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Proposta una metodologia d’ascolto che si avvicina ai momenti di accudimento e di gioco tra genitori e
bambini di tutto il mondo (spezzoni del film Babies di T. Balmes 2010). Importanza dell'osservazione
descrittiva, dei parametri, dell’osservazione partecipata (ciò che io senso, provo, immagino penso, io come
osservatore mentre osservo), dei rallenty e micro-osservazioni (cioè messa a fuoco di parametri diversi, in
particolare temporali). La validazione delle nostre osservazioni avviene attraverso il confronto con altri
osservatori.
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Con-posizioni familiari, tra realtà e simbolo. (Formenti)
Un corpo non si dà mai per sé, ma in relazione ad altri. Il corpo c’è perchè si con-pone con altri corpi,
viventi e non. L’affinità che unisce tutti i rappresentati del genere è il linguaggio perchè i corpi comunicano.
Tutto avviene tra corpi. Il “tra” però non viene considerato se non a posteriori. Accade così per la famiglia:
si pensa come unità separate ma è evidente che quel padre non è comprensibile senza quel figlio e quella
madre.
Tra i nostri simili, solo alcuni diventano prossimi, cioè vicini fisicamente. Questa relazione è concreta ed è
una rete di relazioni intime che porta a costruire azioni e luoghi comuni. Che diventano anche una
“famiglia”: unità di base che svolge diverse azioni. Lo spazio abitativo è luogo in cui i corpi si con-pongono
e i membri apprendono cosa significhi esser parte del “noi” (proprio della famiglia). La definizione di
gruppo è data dalla con-vivenza. Non è scontato che lo sazio condiviso implichi l’esistenza di una famiglia.
La casa ha valore simbolico come punto di riferimento (anche quando è una roulotte, perchè a seconda della
disposizione di capiscono la rete di legami e di comunicazione). Famiglia quindi è un “sistema prossimale di
cura” dove le relazioni sono essenziali tanto quanto la concretezza della conversazione. La metafora del
“corpo familiare” esprime il con-porsi di corpi e significati in uno spazio di con-vivenza del formar-si
reciproco. Per questo la famiglia è un sistema educativo.
Da dove nasce questo “noi”? Il pensiero occidentale ha una concezione sostanzialista: famiglia come entità
concreta basata sull’avere lo stesso sangue. Questa metafora deve essere sostituita con la metafora di
relazione: è nella concretezza delle relazioni agite e vissute che si definiscono identità e appartenenza.
Quindi una famiglia relazionale.
Pratica utile per comprendere il senso del noi: sculture familiari. Richiede che un soggetto (io scultore) dia
forma alla sua idea/immagine di famiglia usando i corpi di altre persone modellandoli nello spazio in
silenzio. La scultura diventa una con-posizione di corpi nello spazio e vi è una circolarità: ogni modifica del
singolo corpo, comporterà una “reazione a catena” degli altri corpi.
La famiglia struttura l’esperienza e il con-porsi quotidiano educa. L’esperienza sensibile genera metafore di
libertà o di prigionia. In base a queste la famiglia può essere immaginata come un porto una prigione e
anche i membri di essa hanno immagini simboliche che richiamano maggiore o minore libertà di
movimento. Questa libertà connette il piano della realtà sensibile con l’immaginazione. La famiglia in
azione può essere assimilata a una coreografia, cioè il coordinamento necessario perchè questa continui a
funzionare e ad essere prevedibile nei suoi comportamenti. Quando cerco di comprendere questa
coreografia va fatta una distinzione tra la descrizione della nostra esperienza (inevitabilmente connessa al
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nostro sistema simbolico interiorizzato) e la sua categorizzazione. Pensarla come coreografia aiuta a vedere
le interconnessioni tra corpi. (Hall fa esempio di un video di una famiglia alla quale mette una canzone di
sottofondo, armonia dei movimenti non programmati). Le sculture familiari propongono una cornice che
può contenere nuovi disegni e nuove forme. La rappresentazione materializza le relazioni e si crea una
connessione generativa tra processi interni ed esterni, tra realtà e simbolo. Le sculture familiari possono
contenere e comporre gli opposti. Moltiplicare gli sguardi è una regola di questa tecnica. Importante è
tenere distinti gli sguardi e anche considerare il numero di persone richiamate nella scultura (1: individuale;
2:relaz. duale; 3: triangolo; 4:noi della famiglia; x: ordine cosmico). La scultura familiare deve essere intesa
come via per offrire nuove mappe e ricercare nuovi equilibri in libertà (non per portare a un cambiamento);
non va considerata solo come una tecnica.
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Le parole hanno (un) corpo? Esercizi di pensabilità e dicibilità del corpo in contesti universitari (Manuzzi)
Premesse:
1) Radicate visioni riduzionistiche del corpo, inteso come corpo-cosa piuttosto che soggetto di intenzioni
2)Tema del corpo ha una polisemia di significati che fa si che le considerazioni slittino da una parte e
dall’altra (del punto 1)
Entrambe inducono a esercitare una tensione critica per cercare di ricomporre una visione meno parziale.
Tema trattato nella formazione universitaria: come percepiamo il nostro corpo. Come le identità
professionali oscillino tra una centralità del corpo (cioè destinatario degli sguardi professionali) o marginale
(protagonista muto, oggetto d’intervento). Dire il corpo vivente/vissuto significa poter esprimere la sua
carnalità, le sue percezioni… siamo invece affetti fa un’assenza di forme di pensabilità del corpo, mancano le
parole per dirlo e pensarlo.
