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MALATTIE NEOPLASTICHE
Classificazione: la neoplasia è una massa abnorme di tessuto la cui crescita è
scoordinata e indipendente dai fattori di crescita.
• Tumori benigni: -oma preceduto dal tessuto di origine per le neoplasie
mesenchimali. Tra le neoplasie epiteliali ci sono: adenomi (origine e/o sviluppo
ghiandolare), papillomi, cistoadenomi.
• Tumori maligni: -sarcoma preceduto dal tessuto di origine per le neoplasie
mesenchimali. Carcinoma a cellule squamose, adenocarcinoma, adenoma
pleiomorfo (adenoma + stroma mixoide), teratoma (maturo, immaturo, cistico),
amartroma.
Caratteristiche delle neoplasie maligne e benigne:
• Differenziazione e anaplasia: tumori benigni ben differenziati, tumori maligni
che variano da molto differenziati a poco differenziati (anaplastici). L’anaplasia
non è una regressione, ma un non differenziamento delle staminali.
Caratteristiche dell’anaplasia:
Pleomorfismo (diversa forma e grandezza).
Anomalie nucleari (nucleo ipercromatico, grande, molti nucleoli).
Mitosi (aumento in frequenza, fusi anomali)
Perdita di polarità
Altre alterazioni (cellule giganti, necrosi ischemica)
• Una prima forma di cambiamento del tessuto è la metaplasia, seguita dalla
displasia (crescita disordinata), che però non evolve necessariamente in
neoplasia. Poi si parla di carcinoma in situ ed infine di tumore invasivo. In
questo percorso cresce l’anaplasia (alcuni tumori producono addirittura proteine
fetali)
• 9
Tasso di crescita: 1 cellula 30 divisioni 10 cellule (minimo diagnosticabile)
12
10 divisioni 10 cellule 1kg non compatibile con la vita. La crescita però
è Gompertziana. La velocità dipende da: tempo di raddoppiamento (il ciclo
cellulare dura quanto quello delle cellule normali, ma l’intervallo tra due cicli è
brevissimo), frazione di crescita (diminuisce andando verso la fase clinica, in cui
non supera mai il 20%), rapporto tra nuove cellule e cellule perse. La frazione di
crescita è il bersaglio dei chemioterapici, quindi un tumore veloce è anche più
suscettibile. I tumori più anaplastici sono più veloci a crescere. La selezione di
subcloni aggressivi li rende imprevedibili.
• Staminali neoplastiche: resistenti grazie alla MDR1 di membrana e al loro
tasso di replicazione. Nella leucemia mieloide cronica, derivano da controparti
tumorali di cellule staminali, nella leucemia mieloide acuta, derivano da cellule
più differenziate che acquisiscono la capacità di auto mantenersi. Ciò che le
differenzia dalle staminali tissutali è la perdita della mitosi asimmetrica e
l’indipendenza dalla nicchia. Sono state definite T-IC (tumor initiating cells) le
staminali che consentono al tumore di crescere indefinitamente (anche se
trapiantate in un topo immunodeficiente). La loro presenza peggiora la
prognosi, nei tumori misti hanno fenotipi intermedi tra le varie linee cellulari del
tumore.
• Invasione locale: i tumori benigni si espandono uniformemente con una
capsula fibrosa attorno (derivata dal tessuto circostante), comprimendo il
tessuto sano. I tumori maligni invadono e anche se hanno una capsula o una
membrana basale, la infiltrano.
• Metastasi: tipiche delle neoplasie maligne. Correlate alla velocità di crescita.
Tipi di diffusione:
Superfici libere: neoplasie che sconfinano in campo aperto e perdono
delle cellule che infestano la superficie libera (peritoneo).
Linfatica: tipica dei carcinomi, coinvolgimento linfonodale (ma possono
anche saltarli prendendo vie anastomotiche veno-linfatiche).
Ingrandimento linfonodale per iperplasia reattiva o crescita tumorale nel
linfonodo.
