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L
'APPRENDIMENTO DI 3
° LIVELLO , infine, consiste in una modificazione del processo dì apprendimento
di 2°. Questo apprendimento deve consistere in un cambiamento degli abiti precedentemente acquisiti,
ossia da un lato l’individuo impara a spogliarsi di abiti precedenti dall’altro impara a formarsi dei nuovi
(apprende ad imparare ad apprendere). Essendo gli abiti deutero appresi molto radicati, la loro modificazione
è molto diffìcile e secondo Bateson è un evento raro e potenzialmente patogeno.
CAP 5 - LE CATEGORIE REGIONALI DELLA PEDAGOGIA
Il concetto di educabilità
Il concetto di educabilità indica l'attitudine di un individuo a essere educato.
Una persona educabile indica un soggetto sottoposto ad un insieme di processi che tendono a
privilegiare lo sviluppo globale della personalità (sfera affettiva, sociale ed etica) finalizzata alla
rielaborazione consapevole e critica di quei valori, norme e principi che regolano la vita del singolo e
da gruppi sociali.
La collettività, il senso comune, il “come determinare i limiti dell’educabilità” ha sempre creato dei punti
interrogativi nelle menti della pedagogia.
Si possono cioè determinare solo nel corso dell’educazione stessa, quindi solamente dopo un intervento
sistematico, o sono da imputare ai limiti del soggetto in sé?
Giungeremo alla risposta che gli eventuali limiti di educabilità di un individuo si possono scoprire solo
nel corso dell’educazione esterna e che l’educazione di un essere umano va vista come un 'avventura
dall’esito aperto, come una scommessa da raccogliere sempre.
Alcuni esempi: il ragazzo selvaggio e Helen Keller
Nel ragazzo selvaggio, che nel 1979 viene catturato all’età di 12/13 anni che viveva nei boschi dell’Aveyron in
Francia. Il ragazzo che vive in una condizione pressoché animalesca viene affidato all’istituto nazionale dei
sordomuti di Parigi. Da qui si hanno due opinioni differenti:
- Il dott. Pinel, professore studioso di psichiatria, considera il ragazzo “un povero idiota”, irrecuperabile e quindi
in questo stato è da considerare ineducabile
- Per il dott. Hard, giovane medico, il ragazzo è il frutto della sola natura perché privo di influenze sociali e
culturali quindi è ancora educabile.
Victor, grazie all’aiuto di un medico, in meno di un anno riesce a comportarsi in modo civile (capace di
riconoscenza e di amicizia e perfezione dei sensi) ma nonostante i successi ottenuti, hard riconosce anche i
limiti di tali risultati: Victor infatti, nonostante gli sforzi non riesce a parlare perciò la sua formazione sembra
destinata a rimanere incompleta.
Helen Keller invece, è una bambina non vedente e non udente nata nel 1880.
La bambina ovviamente non sa parlare e comunica solo attraverso il tatto.
Nel 1837 l’insegnante Sullivan decide di dedicarsi alla bambina trasmettendole un 'educazione sistematica.
I risultati sono sorprendenti: Helen impara a leggere e a scrivere, apprende i concetti d’azione e diviene
capace di costruire intere frasi in braille.
Un ruolo di distinzione tra i due è stata l’età: sicuramente durante lo sviluppo esistono periodi critici dove
l’individuo è suscettibile a un determinato apprendimento. L’educazione dell 'essere umano è un ’avventura
dall'esito aperto ed è vista come una scommessa.
Aspetti neurobiologici dell'educabilità
Un’ipotesi fondamentale è che l'educazione sopravviene sull’apprendimento e quindi la capacità di
apprendere rappresenta una condizione necessaria dell’educabilità.
La capacità di apprendimento è una capacità innata e il fondamento di questa capacità va individuata
in una caratteristica del sistema nervoso ossia la plasticità (capacità di organizzare connessioni tra i
neuroni, sinapsi).
Più il sistema nervoso è complesso, maggiore sarà il ruolo giocato dall’apprendimento rispetto all’istinto.
Il complesso dei collegamenti murali può essere riformato (si pensi al bambino).
L’apprendimento stimola la creazione di nuove sinapsi.
L’educabilità ha come condizione necessaria la capacità di apprendimento e questa è legata alla plasticità
generale, quindi il cambiamento parte direttamente dalla mente.
L'educabilità si struttura dagli abiti mentali con la formazione dell’Habitus complessivo dell’individuo.
Ciò crea un problema nel valutare la condotta di un individuo se l'individuo è da determinare a un Habitus o da
una scelta libera, ossia il libero arbitrio.
In certe circostanze facciamo esperienza della nostra debolezza di volontà, ovvero formuliamo delle
ipotesi che poi non riusciamo ad attuare perché ci lasciamo trascinare dai nostri abiti quindi il nostro
Habitus esercita una influenza non trascurabile.
In altre circostanze facciamo esperienza della nostra forza di volontà ovvero nonostante l’impulso ad
agire in un certo modo, siamo capaci di reprimerlo e di scegliere una condotta differente.
Se tutto dipendesse dal libero arbitrio, l’educazione sarebbe impotente
Se tutto dipendesse dall’Habitus, l'educazione sarebbe onnipotente.