Proposto un questionario che facesse emergere sfondi culturali e modelli impliciti, immagini della
dimensione corporea del lavoro di cura. Il risultato è la visione del corpo in modo duale (come definito
anche da Schopenhauer): corpo vissuto che sono io e forma di pensabilità introiettata nel pensiero comune
(un corpo visto da fuori e uno da dentro). Al 1° anno di corso la dicibilità del corpo è riferita al corpo-
organismo, con stereotipi. Procedendo con il percorso di studi i ragazzi entrano in contatto con una
professionalità che si incorpora nell’esperienza sensibile: corpo come esperienza dei corpi incontrati.
Dovremmo fare in modo che le parole riconquistino il loro corpo perso. Prpoposta di lavorare sull’acrostico
della parola CORPO usando metafore per descriverlo. Interesse se emergeva un ruolo sessuato o neutro
(indossando il grembiule del falso neutro).
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Il corpo biografico. Corpo parlato e corpo parlante (Josso)
La riflessione biologica consente una disposizione all’ascolto e un’esplorazione delle emergenze interiori
(desideri, aspirazioni, progetti) che rivelano una ricerca attiva per la realizzazione dell’essere umano tramite
potenzialità inattese. Presuppongono una visione dell’umano che crede nella possibilità di volere,
potere...necessari per il cambiamento. Il corpo evocato nei racconti di formazione è molto importante. Nei
racconti dei genitori, il corpo dei bimbo è come estensione del proprio corpo e conferisce una storicità
transgenerazionale. Durante l’età adulta , il corpo continua a essere presentato attraverso le attività sportive.
Il tema della salute ci permette di osservare il rapporto con il corpo che costituisce il secondo aspetto del
parlato. Il passaggio da “Io ha un corpo” a “Io è corpo” è un cambiamento che si ha da una ricerca di
consapevolezza grazie a cura di sè e meditazione.
Il vissuto del corpo Sensibile come ponte verso un nuovo paradigma di conoscenza biografica, cioè il corpo
parlante.
“Terapia fasciale”: ogni terapeuta ha le sue impronte manuali che s'incontrano con l’originalità del paziente
che sente il coinvolgimento sensibile. Grazie al contatto il corpo può parlare del suo passato (tensioni,
blocchi) arrivando a una conoscenza della propria storia in divenire totalmente originale. Per accedere al
corpo parlante è necessario mettersi in contatto con la conoscenza pre-riflessiva. Questo tipo di lavoro su
noi stessi genera un cambio di prospettiva dove l’attenzione cosciente del corpo che sono m’informa sullo
stato del mio essere e del mio divenire.
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Corpo e tecnologie: il reincanto del concreto (Barone)
Cartesio, uno dei primi filosofi a sostenere il corpo come macchina, separa corpo e anima (res extensa e res
cogitans) prediligendo l’ultima e definendo il corpo come solo un riflesso della mente, un’immagine
specchiata. Da quel momento la persona (+ mente) fu associata al verbo essere, mentre il corpo fu associato
al verbo avere (ho un corpo).
Nasce poi l’opportunità di pensare la macchina come protesi del corpo: traslazione della metafora verso la
figura del corpo vivente inteso come “automa”, corpo usato come una macchina. Intervento della medicina
che ha fatto del corpo il luogo di presa del sapere tecnico: possibilità di usare la tecnologia per “riparare” il
corpo. Immagini che hanno influenzato: Frankenstein di M.Shelley (illusione medico-scientifica)
sull’impossibilità di dare vita a un corpo assemblato da pezzi morti, soprattutto la creatura non è in grado di
riconoscersi come tale; P.K.Dick con il corpo-cyborg dei “replicanti” (Blade Runner film) che s’interroga
sull’autenticità umana nel confronto con un mondo sempre più caratterizzato dall’artificialità. Tanti sono
stati i tentativi di creare delle macchine che riproducessero il sistema umano: ciò che discrimina il corpo
biologico da quello artificiale sono, però, le specifiche manifestazioni (sentimenti, emozioni…). Il rapporto
tra corpo e tecnologie oggi è dato dall’intrusione della tecnologia sul e nel corpo (risonanze, tac…). La
tecnologia è all’interno delle nostre vite e ne modifica gli stili. Inoltre, con l’avanzare di essa anche a livello
ludico, si cercano di creare esperienze sempre più coinvolgenti a livello corporeo e grafico attraverso avatar:
wii, playstation e x-box kinnect.
Metafora computazionale: mente è software che funziona a prescindere dall’hardware (corpo macchina).
Intreccio tra corpo e esperienza mediata dall’intervento della tecnologia. Anche Dewey sottolineava la
centralità dell’azione corporea come indispensabile momento conoscitivo con il mondo materiale, reale.
Varela vede la figura del corpo tecnologico non solo qualcosa di robotico, ma anche come mediatore di un
processo conoscitivo. Perciò parla di reincanto del concreto, cioè corpo materiale essenziale.
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Un sentire diverso. Corpo e diversabilità (Formati)
- Risolvere un problema di matematica
- Riassumere un testo
- Tradurre una frase
- E molto altro ancora...
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