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Riassunto esame Pedagogia del Gioco, prof. Antonacci, libro consigliato Puer Ludens: Antimanuale per Poeti, Funamboli e Guerrieri, Antonacci Pag. 1 Riassunto esame Pedagogia del Gioco, prof. Antonacci, libro consigliato Puer Ludens: Antimanuale per Poeti, Funamboli e Guerrieri, Antonacci Pag. 2
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LA LIBERTA’

Il gioco è un atto libero non tanto o non solo perché in esso si possa fare ciò che si

vuole ma quanto una libertà dalal sfera della soddisfazione dei bisogni primari.

Il gioco è educativo perché è profondamente libero, perché è separato dalla logica

mezzi-fini. Il gioco è libero perché è distaccato dalle cose mondane. Il gioco viene

contrapposto al necessario e quindi a tutte le attività che servono a soddisfare i

bisogni e che producono beni e risultati.

Per Turner dell culture tribali e agricole il gioco non è contrapposto al lavoro infatti

l’intera comunità è impegnata nei riti “ LVORO SACRO” necessario alla riproduzione

benefica dei ritmi comunitari Quindi il rito, il gioco sono utili al fine di mantenere e

infondere benessere nella comunità.

Nella società industrializzate il gioco è uno strumento di intrattenimento e di svago e

quindi oggetto di scelta individuale.

La liminalità è un lavoro coatto e comunitario che si può applicare solo alle società

cicliche. Turner conia il termine LIMINOIDE che si può adattare a fenomeni di svago

legate alla scelta personale e espressione di una individualità.

Distinzione liminale e limino ide i fenomeni limino idi nei quali l’individuo compie

gesti azioni e performance che godono di creatività sono più liberi dei fenomeni

liminali nei quali i soggetti sono costretti i una zona separata e inviolabile e costretti

all’indistinzione.

Liminialità è il potere di trasformare il reale come libertà di trascendere il dato

materiale immaginando la sua possibile ulteriorità.

2.2 il cerchio magico

La liminalità potrebbe essere simboleggiata da un cerchio magico delimitati e

conchiuso nel quale accadono eventi speciali, extra-ordinari, differentemente da

quanto accade nelle attività quotidiane.

Il luogo dove si svolge il gioco è separato dallo spazio ordinario perché viene

delimitato formalmente . Chi gioca trasforma il suo mondo per farne un luogo

incantato dove non vigono le consuete regole spazio-temporali

Huizinga identifica la separazione e la delimitazione dello spazio come una

caratteristica fondamentale del gioco.

Anche il tempo ordinario viene sospeso e acquisisce caratteristiche speciali infatti il

gioco dona presente, ci tiene attenti e presenti qui ed ora.

2.3 Il sacro tra credere e non credere.

2.4 Performance nello spazio transazionale

Il gioco creando una cornice di spazio-temporale libera istituisce un altro mondo

accanto al mondo ordinario un mondo IN IMMAGINE nel quale realizzare potenzialità

che sono rimaste inespresse nella realtà.

Il ruolo del gioco nello sviluppo mentale del bambino per VYGOTSKIJ  il bambino vive

in un mondo in cui attribuisce autonomamente significato alle cose e inventa per loro

un senso.

Il bambino nel gioco impara ad accettare la situazione di delusione e frustrazione

perché il tutto si sviluppa in una dinamica di illusione e collusione con la madre.

WINNICOTT  il gioco è l’esperienza transazionale per eccellenza che nella vita si

trasforma nell’esperienza creativa. L’area intermedia permette all’individuo di fare

esperienza dell’oscillazione tra mondo interno ed esterno. L’area transazionale è una

zona protetta, separata, di transizione che consente possibilità impensabili e

inverosimili.

La rappresentazione artistica funziona se gli attori e gli spettatori sono sinceramente

coinvolti. E’ lo sguardo incantato a donare sincerità all’azione ludica, è la presenza

viva del performer a donare verità alla scena, a renderla autentica per lo spettatore’.

la pratica della consapevolezza e della presenza richiede una grande dispendio

energetico e il superamento dello scollamento tra corpo e mente ( come lo yoga). Il

pensiero deve incatenarsi al corpo in modo da formare una mente incarnata o un

corpo pensante.

Il corpo nella performance psicofisica come nel gioco ha bisogno di una grande

dispendio energetico che chiamiamo ENERGIA DI LUSSO. Ci deve essere una presenza

viva, bisogna padroneggiare ogni impulso.

Per descrivere tale disposizione psicofisica Grotowski dice che nel teatro è necessario

liberarsi da ogni blocco psichico che impedisce all’attore di donarsi completamente. La

rappresentazione è credibile se l’attore si denuda della sua rutine e dai suoi blocchi e

si dono totalmente alla relazione con il pubblico. Grotowski parla di ATTORE SANTO.

Per il carattere di liminalità e transizionalità ( protezione e separazione) il gioco e la

performance costituiscono una qualità dell’esperienza diversa dalla quotidianità. Sono

zone di rielaborazione e rappresentazione dell’esperienza, nelle quali la vita viene

doppiata.

Nel gioco come nella dimensione artistica avvengono delle performance nelle quali si

compie nuovamente e ritorna eternamente l’azione simbolica del corso del mondo.

L’artista e il giocatore nella loro tensione creativa sono i testimoni e gli eredi del puer

ludens e con massimo impegno dovranno lottare per tornare là dove il fanciullo

beatamente regna sovrano.

Grazie all’artificialità e alla finzione, la realtà transazionale acquisisce un luminoso

carattere di autenticità. Il gioco rapisce nell’incatenamento e chi non è in grado di farsi

incatenare NON SA GIOCARE.