Ematica: tipica dei sarcomi, venule fegato e polmoni (principali sedi di
raccoglimento del sangue venoso.
Basi molecolari dei tumori: Danno genico non letale (oncogeni, oncosoppressori,
apoptosi, ciclo cellulare), origine monoclonale sviluppo policlonale (pressione
selettiva), processo multifasico.
• Alterazione essenziali per la cancerogenesi: autosufficienza dai GF,
insensibilità all’inibizione di crescita (TGFβ ed inibitori di CDK), evasione
apoptosi (blocco p53), angiogenesi (VEGF), potenziale re plicativo illimitato
(telomerasi), capacità invasiva, difetti riparazione DNA.
• Oncogeni: derivano dai proto oncogeni e producono oncoproteine potenti
mitogeni.
Fattori di crescita: producono GF per cui sono esse stesse il bersaglio
(glioblastomi PDGF, sarcomi TGF-α). Spesso producono anche il
recettore se non ce l’hanno di base. Tuttavia i soli GF non sono sufficienti
alla cancerogenesi.
Recettori dei fattori di crescita: dimerizzazione continua e senza ligando
continua attivazione delle Tyr-K (proto oncogene RET recettori per i GF
neuro endocrini mutazioni MEN. Fusione PDGF-ETS PDGFr sempre
dimerizzato leucemie mielo monocitiche). In altri casi i recettori sono
normali ma iperespressi (ERBB1 ed ERBB2 rcettori di EGF iperespressi in
molti tumori epiteliali).
Proteine traduttrici (oncogene RAS): ha un corrispettivo retro virale,
mutato nel 15-20% dei tumori, legato alla trasduzione di EGF, PDGF, CSF1
(lega il GTP in forma attiva che poi idrolizza e la trasduzione li disattiva).
La principale mutazione di RAS stabilizza il legame al GTP, ne impedisce
l’idrolisi e la rende sempre attiva. Altre mutazioni coinvolgono RAF e le
GAP che aiutano l’idrolisi del GTP. RAS sfrutta la via delle MAP chinasi.
Tirosin chinasi non recettoriali: un esempio è la t(9/22) che porta alla
fusione di ABL (chinasi) con BCR (aumento dell’attività chinasica)
ABL-BCR leucemia mieloide cronica. Alterazione JAK-STAT policitemia
vera. Fattori di trascrizione (oncogene MYC): i TF sono il punto di arrivo
delle vie stimolatorie. Una loro mutazione ne impedisce il distacco
dal DNA. MYC ad esempio viene prodotto in seguito alla via delle
MAPK e produce un TF che lega molti punti nel DNA. I suoi effetti
sono l’avvio della proliferazione e una riprogrammazione delle
cellule differenziate in staminali. Tuttavia MYC normale arresta la
mitosi se non ci sono GF, ma in iperespressione perde questa
caratteristica (Linfoma di Burkitt: traslocazione dopo gene Ig,
neuroblastoma: amplificazione homologous staining region).
Cicline e CDK: normalmente D4, D6+E2, E2+A2, A1, B1. Variazioni
della ciclina D e di CDK4 sono tipiche di molti tumori (melanomi).
Inibitori delle CDK sono in due famiglie (CIP/WAF = p21, p57, p57
tutte le CDK. INK4 = p15, p16, p18, p19 CDK4). Nel ciclo
cellulare i checkpoint sono 2: G1-S (p53 p21) e G2-M (p53, RAD,
ATM). I controllori sono spesso mutati nei tumori.
