Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Proteine di fase acuta. Sono proteine plasmatiche che aumentano la propria concentrazione
all'instaurarsi dell'infiammazione a causa di un cambiamento nel profilo biosintetico del fegato, che
aumenta la produzione di queste e diminuisce quella di altre, dette per questo proteine negative di
fase acuta. Alcune vedono la propria concentrazione aumentata del 50% e sono la ceruplasmina,
C1q, C3 e C4, la fibronectina e la componente P sierica dell'amiloide (SAP). Altre aumentano di 4
volte e sono la α1-glicoproteina acida, l'α1-antitripsina, il fibrinogeno, l'aptoglobina, la proteina
legante il mannosio e quella legante il C4. Alcune, fondamentali, aumentano da centinaia a migliaia
di volte e sono la PCR e la sieroamiloide A (SAA). Infine, quelle negative sono l'albumina, la
transferrina, l'APO-AI, l'APO-AII e l'AFP. Molte di queste provvedono a funzioni essenziali come
proteggere neutralizzando direttamente gli agenti lesivi, ridurre l'estensione del danno, promuovere
la rigenerazione dei tessuti e ristabilire l'omeostasi. Ad esempio, i fattori del complemento fungono
da opsonine, i fattori della coagulazione bloccano l'emorragia e intrappolano i microrganismi, gli
inibitori delle proteasi neutralizzano l'attività delle proteasi neutrofiliche e le proteine leganti i
metalli prevengono la pedita di Fe; in genere la risposta della fase acuta dura pochi giorni ma se
l'infiammazione persiste si ha il mantenimento e la progressione del danno, che porta a malattie
cardiovascolari e deposito di amiloide.
Le proteine maggiori della fase acuta sono SAP, PCR e SAA. Pcr e SAA sono prentrassine e
legano molti microrganismi e cellule apoptotiche opsonizzandoli e facilitandone la rimozione; le
pentrassine sono proteine pentameriche che formano anulari pentagonali, hanno un'omologia di
sequenza circa del 51%. È stata recentemente identidicata un'altra pentrassina, PTX3, che una
limitata omologia con PCR e che è indotta da IL-1β e TNFα nel fegato, nei fibroblasti e
nell'endotelio. Nel topo si è visto che sono stimolate da IL-1 e IL-6 e PCR anche dai metalli pesanti;
inoltre per PCR è stato dimostrato un controllo post-traduzionale negli epatociti di coniglio nei quali
è normalmente trattenuta nel RE da un sito di legame che viene inibito durante la flogosi. PCR è
stata trovata nel siero di pazienti con polmonite pneumococcica, nei quali reagiva tenacemente col
polisaccaride C dello pneumococco. È una molecola di riconoscimento che forma legami Ca-
dipendenti con molti substrati, agisce come opsonina per i batteri, i parassiti e gli
immunocomplessi, attiva la via classica del complemento, si lega alla cromatina, agli istoni e a
piccole riboproteine; in pratica contribuisce ad eliminare il materiale che potrebbe far persistere
l'infiammazione e produrre reazioni immunitarie contro Ag nucleari. SAP è la forma circolante del
componente C dell'amiloide, che si ritrova in tutti i tipi di accumulo di quest'ultima. È un elemento
normale delle MB glomerulari e si ritrova nelle aree microfibrillari del tessuto elastico perivasale;
ha in comune con la PCR i legami Ca-dipendenti e varie attività biologiche ma nell'uomo aumenta
di poco durante una malattia infiammatoria, fatto che indica che il gene umano ha perso la capacità
di rispondere ai segnali. SAA invece è un nome collettivo dato ad una famiglia di proteine
polimorfiche codificate da geni multipli che nell'uomo sono aggregati tutti su 11p e che vengono
stimolati dalle citochine rilasciate dai macrofagi; è un precursore dell'amiloide A, princpale
componente fibrillare dei depositi nei pazienti con amiloidosi. Durante la fase acuta la SAA lega i
lipopolisaccaridi batterici e li elimina, inibisce le sostanze pirogene e l'attivazione piastrinica,
inibisce i Th e l'interazione tra T e macrofagi e induce la produzione di collagenasi da parte dei
fibroblasti sinoviali e quindi favorisce la riparazione (coniglio); la sua concentrazione aumenta 500-
200 volte e la sua sintesi è indotta anche in reni, ileo, polmone, milza, testicoli e macrofagi. I
principali induttori sono IL-1 (10 volte) e TNF (5 volte), che contemporaneamente diminuiscono la
sintesi di albumina; i livelli sierici aumentano leggermente ma costantemente fino ai 70 anni e la
persistente produzione di SAA e Sap in flogosi cronica può portare a amiloidosi secondaria, molto
pericolosa. È stato provato che le mutazioni genetiche e le flogosi croniche favoriscono la sintesi di
proteine SAA che più facilmente si trasforma in amiloide e infatti si ricercano mediatori che
riducano la loro sintesi.
L'aptoglobina è un'altra iportante PFA ed è una mucoproteina delle α-globuline; quella plasmatica
si combina con l'Hb extraglobulare per formare il complesso Ap-Hb che è rapidamente captato ed
eliminato dal SRE.
