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CONSEGUENZE:
Il 2.5% della popolazione di riferimento avrà valori superiori al limite superiore, il 2.5% li avrà inferiori al limite più basso. La probabilità per un soggetto sano di essere classificato come "patologico" è del 5% non sono soggetti "malati", semplicemente hanno valori per il dato analita diversi da quelli della maggior parte della popolazione di riferimento. Fondamentale una interpretazione critica dell'esame di laboratorio. Per alcuni parametri particolarmente importanti si utilizza come limite superiore dell'intervallo di riferimento μg/l), il 99° percentile (es. troponina cardiaca, 0,045 limitando così il numero di soggetti di riferimento (sani) che non rientrano nel range di riferimento vuol dire che ci sarà 1 soggetto su 100 che pur essendo sano μg/l) avrà un valore di troponina cardiaca superiore al limite massimo (0,045L'interpretazione del referto.
La valutazione di laboratorio va sempre condotta da un medico nel contesto delle informazioni cliniche di cui dispone e che spesso sono all'origine della richiesta dell'esame stesso. Non sempre è la maniera migliore quella di avvalersi dei range di riferimento per l'interpretazione di un certo valore. L'utilità o meno di farlo dipende dalla relazione che c'è tra la variabilità inter e intra-individuale e sulla base di questa relazione che si capisce che è utile il confronto o meno con gli intervalli di riferimento.
L'INDICE DI INDIVIDUALITA' (II) E L'UTILITA' DEL CONFRONTO CON L'INTERVALLO DI RIFERIMENTO
Per stabilire se è utile o meno confrontare il valore di un'analita/parametro con il range di riferimento dobbiamo calcolarci per quel parametro il cosiddetto indice di individualità che è il rapporto tra l'indice di variabilità biologica intra-individuale (CV) [CV anche
Il testo formattato con i tag HTML è il seguente:Il coefficiente di variazione (CV) è chiamato coefficiente di variazione e l'indice della variabilità biologica inter-individuale (CVI). G II = CV / CVI
Come si calcolano numeratore e denominatore?
CV (coefficiente di variazione %) = DS/media dei valori x 100
Nel primo grafico è più alto l'indice di variabilità biologica inter-individuale, i valori medi sono molto più scatterati, al contrario nel caso del ferro la variabilità intra-individuale è di gran lunga superiore a quella inter-individuale!
Nel caso del calcolo del CV la DS verrà calcolata tra i valori medi misurati in ciascun soggetto.
Per quale di questi due analiti è utile il confronto con il range di riferimento, quell'analita in cui prevale la variabilità intra-individuale rispetto all'inter o viceversa?
Quando II basso (<0.6) = prevale la variabilità inter-individuale ed è poco utile il confronto con l'intervallo di riferimento.
Quando II...
elevato (>1.4) = prevale la variabilità intra-individuale in questo caso c’è una elevata utilità del confronto con l’intervallo di riferimento. La marcata individualità della creatinina (II=0.43, grande variabilità da individuo a individuo) rende scarsamente utili i valori di riferimento, mentre per la SIDEREMIA, l’indice di individualità (II=1.14) è abbastanza elevato perciò i valori di riferimento funzionano bene per confrontare i dati del singolo. La maggior parte degli analiti presenti in questa tabella, presenta un 0.6 < II < 1.4 Cosa fare in questi casi? Si può aumentare l’II con la stratificazione, cioè frazionando maggiormente l’intervallo di riferimento in campioni di riferimento più omogenei (in questo modo si riduce la variabilità inter-individuale che essendo essa al denominatore ci fa aumentare l’indice di individualità e quindi fa sì cheDiventi utile il confronto con il range di riferimento), ad esempio considerando separatamente maschi e femmine oppure suddividendo gli intervalli per classi di età.
Come viene scelta la popolazione di riferimento? La selezione degli individui di riferimento può essere fatta con un criterio a priori o piuttosto con un criterio a posteriori.
Se le caratteristiche biologiche di un certo analita sono già note, l'approccio a priori per costruire la popolazione di riferimento è sicuramente quello più economico e va utilizzato questo.
Nell'approccio a priori vengono applicati, ad un certo numero di persone, due criteri: il criterio di esclusione e il criterio di partizione. Con il criterio di esclusione escludiamo dalla nostra popolazione di riferimento, non solo le persone che sono malate ma toglieremo anche persone che presentano fattori di rischio (obesità, ipertensione, fattori di rischio lavorativi, fattori di rischio genetici...).
individualità. Esempio: Soggetto con elevati livelli di LDL trattato con statine. Questi farmaci, in alcuni casi, possono essere associati ad epatotossicità. L'eventuale insorgenza di danno epatico è valutata attraverso il controllo dei livelli sierici di aspartato aminotransferasi (AST). Il limite superiore del range di riferimento è 45 U/L.
