendimento.
L’educabilità inoltre, è determinata dalla nascita, quindi da un fattore ereditario che
considera l’intelligenza come una caratteristica controllata dai geni. Alcuni
considerano l’educabilità non come una dote naturale ma come una dote
influenzabile dall’ambiente. Per stabilire una corretta proporzione tra ereditarietà e
ambiente è opportuno introdurre un modello interattivo che spiega che se ogni
individuo crescesse in un ambiente adatto al proprio genotipo, potrebbe sviluppare
al meglio la propria intelligenza.
Il candidato esponga la struttura formale della relazione educativa ed
approfondisca
l’antinomia di autorità/libertà anche tramite considerazioni personali:
Attraverso una struttura transazionale, l’educando si forma nella relazione con
l’educatore, così come l’educatore si forma nella relazione con l’educando. Per
sviluppare l’educabilità, l’educatore ha bisogno di autorità e allo stesso tempo
l’educando deve essere libero. L’educabilità può essere autoritaria o permissiva.
Un'educabilità autoritaria può determinare insicurezza nell’educando o favorire un
atteggiamento aggressivo verso le regole mentre un educabilità permissiva può
avere esiti diseducativi e provocare insofferenza. Per superare questi limiti,
l’educatore, senza rinunciare alla propria autorità, può assumere un atteggiamento
negoziale creando accordi democraticamente formativi. La relazione educativa
dovrebbe essere instaurata progressivamente con una maggiore autorità da parte
dell’educatore e una maggiore libertà dell’educando in favore alla sua crescita.
Il candidato esponga il concetto di progettazione educativa:
La pedagogia si occupa di cosa fare sul piano educazionale. Per questo motivo si
prendono in esame esperienze formative, modelli educativi, finalità e mezzi per
realizzarle. Questo momento prende il nome di progettazione educativa intesa
come
appunto un disegno formativo intenzionale. Questa progettazione si divide in due
momenti: in un primo momento (momento teoretico) si comprende la natura del
problema e si individuano e analizzano tutte le possibili esperienze formative,
modelli educativi ecc. Il secondo momento invece è di natura pragmatica, si
sceglie cosa fare nella situazione di fatto, vengono quindi scelti i modelli da
utilizzare nella formazione. Con questi due momenti però la pedagogia perde il suo
carattere metodologico unitario. Per ritornare al sistema un