VES. Sangue scoagulato lasciato a riposo per un'ora in una provetta e si indica come VES la
distanza sedimentata (il sopranatante) misurata in mm/h. Durante la flogosi sono le PFA che la
fanno aumentare perché si legano ai GR neutralizzandone la carica negativa e favorendone quindi
l'aggregazione. È un test molto comune per evidenziare processi occulti e monitorare
l'infiammazione; i valori fisiologici sono <20mm nelle donne e <15mm negli uomini. È utile
misurarla insieme a PCR perché questa cambia molto rapidamente e quindi va bene per il controllo
giornaliero e perché la VES è una misura indiretta del fibrinogeno e delle Ig, che varia lentamente
ed è usata quindi per il controllo nel tempo prolungato. La VES aumenta col ciclo mestruale, con
contraccettivi orali, in gravidanza, con iperlipoproteinemia e macrocitosi, mentre diminuisce
sempre col ciclo, in età neonatale, in microcitosi e con anomalie di membrana dei GR.
Esiti dell'infiammazione acuta
In generale, se l'agente lesivo viene rimosso e il processo infiammatorio si estingue possono
avvenire due cose, vale a dire 1) il riassorbimento dell'essudato e il ripristino della struttura e della
funzione del tessuto o 2) lo sviluppo di processi rigenerativi e/o riparativi e la fibrosi; al contrario,
se l'agente persiste il processo prosegue e contemporaneamente si sviluppano processi riparativi e si
ha la cronicizzazione della flogosi.
La risoluzione completa si verifica se lo stimolo e la durata del processo sono di scarsa entità e
reversibili e si ha quindi assenza di necrosi; essa prevede la neutralizzazione o la perdita spontanea
dell'attività dei mediatori chimici con il conseguente ripristino della normale permeabilità, la
cessazione dell'infiltrazione leucocitaria, la morte dei neutrofili e la rimozione dei liquidi e delle
proteine dell'essudato, dei leucociti, degli agenti estranei e dei detriti cellulari.
La guarigione è la sostituzione con tessuto vivente di una porzione di tessuto morta o perduta e può
avvenire tramite rigenerazione, vale a dire con sostituzione del tessuto con uno uguale, o tramite
riparazione o reintegrazione connettivale, ossia sostituzione del tessuto con un tessuto di
granulazione che nel tempo evolve in cicatrice.
Nel processo di riparazione si riconoscono schematicamente tre fasi:
fase di infiammazione post-traumatica
• fase di demolizione/rimozione
• invasione da parte del tessuto di granulazione (organizzazione):
• stadio di vascolarizzazione
◦ stadio di devascolarizzazione → cicatrizzazione
◦
L'organizzazione si verifica soprattutto nelle infiammazioni, nella guarigione delle ferite, in un
infarto o in altri tipi di necrosi o in caso di trombosi.
Un buon modello per lo studio della guarigione sono le ferite cutanee; si indica solitamente con
“guarigione delle ferite” quel processo che porta alla riparazione di un tessuto leso che ha come
risultato la formazione di una cicatrice. A seconda del modo in cui la perdita di sostanza viene
colmata fino alla guarigione si parla di riparazione per prima o seconda intenzione (guarigione
primaria o secondaria). Nella riparazione per prima intenzione si hanno coagulazione,
infiammazione e migrazione cellulare degli strati profondi e del sottocute attraverso la produzione
di collagene e un buon esempio è la riparazione di una ferita chirurgica; nella guarigione per
seconda intenzione i margini della ferita sono aperti e questa guarisce tramite la formazione di
tessuto di granulazione, che andrà a riempire la soluzione di continuità ed in seguito la contrazione
dei bordi della ferita. La risposta fisiologica dell'organismo ad una soluzione di continuo cutanea è
formta da un complesso meccanismo di eventi articolari tra loro che si divide tradizionalmente in
tre parti, 1) fase infiammatoria (0-3 giorgni), 2) fase proliferativa (3-24 giorni) e 3) fase di
rimodellamento (6-12 mesi); in realtà queste fasi si compenetrano tra loro e il tempo globale
necessario è molto variabile, in base a fattori generali e locali che possono influenzare il buon esito
della riparazione.
Il primo processo che si verifica nella guarigione delle ferite cutanee è la formazione di un coagulo
sulla superficie che contiene GR, fibrina, fibronectina e fattori del complemento; la sua funzione è
quella di bloccare l'emorragia e costituire un'impalcatura per la migrazione cellulare. Le cellule
vicine secernono GF, citochine e chemochine che richiamano i neutrofili che appaiono ai margini
della ferita entro 24 ore e successivamente la colonizzano, rilasciando enzimi proteolitici che la
sterilizzano. Successivamente fibroblasti e cellule endoteliali iniziano a migrare e formano il tessuto
di granulazione, che è un connettivo immaturo, con alto contenuto di acido ialuronico, macrofagi,
fibroblasti e collagene II e ricco di vasi neoformati. L'angiogenesi che si verifica prevede la
degradazione proteolitica della MB del vaso originario, la migrazione delle cellule endoteliali verso
lo stimolo angiogenetico e la loro proliferazione dietro al fronte di cellule migranti, la maturazione
delle cellule endoteliali con inibizione della loro crescita ma con rimodellamento in tubi capillari e
infine vengono reclutate cellule periendoteliali (periciti per i piccoli vasi e cellule muscolari lisce
per quelli di maggior calibro); il principale stimolo è il VEGF, prodotto dalle cellule stromali e
mesenchimali, che trova i suoi recettori sull'endotelio. I neovasi sono molto permeabili e infatti
spesso il tessuto di granulazione appare edematoso; inoltre la ricca vascolarizzazione rende il
tessuto di granulazione ideale per gli innesti cutaei. Dopo 48-96 ore i neutrofili sono sostituiti dai
macrofagi, che rimuovono i detriti extracellulari, la fibrina e il materiale estraneo. Successivamente,
varie chemochine stimolano la migrazione dei fibroblasti, che sono poi stimolati a proliferare da GF
come PDGF e EGF e da citochine come IL-1 e TNF pr