• Oncosoppressori: perché ci sia il tumore è necessario il 2-hit (spesso solo
somatico).
pRB: ipofosforilata-attiva (quiescenza) o iperfosforilata-inattiva (ingresso
fase S). Quando attiva lega E2F bloccando la cellula in G1 (quiescenza o
senscenza), ma quando la ciclina 4 si attiva, le sue CDK fosforilano pRB
che si slega da E2F che avvia la trascrizione della ciclina E. inoltre RB
stimola il differenziamento. La mancanza di pRB porta al retino blastoma
e all’osteosarcoma. Molti oncovirus come HPV producono inibitori di pRB.
p53: mutato nel 50% dei tumori. 2-hit somatico (non nella sindrome di Li
Fraumeni). Quando viene percepito il danno cellulare (attraverso i sistemi
ATM e ATR mutati in atassia-telencectasia) p53 si dissocia dal suo
degradatore MDM2 ed avvia quiescenza (se il danno si può riparare),
senescenza o apoptosi (se il danno è grave). Attiva inoltre una serie di
miRNA (mir34) che bloccano la sintesi di BCL-2 e delle cicline. Il blocco
del ciclo è mediato da p21 che inibisce le cicline E, A e B. Inoltre p53
avvia la riparazione attraverso GADD45. Se il danno viene riparato,
riparte la sintesi di MDM2 e p53 viene riparata, se no l’accumulo di p53
porta alla senescenza (blocco continuo del ciclo dovuto però alla continua
espressione di p53 che portano all’ipermetilazione dei geni E2F) o
all’apoptosi (attraverso BAX e PUMA). Altri geni della famigli di p53 sono
p63 e p73 (tessuto specifici).
APC/ β
-catenina: WNT recettori frizzled APC smette di degradare
β-catenina questa va nel nucleo, si associa a TCF e aumenta la
trascrizione di MYC. La perdita di APC causa proliferazione e distacco
cellulare (la catenina è anche implicata nel legame tra cellule).
INK4a/ARF: blocca la CDK4 e quindi l’inattivazione di pRB (mutata in
melanomi).
TGF β: recettori I e II dimerizzazione attivazione recettore SMAD
trascrizione p21 e repressione di MYC (mutato nel 100% dei tumori al
pancreas).
PTEN: blocca la via del fosfatidil inositolo, impedendo l’attivazione di AKT
(che normalmente blocca BAD e MDM2). Avvia inoltre pathway autofagici.
NF1: attiva le GTPasi legate a RAS (mutata nella neurofibromatosi tipo I).
VHL: ubiquitina ligasi che degrada HIF (mutata nella VonHippel-Lindau).
WT1: transizione fenotipo mesenchimale nefrociti (mutato nel morbo di
Wilms).
PTCH: recettore di Hedgehog trascrizione geni per la differenziazione.
• Evasione dell’apoptosi: riduzione di Fas, aumento FLIP (previene l’attivazione
di caspasi 8), traslocazione BCL2 (dopo il locus delle Ig nei linfomi), mutazione
p53.
• Telomerasi: normalmente all’esaurimento dei telomeri segue la senescenza
indotta da p53, ma se questa manca, i non omologhi si uniscono, ma la mitosi
non riesce a causa del caos genetico. Se a questo punto il tumore riesce ad
esprimere la telomerasi, la replicazione procede e si seleziona un clone
immortalizzato. Esistono anche sistemi di allungamento alternativo dei telomeri.
• Angiogenesi: fenomeno necessario per la malignità (il tumore non va oltre i 2
mm senza vasi). I vasi tumorali sono disordinati, porosi e dilatati. Ipossia HIF
VEGF e FGF migrazione dei nuovi vasi verso il tumore + attivazione via di
Notch. La perdita di p53 favorisce la produzione di fattori angiogenici. RAS e
MYC aumentano la produzione di VEGF.
• Invasione e metastasi: ogni giorno vengono messe in circolo milioni di cellule
tumorali, ma il processo è molto inefficiente.
Invasione della matrice: breccia nella membrana basale
attraversamento connettivo perforare membrana basale dei vasi. La
migrazione prevede varie fasi:
Distacco tra le cellule (ridotta espressione E-caderina e/o delle
catenine associate).
Degradazione della matrice (metalloproteasi: distruggono
collagene e proteoglicani e liberano i GF in essi accumulati) o
movimento ameboide.
Ancoraggio alla matrice (nei siti liberati grazie alla proteolisi).
Locomozione