Se andiamo a vedere la misurazione di due mesi dopo trovo un valore di 24 U/L (valore inferiore a quello superiore dell'intervallo di riferimento U/L), pensiamo quindi di non doverci preoccupare, in realtà se andiamo a calcolare la differenza percentuale tra 24 e 16 ci accorgiamo che c'è una variazione del 50%, variazione che è di gran lunga superiore al valore della differenza critica stabilito per la transaminasi AST. L'aumento percentuale del valore di AST (differenza critica) permette di capire che è necessario sospendere la terapia. 24 - 16 = 88 : 16 = X : 100 X =
(8 X 100) : 16X = 50%3. Confronto de risultati con livelli clinicamente significativi (es: livelli di cut-off per alcuni fattori di rischio come il colesterolo)
Livello di cut-off o LIVELLO SOGLIA viene determinato per i cosiddetti fattori di rischio di malattia.
Es. COLESTEROLO TOTALE. Studi epidemiologici hanno evidenziato come un valore soglia di colesterolo di 200 mg/dL è in grado di separare la popolazione con maggiore frequenza di problemi clinici, legati all'aterosclerosi ed a patologie cardiovascolari, dalla restante popolazione.
Non è un indice di malattia né di gravità di malattia, ma assieme ad altre informazioni cliniche può portare il medico a consigliare modifiche di stile di vita o terapie appropriate.
4. Scelta ed applicazione dei "limiti decisionali"
Un livello decisionale è una determinata concentrazione o valore che assume un certo parametro che comporta una specifica decisione ed azione clinica sul paziente.
Decisione di tipo diagnostico (ulteriori indagini di laboratorio) - Decisione di tipo terapeutico (inizio o modifica di una terapia in atto)
Permettono di indirizzare il medico nell'escludere una patologia o nel proporre ulteriori indagini o nello scegliere una certa terapia o modificarla.
Nei casi in cui il valore decisionale "imponga" un'azione immediata e salvavita sul paziente si utilizza il termine "valore critico o valore di panico".
Valore realmente "critico" per la vita del paziente che richiede particolari procedure operative da parte dellaboratorio clinico per assicurare tempestività di comunicazione.
Es: sms al medico curante, al paziente o ad un suo famigliare.
5. Allestimento di referti integrati, ossia di referti corredati da commenti interpretativi 1109-10 BIOMARCATORI
Con il termine biomarcatore si indica qualsiasi parametro biologico, biochimico o funzionale che consente di misurare lo stato biologico di un individuo, sia
Il biomarcatore è una sostanza o un indicatore misurabile che fornisce informazioni sullo stato di salute o di malattia. Può essere determinato in un campione biologico come sangue, siero, plasma, urina o tessuto. Può anche essere una misura fisica come la pressione arteriosa o un ECG, oppure un'analisi di immagine come una radiografia o una risonanza magnetica.
I biomarcatori hanno diverse applicazioni cliniche:
- Strumento diagnostico: ad esempio, un elevato livello di glicemia può essere utilizzato per diagnosticare il diabete.
- Strumento per la stadiazione di una malattia: ad esempio, i livelli di marcatori tumorali possono essere utilizzati per determinare lo stadio di un tumore.
- Indicatore prognostico: ad esempio, la durata dell'aumento della troponina nel sangue può essere correlata alla gravità di un infarto miocardico.
- Indicatore di rischio di sviluppare una malattia: ad esempio, il colesterolo plasmatico può essere utilizzato come indicatore di rischio per alcune malattie.
- Monitoraggio della risposta clinica all'intervento terapeutico: questo è l'uso più comune dei biomarcatori, ad esempio nel monitoraggio dei livelli di colesterolo durante un trattamento.
Grazie allo sviluppo di tecniche come la proteomica e la genomica, stanno emergendo nuovi e più efficaci biomarcatori di malattia. Ciò offre la speranza di sviluppare nuovi e migliori strumenti di diagnosi e monitoraggio delle malattie.
più potenti farmaci, capaci di un'azione mirata ed efficace verso i bersagli molecolari che sono alla base delle malattie e della loro progressione.
➔ BIOMARCATORI COME BERSAGLIO DI TERAPIE PIÙ EFFICACI.
PRINCIPALI PROPRIETÀ CHE DEVONO POSSEDERE I TEST CHE RILEVANO UN BIOMARCATORE
- Il test che lo misura deve garantire elevate sensibilità e specificità.
- Il biomarcatore che si misura deve possibilmente mostrare variabilità biologica contenuta (un cambio di concentrazione riflette un cambiamento di stato).
- Costi contenuti.
SENSIBILITÀ DIAGNOSTICA O CLINICA DI UN TEST
Misura (%) della frequenza di positività di un test in presenza della malattia considerata.
Quindi è la capacità di un test di individuare tutti gli individui portatori di malattia (elimina i falsi negativi).
Esempio: 10.000 ammalati e 90.000 "sani".
SENSIBILITÀ = 95% (9500/10.000)
SPECIFICITÀ = 95% (85.500/90.000)
Se un test
è specifico al 95% vuol dire che 5 soggetti sani su