2.5 La componente drammatico -polemica

Il gioco si nutre si contrapposizioni e antinomie, tra serietà e divertimento, tra

solitudine e compagnia, tra verità e finzione, tra libertà e normatività. Quasi ogni gioco

è dominato da una tensione contrappositiva.

Per Huzinga la guerra è ludica quando si svolge tra pari grado e ha una funzione

rituale e normalizzante, prende la forma di uno scontro tra due gruppi omologhi

oppure può tradursi in uno scontro rituale che evita il conflitto svolgendo una funzione

esemplare di accordo fra le parti. Tali forme di scontro rivelando tratti comuni con il

gioco: delimitazione del campo, regolazione di norme, ritualizzazione con

travestimenti.

Per le società industriali le forme rituali o liminali con tratti significativamente ludici

non hanno un peso rilevante per le comunità come processi che accompagnano e

ritmificano l’intera vita sociale e si trasformano un attività individuali non necessarie,

facoltative , LIMINOIDI.

Nel gioco la situazione dei giocatori può ribaltarsi più volte durante una partita a

seguito delle mosse e delle azioni e questo aspetto viene descritto da Thompson che

lo definisce come componente DRAMMATICA del gioco.

Il gioco sopravvive solo se i componenti che si fronteggiano sono di pari valore o

livello. Il ludico si esaurisce quando l’equilibrio tra le due parti viene meno, si esaurisce

quando il conflitto esce dalle regole stabilite.

Per Caillois  il gioco non è un’isola di gioia ma inquietante, un’area perturbante dove

INTERESSI E PASSIONI non si lasciano dominare facilmente.

CAPITOLO 3 L’anima del gioco

3.1. Il paradosso: insegnare a giocare

Il gioco non è appreso culturalmente, i bambini semplicemente giocano. Il compito

dell’educatore non è quello di insegnare ai bambini a giocare e quindi si trovano

costretti ad ammettere quanto sia difficile entrare e sostare nel mondo del gioco dei

bambini. Gli adulti non riescono a parteciparvi autenticamente e non si divertono

perché non credono alla magia della finzione. E’ difficile per un educatore ammettere

di annoiarsi a giocare con i bimbi, eppure questa condizione frequente.

L’educatore sa che nel gioco è nascosto l’apprendimento, la rielaborazione delle

emozione, l’interiorizzazione delle norme e dei valori.

GIOCARE E’ UAN QUESTIONE DI SGUARDO, UNA QUESTIONE CORPOREA, E’ UNA

DISPOSIZIONE D’ANIMA Più CHE UN’ATTIVITA’.

Se l’educatore entra troppo nel processo, nelle dinamiche e nelle relazioni, non sta più

educando ma GIOCA nella situazione il suo mondo vitale. Viceversa se non entra nel

processo non può educare e giocare ma dirige il gioco.

La posizione adatta dell’educatore è quella che invita a una DISTANTE INTIMITA’, una

posizione paradossale, liminale, potenziale e transazionale. L’educatore deve lasciarsi

guidare da una disposizione appassionata per la materia animata dell’infanzia perché

può giocare in modo autentico solo se recupera uno sguardo capace di incantarsi nel

gioco e al tempo stesso rimane educatore. Si tratta quindi di una DISPOSIZIONE

D’ANIMA.

Il compito dell’educatore è quello di nutrirsi della materia pungente e aspra del gioco,

di assaggiare le complicate mescolanze, di nutrirsi del suo nettare e accettarne le

architetture contraddittorie. Dal gioco non dovrà poi guarire , ma rimanerne contagiato

e appestato, dovrà far esplodere il potenziale trasformativo ed eversivo della

disposizione di un educatore, di un giocatore incantato.

3.2 Tracce di immaginario adulto sull’infanzia

L’infanzia è l’anima del gioco, è il suo cuore pulsante. Lo sguardo infante è presente

nella sensibilità del poeta, dell’attore e del giocatore quindi nell’educatore e nel

bambino.

I nostri atteggiamenti PUER non sono legati all’età giovanile. Il PUER è la capacità di

credere nel cerchio magico, nello spazio transazionale e liminale di ogni attività ludica

ed immergersi in essa con le qualità di un fanciullo sognante.

La dimensione del gioco si mescola e sovrappone con la dimensione simbolica

dell’infanzia.

IL BIMBO CHE NON GIOCA NON E’ UN BIMBO PERO’ L’UOMO CHE NON GIOCA HA

PERSO PER SEMPRE IL BIMBO CHE VIVE IN LUI.

Partendo dall’erotismo il bimbo è compreso in un doppio legame cioè a esso viene

negato e represso ma al tempo stesso è stimolato da una sessualizzazione precoce.

POSTMAN  parla di SCOMPARSA DELL’INFANZIA nella società occidentale poiché con

la diffusione di massa dei mezzi di comunicazione i bimbi tornano ad essere posti di

fronte alla rappresentazione della realtà senza filtri quindi possono accedere al sapere

sulla violenza e sulla sessualità al apri degli adulti e quindi diventano PRECOCEMENTE

GRANDI.

Dal punto di vista temporale il bimbo è riempito di ogni tipo di attività per impedire

ogni forma di libero dispiegamento dei suoi atti e dei suoi sogno ad occhi aperti e

quindi i tempi per giocare si ritagliano laddove è possibile. Ma è anche vero che il

desiderio di giocare nasce dal vuoto, dalla noia e dall

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
9 pagine
1 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher SaraSimba di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia del gioco e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Antonacci Francesca.