La debolezza di volontà vince sulle decisioni, l’Habitus (forza di volontà) vince sul libero arbitrio.
Secondo il principio deweyano della continuità, l’uomo è condizionato dalle esperienze passate ma non è
interamente determinato da esse, quindi l’uomo ha la possibilità comunque di scegliere in maniera
differente. La mente è concepita come una rete di stati intenzionali (sono di tipo cognitivo “credenze ” oppure
volitivo “desideri e intenzioni”) e di stati disposizionali (abiti appercettivi e d’azione)
Gli stadi d’agire per Searle sono 3:
- La valutazione delle azioni per agire in un modo
- La formazione dell’intenzione con l’azione di fare qualcosa
- La realizzazione dell'intenzione con l'azione
Una volta maturata l’intenzione, l'azione ad agire non è automatica.
Una serie di abiti ci porta a una intenzione, sarà poi il libero arbitrio a decidere, secondo Searle.
Esistono vari tipi d’azione:
- Riflessiva o Premeditata (più il libero arbitrio): la formazione dell’azione è legata a una riflessione sulle
ragioni dell’azione, quindi ci sono gli spazi per ragionare e ponderare la propria condotta
- Irriflessiva o Raptus (più abiti): si agisce d’impulso, nel modo in cui viene naturale, senza pensare. Si
agisce d’istinto
Non sempre l’agire impulsivo è qualcosa di negativo ma è qualcosa invece di spontaneo e vitale,
improntato sulla naturalezza, però questo non toglie che nell’agire impulsivo ci comportiamo più come animali
mentre nell’agire riflessivo ci muoviamo in base a ragioni.
Secondo Bordieu, come primo movimento, l'Habitus produce un impulso ad agire in un certo modo, ma
l’uomo ha il potere di sospendere tale impulso per valutare in maniera riflessiva il da farsi, quindi l'Habitus
non determina un’azione cieca e incontrollabile: l’uomo mantiene la capacità d’intendere e di volere.
L’impulso e l’azione riflessiva possono essere distinte e autonome ma in molti casi sono due momenti
successivi dell’azione ordinaria, impulsività e riflessività possono diventare degli abiti mentali.
Concludendo, l’abito impulsivo consiste nella tendenza a seguire immediatamente gli impulsi d’azione,
l’abito riflessivo, grazie alla sospensione del primo impulso, permette una decisione ragionata.
Ritornando al discorso dell'educabilità morale, prendiamo in considerazione gli esempi delle posizioni di Kant
e Aristotele.
Per Aristotele il fine dell’educazione è la virtù, o le virtù che si distinguono in:
- Etiche → che riguardano il carattere, parte dell’anima che è capace di obbedire alla ragione
- Dianoetiche → che sono relative alla ragione e culminano nella saggezza
Lo sviluppo della ragione richiede l’insegnamento nel senso di istruzione,
Le virtù etiche si acquisiscono attraverso l’abitudine, ovvero l'attività che produce l’abito.
L’abitudine relativa al carattere si riferisce al modo di vedere le cose e quindi abituandosi ad esempio ad
agire in modo coraggioso l'uomo diventerà coraggioso. E difficile modificare delle abitudini acquisite col tempo
con preconcetti e discorsi, e non si possono fare discorsi prima che l’anima razionale si sia formata quindi
bisogna prima educare l’abitudine, la razionalità sarà educabile in un secondo momento.
Concludendo, in una prima fase della vita sono educabili solo le abitudini, mentre la ragione è
educabile solo in un secondo momento, quindi occorre cominciare con l’educazione ad abitudini
virtuose già orientate verso la ragione per poter passare poi con successo all’educazione alla virtù
tramite ragione che nella forma della saggezza è indispensabile.
Visto che all’abitudine viene assegnato un ruolo così importante, l’uomo può andar contro le proprie
abitudini solo se la ragione lo convince dell'opportunità di agire in modo diverso.
Il problema è che la ragione finisce per essere un rinforzo alle buone abitudini.
L’educazione diventerebbe eteronoma (l’azione del soggetto è guidata non da un criterio autonoma ma
dall’esterno), gli adulti si limitano a conformare i bambini a tali costumi.
Anche se questo non è il volere di Aristotele che vede la vera virtù nella medietà (la giusta via di mezzo
raggiungibile grazie alla saggezza. In ogni caso, secondo Aristotele l’uomo può agire contro le abitudine se
la ragione gli indica che è preferibile. Perciò, al di là dell’eteronomia imposta dalle abitudini, la ragione
salvaguardia l’autonomia dell’uomo. Per Aristotele è educabile colui che si abituato a vivere in modo
virtuoso. Per Kant chi vive seguendo le abitudini non è educabile.
L’atteggiamento non deve avere preconcetti ma essere riflessivo e sperimentale.
La formazione di abiti durante la crescita è scontata e non ci si può opporre, ma si può intervenire
durante la formazione di questo rendendolo meno caratterizzante.
Bisogna però stare attenti anche alla polarità di alcuni abiti poiché tra le virtù alcune vanno in contrasto tra loro
come l’amor proprio e l’altruismo e se un abito come l’amor proprio è predominante rischia di annullar l’altro.
Nell’esperienza e